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Autore: Jemei    24/03/2010    1 recensioni
"L’altro stringe fra le braccia Sonno, il fratello di Morte, e la malvagia notte, avvolta in una nuvola vaporosa. E là i figli della nera Notte hanno la loro dimora, Sonno e Morte, terribili dei."
La guerra distrugge e crea; domina tutti, anche i Vampiri che ingannano la Morte.
E questa volta, saranno loro a bagnarsi di strage le mani.
Genere: Generale, Dark, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Kaname Kuran, Nuovo Personaggio, Zero Kiryu
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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La sala era stata addobbata perfettamente, ogni oggetto al proprio posto, ogni fiore dentro al vaso, ogni colore brillante, ogni stoffa fatta del materiale più pregiato. Sarebbe stato bello, se quello fosse stato il ballo d'inverno dell'accademia Cross. Peccato che così non fosse. Era sempre un ballo, ma mille volte più sfarzoso, elegante e pericoloso.
Perchè di umani non ve ne erano.
Solo vampiri, esseri eterei dalla bellezza disumana, che attiravano le proprie prede con il fascino ambiguo del male.
Risate morbide dai toni vellutati, occhi dai colori sgargianti e profondi come abissi, pelle bianca come porcellana – ogni loro gesto, ogni movenza, ogni sorriso di diamante attirava l'attenzione, trascinando sempre di più nell'oblio.
E, come tra gli umani certi ragazzi o certe ragazze sono più popolari, anche tra i Non Morti è così: personalità che spiccano per bellezza, carattere, potere.
Era il caso di Kaname Kuran, arrivato da soli dieci minuti e già accerchiato da nobili e aristocratici desiderosi di presentargli le proprie figlie, anche se sapevano benissimo del probabile futuro matrimonio con la neo principessa vampira, Yuuki Kuran.
Sorrideva amabilmente, dedicandosi a tutti gli ospiti, osservato, da lontano, dai suoi compagni – e non solo. In un angolo della sala, i nobili del Consiglio lo tenevano d'occhio, in attesa di una sua mossa; e nell'angolo opposto, Zero Kiryuu, Level D, controllava tutta la sala, senza riuscire a schiodare gli occhi dal purosangue.
Forse perchè aveva un brutto presentimento.
Forse perchè... ogni volta che lo guardava, ricordava le sue labbra sulle proprie, la prepotenza della sua lingua, il sapore intossicante ed il profumo inebriante. Ricordava le sue dita sui polsi, i corpi vicini, quella stretta allo stomaco ed il cuore che batteva forte.
Scosse il capo, gettando via quei ricordi.
“Zero? Stai bene?”
Si voltò quando sentì le dita sottili sulla propria spalla, incontrando gli occhi gemelli di Lamia, sinceramente preoccupati. Lo teneva troppo d'occhio, quella ragazzina. Quella... vampira.
Si concesse solo un istante, per indugiare sul bel corpo femminile e l'abito elegante. Nero come le tenebre più profonde, lasciava le spalle nude, permettendo alle maniche di iniziare solo da metà braccio, allargandosi ed ampiandosi, tagliate ai lati; la gonna scivolava con piacere sulle gambe snelle, corta sul davanti e poi sempre più lunga dietro, fino a sfiorare il terreno in morbide onde, come spuma di un mare d'inchiostro. Con un minimo di tacco, non doveva neanche sforzarsi troppo di alzare il viso per guardarlo. Le ciocche corvine erano parzialmente legate sul capo, mentre il resto toccava la schiena, accarezzando la vita. Niente trucco, se non per una traccia lucida di rossetto, che rendeva le labbra cremisi ed invitanti.
“Sì, sto... sto bene. Non c'è bisogno che ti preoccupi sempre,” protestò distogliendo lo sguardo, cogliendo con la coda dell'occhio il ciondolo al collo della vampira. Un nastrino di velluto scuro, a cui era appeso una piccola ametista che si accompagnava bene agli occhi. Si aspettava un rimprovero, una risposta, invece Lamia sorrise, portando il bicchiere pieno di liquido scuro alle labbra.
“Perdonami, è un'abitudine. Sindrome da sorella maggiore,” ironizzò riferendosi al gemello, che in quel momento non era presente. Forse era da qualche parte a fare il cascamorto con qualche ragazzina, come ogni tanto capitava. La guardò per qualche istante, sentendosi persino in imbarazzo.
“Non mi piace questo posto,” confessò in un soffio, sentendo la pelle accapponarsi in presenza di tutti quei vampiri. Era ovvio che reagisse così, pur essendo un Level D era ancora un Hunter. Le dita della donna gli sfiorarono di nuovo la spalla, il braccio, quasi per calmarlo. Rafforzò la presa e Zero rabbrividì, per un qualche motivo – per un attimo gli era sembrato di sentire un'energia calda, bruciante, percorrere il suo corpo.
Lamia sorrise, guardandolo.
“Stai tranquillo. Non ti toccherà nessuno,” soffiò a bassa voce e, per un qualche motivo, credette davvero a quelle parole.Deglutì, senza sapere cosa dire. Fortunatamente – o sfortunatamente – ci pensò qualcuno a distrarli. I nobili del Consiglio si erano avvicinati maggiormente a Kaname, parlandogli sottovoce, ed il sorriso era scomparso dalle labbra del purosangue. Anche Lamia li osservava, in silenzio, le dita ancora sul braccio dell'Hunter.
“Tieni d'occhio Kaname, Zero.”
Si voltò per risponderle, ma era già scomparsa. Solo in quell'istante, si chiese per quale motivo ad un ballo una ragazza si portasse un pugnale nascosto sotto al vestito.

