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Autore: MaryCullenL    13/03/2010    3 recensioni
 Non si fermò per tutta la serata... fiinchè qualcosa attirò il suo sguardo. Era lì. Bellissimo. Anche lui la fissava. “Mari ci sei? Hai per caso visto la madonna?” le disse Sara.
"Eh?! Si... si... Solo che... niente.” rispose confusa Mariella. Ritornò a guardare il ragazzo ma lui non c’era più. Scomparso. Quel giorno cambiò nettamente la sua vita.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Che bella giornatina che ho passato con Simo, un po’ strana però mi sono proprio divertita.
Dopo il bagno in piscina - e dopo esser venuta a conoscenza della cotta del mio amico - siamo andati a mangiare al ristorante Bel Benessere, si sono proprio spremuti per la scelta del nome.
Ma come si dice: Mai giudicare un libro dalla copertina.
Infatti il ristorante, al suo interno, trasmetteva una sensazione di relax, calma.
Tutto grazie alla musica classica di sottofondo e l’ambiente color bianco.
Ho mangiato solo un primo a base di penne agli scampi, anche se Simo non faceva altro che cercare di convincermi a mangiare anche qualcos’altro.
Mi ripeteva: ”Guarda che anche con un po’ di pancetta sei sempre bella”.
Lui al contrario si è riempito di primo e secondo, senza dimenticarsi dell’antipasto, ma tanto lui rimane asciutto.
Ancora non capisco come faccia a mangiare in quel modo e rimanere così in forma, io al contrario assorbo pure l’acqua.
Appena finito di mangiare ci siamo dati appuntamento per le tre e mezza per un massaggio. Che mani da dio che hanno questi massaggiatori.
Sono riusciti a eliminare ogni traccia di stress accumulati in questi due mesi.
Ho provato a fare qualche domanda su questa Claudia ma Simo in tutte le occasioni trovava un modo per cambiare discorso.
Adesso sono in camera che decido cosa mettermi stasera.
Seratina con il mio amico in un pub che se non mi sbaglio si chiama Celest, dicono sia bello.
Prendo il mio vestitino di cotone bianco e l’intimo di pizzo dello stesso colore, ed entro in bagno.
Chissà cosa penserà Simo vedendomi con i capelli lisci.
Dopo aver speso ben quaranta minuti per piastrarmi i capelli - fortunatamente mi sono venuti bene - e dato un filo di trucco, mando un messaggio a Simo con scritto che mi mancavano solo dieci minuti e sarei stata pronta.
Neanche un minuto che mi ha già scritto la risposta.
Con Filippo, al contrario, potevano anche passare quindici minuti prima di una risposta a un mio messaggio.
“Ok piccola... allora tra poco passo. Baci”
Ultimo controllo davanti allo specchio: vestito bianco, stivali di pelle marroncino chiaro infilati sui polpacci nudi, giacchiettino di pelle dello stesso colore degli stivali, collanine color argento al collo e braccialetti, capelli… ancora lisci.
Un filo di profumo - il preferito di Simo - borsa marrone e direi che sono pronta.
Bussano alla porta. Deve essere lui, puntuale come al solito.
“Eccomi” dico.
Perché mi sento come una quattordicenne al suo primo appuntamento?
Apro la porta e davanti ho l’immagine di un Simone in jeans e polo grigina.
Sotto alla polo ha abbinato una camicetta e ai piedi semplici superga bianche.
Gli sorrido.
“Sei bellissima” dice osservandomi per bene.
Mi guarda come fosse la prima volta che mi vede.
Un po’ è così. Mi ha sempre visto con i capelli ricci.
“Grazie, anche tu.”
“Ti stanno proprio bene i capelli così”
“Te invece avresti bisogno di una spuntatina” dico scompigliandogli i capelli.
In effetti in questi due mesi i suoi capelli sono proprio cresciuti.
Se avesse i capelli castano scuri, dal dietro lo scambierei per Filippo.
“Così non ti piacciono?” dice preoccupato
“Ti preferisco con i capelli corti”
“Ok. Allora lunedì li taglio” dice con il suo sorriso che adoro
“Perfetto. Andiamo?”
“Ah ah” annuisce.

