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Autore: Misaki_Vania    15/03/2010    0 recensioni
-Una FF dedicata al passato di L- "Non aveva mai tremato così in vita sua. Su quel soffitto, sotto la pioggia gelida, c’era una sagoma rannicchiata. La folta chioma di capelli scuri gli ricadeva sul viso, zuppa d’acqua. In lontananza, l’eco delle campane di una chiesa vicina a quell’orfanatrofio così decadente. Il ragazzo era a piedi nudi, osservava da lassù tutta Londra. Il Big Ben aveva persino un’aria più triste, in quel momento. Il cielo nero e pieno di nuvole, sebbene fosse appena arrivata la sera. -I miei genitori…- pensava – Non ci sono più… un incendio… - "
Genere: Malinconico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri personaggi, L, Watari
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Non aveva mai tremato così in vita sua.

Su quel soffitto, sotto la pioggia gelida, c’era una sagoma rannicchiata. La folta chioma di capelli scuri gli ricadeva sul viso, zuppa d’acqua.

In lontananza, l’eco delle campane di una chiesa vicina a quell’orfanatrofio così decadente.

Il ragazzo era a piedi nudi, osservava da lassù tutta Londra. Il Big Ben aveva persino un’aria più triste, in quel momento. Il cielo nero e pieno di nuvole, sebbene fosse appena arrivata la sera.

-I miei genitori…- pensava – Non ci sono più… un incendio… -

Poi, ad un tratto, un brusio di voci nella tromba delle scale. Il giovane non poté fare a meno di origliare.

“Ne è del tutto sicuro?” diceva uno dei due “Ci sono tanti ragazzi nel nostro istituto. Lei ne ha scelto uno…”

A quel punto parlò l’altro uomo, ma lui non riuscì a capire cosa dicesse, poiché la pronuncia di questo era diversa da quella che era abituato a sentire. Sembrava piuttosto anziano, dalla voce.

“Sì, be’, deve capire che… è un po’ scosso.” Gli rispose l’altro “E’ accaduto pochi giorni fa… dubito che lei possa instaurare un rapporto profondo con quel ragazzo, dopotutto… ha ormai già sedici anni. Sa, Mr. Wammy, adottare un ragazzo è come adottare un animale domestico, se non lo prende da cucciolo, sarà difficile che si affezioni a lei.”

Di nuovo parlò l’anziano. Il ragazzo, tra il rumore della pioggia, riuscì a capire solo che, in qualche modo, stava chiedendo  quanto doveva attendere ancora.

“Solo un minuto, ah… non fa altro che nascondersi. Da quando lo abbiamo portato qui, non ha mai rivolto la parola a nessuno.”

“Tsè.” Sibilò il ragazzo tra sé e sé. Allora era vero quello che dicevano in giro, che qualcuno voleva adottarlo. Non poteva rifiutarsi, d’altronde. Anche se non capiva bene perché questo vecchietto volesse adottarlo, nonostante sapesse che lui era un po’ cresciuto rispetto agli altri, e mostrava un comportamento bizzarro, per di più.

La porta delle scale che portavano al terrazzo si aprì, e un inserviente lo chiamò, facendo ampi gesti con le mani:

“Vieni, Lawliet! Lawliet! Su, muoviti! Che ci fai lì sotto la pioggia, ti prenderai un malanno!”

Lawliet, però, ignorò l’inserviente, e fece finta di non aver sentito. Si alzò in piedi, i suoi vestiti erano gocciolanti di acqua piovana. Voltò le spalle all’uomo che stava continuando a chiamarlo, e si mise le mani in tasca.

“Lawliet, è ora! Sono venuti a prenderti! Che aspetti a salutare la tua nuova famiglia? Non sei più orfano!”

Il ragazzo sbottò. Una nuova famiglia… non gli andava di finire in mezzo ad altri marmocchi, altra gente. Così presto. Troppo presto.

“Non mi va di trascinarti di peso, sotto la pioggia! Non essere testardo, Lawliet, vieni subito qui!” lo sgridò ancora l’inserviente.

