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Autore: LaRagazzaDelleMargherite    18/03/2010    4 recensioni
Cosa succederebbe se una normale ragazza lavorasse come sceneggiatrice nel telefilm Merlin? E se facesse una strana conoscenza? Prometto di stupirvi ;)
Genere: Comico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bradley James, Colin Morgan, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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4.        A Dish Best Served Cold

I hope you've got you're shoes done up tight
Because you better be runnin' for your fuckin life!

 
Elena era fumante di rabbia. Ma non avrebbe dato al biondino la soddisfazione di vederla svenire di nuovo. No e no. Decise di passare per un’altra strada. Dopo tutto, la miglior difesa è l’attacco. E il principino lo sapeva di sicuro. Basta farsi calpestare. Elena si avvicinò al ragazzo.
“Bene, credo che siamo partiti con il piede sbagliato. Oggi dovevo iniziare un nuovo lavoro e non ho potuto causa mal tempo, mi hai fatta cadere a terra, mi hai rovinato la maglietta, mi hai rubato il taxi e ciò a portato a farmi fregare la camera da te. Per oggi credo possa bastare no? Quindi, che ti piaccia o no, divideremo la camera questa notte”, disse decisa e cominciò a caricare i suoi bagagli nell’ascensore.
“Prenderò le scale, credo che in tre non ci entriamo”, disse poi decisa e andò al piano di sopra.
L’ascensore arrivò con un sonoro rumore. Il gorilla di Bradley scaricò tutti i bagagli e li portò dentro.
“Pensi che potrei sapere il tuo nome?” Chiese divertito.
Si voltò a guardarlo. Quanto era bello. Ma non avrebbe ceduto per così poco, non lei.
“No, mi dispiace. Il mio nome
è top secret mio caro. Se te lo dicessi poi dovrei ucciderti, no? Ora, se non ti dispiace, preferirei non parlare. Ho mal di testa”, rispose.
Lui alz
ò le spalle, congedò il gorilla (ma dove dormiva?) e prese ad aprire la valigia. Elena uscendo dal bagno si fermò a fissarlo. Meno male che non era Sarah. Quella pazza avrebbe di sicuro perso la testa. Doveva chiamarla. In camera da sola con Bradley James! Questa era proprio bella. Si, doveva ammetterlo a se stessa, il ragazzo le piaceva, e molto anche. Certo, l’aveva fatta arrabbiare parecchio quel giorno, e aveva dei modi di fare che la innervosivano. Elena gliel’avrebbe fatta pagare, poco ma sicuro. Una cosa che non sopportava di lui era il suo credersi superiore e il suo atteggiamento spavaldo e autoritario. Non andava affatto. Meno male che c’era lei. Lui si voltò e la sorprese a fissarlo. Inutile dire che il suo ego crebbe a dismisura. Dopotutto non tutti i giorni una rossa mozzafiato ti guarda dalla porta del bagno di una camera da letto francese. Lei arrossì e tornò in bagno, sentendolo ridacchiare. Che tipo irritante!
Era ormai ora di cena, si sarebbe cambiata dopo una bella doccia, ma prima doveva mangiare. Stava morendo di fame! Senza degnare il ragazzo di uno sguardo prese la porta e andò in mensa. Inutile dire che il cibo francese la disgustava, non che avesse particolari gusti, ma lì era tutto…amaro! Si diresse al tavolo dove era disposto il cibo e si riempì il piatto di patate al forno, l’unica cosa passabile. Sperò di non morire di fame nel successivo anno, o quanto meno di non andare avanti solo a patate!
Non appena si sedette al tavolo notò che la sala era stracolma di persone. Di fianco a lei stavano tre giovani ragazze dell’est, biondissime e altissime. E oche. Oh, si. Seppe che lui era entrato in sala quando quelle tre cominciarono a starnazzare e ad agitarsi sulle sedie, spostando a destra e a manca i capelli. Cosa non si farebbe per farsi notare! E di nuovo seppe che lui si stava avvicinando al suo tavolo grazie, o a causa, dell’espressione congelata delle ochette.
Oddio!
“Posso?”
Elena alzò lo sguardo, cercando di mantenere un’espressione impettita.
Eppure, non appena lo guardò, con I capelli umidi e quel suo sguardo magnetic, la sua determinazione vacillò. Che diamine! Non avrebbe ceduto tanto facilmente, nossignore!
“Cosa chiedi a fare?
La mia risposta la conosci e sono sicura che te ne fregherai”, rispose.
Lui rise e appoggiò la felpa sulla sedia, quindi si diresse verso il cibo, sempre seguito dallo sguardo delle ragazze bionde. Peccato che a lei rivolgessero quello che viene definito sguardo omicida.

