A tutte le donne,
[Festività non prevista]
Sasuke alzò un sopracciglio, di fronte al giorno cerchiato e
sottolineato sul calendario.
Davvero, non sapeva cosa aspettarsi da quell’ Otto Marzo circondato da
una pesante striscia di pennarello rosso, ma il colore lo intimoriva.
Quando aveva compilato quel calendario – lavoro enorme, ma sua grande fonte di
salvezza vista la tendenza tutta Uchiha a dimenticarsi ogni festività
importante che non fosse il giorno dello sterminio del clan – lo aveva fatto
per la propria salvezza fisica e psicologica.
Solo così aveva abbastanza anticipo da prepararsi psicologicamente ad
affrontare – in ordine -: Capodanno, Epifania; S. Valentino; Pasqua; Halloween;
Natale e compleanni vari ed eventuali, nonché un mucchio di festività assurde
di pura invenzione del dobe, quali: Primo incontro sul molo di Konoha; Primo
bacio; Primo bacio senza interferenze esterne; Primo tentativo di ucciderlo;
Primo incontro dopo tre anni che era sparito «inseguendo un serpente
pedofilo», diceva lui; Ritorno a Konoha; Prima volta; Primo appuntamento –
che Naruto ancora non si spiegava perché venisse dopo la Prima Volta;
Prima volta che Sasuke gli aveva cucinato il ramen (che coincideva,
stranamente, con la data della Prima Volta); e un altro mucchio di festività
palesemente inutili che, però, implicavano l’arrabattarsi di Uchiha per
i negozi di Konoha alla ricerca di regali graditi al dobe.
Dovendo tener conto di tutte quelle festività per lui assurde ed
incomprensibili – Sasuke tremava ancora al pensiero che tra neanche un anno a
quella lista interminabile si sarebbe aggiunto anche il matrimonio, previsto
per ottobre -, Uchiha si era organizzato secondo un rigido metodo di colori: le
date verdi erano quelle che non riguardavano lui e Naruto; se erano segnate in
blu, la festività si poteva glissare con un peluche, fiori o un semplice invito
all’Ichiraku ramen; l’arancione gli suggeriva di dover organizzare un
festeggiamento più elaborato (in tal caso era obbligato a chiedere aiuto ad
Haruno, la quale si era proclamata sua aiutante nel gestire feste, sotto
pagamento di video hard di lui e Naruto); il rosso indicava pericolo mortale.
In quest’ultimo caso, Sasuke optava per la fuga.
Le date rosse, per sua fortuna, erano poche. Sasuke aveva cerchiato solo il
proprio compleanno, Capodanno, e S. Valentino. Insomma, festività inutili e
letali di cui non voleva sapere assolutamente nulla.
Quella mattina si era svegliato tranquillo. Insomma, la festività più vicina
era il White Day, in cui Naruto pretendeva che ricambiasse chili di
immangiabile cioccolato che il dobe si ostinava a preparargli a S. Valentino.
Aveva lanciato un’occhiata distratta al calendario – giusto per vedere quanto
tempo gli restava per pensare al prossimo peluche raccogli-polvere che avrebbe
occupato il suo posto nel letto, prima di sparire in circostanze misteriose
dopo appena due giorni -, sicuro che sarebbe stata una giornata tranquilla e
monotona. Il cerchio rosso inatteso era stata una vera e propria doccia fredda.
Che festa era mai quella? Cosa si festeggiava l’Otto Marzo? E, soprattutto,
perché non si ricordava di aver fatto quel cerchio rosso?
Grandi interrogativi esistenziali gli affollavano la mente; Sasuke era ormai
accasciato a terra, ridotto all’ombra di se stesso, quando – finalmente! –
arrivò il suo salvatore!
O la dannazione definitiva.
«Teme, che stai facendo in ginocchio sul pavimento? E perché stai rompendo il calendario?»
