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Autore: annina94    12/03/2010    5 recensioni
- Buongiorno signori Jonas. – disse Anna, non lasciando trapelare dal suo tono, il nervosismo che s’infrangeva contro le sue labbra, desideroso di uscire. - Buongiorno a te! Io mi chiamo Denise, piacere.- disse la donna porgendole la mano. Il suo tono era caldo ed esprimeva felicità. - Anna, il piacere è mio.- classiche formalità, noiose ma utili. Il suo dubbio si rimpossessò della sua mente, quando la signora pronunciò il suo nome. “ Se è lei la Denise che penso io, allora ci sarà da ridere. Vediamo come si chiama il padre, e il gioco è fatto.” Pensò Anna, che non osava pensare alle conseguenze di nove mesi passati al loro fianco. - Io sono Paul Kevin Sr., benvenuta- si presentò l’uomo, porgendo anch’egli la mano. “ Bingo”
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Joe Jonas, Kevin Jonas, Nick Jonas, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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capitolo 16

Ci sono ancora!

Ebbene sì, se credevate che fossi scomparsa dalla circolazione vi sbagliavate di grosso!

Il problema è che sto scrivendo una shot su Nicholas e una fic sui Sonohra e fra questo, compiti e interrogazioni non ho auto tempo di aggiornare.

MA, c'è anche una ma, ora che sono a casa ammalata credo che mi riposerò un po' e poi riprenderò a scrivere.

Diciamo che questo capitolo era praticamente pronto ieri, solo che non avevo tempo e quindi lo pubblico oggi.

Suppongo che mi metterò a scrivere domani, se starò meglio.

Intanto un grandissimo grazie a voi che mi recensite, che tenete la storia fra i preferiti e le seguite!


Jonas_princess: Io Kevin lo stimo troppo. Sai credo che ormai i tuoi non si dovrebbero stupire più di tanto delle tue assurde reazioni.. Grazie cara! Anche se mi fa male tutto e ho qualche linea di febbre ho deciso di aggiornare, contenta? Cosa ha detto la Ricci alla 4°ora?

Maggie_lullaby: in questo capitolo Kevin ci cadrà un po' dalle nuvole, ma quando si è innamorati si fa di tutto, no? Anche se qui lo scemo di turno è Nick.. grazie mille!

LadyBird27: beh, ti perdono anche se mi costa un po'.. naaah che scherzo, non ti preoccupare, specie perché io aggiorno quando mi pare.. Kevin.. boh, vedrai che anche a lui ne succederanno delle belle, oh sì! Grazie mille!


P.S. Mi sono dimenticata di dirvi che la Anna della storia è pericolosamente simile a me sia fisicamente che caratterialmente, quindi se mi incrociate per strada, beh.. scappate finché siete in tempo!



Capitolo 16: Volleyball and Swimming



Prima che Kevin si accorgesse di essere davanti a casa passarono almeno tre minuti.

Anna decise che aveva aspettato anche troppo e se non si fosse data una mossa, probabilmente si sarebbero preoccupati tutti, dato che la macchina era ferma in garage ormai da un bel po'.

Quindi aprì la portiera abbastanza bruscamente e prese i sacchetti della spesa, arrivando davanti alla porta di casa e trovandosi davanti Joseph che la guardava stranito.

Prima che potesse dire qualsiasi cosa, lo fissò duramente, alzando i sacchetti da terra e borbottando un - Non fare domande. - abbastanza seccato.

Joe inclinò la testa e rimase con la bocca aperta per lo stupore.

Se non avesse saputo che era scientificamente impossibile, avrebbe giurato di aver visto del fumo salire dalla chioma cinerea della ragazza.

Stava aspettando Kevin, ma pareva che suo fratello non volesse più uscire dalla macchina.

Sbuffò e andò a vedere cosa diavolo stesse combinando di così interessante da mettere le radici nella vettura.

Anna, intanto, era arrivata in cucina tra imprecazioni varie nella propria lingua madre e stava mettendo via la spesa con gesti secchi e sgraziati, assolutamente inusuali per lei, aiutata da Denise, che non sapeva se chiederle il motivo di quell'espressione omicida che aveva stampata sul volto.

Decise poi che se Anna ne avesse voluto parlare, avrebbe fatto da sola la prima mossa.

La diciassettenne dal canto suo, sapeva che Denise si stava trattenendo dal chiederle cosa avesse, ma decise che la sua arrabbiatura non aveva senso e quindi cercò di darsi una calmata.

