È ORA DI INIZIARE
Urla.
L’eccitazione, il grido dei fans in delirio. Ecco cosa
avevo sempre sognato.
Da
piccola perdevo ore ed ore delle giornate a
immaginarmi sopra ad un palco, a cantare, mentre attorno a me un milione di
ragazzini scandivano a chiare lettere il mio nome: EL – LY! EL – LY! EL – LY!
Quante notti spese a scrivere canzoni alla flebile luce dell’abajour,
quante ore di scuola impiegate ad arrangiare gli accompagnamenti durante le
spiegazioni e quante delusioni quando tutto non mi soddisfava.
Litigi,
pianti, fughe, urli. La mia passione era sempre stata costernata da questo
genere di reazioni.
Ma ora non me lo ricordo. Sono qui, dietro al palco, aspettando il
mio momento. E tutto ciò che ricordo è la gioia che mi ha
regalato questo sogno.
Ci
sono riuscita, ho raggiunto la meta. Sono qui per
questo.
Manca
ancora mezz’ora prima di uscire per soddisfare i fans, e già l’adrenalina mi
percorre in tutto il corpo. Non che sia la prima volta, è chiaro, ormai sono
abituata a questo genere di cose, ma oggi è diverso.
Oggi
è passato esattamente un anno dal mio primo debutto.
Sento
il sangue pulsare nelle vene dall’agitazione, proprio come 365 giorni fa. Per la prima volta dopo tanto tempo, ho di nuovo paura.
Sobbalzo
sentendo le mani
da Dave sulle mie spalle.
<< Scemo, mi hai fatto paura! >>
lo rimprovero con un sorriso, vedendolo ridere di gusto.
<< Scusa >>, e sa come farsi
perdonare, il maledetto, mi stampa un bacio sulle labbra: non so perché, ma
quel suo contatto riesce sempre a tranquillizzarmi. Il mio cuore smette di
battere come un pazzo e scandisce lentamente i secondi. Ora sì che va’ decisamente meglio.
<< Grazie, Dave >> dico, e poi lo abbraccio forte. Il profumo che indossa è inebriante e
per un secondo dimentico de essere dietro il palco di un concerto, del MIO concerto.
<< Cinque minuti! >>
urla il mio manager affacciandosi alla porta del camerino.
<< Bene >> sospiro. Sono pronta ad
affrontare quella folla accanita. Non esito.
Dave
prende la sua Fender Strato-Caster e mi sorride. Ancora pochi
istanti e tocca a noi.
Usciamo,
con decisione. Nel corridoio troviamo Alex, con le bacchette in una mano e una
tazza di caffé nell’altra. È sempre agitato prima di un concerto, e la caffeina
sembra stranamente l’unica cosa capace di calmarlo almeno un po’. Accanto,
appoggiato al muro, c’è Matthew che strimpella le corde del basso
distrattamente.
Questo
è il mio gruppo. La mia band, unica e insostituibile.
<< Dai ragazzi, andiamo! >> li
incoraggio e, tenendo la mano a Dave, esco.
Vedo
le luci, i ragazzi urlanti, i microfoni e gli amplificatori.
Guardo
Dave, poi Alex, poi Matthew e infine di nuovo Dave. Mi sorride e inizia a
suonare i primi accordi.
Prendo
il microfono…
È
ora di iniziare.
***
*SPAZIO AUTRICE*
Ho scritto questa One-Shot durante un’ora
persa a scuola, ricordando un sogno di quando ero davvero piccola.
Spero che vi piaccia. (:
Besos
Harry_Jo*