Fanfic su attori > Cast Twilight
Segui la storia  |       
Autore: crazyfred    19/03/2010    4 recensioni
Questa ff è il seguito di Canto di Natale, ed i Robsten sono ben indaffarati a preparare il loro GIORNO MIGLIORE...dal capitolo1:… mio Dio, non posso ancora crederci, io ho sposato davvero Rob, e aspetto un figlio suo … sfacciatamente fortunata!!! ... nei miei pensieri queste parole ricorrevano spesso in quel periodo. Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, nè offenderle in alcun modo.I personaggi non noti della storia sono frutto della mia fantasia, e le loro interazoni con i personaggi noti sono assolutamente fittizie.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kristen Stewart, Robert Pattinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'My big complicated Robsten family'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
The best day - capitolo 10 Ragazze eccomi ce l'ho fatta finalmente!!!! Non vi garantisco che potrò postare con regolarità d'ora in avanti, ma la vena creativa come vedete non è andata persa del tutto. Mi dispiace avervi fatto aspettare così tanto ma la mia vita ultimamente è davvero frenetica. Non so se i risultati sono migliori o peggiori rispetto a prima, ma faccio quel che posso per far rimanere il livello sempre molto alto. Ho deciso di ricominciare con un capitolo tranquillo, dove non accade niente di che, e che magari sarà anche un po' noioso, a dirla tutta. Ma lascio a voi decidere, e mi raccomando, commentate!!!!











 Capitolo 10
DUE BIGLIETTI DI SOLA ANDATA


P.O.V. Richard

“Richard! Richard!” sentivo in lontananza mia moglie che mi chiamava; io intanto riemergevo dal sonno. 
“Sì? Che c’è Claire?” Non era la solita sveglia del mattino, quella delicata e dal profumo di tè. 
“Il telefono squilla.” Mi voltai verso il comodino, la sveglia segnava le 5 del mattino. 
Una sola persona poteva chiamare a quell’ora. 
Non ricordo bene i miei movimenti, so solo che mi ritrovai, con la vestaglia infilata e le pantofole ai piedi, a scendere le scale a perdifiato, fiondandomi come un razzo sull’apparecchio telefonico. 
Col fiatone risposi “Rob?”
Non c’era bisogno di un genio per capire che a quell’ora si potevano ricevere solo chiamate da oltreoceano, dove l’orario sarà stato certamente più appropriato; ma comunque mi preoccupai, visto che i ragazzi non avevano mai disturbato a quell’ora. “Che c’è figliolo, che è successo?” 
“Ciao papà. senti, potresti passarmi la mamma?” La voce sembrava calma, ma fin troppo seriosa: era un attore, poteva darmela a bere con facilità. 
“Sei sicuro Rob? Dimmi che va tutto bene” continuai con il mio interrogatorio, preoccupandomi ad ogni secondo che passava senza avere una risposta.
“Te l’ho detto papà, va tutto bene, ma mi passeresti la mamma, ho bisogno di un favore” 
“Ma se va tutto bene perché chiederlo a quest’ora il favore, Rob? Non potevi chiamare più tardi? Dimmi che tu stai bene e Kristen sta bene e che …” non potevo pensare ad una cosa così brutta “… e prima che me lo chiedi, anche il tuo nipote preferito, nonché unico, sta bene” rispondendomi così, Robert mi procurò un sospiro di sollievo. 
“Ora, me la passi mamma?” senza dire una parola, con un pizzico di amaro in bocca, visto che mio figlio puntava sempre a sua madre, passai l’apparecchio a Claire, che mi era rimasta affianco col fiato sospeso, e se possibile mi aveva fatto salire l’ansia ancora di più. 
“Che c’è tesoro?” Eccola che comincia a fare le fusa a suo figlio: a volte mi sento geloso di quella intimità; ma d’altronde, io e mio figlio non siamo stati legati per nove mesi con un cordone. 

Ormai certo il sonno perso non poteva essere recuperato, così mi spostai in cucina, e mia moglie mi seguì a ruota con il telefono portatile. Iniziò una fitta, nonché interessantissima conversazione con Robert, fatta di ehm, sì, capisco, certo come no … se avessero usato l’alfabeto morse, li avrei capiti più facilmente. Almeno Clare aveva avuto il buon senso di mettersi a preparare la colazione nel frattempo. Accesi la televisione e passai distrattamente in rivista i canali di notizie.
La mia attenzione fu poi attirata da una frase di mia moglie “Ma perché? Mi vuoi spiegare per cortesia cosa è successo?” 
Allora qualcosa era successa davvero! Ma perché Robert non me l’aveva detto, e perché Clare continuava ad essere così tranquilla. Con la stessa calma di sempre, la telefonata si interruppe con un “Ci vediamo, buon viaggio” che ovviamente mi insospettì. 
“Già di ritorno?” chiesi, con nonchalance, tentando di celare il mio stato d'animo reale “ma non dovevano tornare tra 3 settimane?” 
“Sì ma hanno anticipato la partenza. Kristen aveva bisogno di tornare” 

