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Autore: francydenis    16/03/2010    2 recensioni
“-Te ne devi andare!-disse pacatamente la donna. -Ma mamma perché devo andarmene?Io vi voglio bene!-singhiozzò la bimba dagli occhioni blu. -Non chiamarmi mamma!Tu non puoi stare con noi,tu non sei come noi!-dopo,il buio.” prima di giudicarla leggetela vi prego! recensite *____________*
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Blood and Chocolate

-Lizzy noi andiamo!-annunciarono Jane e Robert.

Lizzy scese dalle scale allacciandosi dietro il collo un ciondolo a cuore di zaffiro che risaltava sul chiarore lunare della sua pelle.

Raccolse la sua borsa nera ,ci mise dentro tutti i libri ed uscì.

Quel giorno pioveva a dirotto,nonostante fosse ancora settembre,ed il suo abito a corsetto con gonna appena sotto il ginocchio e due semplici ballerine in vernice nera non fossero proprio adatti, non sentiva freddo.

Rientrò in casa,prese l'ombrello e s'incamminò verso la stazione.

Raggiunse la stazione ed aspettò il treno.

La pioggia batteva furiosa contro il viso di Elizabeth e

quando finalmente arrivò il treno emise un sospiro di sollievo.

Salì di fretta sul treno sedendosi nel luogo più isolato,meno assolato e col finestrino aperto per fare entrare dell'aria fresca.

Sentiva su di sé un po' gli occhi di tutti:sicuramente pensavano a quanto fosse strana quella ragazza che volontariamente si estraniava dal mondo.

Imbarazzata da quegli occhi poco discreti si portò una ciocca di capelli neri ondulati,quel giorno lasciati sciolti,dietro l'orecchio.

Tutti i diversi odori si mescolavano frastornandola,ma solo uno attirava la sua attenzione:odore di cioccolato.

Lei stranamente amava il cioccolato,non poteva farne a meno,e quell'odore-che ne era un puro concentrato-l'attirava più del dovuto.

Quando alzò il viso e seguì la scia,e i suoi occhi si soffermarono sulla figura di un ragazzo abbassò subito lo sguardo incollandolo sulla pagina del libro che stava leggendo.

Tutto ciò era totalmente inutile:il suo profumo la inebriava e la mandava in estasi facendole perdere la lucidità.

Ormai erano minuti che cercava di concentrarsi su una frase,la quale ancora non prendeva forma e senso nella sua mente.

Respirava l'aria fresca che entrava dal finestrino aperto con foga,cercando un appiglio,un barlume di lucidità in essa.

Quando intravide la stazione centrale un sospiro di sollievo le sfuggì dalle labbra.

Infatti appena il treno si fermò fu la prima a scendere da esso.

Ma appena scese una fitta pioggia la investì in pieno facendola indietreggiare spinta dal vento.

Perse l'equilibrio e si ritrovò stretta fra le braccia di un ragazzo.

Quando si rese conto di esser praticamente abbracciata a quello sconosciuto deglutì.

Si rimise in equilibrio con uno scatto borbottando uno - “scusami”- mentre tentava di aprire l'ombrello.

Appena ci riuscì una folata di vento lo fece rovesciare facendola inzuppare.

-Ehm...tieni riparati-il ragazzo-chiaramente in imbarazzo- le offrì riparo sotto il suo ombrello.

Elizabeth sgranò gli occhi sia per l'imbarazzo sia per lo stupore:molte persone l'avrebbero derisa,invece lui le stava offrendo un riparo.

Anche se molto imbarazzata accettò.

Si sistemò sotto l'ombrello non tanto lontana dal ragazzo -costretta dalle dimensioni del riparo-e tentò di non fare molto caso al suo odore inebriante al cioccolato.

Sotto il portico della scuola chiuse l'ombrello.

Elizabeth fece per entrare quando si girò verso di lui-Ti ringrazio-lui le fece un sorriso timido ed entrò.

Elizabeth fu sollevata di non sentir più quel forte aroma che la intontiva.

Passò le lezioni non curandosi nemmeno di far finta di ascoltare le inutili chiacchiere di Patricia.

Non faceva altro che chiedersi perché quel comune odore la sconvolgesse tanto:ne aveva già sentiti che sapessero di cioccolato...

Quando udì il suono della pausa pranzo si irrigidì e cominciò a mordere nervosamente il labbro inferiore senza sapere bene perché:sapeva solo che non avrebbe passato dei bei momenti.

Si incamminò per la sala mensa a testa bassa,quasi dovesse andare al patibolo,trattenendo il respiro.

Non aveva voglia di dover sentire tutti quegli odori che l'avrebbero irritata.

E specialmente voleva fuggire da un certo ragazzo,il cui odore riusciva a stordirla pericolosamente.

Non entrò dentro l'edificio di vetro ma si sedette su di una panchina,cercò dentro la borsa il libro che si era portata e si immerse totalmente nella lettura.