A Lawliet non importava un fico secco. Rimase ancora impassibile, in piedi, sfidando il cielo e la pioggia.

Poi, sulla soglia della porta, comparve un buffo vecchietto, con baffi e capelli bianchi, un’espressione serena e pacifica in volto. Reggeva in mano un cappello tipicamente inglese, e sorrideva a Lawliet.

“Cosa succede?” chiese ridacchiando.

“Non si preoccupi, Mr. Wammy.” Gli rispose l’uomo accanto a lui “Non c’è bisogno che lei si bagni le scarpe. Ora basta, vado a prenderlo.”

Lawliet si rassegnò. Lasciò che l’inserviente lo afferrasse per una spalla, e lo trascinasse. Ora tremava ancor di più.

Non aprì bocca, non disse una parola. Gli occhi bassi, fissi sul pavimento lucido e completamente ricoperto d’acqua.

Si trovò vicino all’anziano che intendeva adottarlo. Guardandolo di sottecchi, notò che non sembrava poi così antipatico.

“Mi dispiace, Mr. Wammy.” Si scusò l’assistente dell’orfanatrofio “Lo manderò alle badanti, faremo in modo che venga lavato e agghindato come si deve, prima che lei lo porti via.”

Lawliet si sentiva decisamente giù di corda. E a sentir parlare di lui come di un oggetto, il suo malumore non faceva altro che aumentare.

Però, l’anziano fece un gesto del tutto inaspettato. Prima trasse il suo orologio da taschino e disse:

“Oh cielo, sono già le sette e un quarto. E’ troppo tardi, non vorrei attendere oltre.”

Si tolse l’enorme giaccone nero e lo pose sulle spalle di Lawliet, dopodiché, mettendo una mano dietro la sua schiena, lo spinse in avanti.

A quel tocco, il ragazzo sussultò.

“Ma… Mr. Wammy, io…” insisté l’assistente.

“Niente ‘ma’.” Replicò l’anziano “Se tutte le procedure sono fatte, vorrei portare a casa questo ragazzo. Così potrà fare un bel bagno…” Si chinò su Lawliet, e gli offrì un lecca-lecca verde enorme, che aveva tirato fuori dal suo panciotto “Ti piacciono i dolci?” gli chiese.

Lawliet non rispose, più per via dello stupore, che per la tristezza. L’anziano, d’altro canto, gli infilò il lecca-lecca nella tasca dei jeans.

“Be’, puoi mangiarlo quando vuoi.”

Lui rimase esterrefatto. Quel vecchietto sembrava ricchissimo e aristocratico, eppure non aveva paura di inzupparsi i guanti toccandolo.

Scesero insieme le scale, fino all’entrata dell’istituto.

Ancora Lawliet non capiva. Quell’orfanatrofio era squallido. Cosa mai aveva potuto portare un uomo tanto benestante lì?!

Aveva i capelli fradici, e sentiva tanto freddo. Gli scappò uno starnuto, e investì di schizzi d’acqua il signor Wammy e la segretaria dietro al bancone, che stava controllando alcuni documenti.

Chiese scusa sotto voce.

“Mr. Wammy, è tutto a posto.” Asserì la segretaria “Solo che… è meglio che Lawliet vada a cambiarsi, e che indossi almeno un paio di scarpe.” Aggiunse, guardando il ragazzo disgustata.

“Non ce n’è alcun bisogno, signorina.” Replicò il vecchietto “Lawliet troverà tutte le proprie comodità a casa mia… ovvero, casa sua, d’ora in poi.”

Tutti guardarono sconcertati il signor Wammy, Lawliet compreso. Le scelte che faceva erano piuttosto strane, però quel tipo gli ispirava fiducia.

Nonostante il dolore, nonostante la rabbia che albergava in lui, decise di seguire l’anziano fuori dalle porte dell’orfanatrofio. Pensò che ovunque sarebbe stato meglio di lì.

 

  
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