( Sono il respiro sui tuoi capelli,
l'incubo senza fine, il covo del diavolo
)

Lo sapeva che sarebbe accaduto, prima o poi.
Era inevitabile.
Con un sorriso, chiese a Yuuki di andarsene, allontanandosi assieme a quei pochi membri del Consiglio. Perchè era tempo di parlare, mentre tutti si divertivano.
“Dovete prendere il vostro posto nel Consiglio, Kaname – sama.”
“Dovete prendere una decisione, Kaname – sama.”

Decisioni, decisioni, decisioni. Solo quelle, solo obblighi. E sapeva che decisione volevano – volevano sentirlo dire che si sarebbe unito a loro, che sarebbe diventato un burattino nelle loro mani. Ma non sarebbe andata così.
Sorrise, verso di loro. E li illuse, con quel sorriso dolce, pacato, nobile – così bello che c'era da cadere in ginocchio.
“Mi dispiace, signori. Ma difficilmente posso collaborare con chi vuole la mia morte.”
Li vide irrigidirsi, all'improvviso. Credevano che non lo sapesse ? Che non sapesse che Asato, il nonno di Ichijou, aveva richiamato dalla tomba suo zio, Riido Kuran.
“Cosa... Kaname – sama...”
“Non ho intenzione di unirmi al Consiglio. Ho intenzione di distruggerlo.”

E quella, non era altro che l'inizio di una Guerra.
Le espressioni dei nobili del Consiglio cambiarono, divenendo prima sconcertate, poi fredde – non tutti. Qualcuno apparve preoccupato, qualcuno deluso, qualcuno triste – molti arrabbiati, altri sogghignanti. Non sarebbe stato così difficile, uccidere un ragazzino.
O così credevano. Perchè, per quanto giovane fosse Kaname, non era né stupido, né debole, né solo, soprattutto. Dovevano solo vedere chi si sarebbe schierato con chi.
“Se questa è la vostra decisione definitiva...”, tentarono alcuni, mentre altri già si allontanavano.
“Lo è.”
Una risposta secca, decisa, sicura – quella di un sovrano, di un re. Di qualcosa che loro, che tutti quegli anziani non sarebbero mai stati. Perchè nessuno aveva e mai avrebbe avuto il carisma di Kaname Kuran, che sapeva attirare a sé i più giovani ed i più vecchi come una sirena, come un gioiello sfavillante e scintillante, che avrebbe condotto il proprietario all'auto distruzione.
“E sia. Scegliete i vostri alleati, Kaname Kuran.”
Sorrise, Kaname. Aveva i suoi alleati, coloro che non l'avrebbero mai tradito – ma non li avrebbe trascinati nella rovina. Se qualcuno avrebbe dovuto pagare le conseguenze, sarebbe stato lui.
“Lo farò, Ichijou. Entro mezzanotte. Buon divertimento”, augurò il purosangue con un sorriso sottile sulle belle labbra, prima di allontanarsi.
L'orologio risuonò il preludio della guerra.