Strinse più forte i bastoncini di merluzzo congelati che aveva in mano, aspettando che il freddo le intorpidisse le articolazioni e magari le abbassasse la temperatura, elevata a causa dell'avventura al supermercato.

Effettivamente non doveva essere arrabbiata – non aveva senso, specie perché la colpa non era né di Kevin né di Keira - solo che aveva fame, i compiti di biologia erano stati particolarmente complicati e la versione di latino non pareva volersi risolvere.

Già, perché ogni due giorni le arrivava la mail di Annalisa con scritti i compiti e le eventuali spiegazioni di argomenti nuovi delle due materie che in America non studiava, Greco e Latino.

Fosse stato per lei non si sarebbe mai presa la briga di farsi una o più versioni al giorno, ma quello era il penultimo anno di scuola superiore e, dato che non lo passava in Italia e non voleva recuperare l'intero programma durante l'estate, si faceva mandare tutto dall'amica, in modo da essere bene o male prona per affrontare l'ultimo anno e poi la maturità.


Fra un pacchetto di surgelati e un altro, Denise notò per l'ennesima volta l'anello argentato brillare al dito medio destro della ragazza e si chiese quale significato esso potesse avere.

Decise di chiederglielo, cercando di non risultare troppo invasiva nei suoi confronti.

- Anna, ho notato che porti un anello.. - disse, accennando con la testa alla mano destra dell'ospite e lasciando in sospeso la frase. Subito si chiese se avesse fatto la cosa giusta a parlarne.

Dopotutto poteva averglielo regalato chiunque, magari il suo ragazzo, che ora era in Italia lontano dalla ragazza che amava, oppure un suo parente.

Anna si fermò un attimo a guardare l'anello col Triskell prima di riprendere a mettere gli alimentari nel freezer, dando la schiena alla donna, che la guardava mortificata.

Denise credé di aver fatto un passo falso e stava già per scusarsi, quando la ragazza parlò.

- Era di mio padre. Quando è andato in Bretagna, circa sette anni fa, lo ha comprato per sé e per me ne ha preso uno più piccolo, che ho di là. - si alzò in piedi e si appoggiò al piano di lavoro con la schiena. - Solo che poi se ne è preso uno con le scritte in gaelico e mi ha regalato questo, semplicemente perché quello piccolo ora mi va solo sul mignolo sinistro. - spiegò, intuendo quello che la donna stesse pensando. - E a parte questo non ha altri significati profondi o reconditi. - concluse, sorridendo alla faccia di Denise, che aveva abbassato la testa per nascondere il rossore.

Effettivamente non poteva pensare che ogni anello che vedeva in giro fosse uno come quello dei suoi figli.

- Immagino i tuoi pensieri, ma no, non è un anello della purezza e neanche credo di volerne e doverne portare uno. - continuò, prendendo il latte e mettendolo in frigo.

Denise rifletté qualche secondo sulle parole di Anna.

Era incredibile come fosse riuscita a spiegare il suo punto di vista e la sua presa di posizione solo con una frase.

Dicendo che non ne voleva portare uno, si capiva che non era credente.

Dicendo che non doveva portarne uno, si capiva che era una ragazza responsabile e che non avrebbe mai fatto qualcosa che con il purity ring non avrebbe mai fatto.

Ancora una volta, la donna rimase colpita dalla sua risposta enigmatica e machiavellica, ma concisa e mirata allo stesso tempo.

- Oh – disse – quel simbolo significa qualcosa? - se non aveva un significato religioso e proveniva dalla Bretagna, forse no e ne aveva uno legato alla mitologia celtica.

Anna rifletté qualche secondo e poi rispose – Sì, credo che rappresenti la terra l'acqua e il fuoco, mentre quest'altro simbolo era lo stemma di un barone, o qualcosa del genere, che regnava da quelle parti. - immaginava che Denise si fosse sorpresa del suo lessico poco forbito, ma non ci diede peso.

Dopotutto non era perfetta neanche lei, era meglio di tanti altri – viva la modestia! -, ma alla perfezione non ci arrivava.

Scosse la testa e riprese a mettere a posto la spesa.