Non hanno tutti i torti sai?
La sua vocina interiore aveva deciso di impicciarsi degli affari suoi? Zitta.
Bradley tornò al tavolo e tentò di fare conversazione. Fu determinato per circa dieci minuti, ma quando vide che Elena non spiaccicava parola si decise a tacere.
“Sei davvero un bel tipo, ragazza senza nome”, aggiunse, prima di voltarsi ad ammiccare alle biondine, che, ovviamente, si agitarono da matti.
Non appena Elena finì di mangiare si alzò e, senza degnarlo di uno sguardo, andò in camera. Salita si mise a sedere alla scrivania, aprì il portatile e cominciò a scrivere qualche bozza per il suo nuovo incarico. Chissà cosa sarebbe successo il giorno dopo! Doveva ammetterlo, non vedeva l’ora di rivelarsi a Bradley! Era perfida. Lavorò fino alle undici e mezza, interrotta da un forte rumore nel corridoio.
Urla? Corse alla porta e l’aprì. Per poco non rimaneva uccisa di nuovo! Il gorilla, stringendo il biondino in una morsa di ferro, la travolse nell’entrare in camera, per poi uscire precipitosamente a spingere via tutte quelle ragazze che, ahimè avevano scovato il loro beniamino. Elena era ancora a terra. Bradley sul letto, immobile. Lei lo guardò di scatto e lui ricambiò, con aria dubbiosa.
“Brutto stronzo, dillo o giuro che apro quella porta”, lo minacciò.
Lui era inebetito. Ma pochi secondi dopo, forse esortato dall’espressione assassina di Elena, aprì la bocca.
“Scusami, mi dispiace, non avevamo intenzione di farti cadere. Scusa!”
Elena lo fulminò.
“Ottimo!”
E prese la via del bagno. Era venuto il momento di fargliela pagare. Si fece una doccia e fin là nulla di male. Si avvolse nell’asciugamano e aprì la porta. Perfetto. Si stava appisolando.
Prese il cellular dalla tasca del giubbotto e ompoe il numero.
“Buonasera tesoro!”
Bradley fece un salto sul letto, spaventato, temendo un nuovo attacco dalle ragazze urlanti.
“Ma sei matta?
Come ti viene in mente di urlare così?”, chiese lui.
Elena si voltò a guardarlo con aria stupita.
“Ce l’hai con me? Per favore ragazzino sono al telefono, fai silenzio”, rispose e cominciò a parlare con Sara. A voce altissima andarono avanti a confabulare in italiano, cosa che si, si vedeva faceva innervosire il biondino. Dopo una mezz’ora attaccò. Rapidamente si voltò a guardare il ragazzo, scocciato sul letto. Con un sorrisetto compiaciuto andò in bagno e, senza chiudere la porta, accese il phon al massimo. Dopo un paio di minuti lo vide arrivare dallo specchio.
“Scusa ma io stavo cercando di dormire, domani dovrei lavorare”
Elena lo guardò un attimo, poi fece cenno di no con la testa.
“Cosa? Non ti sento bene!”
“Ho detto che stavo cercando di dormire!”
“Eh?
Non sento niente mi spiace!”
“Ma..”
“Non capisci che non sento nulla? Smamma ragazzino!“
Ottimo!
Il suo piano stava riuscendo alla perfezione! Certo era una cosa infantile ma era il massimo che poteva fare. Un famoso attore impiccato nella doccia dopo una notte passata con una ragazza italiana dai capelli rossi avrebbe destato qualche sospetto. O forse no. In ogni caso era meglio così.
Fu a mezzanotte e mezza inoltrata che spense il phon. Sempre facendo molto rumore sfoderò la sua tenuta da notte, prese l’i-pod, che accese al massimo, e cominciò a scrivere al pc.
Lui la guardò indispettito per un po’.
“Va bene, tu lo stai facendo apposta, ma adesso basta!”
Elena alzò lo sguardo su di lui.
“Senti carino, chi mi ha distrutto la giornata sei tu, quindi vedi di non lamentarti per così poco, girati dall’altra parte e dormi!”
Che goduria! Andò avanti con il rumore fino alle tre circa, quando anche lei cominciò ad avvertire la stanchezza. Lui sbuffò, come a dire “finalmente”. Lei ridacchiò, ma lui non la sentì.
“Cattiva notte principe Artù”, disse e si mise sotto le coperte.
Passò un’ora. Quando lo sentì russare piano si alzò, gli tolse la coperta e spalancò la finestra. Prese la mascherina dalla valigia e se la mise sugli occhi, infilandosi sotto il piumone. Che bella dormita si prospettava! Mentre lui si sarebbe svegliato molto molto presto.
Dopotutto, la vendetta è un piatto che va servito freddo, con un pizzico di sole mattutino.

 

 

You'll wanna disappear into the night
When you see me coming with this fucking knife!
(A dish best served cold, Jungle Fever)

   
 
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