Titolo:
What do you live for? I live
for you
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale
Autrice: Cicci12
Capitolo: Ritorno a casa
Personaggi: Robert Pattinson e Altro Personaggio inventato da me
What do you live for? I live for you
…Ritorno a casa…
Mi trovavo sul volo diretto a Firenze, in
compagnia di Robert e gli altri.
Mancavano circa 45
minuti all’atterraggio e il mio cuore già cominciava a battere a mille; sapevo
fin troppo bene che non sarei riuscita ad evitare i miei ex amici, in fondo il
nostro non era un paese tanto grande.
- Tutto bene?- mi chiese Rob, seduto accanto a
me.
- Si, solo… sono un po’
agitata all’idea di vedere i miei… amici.- gli risposi, guardandolo e
sospirando all’ultima parola.
- Vedrai che andrà tutto bene. E poi ricorda che
ci sarà anche Gian con te.- cercò di rassicurarmi lui,
sfiorandomi una mano.
Aveva ragione, Gianluca sarebbe stato con me;
non mi aveva mai lasciata sola e non l’avrebbe fatto
questa volta, proprio come mi aveva assicurato lui stesso.
Finalmente l’aereo toccò terra toscana, così
infilai i miei occhiali da sole con tanto di cappellino.
Al nostro arrivo ci sarebbero
stati una miriade di fans e giornalisti, venuti a conoscenza di questo servizio
fotografico, così avevamo concordato che io sarei scesa poco dopo di loro,
mischiandomi tra la gente normale, per raggiungere poi la macchina che ci
avrebbe portati al loro albergo.
- Ci vediamo dopo, allora.- mi salutò Robert,
pronto a scendere, seguito dagli altri.
Aspettai circa un minuto, prima di alzarmi e
seguire la gente “comune” verso il terminal.
Non feci in tempo ad
oltrepassare le porte, che già sentivo le urla delle ragazzine impazzite alla
vista degli attori.
Guardai nella loro direzione con la coda
dell’occhio, vedendoli firmare autografi qua e là, giusto per acquietare un po’
le acque, così io mi affrettai verso l’uscita, raggiungendo l’auto con tanto di
autista.
- La signorina Bertani, immagino.- mi disse
quest’ultimo in italiano, sorridendomi e aprendo la portiera.
- Immagina bene. Grazie mille.- gli risposi,
salendo in auto.
Dovetti aspettare circa 10
minuti, prima di veder comparire Rob, Kris e Kellan: gli altri sarebbero saliti
sulla macchina che si trovava esattamente dietro di noi.
- Mamma mia, pensavo di lasciarci la pelle là in
mezzo. Le fans italiane sono delle pazze scatenate.- commentò Kellan, sedendosi
accanto a me sui sedili posteriori.
- Ahahah! Si, sappiamo
farci riconoscere.- gli risposi ridendo.
- Tu stai bene? Nessun problema, vero?- mi
chiese Robert apprensivo, dal sedile anteriore.
- Tutto perfetto. Sono arrivata fin qui
facilmente.- gli risposi con un sorriso, tranquillizzandolo.
Raggiungemmo l’hotel nel giro di 20 minuti, durante i quali esponevo agli altri le meraviglie
di Firenze.
Quando arrivammo
all’albergo Alessandra, Robert e gli altri si registrarono grazie al mio aiuto.
- Ora capisco perché mi avete portata
con voi. Vi serviva un’interprete.- dissi loro, mentre ci avviavamo agli
ascensori.
- Ah, ci hai scoperti.-
mi prese in giro Nikki, ridendo.
- Grazie tante.- commentai, fingendomi offesa.
- Io pensavo di fare subito un salto a casa,
magari ci vediamo più tardi.- li avvisai.
- D’accordo. Va bene se ci vediamo per cena?
Così ci consigli un buon ristorante.- mi rispose Kris.
- Certo che si. Su
questo non c’erano dubbi.- le risposi, strizzandole l’occhio.
- Ti dispiace se vengo con te?- mi domandò
all’improvviso Robert.
Lo guardai ad occhi
spalancati.
- Se non vuoi che ti accompagni dai tuoi non
preoccuparti, aspetto fuori, ma mi piacerebbe fare un giro per la città.- mi
spiegò, sorridendomi.