( Ecco il Triskell: http://pagesperso-orange.fr/ticauray/1fr_paysceltes/Images/triskell.jpg e il simbolo del barone: http://www.rbvex.it/intergif/vexbrzh.gif)


Nicholas aveva appena assistito al dialogo fra sua madre e la ragazza che lo mandava fuori di testa e si era reso conto ancora, di come Anna fosse spietatamente sincera, riuscendo comunque a mascherare la verità dietro veli invisibili, rendendola più morbida alle orecchie di chiunque.

Perché il succo della sua frase riguardo al purity ring era “Io non voglio essere presa per una bigotta”.

Era chiaro che ai suoi genitori piacesse, e anche a Frankie e Elvis, ma non perché era la classica figlia modello, certo, aiutava in casa, però non era una lecchina, ma semplicemente perché sapeva il fatto suo e non aveva paura di dire quello che pensava.


In verità lei parlava solo quando lo riteneva opportuno, spesso teneva per sé alcune considerazioni o era delicata nel rivelarle, o ancora ometteva delle parti, volgendo la situazione a suo favore.

Per questo motivo era bravissima a mantenere i segreti degli altri – a differenza di Annalisa, che sbandierava tutto ai quattro venti, ma erano amiche proprio perché erano così diverse -, rimanendo nell'ombra durante le discussioni che non richiedevano la sua diretta presenza, o intervenendo sporadicamente.

Anche la silenziosità dei movimenti era dalla sua parte: poteva andare dove voleva senza farsi troppo sentire, o, male che andava, veniva scambiata per un qualche rumore esterno.

Effettivamente era una creatura dotata di caratteristiche fisiche adatte al suo carattere.

Alta 1.60 cm, gambe corte, ma proporzionate, muscolatura potente e compatta, silhouette morbida, formosa, ma al punto giusto.

Per quanto riguardava il viso, capelli biondo cenere, in ricordo di quando erano biondo oro, perennemente indomabili, occhi verdi e marrone verso la pupilla, naso leggermente pronunciato, fronte non particolarmente larga.

A livello mentale la sua caratteristica più sconcertante era la razionalità.

Infatti, prima di fare qualsiasi cosa rifletteva velocemente sulle cause e conseguenze delle sue azioni, valutando poi altre ipotesi per ottenere quello che voleva.

Capitava poi che prendesse delle cantonate straordinarie, ma non voleva che si sapessero in giro, era troppo orgogliosa per permettere che qualcuno venisse a sapere che aveva sbagliato.


***


Durante la cena Kevin era assente.

Più volte gli altri membri della famiglia gli avevano rivolto occhiate preoccupate, ma lui pareva non accorgersene.

Prima che qualche adulto potesse fare domande, il piccolo Frankie chiese al fratello maggiore – Kev, ma hai incontrato una ragazza, che mi sembri Nick la mattina quando deve andare a scuola? -

con la sua voce innocente, da bambino di nove anni.

Denise e Paul Kevin Sr scoppiarono a ridere, così come Joe e Anna, Nick non prese molto bene la faccenda del paragone, ma poi si unì al resto della famiglia, mentre Kevin si svegliò dalla catalessi solo perché aveva sentito qualcuno ridere.

- Eh? Che? Mh? - gorgogliò, cadendo completamente dalle nuvole.

Tutti scoppiarono a ridere.

Joe si teneva la pancia con le mani, Nick si asciugava le lacrime con la manica della maglia e Anna aveva immerso la faccia nel tovagliolo, la schiena scossa dai tremiti.

- Ahahah, fratellone, sei proprio cotto! - singhiozzò Joe, cercando inutilmente di riprendere fiato.

- Mi spieghi come fai ad esserti innamorato, se siete stati fuori casa per un'ora e mezza? - chiese Nick, calmandosi un po'.

Anna guardava la scena divertita, ma quando vide che il maggiore era in seria difficoltà, decise di intervenire.

- Allora, per farla breve, avevo spedito Kevin a prendere le patate e le carote, quando ho sentito che il market stava per chiudere, quindi mi sono data una mossa verso le casse. Mi ero persa a guardare estasiata - e anche un po' disgustata a dire la verità - tutta la roba che voi Americani riuscite a stipare nel freezer e non mi sono accorta che un carrello stava venendo nella mia direzione. - disse, accompagnando il racconto con alcuni gesti delle mani.

- Ahhh, ho capito dove vai a parare! - esclamò Joe, come colto da un'illuminazione.

Tutti si girarono verso di lui, aspettando che continuasse.