( So much to live for, so much to die for )

Come procede?”
Si voltò verso Aster, sorridendo leggermente e appoggiandosi al suo petto, socchiudendo gli occhi per il bacio sul collo.
“E' iniziata. Stanno scegliendo i loro alleati... Entro la notte, i Vampiri si divideranno e decideranno chi seguire”, spiegò Lamia, gli occhi viola fissi sugli Anziani e poi su Kaname, che si stava allontanando. Il vampiro non disse nulla, limitandosi ad afferrare un polso della sorella, contornato da un bracciale d'argento, sfiorandolo con la bocca.
“Scendiamo in campo anche noi?” sussurrò verso di lei, con una nota preoccupata, ma non per sé stesso. La sentì sorridere, anche se non la vide direttamente. Ma riuscì comunque ad immaginarlo, quel sorriso sottile ed esaltato di chi d a troppo tempo non combatteva, di chi aveva sete di adrenalina, di distruzione – di vendetta.
“Sì. Ma prima...”, abbassò lo sguardo sui bracciali metallici, sospirando. Avrebbero trovato una soluzione.
“Proviamo a prevedere come andrà?”, proposte Aster, passandosi le dita tra le ciocche scure. Colse un movimento, poco distante, ma non ci fece caso – o non volle farci caso. Lamia rise a bassa voce, scuotendo il capo.
“Difficile, ora come ora. Appena possibile, Ast”, assicurò alzando il viso verso di lui, cercando le sue labbra per un bacio. Si concedettero un istante per quel contatto, prima di scostarsi. Il vampiro dagli occhi viola le accarezzò il viso, sorridendo – affilato, tagliente come vetro.
“Preparati ad uccidere, sorellina. Il sangue chiama.”

Si era isolato nel terrazzo, respirando finalmente l'aria pura della notte, ignorando il clima di tensione che da qualche minuto dominava nel salone del ballo. Chiuse gli occhi respirando a pieni polmoni, sentendo il vento passare tra le ciocche chiare. Stava bene, da solo, senza tutto quel chiasso, senza tutti quei vampiri attorno...
“Kiryuu.”
Ecco. La solita fortuna. Sibilò qualcosa tra sé, prima di voltarsi, fronteggiando Kaname.
“Kuran.”
E ora che avevano ripassato i rispettivi nomi, magari potevano anche andare avanti con la conversazione – magari, eh.
“Cosa vuoi? Chiese Zero, spezzando il silenzio che si era andato a creare, cercando di ignorare l'agitazione istintiva che il vampiro gli metteva addosso da qualche tempo.
Gli occhi cremisi, morbidi come velluto, di Kaname, rimasero fissi su di lui, sfiorandolo, accarezzandolo con lo sguardo.
“Non ti vedevo più... e devo parlarti”, confessò avvicinandosi, senza parlare fino a quando arrivò davanti a lui. Era di qualche centimetro più alto, anche se di poco. Si guardavano praticamente negli occhi.
“Di... di cosa?” oddio, perchè ora stava balbettando? Perchè sudava freddo ? Si stava ammalando, di sicuro. Era quella l'unica spiegazione logica.
Kaname sorrise ed improvvisamente Zero sentì il cuore in gola – oh, cazzo. Non andava affatto bene.
“Ci sarà una guerra”, sussurrò il vampiro e l'Hunter si chiese quando era arrivato così vicino a lui e soprattutto quando era riuscito a posare le mani sui suoi fianchi. Iniziava ad annebbiarglisi la mente.
“Quale guerra...?” ma di che parlava ? Guerra ?Per cosa ? Non riusciva a ragionare lucidamente, gli occhi viola scivolarono fino al collo nudo del Vampiro, deglutendo; non era assetato, non di sangue. Eppure sentiva la voglia irrefrenabile di affondare i denti in quella carne morbida.