Davanti alla macchina, mi precede e mi apre la portiera.
“Grazie” dico con un mezzo inchino
“Di niente mia regina”
“E' vicino questo pub?”
“Diciamo di si” dice socchiudendo un po’ gli occhi, poi si avvicina al mio sedile “ti sei messa il profumo che adoro.” Mi limito ad annuire.
“Allora tu invece che mi racconti? Oggi sono sempre stato io quello che è stato sottoposto a interrogatorio, adesso tocca a te” dice
“Beh che vuoi sapere?”
“Lo sai. È un po’ che non facciamo una chiacchierata di questo tipo.”
“Perciò tu ti riferisci a Filippo”
Simo mi risponde annuendo, guardando dritto verso la strada.
Non mi piace parlare in questo modo. Non posso capire cosa pensa veramente, ho bisogno di guardarlo in faccia.
“Ehm che ne dici se ne parliamo quando arriviamo? Nel frattempo come stanno andando i due piccioncini?”
“Barbara e Jonni?” annuisco “Bene, bene. Non fanno altro che vedersi e, detto tra noi, ho parlato con Jonathan e ha detto che secondo lui è lei la ragazza giusta.”
Io continuo a fissarlo.
Babi la ragazza giusta. Finalmente si è sistemata, anche se è presto per parlarne, abbiamo pur sempre 17 anni.
“Finalmente Jonni è felice. Ha sempre voluto aver una storia ma non ce la faceva mai. Beh preferiva divertirsi. Invece adesso, lo vedo da come si comporta, ha messo la testa apposto”
“Menomale”
“Continui a sentirla poco Babi?”
Mi limito a rispondere con un semplice Sì.
“Mhm”
“Lo so mi sto comportando male. Mi sono allontanata da tutti, soprattutto da te” dico facendo cadere una lacrima dall’occhio sinistro.
Simo si gira e con un dito me la porta via mentre scendeva sul mio viso.

“Ehi ehi non importa, adesso siamo insieme” dice, senza togliere la sua mano dalla mia guancia.
Annuisco, come una bambina che è stata calmata dal proprio padre.
“Ah comunque siamo arrivati” dice sorridendomi.
Giro il volto facendo finir quel contatto, che non saprei come descriverlo- il contatto di un padre. Di un fratello. Di un amico o… quella cosa che non ci potrà mai essere fra di noi - e noto che siamo in un parcheggio.
Non mi ero proprio accorta che ci eravamo fermati.
Sto per aprire la portiera quando Simone mi blocca il braccio.
Mi giro di scatto e lo guardo confusa.
“Non ti muovere”
Vorrei rispondergli, chiedergli che cosa gli stava passando per la testa, ma invece rimango seduta lì, dove sono sempre stata.
Lui esce dalla macchina e prima di chiudere la portiera mi fa un occhiolino.
Dal parabrezza vedo la sua immagine che corre verso l’altro lato della macchina.
No non mi dire che vuole... Che Dolce.
E come pensato, Simone apre la portiera e mi fa uscire, prendendomi per mano.
“Grazie”
“Di niente”
Saliamo dei gradini, in mezzo al verde, e arriviamo davanti a un edificio di legno, illuminato da luci poste qua e là, con una grande insegna: Celest.
Davanti a me ragazzi e ragazze escono e entrano da porte di vetro.
Ragazzi e ragazze seduti al di là di vetrate, che ridono e reggono con una mano il proprio drink.
“Entriamo?”
All’interno ogni cosa è dipinta di celeste.
Dalle pareti ai poof. Dai fiori ai bicchierini.
“Andiamo nel giardino ok?”
“Ah perché c’è pure un giardino!”
Simo mi precede e con una mano stringe la mia, apre un vetrata e davanti a me diverse capanne di legno riempono il verde del giardino.
Al centro vi è un grande bancone, dietro il quale alcuni barman servono le diverse persone.
Io e Simo ci sediamo a un tavolino e aspettiamo che arrivi il cameriere.
“Carino il posto”
“Mh si. Vero”
“Allora... si diceva prima in macchina?”
“Salve cosa volete ordinare?” la voce di un cameriere ci interrompe.
“Che prendi?” mi chiede Simo
“Un malibu e ananas”
“Prendiamo due malibu e ananas, grazie”
“Ok”
È sempre cordiale. Non ho mai conosciuto un ragazzo così gentile.
Sorride. Ringrazia. Non alza mai la voce, escluse alcune circostanze.
E questo sempre. È un lato di lui che mi piace molto.
“A che pensi?”
“Che sei sempre gentile con tutti”
“Tutto merito di mamma” dice, sorridendo.
Mi piace vederlo sorridere.
Un suo sorriso mi fa stare bene, una sensazione simile al sollievo o altro.
Un’enorme sospiro che toglie via ogni pensiero.
“Già” dico, ricambiando il sorriso.
“Comunque in macchina volevi sapere come vanno le cose con Filippo, sempre se non vuoi continuare a parlare della coppietta del secolo”
“No, no. Ti ascolto”
Lui, il ragazzo con cui mi posso sfogare. Pronta Mariella a confessare ogni tuo singolo peccato?
“Ormai con Filippo le cose non vanno bene. Il problema non è lui, ma io. Lui è così gentile con me, simpatico e insieme a lui sto bene. Ma... diciamo che... ogni giorno i sentimenti che provo verso Filippo si sono rivelati una semplice amicizia. Penso che anche lui si stia accorgendo che mi sto allontanando, che la Mari che lui ama, o pensa di amare, non è più la stessa. Non riesco a sciogliermi in questa relazione. Non sono me stessa. E la cosa che non sopporto di più è che stando con lui, mi sono allontanata da voi e questo mi rende triste”
Avrei tanto voluto continuare, ma non ce la facevo.
Forse perché mi stavo rendendo conto che la storia con Filippo non aveva futuro.
Dovevo trovare il coraggio di finirla, di lasciare il passato alle mie spalle.
“Ohi se non ne vuoi più parlare, possiamo smettere. In fin dei conti siamo venuti qua per divertirci e non per deprimerci."
Sorrido, è l’unica cosa che riesco a fare.
L’unico messaggio che gli mando, ma che so che per lui significa molto.
“Ecco brava”
“I vostri drink. Se volete altro basta premere il pulsante sopra il vostro tavolino”
“Grazie”.

