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Autore: kiku77    22/03/2010    8 recensioni
Al rientro dal Brasile e dopo gli impegni con la nazionale, Tsubasa si concede una settimana alle Hawaii per ultimare la sua preparazione atletica: il suo sogno di andare a giocare in Europa sta per diventare realtà.Cosa succederà a Sanae, invece?
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Dall’autobus, lungo la strada che la portava all’ospedale, provò più volte a chiamare ma il cellulare di Tsubasa era spento.

“Sarà l’alba… starà ancora dormendo” pensò.

Per tutto il turno di lavoro era stata distratta e nervosa: più volte era stata ripresa dalla capo turno ma Sanae sembrava proprio in un’altra dimensione.

Anche se sapeva benissimo che Tsubasa non era uno che si abbatteva facilmente, poteva comprendere che in quel momento una bocciatura del genere fosse comunque difficile da accettare e digerire. Aveva bisogno di parlargli, di fargli sapere che lei aveva fiducia in lui.

Il cellulare rimase in silenzio e anche quando al rientro tentò di nuovo, lo trovò sempre spento.

Era agitata ed avvilita.

Corse in casa e pensò di andare dritta in camera perché sentiva di aver bisogno di piangere, ma, una volta in sala, vide sua madre in ginocchio che imbastiva l’orlo di un bellissimo abito, indossato da Yukari.

“Ciao Sanae” disse la ragazza, notando lo stupore ingiustificato dell’amica.

“Ma cosa fate?” chiese ancora sorpresa.

“Non ti ricordi?” chiese Yukari indispettita, “ ti avevo detto che sarei venuta a provarmi il vestito che mi hanno regalato i miei… ma dove hai la testa?”

Sanae improvvisamente si ricordò e si diede della stupida.

“Scusa, ma… sono un po’ nervosa… questa storia di Tsubasa…”

“Quale storia?” chiese sua madre, senza pronunciare bene le parole perché fra le labbra teneva uno spillo.

“Niente… per il momento giocherà in seconda squadra…” disse Sanae, senza nascondere la delusione e la preoccupazione.

“Dai, Sanae… cerca di farti forza… sai bene che Tsubasa non si lascia buttare giù da niente!” esclamò Yukari.

“Sì, sì, ma sono preoccupata… non riesco a chiamarlo!”

“Gli uomini…” disse la signora Nakazawa, con un principio di amarezza nel suono della voce.

“Che vuol dire?” chiese Yukari, che in quel momento aveva bisogno di risposte e di capire cosa dovesse fare.

“Niente…”

“Lei come ha fatto a capire che suo marito era l’uomo giusto?”

Sanae fissò Yukari e non poteva credere che stesse chiedendo a sua madre una cosa così personale.

La signora Nakazawa, non sembrava per niente disturbata, però. Aveva sempre avuto un debole per Yukari e nessuno le faceva mai domande: in quel momento, in quella stanza, finalmente senza libri sul tavolo, senza musica, senza l’uomo che le aveva distrutto il cuore e la vita, si sentiva più forte.

“Non lo so… lui… lui mi ha fregata…”

Sanae si sedette sul divano e Yukari faceva intendere dallo sguardo che il discorso stava diventando interessante.

“Fregata?” domandò.

“Sì… io mi ero diplomata ma non ho frequentato l’università. Sono andata a lavorare subito. Lui aveva studiato a Parigi e suonava sempre. Era un bel ragazzo, ma, modestamente, ce n’erano altri e più belli di lui che mi venivano dietro. Non guardatemi adesso: io ero abbastanza carina…”

“Il babbo dice che eri bellissima…” disse Sanae per compiacerla.

La signora lasciò intravedere un mezzo sorriso in cui le due giovani poterono cogliere un po’ di tenerezza.

“… solo che lui, lui mi portava a prendere i dorayaki e mi parlava dei posti in cui era stato, di tutte le persone che conosceva e io, io mi perdevo… poi quando andavo ai suoi concerti… ah… nella mia vita non c’era che lui… l’ho amato troppo. Subito e troppo.”

Yukari era concentrata sul fondo del suo abito: la stoffa, intercalata dal filo dell’orlo, s’increspava e formava delle piccole onde irregolari e sottili.

Anche lei si perdeva quando era con Taro: lui sapeva incantarla e farle sembrare tutto nuovo.

“… nella vita però non è che stai tutto il tempo a parlare e ad ascoltare: c’è un momento in cui devi anche essere concreto. Invece lui no… lui non è mai stato portato per il matrimonio, i problemi pratici… la quotidianità. Credo che si sentisse in gabbia, anche se andava sempre in giro a suonare. Dopo l’incidente poi… è finito tutto. Lo so che per voi, per te Sanae è sempre tuo padre e ha ancora quella capacità di incantare e farti perdere. Ma con me… con me non funziona più. Io non so più ascoltarlo…”

Sanae sembrava di ghiaccio. Quasi, a guardarla da fuori, in prospettiva, sembrava finta, immobile, inanimata.