A quelle parole mi si rizzarono le antenne: volevo troppo bene a mia nuora per poter sopportare che le succedesse qualcosa di grave; e poi portava il mio nipotino in grembo: una ragione in più per preoccuparmi. “Ma allora non sta bene? È successo qualcosa al bambino” 
“No, calmati caro, non è successo niente! Non si tratta di questo” Mi innervosii 
“E allora? Santo Iddio, ma perché non mi dici le cose come stanno Claire. Non sono malato di cuore, se è successo qualcosa di brutto non mi sento male” mi facevo forza, ma sapevo che era una bugia anche per me. 
“Non ti dico niente perché non è successo niente di grave. Robert mi ha solo chiesto di andare a casa loro, e dare una sistemata prima di rientrare. E anche di fare un po’ di spesa, perché il frigo è vuoto, visto che avevano programmato di rimanere via per un mese.” Mi tranquillizzai definitivamente; Clare non mentiva. 
“Ma perché ripartono subito? Che significa che Kristen aveva bisogno di tornare?” 
“Non lo so, non me l’ha voluto dire. E questo mi sembra strano. Mi ha detto che se voleva, ce l’avrebbe spiegato lei al ritorno” stavolta però era preoccupata Clare, e lo ero anch’io.

Tuttavia mi sentivo felice, fiero, che Kristen avesse scelto di tornare in Inghilterra così presto. Sicuramente non era così, ma mi piaceva credere che la nostra compagnia le fosse più gradita di quella della sua famiglia. Così azzardai ad incoraggiare Clare “Beh allora tesoro non preoccuparti; non sarà successo niente di così brutto poi; magari è la solita storia con i paparazzi. Sai quanto Kristen e Rob li detestino; avranno deciso che la cosa migliore era tornare qui e starsene tranquilli, prima di riprendere con il lavoro …” 
“ma sì forse è come dici tu”.


P.O.V. Robert

“Mamma adesso ti devo lasciare, che sta arrivando Kris …” “Ma perché? Mi vuoi spiegare per cortesia cosa è successo?” “Mamma, ti prego, ora non posso parlare, te lo dirà lei quando torniamo, se vuole. Ciao!” mi dispiacque molto riattaccarle il telefono praticamente in faccia, ma era l’unico modo che avevo per evitare di rispondere a quella domanda. 
Uno perché non volevo parlarne davanti a LEI, non volevo farla rabbuiare di nuovo e due, perché sinceramente cosa avrei detto a mia madre per giustificarlo? Più ripensavo a mente fredda a ciò che era successo, e più mi davo del minchione per non aver saputo trovare un compromesso ed aver fermato quella catastrofe. Anzi, avevo ulteriormente peggiorato la situazione con le mie stesse mani. 
Stavamo per diventare genitori, ciò nonostante ci stavamo comportando come dei bambini: scappavamo dai problemi anziché affrontarli. Ma lei aveva voluto così e sì, lo ammetto, ero e sono completamente succube di lei, non posso non assecondarla, ogni volta. Tanto più allora, che era incinta e non volevo che le capitasse niente di male.

Era andata in bagno prima di partire, perché durante il volo non si sarebbe mossa dal sedile, o meglio non avrebbe scrollato via la sua presa dal mio braccio. Gli occhiali neri e capelli perennemente in disastro mostravano ai paparazzi che ci ronzavano intorno la solita Kris, ma sapevo che sotto le lenti nascondeva delle occhiaie profonde e livide. Le avevo detto che se fossimo arrivati troppo presto in aeroporto avremmo dovuto aspettare ed avremmo certamente attirato l’attenzione, ma aveva voluto fare di testa sua, aveva voluto abbandonare quella città il prima possibile, e anche stare a LAX la faceva sentire possibilmente più vicina alla meta del nostro viaggio. 
Avevamo già dei biglietti per il ritorno, previsto in data molto più lontana, ma non essendo rimborsabili dovetti prenderne altri due, un volo diretto per Londra, di sola andata.