Le labbra di Kaname si piegarono in un sorriso leggero, sottile, piacevole da vedere. Abbassò il viso fino al suo orecchio, sfiorandolo con il respiro.
“Non importa. Lo capirai a mezzanotte... l'importante, Zero...”
Respira. Respira.
Ignora le labbra sul collo, ignora la bocca che tocca la carne e lascia una scia umida e bollente, ignora le dita sui fianchi.

...è che tu sia al mio fianco.”
Spalancò gli occhi, sconvolto da quelle parole improvvise che, per un qualche motivo... gli facevano nascere un fiotto di calore al petto. Gli occhi d'ametista si incastrarono con quelli color vino del purosangue, cercandosi, indagando nei loro profondi segreti. Le dita dell'Hunter erano finite serrate attorno alla manica della giacca dell'altro, le mani altrui ancora sui proprio fianchi.
“Perchè dovrei?” chiese a bassa voce, senza riuscire ad essere aggressivo come avrebbe voluto. Sentiva le ginocchia deboli, la testa priva di qualsiasi concentrazione. E le labbra di Kaname, di nuovo sul suo collo, non aiutavano. Doveva spingerlo via. Doveva spingerlo via. Doveva...

Perchè è il tuo posto, Zero.”
Fu un sussurro basso, morbido come velluto, mormorato direttamente sulla sua bocca – e non riuscì ad apporsi al bacio che seguì, non aggressivo, ma lento e languido, con il sapore del vampiro direttamente in gola; Kaname schiuse le sue labbra con la punta della lingua, cercando quella del Level D, senza lasciarlo. Un gemito sfuggì istintivamente dal ragazzo dai capelli chiari, che affondò le dita nel braccio del Level A. Non seppe quanto durò, ma alla fine mancava l'aria, eppure voleva continuare ancora, perso in quella droga che lentamente lo stava divorando ed intossicando – maledetto vampiro, sia tu maledetto.
Quando si staccarono entrambi avevano il respiro accelerato. Kaname gli accarezzò il viso, piano.
“Ricordati quello che ti ho detto. … Per favore.”
Perchè non sopporterei di averti contro.
Si allontanò in silenzio, senza sapere come e quando Zero Kiryuu era entrato nella sua anima in quel modo – senza sapere quando aveva iniziato a cercare la sua presenza, i suoi occhi, la sua voce. Ma era tardi, ormai. Sapeva solo che lo voleva, che gli apparteneva, anche se ancora non ne era consapevole – ed il suo posto, era solo al proprio fianco, orgoglioso e fiero come l'hunter che era sempre stato.
Non avrebbe lasciato Zero a nessuno.
Neanche a Yuuki.

( feel you in my hunger
you're haunting my ambition
beautifully destructive attraction )

Si sentiva nell'aria, nel profumo che si respirava.
La tensione, la paura – perchè tutti, in un modo o nell'altro, avevano capito quello che stava accadendo. I membri più forti della nobiltà notturna si erano ritirati in una parte della stanza, mentre gli studenti stavano da tutt'altra parte.
“Come credi che finirà?” chiese Aidou a Kain, fermo di fianco al cugino con un bicchiere in mano. Il più grande sospirò, scuotendo il capo.
“Non bene”, rispose a bassa voce, guardandosi attorno per cercare Kaname, che però non si vedeva. Il vampiro biondo non commentò, limitandosi a chinare lo sguardo. Odiava le guerre. Ed odiava tutti quei casini.
Ma era inevitabile. E lui sapeva già da che parte stare – come molti altri tra di loro.