“… però è stata felice, no?” chiese Yukari.

“Felicissima. I primi anni sono stati bellissimi. Ma quella felicità l’ho ripagata tutta… state attente, voi… più che altro tu Sanae…”

Yukari la guardò.

“Perché io no?” chiese insicura.

“Tu Yukari stai con un ragazzo eccezionale: Ryo è una persona semplice, un ragazzo spontaneo, divertente. Se ti si rompe una cosa, lui la sa rimettere a posto. E se un giorno non potesse giocare più a calcio, beh si inventerebbe qualcosa. Ma Tsubasa… se non potesse più portare avanti il suo sogno, non sarebbe neanche la metà del ragazzo che è adesso… lui somiglia molto a tuo padre Sanae: è un vincente nel suo campo, ma nella vita… nella vita non mi dà per niente l’idea di sicurezza”.

Lei, seduta sul divano, si era rannicchiata e in mano teneva il cellulare aspettando che suonasse.

Ogni parola aveva offeso il suo apparato uditivo: dalle orecchie, era passata dentro le narici per poi arrivare alla bocca e nel palato si era come ampliata creando un cerchio.

” E’ lì? E’ nel palato allora che nasce il pianto?” si domandò istintivamente sentendo il desiderio di aprire la bocca e sbadigliare mentre una scarica di bagnato già pungeva gli occhi.

Yukari aveva toccato il suo bel vestito riconoscendo nel discorso della donna una verità sacrosanta:Ryo era la vita, Taro la poesia.

“Si possono amare due uomini nello stesso momento?” chiese allora senza nemmeno accorgersene.

La signora Nakazawa si alzò.

Sanae sconvolta come era, dopo quello che sua madre aveva detto di Tsubasa, non era neanche sicura di aver capito bene la domanda. E poi che differenza faceva? Lei non riusciva neanche ad amarne uno, a quanto pareva…

“Cosa intendi? Intendi platonicamente o intendi avere una relazione con due uomini… siete grandi ormai, non stiamo tanto a girare intorno alle cose…” disse, ritornando brutta e sciupata.

“Intendo realmente…”

“Credo di sì… altrimenti non esisterebbero gli amanti… ma a lungo andare credo ti logori dentro. A volte incontriamo due persone distinte che insieme sarebbero l’essere perfetto. Quello che non ci dà una, lo prendiamo dall’altra. Succede in tutti gli aspetti della vita, non necessariamente in amore. Yukari… ma perché mi fai questa domanda? Credi che io abbia una relazione con qualcuno?”
Yukari diventò tutta rossa.

“No… no, no per carità. Io l’ho chiesto così… non so neanche perché…”

La signora Nakazawa scoppiò a ridere; non si era offesa e quella conversazione l’aveva divertita. Vedeva in Sanae  lo stupore per le cose che aveva detto su Tsubasa ma il terrore che ciò che era successo a lei potesse accadere anche a sua figlia la spingeva a metterla in guardia.

Finirono di prendere le misure per sistemare il vestito, poi Yukari andò in camera con Sanae.

“Sarà meglio che vada…” disse.

“Secondo te mia mamma ha ragione su Tsubasa?”

Yukari andò verso la scrivania, dove la stampa di “Donna in poltrona rossa” era rimasta abbandonata insieme ad altre cose. Non aveva seguito per filo e per segno quella parte del discorso, occupata com’era a riflettere su Ryo e Taro.

“No… credo che alla fine abbia solo paura che tu te ne vada da lui in Spagna…”

“Certo… come no! Non mi chiama neanche!” disse Sanae buttando il cellulare sul letto.

“Ma tu lo faresti?”

“Cosa?”

“Te ne andresti da lui? “

“… Io? Adesso?”

“Adesso. Per sempre.”

“… sì… credo di sì. Temo di sì…” disse Sanae.

Yukari la guardò dolcemente. Seduta sul letto con quell’ espressione un po’ avvilita e un po’ ancora bambina, sembrava ancora più bella.

Con gli occhi le osservò il volto poi il corpo, che sembrava un frutto ancora acerbo, ma succoso e dalla polpa morbida.

Girando la testa incontrò invece la sua figura allo specchio: il corpo era definito e definitivo; non c’era niente da scoprire, niente da trovarci dentro. Tutto il sapore era già stato assaggiato. Taro si era preso la bocca, i seni, le clavicole, il costato; Ryo l’addome, le cosce, le mani. Tutti e due avevano conosciuto il suo grembo e lei sapeva che non sarebbe mai stata capace di scegliere.