- No, ma figurati. Solo… mi hai sorpreso. Ok,
allora… ti aspetto nella hall.- lo informai, mentre le
porte dell’ascensore si chiudevano.
Non si fece attendere a lungo, così che presto
uscimmo nell’aria calda di Firenze.
Mi guardai intorno estasiata, riconoscendo ogni
minimo angolo della città e legandolo sempre ad un
ricordo della mia vita.
Era strano essere di nuovo lì, ma allo stesso
tempo ero al settimo cielo.
- Tutto bene?- mi chiese Pattinson, notando la
mia assenza.
- Si, scusami. È solo
che… è strano tornare qui dopo tutti questi mesi.-
- Immagino. Quindi
ammetti che un po’ ti mancava questo posto?- mi chiese, guardandomi con sguardo
complice.
- Si, lo ammetto, un
pochino si.- gli risposi arrossendo.
Salimmo su un tram che ci avrebbe portato nel
piccolo paesino poco lontano da lì in cui vivevo fino all’anno precedente.
Quando scesi una serie di ricordi
mi colpirono la mente: il parco sulla destra dove trascorrevo i pomeriggi con i
miei amici, la pizzeria dove passavamo quasi tutti i sabati sera, la gelateria.
Sentii le lacrime premere contro gli occhi, ma
cercai di ricacciarle indietro: non me la sentivo di farmi vedere da Robert.
- Andiamo prima da Gian.-
decisi infine, incamminandomi lungo la strada.
Raggiungemmo la casa del mio migliore amico in
poco tempo, così mi avvicinai alla porta e suonai il campanello.
- Si?- mi rispose, aprendo la porta.
- Non mi dire che non ti aspettavi di vedermi
qui. Sapevi che sarei arrivata oggi.- lo rimproverai sorridendo.
- Elettra!!- esclamò
stringendomi forte a se.
- Che bello rivederti qui.- mi disse, con il
viso affondato nei miei capelli.
- Anche per me è bello essere tornata.- ammisi,
mentre incrociavo i suoi occhi verdissimi.
- Ciao Robert. Non ti ringrazierò mai abbastanza
per averla riportata qui.- disse poi rivolto
all’attore, allungando una mano per stringere la sua.
- Ciao Gian. È stato un piacere.- gli rispose,
sorridendo.
- Sei già tornata a casa?- mi chiese, tenendomi
ancora stretta a se.
- No, volevo andarci adesso. Ti va di
accompagnarci? Così Robert ha un po’ di compagnia.-
- Certo che si.- e così
dicendo si chiuse la porta alle spalle, seguendoci verso la casa dei miei
genitori.
Finalmente arrivammo davanti alla grande casa
bianca che era stata il rifugio della mia infanzia e della mia adolescenza.
La guardai per alcuni secondi, senza avere il
coraggio di avvicinarmi; perché mi bloccava tanto quella situazione?
In fondo ero rimasta in buoni rapporti con i
miei genitori.
Forse era solo per il fatto
che quella casa rappresentava il mio passato, con il quale avevo voluto
chiudere l’estate precedente, quando me n’ero andata.
- Dai, forza, guarda che non ti mangiano mica.-
mi spinse in avanti Gian, premendomi una mano sulla schiena.
Mi voltai indietro, cercando con lo sguardo il
supporto delle due persone che per me erano diventate le più importanti negli
ultimi tempi, e dopo averlo trovato, mi diressi verso la porta di casa,
esalando un profondo respiro.
- Chi è?- chiese mia madre, aprendo la porta di
casa, dopo che io avevo suonato il campanello.
- Ciao mamma.- la salutai, sorridendole.
Mi guardò con gli occhi spalancati, come se
avesse appena visto un fantasma, poi vidi una lacrima
scorrerle lungo la guancia.
Ero tornata a casa.
* * *
Era identica alla figlia, eccezion fatta per il colore degli occhi, di un nero profondo, in perfetto contrasto con quelli cristallini di Elettra.
- Ciao mamma.- le disse lei, mentre una piccola
lacrima abbandonava gli occhi della donna per giungere fino alle labbra.
