- Fratelli, stiamo vincendo quegli umani, non c'č dubbio, ma mi preoccupa l'intervento degli dči: essi sono stati avvistati da alcune nostre sentinelle. In realtą non trovo strana questa loro intromissione: era inevitabile che avvenisse, prima o poi; eppure l'ho trovata stranamente tempestiva, come se essi ci temessero davvero.
- Non č forse positivo, Surtr? Li abbiamo spaventati! - fece il gigante Ulf.
- Certamente, caro fratello, tuttavia il fatto che siano intimoriti comporterą sicuramente un pił massiccio intervento da parte loro. Se tu fossi minacciato da un orso affamato non agiresti con maggiore determinazione di quanta ne useresti per mandar via una formica molesta?
- Sģ, senza dubbio.
- Allora immedesimati negli dči: a un'azione maggiore corrisponde una reazione maggiore. Forse non abbiamo messo in calcolo che l'esser potenti non č sempre un vantaggio, quando ci siamo lanciati in questa avventura.
- Ma fratello... questa avventura andava intrapresa, lo hai sostenuto tu stesso! Ti sei pentito di quel che dicesti?
Surtr, sfoderando la propria arroganza, si sentģ punto nell'orgoglio.
- Io non mi sono pentito proprio di nulla! Continueremo fin quando non avremo vinto, indipendentemente da quali saranno le nostre scelte nel frattempo. Non ci ritiriamo, noi; se tu vuoi farlo sei libero di infangare il tuo onore, a te la scelta!
- No, non lo farņ! Fedeltą assoluta, Surtr! Gloria ai figli di Młspell e alla loro nobile impresa, morte agli infami degli altri mondi!
Nonostante queste parole, perņ, Ulf non era del tutto convinto.
Odino sapeva esattamente cosa fare. Tutto, dentro di lui, lo portava a dirigersi verso quella collina sopra cui, senza ombra di dubbio, sorgeva l'accampamento degli umani.
I suoi compagni erano silenziosi e ordinati nella loro fila, consapevoli dell'altezza del proprio compito. Thor, incuriosito dalla vita del campo, voleva conoscere di persona quegli uomini; Freyr, altero, camminava subito dietro Odino, pronto a usare la propria bonarietą per trattare con gli umani. Gli altri dči e le dee, un po' incuriositi dalla singolare esperienza di un'alleanza con degli umani, si lanciavano volentieri in quel curioso evento. Sif, carezzando i propri capelli dorati, era desiderosa di entrare in contatto con le usanze degli uomini, proprio come il marito dal forte Mjöllnir, Thor; non sperava di ottenere nulla di utile da quel tipo di conoscenza, se non l'appagamento della propria curiositą.
Loki non era con loro.
La sentinella, sul campo, avvisņ prontamente Baldrir dell'arrivo di quella guarnigione celeste; il comandante, ancora mezzo assopito per le poche ore di sonno trascorse, con il cuore in gola fece il possibile per rendersi presentabile agli dči, atterrito dall'importanza del compito che stava per svolgere.
Andņ invece tutto molto pił tranquillamente di come si era aspettato.
Il primo a farsi avanti fu Freyr, in groppa allo splendido verro dalle setole auree, Gullinbursti. Baldrir fu investito da una luce fortissima che tuttavia, contrariamente a quanto si sarebbe potuto credere, diede ai suoi occhi uno strano senso di benessere, paragonabile all'incirca a quello derivante da un grande desiderio appagato.
Successivamente venne Odino, modesto nell'aspetto ma grandioso nel portamento, che gli conferiva grande dignitą: anche non sapendo chi fosse, lo si sarebbe giudicato sicuramente saggio.
Dopo fu il turno di Thor, che indossava una stupenda armatura rosso fuoco perfettamente abbinata con il Mjöllnir, in un duo che conferiva una notevole immagine di forza; di fianco a lui camminava imperiosa la moglie dai capelli d'oro, Sif, il cui sorriso tradiva tuttavia un poco di imbarazzo dovuto alla singolaritą della situazione.
Freyja, di un fascino enigmatico e difficilmente descrivibile, faceva la propria comparsa successivamente, assieme agli altri dči, che non mancarono di salutare calorosamente gli uomini, ancora sbalorditi dall'incontro con quegli esseri superiori. Gli uomini risposero, senza riuscire a smettere di fissare Freyja.
Baldrir, non meno sorpreso degli altri, riuscģ comunque a mantenere il dovuto contegno istituzionale e si fece avanti.
- Magnifici, eccelsi, superbi dči. Per noi č un onore avervi qui tra noi e siamo disposti ad obbedire umilmente al vostro volere; ci scusiamo per il cattivo aspetto del nostro campo e speriamo che non ne siate offesi. La vostra apparizione č per noi un grande dono: permetteteci dunque di esprimervi la nostra gratitudine!
Parlņ Freyr.
- Grazie, comandante, apprezziamo molto le vostre parole. Siamo qui per aiutarvi, dunque non temete di offenderci con la sola modestia del vostro accampamento; essa, anzi, non puņ che comunicarci un senso di pragmatismo che sicuramente vi contraddistingue e che, in frangenti bellici, č il benvenuto.
Baldrir, non sapendo cosa dire, sorrise. Freyr sorrise in risposta.
Mi sono gią simpatici! - pensarono contemporaneamente Sif e Thor.
Thorgrim, dalla sua tenda, poté solo udire quel che accadeva fuori ma sorrise anch'egli, sapendo che gli dči avevano ascoltato le sue richieste d'aiuto.