“Puttana… vigliacca…” si disse.

“Ma che hai? Sei strana..” Sanae la guardava mentre lei sembrava parlare da sola.

“Niente… vado a casa… ci vediamo domani” disse, prendendo la borsa e uscendo dalla stanza.

 

Sanae prese la sveglia: erano già le undici e cadeva dal sonno. Ma non voleva addormentarsi.

Si spogliò e si mise il pigiama. Preparò la borsa per l’indomani e tirò fuori dal cassetto la sua conchiglia per strofinarla un po’.

Il cellulare cominciò a  vibrare e lei subito salì sul letto: in ginocchio rispose.

“Ciao” disse Tsubasa, “scusa se non ho chiamato prima…”

Sanae tirò un sospiro di sollievo.

“Ciao…”

“Immagino avrai saputo…”

“Sì… ma… devi essere contento…” disse lei, inaspettatamente.

“Ah sì? Beh… sei la prima che lo dice…”

“Tu vuoi giocare dietro le punte, giusto?”

“Sì, e allora?”

“E allora dietro le punte al Barcellona c’è un certo Rivaul… ti saresti seduto in panchina tutto il tempo… e tu in panchina non ci sai stare.”

Tusbasa restò un momento a pensare: era quello che gli aveva detto il mister più o meno; con la differenza che Sanae lo conosceva bene e sapeva quanto sarebbe stato frustrante assistere alle partite dalla panchina. Lui era abituato a giocare anche sotto infortunio.

“In questo modo giocherai e ti farai conoscere e apprezzare. Il resto verrà da sé… prima che il girone d’andata finisca, sarai in prima squadra.”

Sanae aveva cercato di fare in fretta. Voleva trasmettergli fiducia  e voleva farlo in modo semplice.

Lui però non parlava perciò non capiva se ci fosse riuscita o no.

“Tsubasa ma mi senti?”

“Sì… quando mi parli così, mi sembra quasi di vederti…”

“Posso immaginare quanto tu ci sia rimasto male… non sei abituato a questo genere di cose.”

“E’ stato come ricevere un pugno in faccia… ma adesso mi sento già meglio. Mi sento meno solo. Anche se…”

“Dimmi” fece lei, invitandolo a finire la frase.

“… mi manchi di più di quando ero in Brasile: molto, molto di più…”

---

Nota: dorayaki = dolci formati da due piccole crepes spesse, farcite di marmellata di fagioli azuki ( dolci e di colore rosso).

Ciao!

 

Ringrazio tanto le persone che stanno seguendo questa storia e coloro che mi lasciano la loro opinione!

Miki87: grazie per la rece! Lo so Sanae è proprio giù… però nelle tue domande ci sono delle intuizioni… voglio dire: non può sempre andare male, no? Diamo tempo al tempo…

DolceBarbara: grazie per il tuo commento! Sì anch’io non è che ami molto Kanda, anche se, come dice Sanae, non è cattivo in fondo. Lei gli risponde proprio per le rime! Riguardo a Tsubasa, devo dire che quella fase sia dell’anime che del manga è alla fine positiva. Secondo me e' assurdo che appena arrivato al Barcellona, trova subito la strada in discesa… avrà modo anche lui di affrontare le difficoltà e maturare. Ne uscirà ancora più forte!

Hikarisan: hai ragione! Concordo in pieno con la tua opinione sulle bocciature! E poi così, Tsubasa sembra un po’ più reale a parere mio. Grazie mille per aver recensito!

Hitomichan: sono sempre felice di leggere le tue rece! Seguono, credo i tuoi umori: a volte sei seria ed intensa, a volte sei più “di buon umore” ed ironica… grazie per commentare i cap con la tua voce sempre nuova… sulla prima parte non c’è da dire niente, perché il tuo pensiero è limpido e condivisibile; riguardo al tuo dubbio, beh… lo sai che non ti posso dire niente, però, onestamente questa Sanae non mi sembra una debole… nella vita però non si può mai dire… vediamo come procedono gli eventi!

Elisadi80: quando vedo una tua rece, sono sempre contentissima! Grazie per aver scritto! Spero che continuerai a leggerla!

Marychan82:… grazie per quello che scrivi, per la lucidità e la “ricchezza” con cui prendi in esame i pg, metti a confronto le parti del testo, le situazioni. Oltretutto quello che hai scritto nella seconda parte trova un’eco proprio in questo cap: senti in anticipo cosa succederà… d’altra parte succedeva anche con “le conseguenze”, ti ricordi? Sarà il tuo modo profondo di saper andare oltre il testo, non lo so… grazie, grazie davvero.

   
 
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