- Elettra.- sussurrò lei, ancora incredula di
vederla lì.
Non capivo quasi niente d’italiano, ma riuscii
tuttavia a comprendere la conversazione che ci fu tra le due, almeno in parte.
- Proprio io. Non te l’aspettavi,
vero?- ironizzò Elettra, sorridendo, cercando di nascondere la commozione che
stava prendendo anche lei.
- Oh, piccola, che bello rivederti.- la salutò
finalmente la signora Bertani, abbracciando la figlia.
- Anche per me.-
sussurrò la ragazza, con voce quasi inudibile.
- Quando sei arrivata? Perché non mi hai detto
niente?- le chiese poi la madre, allontanandosi di qualche centimetro e
asciugandosi le lacrime.
- Volevo farti una sorpresa.-
- Era ora che venissi a trovare la tua mamma.-
le disse scherzosamente, dandole una pacca sulla testa.
- Oh, ciao Gian.-
salutò poi il ragazzo.
- Ciao Laura. Te l’avevo detto che prima o poi te l’avrei riportata.- rispose lui, sorridendole
e facendo l’occhiolino.
Poi lo sguardo della donna si soffermò su di me
e dovette riconoscermi all’istante, perché la vidi spalancare gli occhi subito
seguiti dalla bocca.
Guardai Elettra, chiedendole con lo sguardo cosa
dovevo fare.
- Parla pure in inglese, lo sa anche meglio di me.- mi assicurò la mia amica sorridendo.
- Salve signora Bertani,
io sono Robert. È un piacere conoscerla.- mi rivolsi a lei, allungando una
mano.
Lei la strinse, senza tuttavia proferire parola.
- Riprenditi mamma, non hai le allucinazioni, è
proprio QUEL Robert. Devi ringraziare lui se sono qui.- le disse, passando
all’inglese, probabilmente per facilitarmi.
- Hai tralasciato qualcosa nelle tue telefonate,
tesoro?- si riprese la donna.
- Comunque il piacere è mio. E chiamami Laura.-
mi rispose finalmente, regalandomi un sorriso così simile a quello della
figlia.
- Perché non entrate? Tuo padre sarà qua a momenti.- ci disse infine, rientrando in casa.
- Allora, si può sapere qual è questo grande
evento che ti ha convinta a tornare qui?- chiese la
signora Bertani alla figlia, continuando ad usare la lingua d’oltre Manica.
- Robert e gli altri hanno un servizio
fotografico qui a Firenze, così ho pensato di aggregarmi. Sarebbe stata la
scusa perfetta per ripresentarmi qui.-
Vidi sua madre guardarmi per un secondo, per poi
porre alla figlia una domanda in italiano che io non capii, ma che intuii dalla
risposta di Elettra.
- No, mamma, non ti ci mettere anche tu.- rispose la ragazza, arrossendo.
Cercai con lo sguardo la conferma da parte di
Gian alla mia intuizione, e con un gesto affermativo accompagnato da una
risata, confermò la mia teoria.
- Ok, ok, non ti
arrabbiare. Lo diresti subito alla tua mamma se fosse così, vero?- le disse
poi, con sguardo malizioso.
- Certo mamma, come
no.- rispose Elettra, ancora rossa in volto, sollevando gli occhi al cielo.
Sentimmo un certo trambusto provenire dalla
porta d’ingresso che si stava chiudendo.
- Laura?- parlò una voce maschile.
- Sono in salotto, caro.- rispose la signora
Bertani.
- Oggi è stata una giornata pazzesca. Non vedevo
l’ora di usc…- cominciò a dire l’uomo, ma si bloccò all’istante appena ci vide
seduti in salotto.
- Ciao papà.- disse
Elettra alzandosi.
- Ele…-
Non capii il resto della conversazione, dal momento che parlarono in italiano, ma dall’abbraccio che
si scambiarono, capii che anche il padre era contento di rivederla.
Capii all’istante da chi avesse preso gli occhi
azzurri Elettra: erano identici a quelli dell’uomo che ora la stringeva forte a
se e anche la loro profondità era identica.
- Papà, ti presento Robert.- mi presentò infine, rivolgendo lo sguardo verso di me.