- Sì, tu ti sei scontrata, Kevin è arrivato in quel momento ed è andato a soccorrere la povera e bellissima ragazza che è caduta per colpa tua, c'è stato il colpo di fulmine e ora mio fratello è un ameba. Ci ho azzeccato, vero? - domandò, sorridendo contento, guardando prima nella sua direzione e poi in quella di Kevin.

Anna lo guardò con il sopracciglio alzato, ma annuì.

Joe esultò, poiché non avrebbe mai detto che sarebbe riuscito a capire la mente contorta della ragazza.

Cominciò ad intonare “We Are The Campions” dei Queen, usando come microfono la forchetta e facendo delle facce assurde.

- Il fatto che io abbia annuito non significa per forza che tu abbia detto tutto correttamente, Joseph. - lo smontò la cinerea, guardandosi interessata le unghie delle mani, dissimulando la risata che le saliva alla bocca.

Il mezzano si bloccò di colpo.

Guardò prima la ragazza e poi Kevin, in cerca di una conferma di quello che aveva detto, ma in quel momento Kevin aveva le stesse funzioni vitali di un surgelato: immobile e più di là che di qua.

Si girò verso Anna, guardandola implorante, ma sapeva bene che quella lì era irremovibile.

- Non è lei che si è trovata catapultata nel carrello in una posizione che definire scomoda è un complimento e non è lei che è stata abbandonata al proprio destino, perché qualcuno di cui non foglio fare il nome, Kevin, è andato di corsa a soccorrere una perfetta sconosciuta dagli occhi azzurri, lasciando me a testa in giù nel carrello. - breve pausa e sorriso – non lo auguro a nessuno. - concluse.

La famiglia Jonas al completo fissò il primogenito per un secondo e poi scoppiò a ridere.

Evviva i colpi di fulmine.


***


- La pallavolo. Analizziamo questo concetto. - esordì Anna, giovedì mattina, camminando per i corridoi semi-vuoti della scuola.

- Perché dovresti analizzare uno sport? - chiese Alex, aggrottando le sopracciglia e alzando le spalle.

Anna continuò a camminare, persa nei suoi pensieri.

- Infatti ho detto concetto, non sport e i concetti si analizzano. - precisò, spostandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

Alex la guardò di sbiego, inclinando la testa.

- Eh? -

La bionda la ignorò, ma cominciò a spiegare.

- Vedi, per me la pallavolo è una cosa talmente inutile, da essere considerata un concetto astratto, non uno sport. - illustrò, aprendo la porta dello spogliatoio femminile.

Essendo le ultime, l'odore che le accolse fu quello di un deodorante fruttato, talmente vomitevole da far storcere loro il naso per il ribrezzo.

- Bleah – mugugnò Alex, tappandosi il naso – È mai possibile che dobbiate assuefarvi di 'sta robaccia ogni santa volta che mettete piede nello spogliatoio? Il deodorante si mette dopo aver fatto lezione, non prima. - spiegò alle cheer-leaders con una nota sarcastica nella voce, agitando la mano libera davanti al viso per allontanare il fetore.

Natasha la guardò sprezzante, riservando lo stesso saluto anche ad Anna e si apprestò a parlare.

- Se voi vi faceste la doccia, ogni tanto, sapreste che lavarsi fa bene e che il deodorante si usa per eliminare gli odori – sibilò, appoggiando i pugni chiusi sui fianchi esili.

Certo, per essere il capo delle cheer-leader era una bella ragazza, solo che era terribilmente oca e finta.

- Anche se io non puzzo. - infierì, guardando le due amiche con aria di superiorità.

- Come se quel coso tossico e nocivo profumasse.. - sussurrò Anna in Italiano, ridacchiando piano.

Alex non capì, ma intuì il senso della battuta.

- Perché voi di odoracci ve ne intendete, eccome se ve ne intendete.- squittì, prima di girarsi e tornare sculettando al suo posto.

Subito le sue amichette le si avvicinarono e si complimentarono, ocheggiando allegramente.

Anna e Alex si guardarono e capirono che avevano pensato la stessa malefica cosa.

Contemporaneamente si voltarono verso il folto gruppo di oche e le fissarono malignamente, sorridendo.

- Beh, ti dicevo, io la pallavolo non lo considero uno sport, semplicemente per il fatto che per me potrebbe tranquillamente non esistere, tanta è la sua inutilità. - disse come se nulla fosse, allacciandosi le scarpe.