Solo allora Sasuke si rese conto di aver stretto
convulsamente e spasmodicamente il suo prezioso oggetto. Con un sussulto, lo
lasciò andare e cominciò a lisciare le pagine.
Naruto alzò gli occhi al cielo. Alle volte si ritrovava a pensare che Sasuke
amasse più il calendario che lui, ma conosceva l’avversione del suo compagno
per le festività e la sua tendenza a dimenticarsi di tali dannati giorni.
Alla fine, aveva deciso – con l’aiuto e la spiegazione di piccoli rudimenti di
psicologia dategli da Tsunade – che quello di Sasuke era un meccanismo di
autodifesa. Un puro e semplice modo che Uchiha adottava per non impazzire,
perché annotarsi in maniera così maniacale tutte le festività ed essere
paranoico per il loro arrivo, era indice di una forte ansia da prestazione che
affliggeva Sasuke. Ogni tanto, Naruto cercava di spiegargli che non doveva
preoccuparsi così tanto e che, anche se la festa fosse stata meno grandiosa –
tanto ormai si era abituato ai disastri che il suo partner combinava durante
questi eventi e ai suoi brontolii perenni -, tutti gli avrebbero voluto
comunque bene e avrebbero apprezzato il suo impegno.
In tali occasioni, era commovente vedere come Sasuke smetteva di
brontolare/disperarsi/dare la testa contro il muro/tentare un omicidio del
primo passante e del suo cane che lo fissavano perplessi, per voltarsi verso di
lui, afflitto.
Naruto conosceva benissimo quello sguardo, tipico di chi si impegna ma si
ritrova sempre a fallire. Allora lo stringeva forte, lo cullava e gli
assicurava che lui sarebbe stato sempre al suo fianco.
Arrivati a quel punto, di solito, Sasuke si lasciava andare a quello che Naruto
definiva un forte pianto liberatorio.
O ad una definitiva crisi isterica di fronte alla deficienza del proprio
ragazzo, come lo chiamava fra sé e sé Uchiha, incredulo che Naruto, dopo così
tanto tempo, potesse ancora illudersi che a lui piacessero le
feste.
Davvero, le connessioni neurali quasi totalmente assenti del dobe lo lasciavano
quanto mai basito. O forse disperato era la parola più esatta.
In ogni caso, non poteva e non voleva ammettere di essersi
dimenticato quale ricorrenza corrispondesse a quella data. Cerchiata in rosso
poi! Avrebbe preferito morire, piuttosto che confessare tale mancanza e causare
una crisi di nervi – e di frigidità – al suo amato e disponibile compagno.
Ormai, non aveva altra scelta: doveva festeggiare e far credere a Naruto che
l’uscita non era improvvisata e che il suo isterismo era tutto un trucco per
confonderlo.
Fatto sta che, alzatosi, fissò il dobe con aria seria, pronunciandosi in merito
alla questione: andiamo a pranzo fuori, con poche e semplici parole.
«Vestiti bene che usciamo.»
Sasuke non riusciva a credere alla follia che sembrava aver
invaso Konoha in quella giornata, ma non aveva né tempo, né voglia di
riflettere sul perché vi era un proliferare di mimose e le donne
parevano terribilmente agitate e manesche. Starnutì una o due volte, per
l’eccesso di polline in aria. Non era allergico, ma davvero si esagerava:
sembrava l’invasione delle mimose! Oltretutto, Naruto si guardava intorno come
se stesse cercando qualcuno. La cosa non poteva che irritarlo, visto che stava
sacrificando allenamenti, cura delle armi e, soprattutto, sesso per
organizzargli una giornata romantica in virtù di non si sa quale abominevole
festività.
Per questo, quando Naruto, scorta Sakura seduta su un muretto e dall’aria
mogia, si diresse verso di lei invitandola calorosamente – troppo calorosamente,
rifletté Sasuke – a pranzo con loro, i suoi nervi già sotto pressione divennero
uno sfacelo vero e proprio.