Per tutta la serata ridiamo e beviamo.
Beviamo e ridiamo.
Mi racconta di come si trova all’università.
Del viaggio che ha fatto con Claudio e Jonathan e degli scherzi che si facevano.
“No ma dai”
“Si si”
“Ahahah... che matti che siete”
La testa aveva incominciato a girarmi penso da quindici minuti.
“Che ne dici se andiamo a fare una passeggiata?”
“Ok” dico ridendo.

“Prendimi” dico correndogli davanti
“Eccomi. Tanto non mi scappi”
“Ovvio”
Corro e corro. E anche lui corre.
Corriamo.
Finchè non mi raggiunge e mi abbraccia.
Mi giro e ci guardiamo negli occhi.
Forse...
“Forse è meglio che ritorniamo al centro”
“Si forse è meglio”

In macchina c’è solo silenzio. Certe volte uno dei due sospira.
Forse questo silenzio è uno dei tanti silenzi strani di questa giornata, oppure è il troppo alcool che ci fa stare in questo stato.
Nel corridoio dell'hotel c’è silenzio.
Dentro l’ascensore ancora silenzio.
Arrivati davanti la porta della mia stanza, cerco nella borsa la chiave.
Apro la porta e poi mi giro verso Simone.
“Allora buonanotte” dico, triste perché ci dovevamo lasciare.
“Buonanotte”
Stavo per chiudere la porta, quando Simo mi prende una mano.
“Mari aspetta”
Mi giro e lo guardo. Il suo volto è così frustato.
“Aspetta”
“Simone che hai?” dico, toccandogli il viso.
“Mari... io...”
Simo non finisce la frase che avvicina il suo volto al mio.
Le sue labbra sulle mie.
In tutta la giornata ho desiderato questo bacio.
E adesso che le sue labbra baciano le mie, non riesco a muovermi.
Come se qualcosa mi bloccasse ,un pugno nel petto.
Se non fosse per le sue labbra, che in qualche modo mi sostengono, sarei già svenuta qui davanti a lui.
Poi però Simo si stacca, finendo questa strana sensazione, e, dando la colpa all’alcool, entra nella sua stanza lasciando me, lì ferma come una statua.
Mi sento infatti una statua. Non riesco a muovermi.
Non mi muovo fino a quando le mie gambe non perdono la forza, lasciandomi cadere per terra.
Due lacrime scivolano lente dai miei occhi. Poi altre due. Infine scoppio a piangere.
Perché sto piangendo? Perché!?
Perché sono stata una sciocca. Ho sempre avuto davanti a me la persona che amo ma non me ne rendevo conto.
Fin dalla prima volta che l’ho visto ne sono rimasta colpita. Mi vuole bene e me l’ha dimostrato in molte maniere.
Tutte le volte che l’ho trattato male è sempre rimasto accanto a me.
Anche adesso, che non ci sentivamo più come prima, ha accettato subito di passare questo weekend con me.
Mi ha sempre ascoltato e soprattutto capito con un semplice sguardo.
Accanto a lui rido sempre, non sono mai triste.
Mi basta vederlo per stare bene.
Sento di essergli legata. Molto legata.
Quando sono con lui, mi sento al sicuro, serena.
Ogni volta dicevo che lui era per me come un fratello,un padre,un amico, eh sì un fidanzato.
In realtà l’amore che provo per lui è quello che proverebbe una sorella, una figlia, un amica e una fidanzata, ma messi insieme.
Un legame più forte.
Io ho bisogno di lui. Di vederlo sorridere. Di sentire la sua voce. Di sentire le sue braccia stringermi.
Mia madre aveva ragione. In questo weekend avrei capito chi è la persona che amo. E adesso l’ho capito: sei tu, Simone.
Sì Ti amo.
Ti amo perché mi fai stare bene. Ti amo perché ti ricordi le mie paste preferite.
Ti amo perché basta una chiamata e sei già da me. Ti amo perché sei te!
Sono stata una stupida a non accorgermene prima, e forse se l’avessi saputo prima avrei avuto qualche possibilità con te, al contrario di adesso.
Tu ami lei. Questa Claudia. Questa ragazza che per te è un angelo e una dea.
E io invece per te sono solo un’amica. Per adesso mi va bene, resterò solo una tua amica. Ti starò sempre accanto.

Dopo essermi cambiata,mi metto sotto le coperte sapendo che il giorno dopo avrei visto Filippo per chiudere la nostra “storia”
“Buonanotte amore mio. Dormi bene” dico, prima di addormentarmi.

  
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