Tutta la scuola sapeva che lo sport preferito di Natasha, dopo l'agitare due pom-pom e urlare frasi sconnesse, era la pallavolo.

Infatti non passò molto tempo che la bionda drizzò le orecchie, pronta a captare altri dettagli della loro conversazione.

Ormai erano pronte, quindi uscirono dallo spogliatoio, lasciando apposta il discorso a metà.

Proprio mentre varcavano la porta, Anna disse “Preferisco il nuoto, è infinitamente meglio” e il professor Liam si girò nella loro direzione.

- Anna, hai detto che ti piace il nuoto? - le chiese, avvicinandosi alle ragazze, guardando in particolare verso l'italiana.

La cinerea lo fissò sospettosa e rispose affermativamente.

Sul volto dell'uomo comparve un sorriso, mentre allargava le braccia e prendeva fiato per parlare.

Oh no.” pensò Anna, reclinando il capo.

- Mi fa molto piacere sentirti dire questo. - continuò l'uomo – Sai, la scuola offre la possibilità agli studenti di andare in piscina una volta alla settimana, gratuitamente. - disse, guardandola eloquentemente.

Anna sapeva che in un modo o nell'altro sarebbe finita in quella piscina, quindi tanto valeva andarci di spontanea volontà.

Spostò lo sguardo a terra, fingendo di valutare la proposta e poi acconsentì, sfoderando un mezzo sorriso.

Il signor Liam sorrise e saltellò fino alla porta del suo ufficio, adiacente alla palestra.

- Mi sa che quasi quasi vengo anche io. - disse Alex, legandosi i lunghi capelli color castano chiaro in una pratica coda di cavallo.

Anna la guardò e sorrise.

- Ok, ma cominciamo a correre, che quando Liam torna ci vuole vedere sudati. -

Detto questo cominciarono a correre.


- Ho detto al professor Liam che vado in piscina una volta alla settimana. - annunciò Anna, sistemandosi i capelli, guardandosi nello specchietto dell'antina parasole della Mustang di Nick.

Stavano tornando a casa ed erano abbastanza a pezzi per via della lezione di ginnastica.

- Ho sentito. Verrà anche Alex, vero? - rispose lui, svoltando in una strada più piccola, che li avrebbe condotti a casa, al Toluka Lake.

La ragazza non parve particolarmente colpita dalle sue parole, dato che ginnastica la facevano insieme Nicholas avrebbe benissimo potuto ascoltare la sua breve conversazione con il professore.

Rimasero qualche minuto in silenzio, durante i quali Nick cercò di mettere assieme la frase che avrebbe probabilmente mandato la calma di Anna a quel paese.

Una volta ripetutala qualche volta mentalmente, prese un respiro profondo – brutto segno a detta di Anna – e disse

- Vengo anche io. -

Trattenne il fiato, prevedendo un urlo disumano.

Anna soppresse il grido che le sarebbe venuto spontaneo e cercò di darsi una calmata.

Possibile che Nick Jonas fosse così sprezzante del pericolo?

Cioè, se Natasha fosse malauguratamente venuta a sapere che lui andava in piscina, avrebbe fatto addirittura l'immane sforzo di mettersi una cuffia e raggiungerlo a nuoto. E con lei il resto della percentuale femminile della scuola. Chi fra le ragazze non avrebbe voluto vedere Nick Jonas in costume?

Semplice, Anna e Alex.

La prima perché lo aveva già visto in boxer durante un caldo pomeriggio, nel quale quella cima di Joseph aveva creduto che annaffiare il fratello fosse una buona idea e quindi il riccio aveva dovuto spogliarsi, ignaro che Anna stesse per entrare in giardino e che quindi lo potesse vedere in mutande, cosa che poi era realmente successa, la seconda, perché non provava nessun tipo di attrazione fisica o sentimentale per il ragazzo.

Però non era neanche giusto che Nicholas non potesse comportarsi da ragazzo normale perché sennò sarebbe stato travolto da orde barbariche di ragazze.

Quindi gli rispose

- Ammetto che mi sia venuta voglia di urlarti contro che sei un idiota, poi però mi è venuto in mente che se vuoi essere un ragazzo normale devi cominciare dalle piccole cose. Non sarò io a dirti che hai commesso un mastodontico errore, ma sappi che mi dovrai un immenso favore quando ti verrò a ripescare dalle grinfie di qualche boceitta invasata. -, chiudendo l'antina parasole.

  
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