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Autore: Elepinkina    29/07/2005    1 recensioni
Ashley Davis é una ragazza di 16anni come tutte le altre solo che é un po' più maschiaccio e ama andare in giro con il suo gruppo di amici (tutti ragazzi ovvio!)... il suo migliore amico non é altro che Jeremy Sumpter ma devo premettere che la storia non gira su di lui...scoprirete tutto leggendo. Il personaggio di Ashley é ispirato ad Avril Lavigne come carattere e nel modo di fare e di vestire.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una settimana dopo...
Mancavano solo 3 giorni ad Halloween e io, sinceramente, non avevo ancora affrontato Evan sulla questione del bacio. In quell’ultima settimana l’avevo evitato ed ero riuscita a riflettere. Evan non mi piaceva, ma avevo paura che si arrabbiasse con me se glielo avessi detto. Avevo paura di perdere quell’amicizia che avevamo da circa 14 anni! Ma forse la cosa giusta, invece, era dirglielo ma no lo feci.
A scuola bloccai Jeremy mentre stava andando ad una lezione: «Allora, non mi si racconta niente?» chiesi facendo l’offesa.
«Su cosa?» disse lui mettendosi una mano dietro la testa.
«Di cosa?» saltai su «Non ci vediamo da pomeriggi perché ho devo studiare io o devi uscire con una ragazza! Chi é?»
«Mi fai paura quando fai così...» mormorò.
«Lo faccio apposta! Ma non cambiare discorso!»
«Ok, ok...é Christine»
«Ah» divenni calma, poi gli sorrisi.
«Non volevamo dirlo a nessuno...ma é difficile tenerti nascosto qualcosa per me!»
«Grazie, mi sento importante» poi mi vennero in mente quei due baci che mi aveva dato...«Ma...»
«Si?»
«Perché mi hai baciato allora? Tempo fa intendo...» dissi tutto d’un fiato.
Esitò a rispondere: «Perché mi piacevi...ma tu non dicevi niente...ho capito che sono troppo tuo amico per essere il tuo ragazzo quindi mi é cominciata a piacere Chris...»
Questa volta feci un sorriso a trentadue denti. Mi sentivo sollevata almeno in parte.
Quella sera chiamai Evan per mettermi d’accordo sull’ora che sarebbe passato il giorno della festa o se dovevo andare su da sola...
«Pronto?» rispose.
«Ciao Ev!»
«Ciao Ash...come- come va?»
«Bene. Volevo chiederti come facciamo ad andare a scuola dopodomani sera...»
«Ah» aveva un tono deluso, forse pensava che gli parlassi del bacio. «Pensavo di passare io da te con la macchina, ok?»
«Bene» dissi mordendomi un labbro.
«Bene» ripeté lui. Sapevo cosa aspettava, ma io non ne avevo la minima intenzione di dire qualcosa!
«Ashley» mi chiamò.
«Si?»
«Non devi dirmi niente?» Ok, adesso me l’aveva chiesto troppo esplicitamente per non rispondere. «Mi eviti da giorni e ho saputo che hai fatto finta di star male per passare l’ora di biologia in infermeria»
«E’ che...» cercai di dire.
«Non capisco il perché...» continuò lui.
Presi io la parola questa volta: «Vedi, Ev, dopo che mi hai baciata ero confusa ma poi ho capito che per me sei solo un amico...niente di più.» Ci fu un lungo, lunghissimo silenzio.
«Beh, allora ciao!» mise giù.
Capii all’istante che non sarei andata al ballo con lui, ma andarci da sola non volevo e nemmeno che mi portasse mio padre, va beh, che era giovane ma era pur sempre banale! Così chiamai Matt e gli spiegai tutto. Lui decise di rimanere anche tutta la festa così se non avessi trovato nessuno con un passaggio mi avrebbe riportato a casa lui. Era sempre tanto disponibile! Alla festa andavo vestita da diavoletto: avevo un paio di pantaloni e una giacca di pelle rossi, sotto alla giacca avrei messo un dolcevita nero, ai piedi i miei adorati anfibi e ovviamente avevo comprato delle corna rosse rosse.
Il pomeriggio dopo a scuola, stavo facendo pallavolo nell’ora di ginnastica. Continuavo a far punti su punti. La pallavolo mi piaceva anche se preferivo il basket che praticavo per conto mio al campo. Feci una schiacciata che spiazzò le mie avversarie e la prof. fischiò: «Davis!»
Andai verso di lei lentamente perché ero esausta. Era una donna ben messa e ci dava sempre ordini, non mi stava simpatica ma per lei non era così.
«Davis, che ne dici di giocare nella squadra di pallavolo della scuola?»
Aprii la bocca per rispondere ma lei fu più veloce: «Non darmi adesso la risposta. Pensaci, mi dirai tutto lunedì, nel mio ufficio.»
La sera della festa, alle 8 ero già pronta. Mi ero messa un rossetto nero sulle labbra e un po’ di mascara sugli occhi. Sopra la giacca rossa di mia sorella mi ero messa su anche la mia perché fuori faceva freddo quella sera.
Sentii un clacson e mio padre scostò di poco la tenda con le dita per sbirciare fuori.
«Potrebbe anche scendere» commentò «Come possiamo essere certi che sia Matt? Certo, é la sua macchina ma...»
«E’ Matt, Richard, smettila!» lo bloccò mia madre.
«Ve beh, io vado!» annunciai mentre aprivo la porta. «Ritorno per...»
«Mezzanotte al massimo!» dissero in coro.
«Ok, ok.»
Li salutai e saltai in macchina. Matt non si era vestito proprio per Halloween, era vestito come al solito: camicia non infilata nei pantaloni con la cravatta con i teschi non accuratamente legata(gliel’avevamo regalata io, Jeremy e Evan per il compleanno) e i jeans da rapper tutti strappati e rattoppati tenuti su da una cintura con le borchie. Era stato lui a farmi scoprire lo stile punk, a farmi ascoltare ii Blink e i Green Day. Se non l’avessi conosciuto non sarei mai stata quella che ero. E non mi sarei divertita come mi divertivo, sarei diventata una delle tante ragazze che urlavano se si rompevano un unghia o che vivevano solo per lo shopping, io odiavo far shopping!
«Ehy!» lo salutai.
«Ciao!» mi sorrise « Sai, ti dona quel vestito! Ti rappresenta!»
«Eh, lo so! Me l’ha consigliato Jeremy!»
«Ha fatto bene!» rise lui.
Posteggiammo la macchina nel parcheggio di fianco alla scuola. Notai che non tutti erano a coppie, c’erano soprattutto molti gruppi, o solo di ragazzi o solo di ragazze. La gente si avvicinava alla scuola pian piano, ridendo, scherzando, le coppie si fermavano spesso a guardarsi teneramente o a baciarsi o semplicemente si sussurravano parole dolci. Nicole stava salendo le scale con le sue amiche e ridevano tutte come oche!Era vestita da angioletto, mi scappò un sorriso, eravamo proprio l’opposto, perfino i vestiti si contrastavano! Prima di salire le scalinate anch’io, vidi Edward che mi salutava dall’altra parte del vetro della porta d’entrata. Era vestito da Dracula, ma Dracula non era mica un uomo attraente? E poi, che lui fosse vestito così per me era un affronto...
  
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