Ovviamente Sakura non interpretò la sua occhiata come una minaccia - qualcosa
di tranquillo, del tipo: «Prova a rispondere di sì e ti brucio tutti i tuoi
manga/foto/riviste/video yaoi» -, ma acconsentì di buon grado e con un sorriso
ad unirsi a loro per pranzo. Sembrava addirittura sollevata;
probabilmente – pensò Sasuke – lei sapeva quale fosse la ricorrenza del
giorno e non vedeva l’ora di osservarli mentre si scambiavano smancerie.
Quasi la preferiva quando tentava di violentarlo strappandogli i vestiti di
dosso. Perlomeno, sapeva cosa aspettarsi e come affrontare la faccenda, ma quel
lato da yaoi fan girl lo inquietava.
Comprendeva il perché un uomo etero guardasse un film porno etero,
o un gay un film gay, ma che una ragazza etero (non che alcuni
atteggiamenti che Haruno manteneva con Ino non gli dessero da riflettere su
ciò; a suo parere avevano bisogno solo di una spintarella) gradisse vedere un
rapporto omosessuale in cui era palese che non poteva mettersi in mezzo,
gli risultava assurdo.
Sakura aveva provato a spiegarglielo, un giorno, ma il suo interesse era
decaduto alla prima foto che l’amica gli aveva mostrato: lui e Naruto intenti
in atteggiamenti poco casti, con il viso del dobe sfigurato da un’espressione a
dir poco lussuriosa.
Insomma, non per cattiveria, ma il bisogno di andare ad analizzare più a
fondo il soggetto della foto lo aveva distratto totalmente dalla
spiegazione.
Fatto restava, che era assolutamente certo che l’assenso fin troppo entusiasta
di Sakura fosse dettato dal suo spirito yaoi. Poco ma sicuro,
quell’intromissione gliel’avrebbe scalata dal pagamento in video che le avrebbe
dovuto per l’aiuto nell’organizzazione del matrimonio.
Il pranzo, tuttavia, trascorse tranquillamente – eccezion fatta per uno o due
urletti di Sakura quando, in un accesso di romanticismo, aveva imboccato Naruto
con un pezzo di carne -. Tuttavia, il suo fastidio non diminuì. Tutt’altro, si
accentuò quando il dobe, urlando che voleva la mimosa, lo convinse a comprargli
quel fiore sporca-casa e, invece di tenerla, la regalò a Sakura.
Quella fu la goccia che rese quella giornata cominciata male a dir poco
terrificante. A Sasuke non piacevano i festeggiamenti; non amava le uscite, le
feste e il doveroso romanticismo stucchevole da fidanzati. Però, quando si
impegnava, tirava fuori una discreta galanteria un po’ antiquata e
tradizionalista forse, ma che, a quanto aveva verificato, funzionava e detestava
quando i suoi sforzi andavano all’aria.
In fondo, fallire non gli era mai piaciuto. Oltretutto, al fastidio per la
giornata andata a rotoli, si aggiungeva il tarlo della gelosia. Naruto si era
dedicato a Sakura in maniera quasi maniacale; talmente tanto che Sasuke si era
sentito tornare dodicenne, quando quell’usuratonkachi correva appresso alla
loro compagnia di squadra.
Sebbene i tempi del Team Seven raccogliessero alcuni tra i suoi ricordi più
piacevoli, il rammentare la cotta di Naruto per Sakura gli faceva salire uno
strano groppo allo stomaco.
Sua fortuna, Naruto era terribilmente, indiscutibilmente e irrimediabilmente checca.
Non che fosse effeminato, ma alle volte raggiungeva degli atteggiamenti da stereotipo
di uke che gli facevano accapponare la pelle.
Ciò nonostante, il timore che l’antica cotta potesse ripresentarsi era sempre
presente. Non coscientemente; era più una corrente sotterranea di cui Sasuke
non era consapevole e che lo spingeva a desiderare di combinare un appuntamento
tra la testa di Sakura e il primo spigolo disponibile.