La vampira mora si guardava intorno, agitata, sorridendo al marito e a qualche amica, stringendosi lo scialle di seta attorno alle spalle. I capelli morbidi ed ondulati erano sciolti e si scontravano con il candore delle spalle e delle braccia, l'abito blu scuro avvolto attorno al corpo snello. Sul cuore, una rosa scarlatta, rossa come sangue. Non aveva ballato molto, quella sera, troppo nervosa per quello che stava accadendo – e non solo.
“ Non dovresti essere così tesa, Morgaine.”
Sussultò voltandosi di scatto, trovandosi davanti il volto sorridente di Aster, che la guardava con i grandi occhi bicromi, scintillanti di malizia e divertimento. Deglutendo indietreggiò di un passo, senza staccare lo sguardo da lui.
“ Non... sono tesa”, ribattè a bassa voce, dimostrando tutto il contrario. Rabbrividì quando il vampiro rise, una risata che le scivolò lungo la schiena, accarezzandola come una stoffa pregiata.
“Oh, sì che lo sei. E sappiamo entrambi perchè. Ma tranquilla, Morg..”, si avvicinò lentamente, allungando una mano per accarezzarle il viso con il dorso della mano, un sorriso affilato sulle labbra. Accostò il viso al suo, respirando sulle sue labbra – respirando sangue e morte.
“... tu non sarai sfiorata”, assicurò dolcemente, ma il suo tono suggeriva tutt'altro. Per quanto dolce, per quanto affabile, faceva venir voglia di gridare. Ma era sempre stato così, fin dal principio, fin dall'antichità, fin da quando li aveva conosciuti e aveva imparato ad amarli e temerli.
“Lac...”
“Aster”, la corresse in fretta, sempre sorridente. Non indietreggiò né si allontanò, ma sembrò rilassarsi, perdere quell'alone magnetico e terrificante che lo aveva circondato sino ad ora.
“Lui c'è?” chiese senza specificare il nome, ma bastava il tono – quel tono freddo, gelido, tagliente come una lama, come un pezzo di ghiaccio sulla pelle. La vampira mora sbattè le palpebre, prima di scuotere il capo.
“Non l'ho visto”, rispose piano, abbassando gli occhi blu. Aster sorrise di nuovo, soddisfatto e decisamente più tranquillo.
“Bene. Buona serata, Morgaine. Spero tu faccia la scelta giusta”, augurò il ragazzo, prendendole un boccolo scuro tra le dita, portandolo alle labbra e sfiorandolo con un bacio. Un sorriso, prima di allontanarsi.
La lasciò sola, con ancora il corpo che tremava. Perchè aveva visto i suoi occhi.
E raramente occhi così freddi e inumani portano a qualcosa di buono.


