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Autore: Starfantasy    10/03/2010    0 recensioni
Il seguito de "Gli Amuleti della Creazione". - Si può aver paura per la vita di qualcuno che si odia? - aveva chiesto in un sussurro. - Non penso proprio, Sophie. - Allora io penso di non odiare per davvero Zhalia. Gli aveva fatto promettere di non raccontarlo a nessuno.
Genere: Romantico, Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Fanfiction su Huntik'
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6^ Parte

 

 

 

Il momento era arrivato. Entro una decina di ore Zhalia sarebbe atterrata a New York, dopodichè sarebbe stato sempre più vicino il punto di non ritorno, quello dopo il quale non era ammesso più nessun ripensamento e nessuna distrazione.

La ragazza scese dall’auto della Fondazione con il suo piccolo bagaglio. Nulla che non fosse essenziale: il suo Olotomo, qualche abito, il necessario per il travestimento e i dispositivi con cui si sarebbe messa in contatto con la Fondazione. Si diresse verso l’aeroporto, seguita da Dante e Metz, che doveva assicurarsi che tutto fosse a posto. Subito dopo di loro dall’auto scesero anche Lok e Sophie, che non avevano voluto sentire ragioni e li avevano seguiti.

Le avevano detto che durante il viaggio sarebbe stata accompagnata da un uomo, un certo Wilde, ma lei non diede molta importanza alla notizia. Preferiva concentrarsi su cose che riguardavano la parte più difficile e dubitava che la presenza di uno sconosciuto sul jet della Fondazione avrebbe fatto la differenza quando si fosse trovata di fronte a quegli uomini incappucciati.

Entrarono nell’aeroporto e si diressero da un uomo robusto con i capelli brizzolati, sulla cinquantina, vestito in giacca e cravatta, con un paio di occhiali rotondi e un amuleto appeso al collo. Appena li vide salutò Metz e disse qualcosa a Dante, dopodichè parve accorgersi della presenza degli altri tre e si presentò: - Il mio nome è Johnn Wilde, uno dei dirigenti di questo aeroporto. Mi hanno detto che una certa signorina ha bisogno di un piccolo sconto sui controlli… e di un passaggio fino a New York. - disse, spostando lo sguardo da Zhalia a Sophie, per poi tornare a Zhalia. - E’ lei la signorina Moon? - Zhalia annuì. - Seguitemi. - concluse l’uomo consegnando aprendo una porta di servizio. Lo seguirono  lungo un corridoio buio che li condusse in una sala deserta, con qualche classica panchina da aeroporto e una vetrata che dava sulla pista d’atterraggio. Zhalia cominciava ad essere nervosa e Dante lo notò, ma preferì non dire niente. Si allontanò per rispondere ad una telefonata e la ragazza, pur rimanendo in silenzio, sperò con tutto il cuore che tornasse prima della sua partenza. Ma sembrava che così non fosse.

- Signorina, quello è il jet. Se mi dà cinque minuti la raggiungo, lei intanto cominci a salire a bordo… prenda quella porta. - Zhalia non disse niente e seguì l’indicazione che Johnn Wilde le aveva dato. O almeno, tentò di seguirla.

- Te ne vai così? - Sophie la fermò con voce debole e seria. - Abbiamo quasi litigato con Dante per venire con te e non ci saluti nemmeno? - Metz stava più indietro, in disparte, e osservava la scena con attenzione.

- Io… io non… - la ragazza aveva qualcosa che le bloccava la voce… forse la paura. Non si sarebbe mai aspettata di essere fermata per… un saluto. Soprattutto non da Sophie. La ragazzina le si avvicinò sorridendo lievemente.

- Nonostante non siamo esattamente “amiche per la pelle” ci tengo a te. - disse porgendole la mano. - Fai attenzione a quello che fai… - disse alzando ironicamente un sopracciglio. Zhalia le strinse la mano, esitante e imbarazzata da quella scena. Poi fu il turno di Cherit, che uscì dalla borsa del ragazzino singhiozzando.

- Zhalia! Mi mancherai! Ti prego, fa’ attenzione! E’ un posto pericoloso, laggiù! Quelli sono dei…

- Cherit, ti prego! - lo interruppe lei a metà fra l’infastidito e il divertito. Mantenne comunque la massima serietà. - Sei un Titano millenario… datti un contegno. - il Titano andò a posarsi sulla spalla di Lok annuendo e asciugandosi le lacrime con un mini-fazzoletto spuntato da chissà dove. Alla fine anche Lok si fece avanti, ma la prese di sorpresa abbracciandola. La ragazza scosse la testa rassegnata. Aveva un gruppo di amici sentimentali… ma erano amici. Veri. E questo era esattamente quello di cui aveva bisogno. Anche se…

Allontanò Lok e raccolse la sua valigia mormorando un “ciao” e rispondendo al cenno di saluto di Metz. Si guardò un’ultima volta attorno ansiosamente sperando che Dante arrivasse all’ultimo momento, ma così non fu. Alla fine si decise e prese la porta che le aveva indicato il signor Wilde. Ma a quanto pareva avrebbe dovuto aspettare ancora per salire su quel maledetto jet.

- Dante! - esclamò appena si fu voltata dopo aver chiuso la porta. Il detective le si avvicinò e le porse qualcosa… un oggetto simile al quadrante di un orologio digitale da polso.

- Zhalia… tieni. Voglio che tu prenda questo. E’ un oggetto con il quale potrai essere in contatto direttamente con me. Conosco fin troppo bene Metz… - Zhalia osservò il quadrante su cui c’era un solo tasto. - Funziona come un telefono. - proseguì l’uomo con voce esitante. - Il tasto funziona come la cornetta di un telefono. Per chiamarmi dovrai semplicemente premerlo. Portalo sempre con te. - Dante le si avvicinò. - E promettimi che lo userai.

- Te lo prometto. - rispose lei senza pensarci due volte. Sapeva che sarebbe stato così. Sapeva che avrebbe avuto bisogno di sentirlo. - Dante, io… - ormai erano vicinissimi, così vicini che la ragazza poteva sentire il suo respiro. Non finì la frase. Si avvicinarono ancora di più e…

- Signorina Moon, dobbiamo andare! - il signor Wilde spuntò dalla porta dall’altra parte della stanzetta in cui si trovavano. I due si allontanarono fulmineamente.

- Mi scusi. Arrivo. - raggiunse l’uomo all’aperto, ma prima di richiudersi la porta alle spalle lanciò uno sguardo a Dante che si sforzò di sorriderle.

Alle ventidue e nove minuti un jet diretto a New York decollava dal London City Airport.

 

 

Fine!

   
 
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