L’uomo mi guardò con un sopracciglio alzato
Oh, no, vuoi vedere che mi sono trovato un padre
super geloso della figlia?, mi dissi notando lo sguardo.
- Molto piacere.- mi rispose tuttavia in
inglese, stringendomi la mano.
- Non farci caso, è così con qualsiasi ragazzo
si avvicini ad Elettra. L’ha fatto anche con me
all’inizio.- mi sussurrò Gian all’orecchio, mentre il signor Bertani riprendeva
a parlare in italiano con la figlia.
- Wow, perché devo sempre essere così
fortunato?- risposi io ironico, mentre Gianluca rideva sotto i baffi.
Li guardai conversare per un po’, quando mi resi conto che per me era venuta l’ora di raggiungere i miei colleghi.
- Scusate, non vorrei interrompervi, ma è meglio
se io torno in albergo. Il viaggio è stato lungo e vorrei riposarmi un po’.-
attirai l’attenzione, sperando di non venire
incenerito dallo sguardo del padre di Elettra.
- Certo, hai ragione.- mi disse quest’ultima,
alzandosi in piedi.
- No, tu resta, avete
tante cose di cui parlare.- la bloccai.
- Sei sicuro di farcela da solo?-
- Certo, non ti preoccupare, me la caverò.- le
risposi, facendole l’occhiolino, cosa di cui mi pentii all’istante, dal momento che il padre mi lanciò un’occhiataccia che
avrebbe messo terrore anche ad un assassino.
- Ok, come vuoi. Vi raggiungo tra un po’.-
- Non ti preoccupare, fai con comodo. Ci vediamo
a cena.-
- Me ne vado anche io.-
intervenne Gian, alzandosi a sua volta.
- Allora… ciao.- ci
salutò Elettra, ancora un po’ titubante nel lasciarmi andare da solo.
- è stato un piacere conoscerti, Robert.- mi
salutò la madre, sorridendomi.
- Anche per me, sign… Laura.- mi corressi,
notando il suo sguardo di rimprovero.
Uscimmo sotto il sole pomeridiano di Firenze e
dopo aver salutato Gianluca, tornai al mio albergo, mentre solo un pensiero mi
riempiva la testa: avrei dovuto fare molta attenzione se volevo tornare a Los
Angeles tutto intero.
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Rieccomiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!!!
Ammettetelo, vi sono mancata!!
:P
Va bene, chiedo
umilmente perdono x il ritardo, ma l’università mi lascia poco tempo anche per
respirare.
Una vera rottura di palle, in altre parole. -.-
Ma purtroppo mi tocca.
Ma rieccomi qui, più agguerrita che mai!!
Ragazzeeeeeeeeeeeeeee!!!!
Mancano 9 giorni
all’uscita di “Remember me” ( e 109 ad “Eclipse”, ma non esageriamo. -.-)!!!!!!!!!
Mamma mia, non vedo l’ora di vederlo.. sono troppo curiosa di vedere Rob al di fuori del ruolo
di Edward.
Certo, ho già visto anche altri film con lui, ma
questo è il primo dopo i 2 film della saga…
Troooooooppo curiosa!!
*.*
Miky 483: wow!!!!
Una nuova lettrice… o almeno una nuova commentatrice!
^^ sono contenta che tu abbia deciso di farti notare, mi fa
un sacco piacere! *.* Guarda, ti darò un’anteprima esclusiva… non manca tanto!! Ti posso garantire che i nostri eroi ce la faranno!! :P Grazie per i mille
complimenti, mi fanno sempre arrossire. ^///^ continua a seguirmi… un bacione
ps: mi disp, il -26 era x “Remember me” O.o
Lyla_: Tesoraaaaaaaaaaaa!!!! Graaaaazie per i complimenti… ^^ e come ho detto alla nostra compare miky 483, i
nostri eroi inizieranno ad amoreggiare molto presto! ^^ oddio, sto rivelando
troppo! O.o basta, basta, o rovino la sorpresa!! XD Ti
rendi conto che mancano solo 9 giorni?? O.O andrai a vederlo, vero?? *.* vero, esami finiti, ma
lezioni ricominciate… -.- xò dai, tra poco c’è pasqua!!
;) Un bacione immensooooo ti adoro