Quando rientrarono a casa, Sasuke era di pessimo umore. Neanche il fatto che
Naruto si mostrasse soddisfatto servì a tirarlo su di morale.
«Sasuke è stata una giornata bellissima!»
Esultò Naruto, abbracciandolo da dietro. Sasuke fu improvvisamente consapevole della differenza d’altezza tra loro – il dobe sembrava fatto alto apposta per appoggiare il viso sulla sua spalla – e si rasserenò un poco. Stava, comunque, per ribattere, quando Naruto lo precedette.
«…ma …perché tutto questo? Cioè, mi ha fatto piacere, ma sarebbe bastata un po’ di mimosa…»
A quell’affermazione, gli occhi di Sasuke si spalancarono, increduli. Come era possibile? Il dobe non ricordava la ricorrenza? Lui si era spaccato in quattro e si era fatto venire il sangue acido per nulla? Avrebbe potuto passare indenne una giornata senza attentare al proprio portafoglio, alla propria sanità mentale e alla propria capacità di sopportazione? Ma, soprattutto, adesso cosa avrebbe risposto? Certo, la possibilità di godere del fatto che per una volta era Naruto ad essersi dimenticato di una celebrazione era allettante, ma siccome l’ignoranza era comune, non poteva di certo correggerlo.
«Beh, non importa! Sakura è stata felice ugualmente!»
La rabbia che gli si era accumulata in corpo sembrò invaderlo nuovamente. Si scostò Naruto di dosso con fare brusco.
«Sakura, eh?»
«Beh… Sì. – Naruto non capiva il motivo di quello scatto. Certo, Sasuke era sempre stato lunatico come una donna in sindrome premestruale, ma così esagerava perfino lui! – Oggi in fondo è la sua festa, no?»
«No! – Sasuke esplose, afferrando il calendario e sfogliandolo freneticamente. – Sakura è nata il 28 marzo! Vedi? È cerchiato in verde! Ovvero: festività che non riguarda me e te! Se oggi fosse stata la festa di Sakura sarebbe stata cerchiata in verde! Non in rosso! Il rosso è il colore che uso per le feste da cui devo fuggire o spaccarmi la schiena per renderti soddisfatto! Quindi, Sakura verde, il resto blu, arancione e rosso. E oggi è rosso!»
Urlò, di fronte agli occhi esterrefatti di Naruto, il quale non riusciva a credere come Sasuke potesse essere tanto… tanto…
«…baka.»
Esordì alla fine, prima di cominciare a ridere. Sasuke lo fissò. Dopo lo sfogo, la rabbia aveva lasciato il posto allo sconforto. Non capiva il motivo di tanta ilarità e se ne sentì offeso ed amareggiato.
«Hai finito?»
Sbottò. Naruto cercò di calmarsi, riuscendoci appena.
«Quindi tu non sai che giorno è oggi, vero teme?»
Ghignò. Sasuke scostò lo sguardo.
«E hai organizzato tutto questo per evitare che pensassi che ti eri dimenticato una nostra festa, vero?»
Sasuke annuì debolmente, un po’ irritato dall’essere stato colto in flagrante.
«Ed è per questo che il tuo calendario è pieno di cerchi colorati? Perché tu non ti ricordi le nostre ricorrenze, giusto?»
«Non tutte.»
Ammise Sasuke, aspettandosi una sfuriata.
Invece, Naruto rise – di nuovo –, prima di cingergli il collo con le braccia e
baciarlo.
«Ti amo!»
Esordì, col sorriso sulle labbra. Sasuke ricambiò il sorriso, un po’ perplesso.
«Quindi… Non sei arrabbiato?»
Naruto scosse il capo. Era inutile spiegargli che – anche se non si ricordava tutto – anche solo i suoi tentativi impacciati di renderlo felice erano preziosi. Sasuke non era il tipo da grandi spiegazioni; né le faceva, né era solito starle ad ascoltare. Pensava troppo ed era meglio fargli semplicemente capire se ce l’aveva, o non ce l’aveva con lui, prima che potesse farsi troppe pare mentali.