Ma ahimè i suoi sensi vennero di nuovo confusi.

Fece quasi della violenza su se stessa per non alzare lo sguardo dal libro e puntarlo su quella dannatissima figura.

Ma lei aveva un “sesto senso” e sapeva di esser guardata,inoltre ad innervosirla di più c'era quel dannato profumo che non ne voleva sapere di smettere di annebbiare la sua mente e confonderle i sensi.

Ormai ai limiti della sopportazione alzò lo sguardo piuttosto irritata,ed esso si scontrò con due specchi smeraldini ,incatenandolo.

Il ragazzo distolse lo sguardo velocemente e quel legame,stranamente,le mancò.

Quando lo vide scomparire all'interno della mensa riconcentrò la sua attenzione alla lettura...ma quel profumo non l'abbandonò nemmeno per un secondo.

La storia non riusciva ad attirare la sua attenzione,ormai era totalmente intontita...tanto che non si accorse di alcuni passi troppo vicino a lei.

-Ehi ragazzi guardate chi c'è!quella nuova!glielo diamo il benvenuto a questo piccolo elfo inglese?-disse una voce seguita da varie risate beote.

Il libro di Elizabeth le venne strappato dalle mani ed osservato da uno scimmione beota di circa 1,90 m.

I sensi della ragazza tornarono velocemente a funzionare nel momento in cui le venne sottratto il suo libro e assottigliò pericolosamente gli occhi.

-Ridammelo-il suo tono di voce era calmo,ma se si andava a scavare di più si poteva udire una nota di minaccia.

-Oh ma sentitela!allora l'elfo sa parlare!mi dispiace piccoletta ma non ne ho nessunissima intenzione!-rise il beota e i suoi degni compari.

-mi sa che non ti hanno informato ma gli elfi non esistono!e poi io non sto a sprecare parole con persone incapaci di comprenderle-fu la risposta tagliente della ragazza.

Il bestione sembrò non gradire molto la battuta che fece ridacchiare i suoi compari umiliandolo.

-Come osi piccola tr..-non finì mai la frase.

-Come ti permetti tu di venire a rompere le scatole alle persone!e la fine della frase è meglio se te la risparmi,sai potrebbe essere troppo per il tuo povero neurone mutilato formulare un insulto troppo elaborato per quel cervello striminzito in egual misura ai tuoi attributi!-il volto dello scimmione divenne paonazzo,e avrebbe giurato di veder uscire del fumo dalle orecchie.

-Vieni qua che ti faccio vedere io se sono striminzite brutta tro..-

-David piantala di fare l'idiota e lasciala in pace,non ti ha fatto nulla-parlò una figura indistinta avvicinandosi,e quando fu abbastanza vicino Lizzy lo riconobbe come il ragazzo che sapeva di cioccolato.

-Evan fatti gli affari tuoi!-rispose brusco avvicinandosi.

-Oh si che sono affari miei!poi chi cerca di salvarti il fondo schiena con zia?-rispose con un ghigno.

-Va al diavolo tu e la tua amichetta!-disse andandosene,senza prima lanciare un'occhiata truce alla ragazza.

-Ciao sono Evan e se non sbaglio tu sei la ragazza dell'ombrello!-si presentò con un sorriso.

-Piacere io sono Elizabeth e tu dovresti essere il mio salvatore-rispose all'ampio sorriso con un altro timido.

-Che diamine voleva tuo cugino?-chiese lei.

-Mmm...non saprei...forse non gli hai sbavato dietro come le altre!-le rispose.

Lizzy ,stranamente,rise della battuta del ragazzo dagli occhi smeraldo.

-Beh non vedo motivo per farlo!-disse poi lei ricordando la figura dello scimmione.

-Finalmente una ragazza con un po' di sale in zucca!!sia lodato il Cielo!-commentò alzando le braccia al cielo mimando un “grazie”,per poi tornare ad osservare la figura di Elizabeth scossa dalle risa.

-Non mi dire che quello scimmione di tuo cugino è considerato il ragazzo più bello!sennò veramente c'è una grave scarsità di materia grigia in questa scuola!-rise.

Erano tanti,troppi anni che non rideva così tanto con un suo coetaneo,con una persona che non fossero i suoi genitori adottivi,e la cosa la faceva stare bene.

Ridere con lui la faceva stare bene.

-Ti ringrazio-disse d'un tratto.

-Per cosa?-le chiese il ragazzo tornando serio.

-Per esser venuto in mio aiuto,anche se non te l'avevo chiesto,per stamattina:molte persone avrebbero riso lasciandomi li sotto la pioggia,invece tu mi hai dato riparo.

Grazie.-chiarì.

Lo vide abbassare lo sguardo imbarazzato e portarsi una mano alla nuca a disagio.

-Oh...beh prego.-sorrise ancora più in imbarazzo.

La campana di fine pranzo suonò e dovettero salutarsi per dirigersi ognuno verso la propria lezione.

  
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