In attesa di imbarcarci stavamo sulle panchine come una normalissima coppia, come tante ce ne erano lì in quel momento. Cercavamo di non dare importanza ai flash che partivano da ogni parte dell’edificio, probabilmente non avevamo la forza, più che la voglia, di fermarli in quel momento. Kris teneva la testa appoggiata alla mia spalla e, tipico segno della gravidanza, tendeva ad avere le gambe divaricate mentre stava seduta. Di tanto in tanto accarezzava la pancia che, ormai giunta al quinto mese, non poteva più essere nascosta. Lei ascoltava musica dall’ iPod, io tentavo di leggere una rivista qualsiasi presa distrattamente nell’edicola dell’aeroporto, mentre come un tic che le accarezzavo i capelli. 
Ma venni distratto facilmente dalla tenerezza del quadro familiare che io e la mia dolce metà stavamo componendo. Non resistetti e le stampai un bacio sui capelli profumati. 
“Vi amo” sussurrai. 

Non ero sicuro che avesse sentito le mie parole, ma sembrò rispondere quando strinse le sue braccia attorno al mio e mi attirò più a sé. 
“Scusa per questo trambusto” mi disse. Aveva quel maledetto vizio di mantenere le cuffie alle orecchie, nonostante non ascoltasse nulla; allora aveva davvero sentito le mie parole: ne ero felice.  Sembrava voler dire qualcosa, i suoi occhi me lo chiedevano, però era incerta, credo soprattutto nei confronti della mia possibile reazione. Effettivamente non avevamo ancora parlato di ciò che era accaduto. Io le avevo dato il mio pieno e devoto appoggio, come sempre; da parte mia non le avevo però rivelato del mio incontro con i suoi quella mattina stessa. 
“Come stai?” le chiesi. 
Fraintese la mia domanda: “Bene, non ho più avuto nausea da stamattina, ed il sonno lo recupero ora che saliamo in aereo …” 
Posai la mia mano libera dalla sua stretta sul suo cuore, per farmi capire meglio “Come stai, qui?” Un attimo di silenzio. Abbassò lo sguardo: forse non stava poi così bene come aveva voluto farmi credere. Ed i miei sensi di colpa presero di nuovo a farsi largo, prepotenti. 
“Kris non è tardi per tornare indietro. Possiamo tornare a casa e sistemare le cose.”
Alzò lo sguardo implorante ma decisa “Sì Rob io voglio tornare a casa mia! Voglio tornare a Londra” la speranza che avremmo risolto tutto svanì improvvisa così come era arrivata. 
“Ma non pensi di aver bisogno di loro?” le dissi mentre scuoteva la testa “di tua madre, almeno? Lei non ha  colpe!” 
“Lo so Rob che lei non c’entra. Ed infatti lei farà sempre parte della mia vita. Ma non potevo dargliela vinta”. 
La presi per mano: “Kris ascolta” non potevo mentirle, non l’avevo mai fatto e non potevo cominciare proprio in quel momento “io rispetto e accetto tutte le tue scelte, ti seguirò ogni decisione prenderai, però credo che una possibilità dovresti dargliela. Parlare non significa gettare la spugna. Si tratta di venirsi incontro. E magari lui potrebbe capire e …” “Ssshhhhhhhhh!!!” posò un dito sulle mie labbra, a zittirmi “lo sai qual è la ragione per cui mi sono comportata così? Perché mi sono resa conto che mio padre non è capace di amarti” sapevo che era così, lo era stavo fin dal principio, ma non mi ero mai arrabbiato perché in fin dei conti nessuno ci aveva ostacolati concretamente nei nostri progetti, la sua avversione era rimasta del piano verbale e non mi dava fastidio più di tanto. 
“Ma questo non mi importa, col tempo passerà, qui si tratta del vostro rapporto!” 
Ma lei no, lei si sentiva offesa, presa in giro.
“No, Rob, no! Noi siamo una cosa sola ormai, se lui odia te odia anche me. Ed odierà alla stessa maniera anche nostro figlio” 

Chiamatemi pure debole, pollo, ma quando disse queste parole mi sciolsi totalmente e non fui capace di controbattere, gliela diedi vinta, come al solito. Avvolsi con un abbraccio le sue spalle, e la feci accoccolare sul mio petto, lei cinse la mia vita con un abbraccio abbondante e caldo. 
“Ok, va bene ... per ora si fa come vuoi tu. Tanto si fa sempre come vuoi tu!" dissi sarcastico mentre lei rideva sotto i suoi baffi da gattina. "Ma promettimi che ci penserai. E che seguirai il mio consiglio. Si tratta almeno provaci …” Non potei continuare oltre, perché le sue labbra si fermarono sulle mie, e mi tolsero il respiro. Dire che si fermarono, oltretutto, è una parola grossa … 

“Ah, comunque …” mi disse affannata quando terminammo entrambi l’aria nei polmoni e dovemmo staccarci “Ti amiamo!”

 

   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Cast Twilight / Vai alla pagina dell'autore: crazyfred