«No, stupido. E sappi che il cerchio l’ho fatto io.»
«E perché?»
«Perché è la festa della donna!»
Sasuke sgranò gli occhi.
«Festa della donna? Siamo gay! Perché dovremmo festeggiare la festa della donna? – un pensiero orribile gli invase il cervello. – Non vuoi cambiare sesso, vero?»
«No, idiota! Era per Sakura! Dovevamo farle gli auguri, ma credo che questa giornata l’abbia resa più felice di qualsiasi altra cosa.»
«Mh. – Sasuke baciò Naruto, prima di scansarlo gentilmente. – Torno subito, dobe.»
«Dove vai?»
«Devo fare una cosa.»
Sakura rimase a dir poco sconvolta quando, ormai vicino alla mezzanotte, Sasuke si presentò alla sua porta con un mazzo di mimosa e l’ultimo manga yaoi uscito.
«Non sapevo che giorno era oggi. – Ammise Uchiha, quando Haruno chiese spiegazioni. – E così ho pensato che ti fossi messa in mezzo ad una giornata tra me e Naruto. – Respirò a fondo. – Scusa.»
Sakura scosse il capo. Conosceva Sasuke da abbastanza tempo
da sapere quanto quell’ammissione di una sua mancanza gli fosse costata.
D’altro canto, non si sarebbe mai aspettata che quel musone paranoico del suo
compagno di squadra si ricordasse una festività del genere, né che – tantomeno
– si presentasse a casa sua con i fiori.
Aveva perso da tempo le speranze che Uchiha provasse interesse nei suoi
confronti. Inizialmente era stata dura accettare che i suoi due migliori amici
l’avessero esclusa dal loro rapporto, ma alla fine aveva capitolato. Erano
felici ed entrambi si meritavano la gioia che potevano darsi reciprocamente.
Lei era un qualcosa in più che non poteva intromettersi nel loro
rapporto speciale e, anche se in certi momenti ne sentiva la mancanza, restava
volentieri ad osservarli da dietro le quinte.
In quel giorno, tuttavia, mentre vedeva tutti i ragazzi offrire i fiori alle
rispettive compagne, si era sentita tagliata fuori. I suoi due amici probabilmente
sarebbero stati troppo impegnati per dedicarsi anche solo in minima parte a
lei, quindi, quando Naruto l’aveva invitata fuori con loro, ne era stata grata
e sollevata.
Aveva passato una splendida giornata e non avrebbe potuto chiedere di più. Tuttavia,
quel mazzo di fiori regalati dal suo ormai trascorso primo amore, la resero più
felice di quanto potesse immaginare.
Accettò la mimosa – e il manga – con un sorriso, senza poter fare a meno di
sentirsi un po’ come la principessa delle favole.
Peccato che adesso il principe in questione dovesse tornare al castello
dall’altro principe.
«Sasuke-kun…»
«Mh?»
«Vai, c’è Naruto che ti aspetta. E sono sicura che anche lui gradirebbe un po’ di mimosa.»
«In testa, magari.»
Bofonchiò Sasuke, riflettendo sul fatto che era colpa del dobe se adesso si trovava di notte, a casa di Sakura, in una situazione pericolosamente ambigua.
«Nah. Vedrai che lo fai contento. Ah, un’ultima cosa…»
«Mh?»
Un ghigno si ampliò sul viso di Sakura.
«Ti aspetto per discutere dei preparativi del matrimonio.»
Sasuke si allontanò con un brivido freddo lungo la schiena, senza sapere se quell’ultima affermazione doveva essere interpretata come promessa, o come minaccia.
«E porta i video!»
Ok. Minaccia.
N/A: Ok, con qualche giorno di ritardo, ma perdonatemi XD. Ho avuto da fare.
Auguri a tutte le donne.