Ormai è tardi. Perché non torna a casa? Questa mi sembra esattamente una di quelle tante serate passate negli ultimi anni. Da solo seduto sul divano con la tv sintonizzata su un canale di sport. Solo che stavolta non mi emozionava particolarmente sapere che la mia squadra preferita aveva vinto. Soprattutto sapendo che mia figlia è fuori con quell' Edwin...Edward o come si chiama lui. Bella mi aveva detto che in città non c'erano ragazzi interessanti. Perché non mi ha fatto partecipe della sua vita? Certo non sono il padre migliore della terra ma vorrei condividere le sue esperienze , belle o brutte che siano. Forse il motivo è che la lascio troppo tempo da sola a casa. Dovrei essere più presente. Devo farle capire che sono un punto di riferimento per lei e che le sarò sempre vicino. Chissà cosa prova davvero per Edward. Sarà solo una cotta. Le passerà presto... Ad un tratto la porta di spalancò. “Vattene , Edward!” , “Bella?” Scattai subito in piedi dal divano. Sbaglio o sta anche piangendo? “Lasciami stare!”, gridò e salì le scale di corsa e si chiuse in camera. La raggiunsi più in fretta possibile. “ Bella, stai bene? Che succede?” Ero terrorizzato. In un secondo nella mia mente si fecero avanti diverse ipotesi. “Me ne torno a casa” , urlò con la voce rotta dal pianto. “Ti ha trattata male?”. Adesso ero furioso. “No!” . “Ti ha lasciata?” , “No!”. “Cos'è successo , Bella?”, ”Io ho lasciato lui” , e subito dopo aprì la porta , mi scansò e goffamente cominciò a scendere le scale. Le stavo dietro. Notai che aveva riempito una borsa di vestiti. Era stata veloce. Ma adesso non mi interessava questo. Non posso lasciarla andare. “Ma cos'è successo?Mi sembrava che ti piacesse” . Perché non si ferma? Si deve fermare. Le posai una mano sulla spalla per farla girare. La guardai negli occhi e vidi… sofferenza. Fece un respiro profondo. “ Il problema è proprio che mi piace. Non ce la faccio più. Non posso mettere radici qui. Non voglio finire intrappolata in questa noiosa stupida cittadina , come la mamma! Non intendo ripetere il suo stesso errore idiota, Odio Forks ... non voglio sprecarci più neanche un minuto del mio tempo”. Una scossa mi percosse tutto il corpo e la lasciai andare all'istante. Le stesse parole che avevo sentito tanti anni prima. Solo dette da un altra persona. Ma ebbero su di me lo stesso effetto. “ Bells, non puoi andartene ora. È notte” , sussurrai. Non avevo più forze. Mi sentivo svuotato. “ Se mi stanco dormirò nel pick-up” , disse senza voltarsi. “Aspetta almeno una settimana. Lascia almeno che Renèe torni a casa”. “Cosa?” , sembrava sorpresa e... incerta. Ne volevo approfittare ma quando provai a parlare , balbettavo. “Ha chiamato mentre eri fuori. Le cose non stanno andando granché bene in Florida , e se Phil non trova un contratto entro la fine della settimana torneranno in Arizona. Il vice allenatore dei Sidewinders dice che forse hanno bisogno di un altro interbase”. Alle mie parole scosse la testa e mi disse che aveva la chiave di casa. Ero sconvolto. Non potevo lasciarla andare di nuovo. Già era successo una volta. Tesi di nuovo la mano verso di lei per fermarla. “Lasciami andare , Charlie , per favore. Non ha funzionato , punto e basta. Odio Forks , la odio!”. Girò il coltello nella piaga. Le ultime parole di Renée , poco prima di attraversare quella stessa soglia , molti anni fa. Le pronunciò con la stessa rabbia e per la seconda volta fecero effetto. Rimasi immobile sulla soglia. Non riuscivo a muovermi. Perché mi aveva fatto questo? “Ti chiamo domani!” urlò salendo sul pick-up. E mi lasciò lì , impietrito , portandosi nella sua fuga una parte di me.