Mancava poco alla mezzanotte.
L'ora delle Streghe, l'ora dove i fantasmi iniziano a danzare, dove i cadaveri si risvegliano, dove le tenebre scendono. L'ora in cui Cenerentola è fuggita via dal ballo.
Dicono sempre così, le favole. Ma non in tutti i balli c'è una Cenerentola che fugge senza una scarpetta, in attesa del suo principe. A volte, ciò che si attende è solo l'inizio di una guerra.
Era questo che aspettavano tutti. Il suono dei violini stava morendo, accompagnato dalla voce della cantante che risuonava come un ultimo canto funebre, come un incitamento; e, anche inconsapevolmente, gli schieramenti erano già formati.
Kaname spostò lo sguardo sull'orologio, ma non ebbe bisogno di questo per sapere che era mezzanotte: il pendolo risuonò, scandendo l'ultima e la prima ora della giornata. Seduto su una sedia di legno pregiato, con il cuscino di un bel rosso scarlatto, le gambe elegantemente accavallate, sedeva il principe dei vampiri, il purosangue. I pantaloni scuri fasciavano le gambe snelle, mentre la camicia cremisi si accompagnava bene agli occhi color vino, creando un bel contrasto con la pelle bianca; il ritratto della perfezione, della seduzione, immobile come un'antica statua greca.
Al suo fianco stava Yuuki, splendida nella sua rinnovata vita da vampira. E tutt'attorno, gli altri membri della Night Class, o almeno la maggior parte; alcuni erano al fianco dei genitori, al centro della sala.
Dalla parte opposta sedeva Ichijou che, a quanto pareva, aveva preso il comando di quella 'rivoluzione'. Anche se sapeva che Rido era sveglio, ormai, non era presente quella sede. Non c'era bisogno di parlare, né di spiegare.
Tuttavia su Asato Ichijou a prendere la parola, senza alzarsi.
“Il popolo dei vampiri si è diviso: intendiamo mantenere il controllo del Consiglio, un regno democratico privo di re e tiranni. Abbiamo chiesto a Kaname Kuran di unirsi a noi. Ma...”, si interruppe, creando la tensione, lasciando calare il silenzio che invase la stanza. Sospirò rammaricato, prima di continuare.
“... ma Kaname-sama ha rifiutato. Intende ristabilire la sua monarchia e distruggere il Consiglio. Ciò che noi, ovviamente, intendiamo impedire.” concluse così, lasciando dietro di sé mormorii sorpresi e sprezzanti, delusi -ora guardavano tutti Kaname, in attesa di una replica. Zero, distante e fermo vicino ad una colonna, ascoltava, iniziando a capirci qualcosa. E ciò che capiva non era nulla di buono.
Il purosangue sorrise, piegando graziosamente il capo di lato. Sembrava perfettamente a suo agio, rilassato.
“Ciò che avete sentito è parzialmente vero: ho rifiutato il posto nel Concilio ed intendo distruggerlo. Ma per un motivo”, ignorò gli sgurdi stupidi e preoccupati, scettici – perchè quello era solo un ragazzino e non poteva fare nulla.
“Il Consiglio ha richiamato dalla tomba mio zio, Riido Kuran. Intende distruggere del tutto il casato Kuran, ma per imporre la sua dittatura. Non intendo mettervi sotto dittatura. Sono disposto a collaborare con il Concilio, se rinuncerà ai suoi propositi di omicidio nei miei confronti. In caso contrario...”, scrollò le spalle, accennando un sorriso affilato e morbido, freddo – una statua congelata.
“Sarò costretto a distruggerlo e a riprendere il comando.”
Ci fu solo silenzio, in quell'istante. I vampiri si guardavano tra di loro a disagio, compresi gli studenti della Night Class che istintivamente si strinsero maggiormente vicino a Kaname.
“Dovete scegliere, signori. Scegliere da che parte stare”. Fu Ichjou a dirlo, ma molti già ci stavano pensando. Per primi, avrebbero scelto i vampiri comuni; poi i nobili; infine, i Purosangue.
Lentamente, la sala si divise: una metà ed oltre andarono verso il Concilio, affiancandosi. Molti dei vampiri comuni scelsero Kaname, avvicinandosi; i nobili, al contrario, chiamavano a sé i figli, la maggior parte studenti. Alcuni seguirono i genitori o i parenti, ma molti altri, come Takuma, Rima e Ruka, rimasero fedeli al ragazzo.
Takuma sorrise verso lo zio, scuotendo il capo.
“Mi dispiace, zio. Ma ho scelto”, assicurò, sapendo di rischiare di essere diseredato, seguito da un mormorio di consenso. Erano solo ragazzini, non avrebbero potuto fare molto. Yuuki si guardava attorno, a disagio. Non era rimasta molta gente al centro della sala, solo Morgaine, la vampira nobile dai capelli scuri, Sara Shirabuki, purosangue, i due gemelli della Night Class e Zero, appena più in disparte.
Sara, muovendo i lunghi capelli morbidi e biondi, sospirò rassegnata.
“Mi dispiace davvero dove andare contro di voi... Kaname-sama. Speravo in un altro futuro”, commentò, senza apparire per nulla dispiaciuta, forse solo delusa. Kaname sorrise, annuendo.
Il Concilio, invece, spostò gli occhi su Morgaine, che rimaneva lì, indecisa. Alzò gli occhi blu sui due ragazzi davanti a sé, quasi a chiedere consiglio. Aster teneva un braccio attorno alla vita della sorella, quasi a proteggerla.
“Perchè?” fu tutto ciò che chiese, a bassa voce. Lamia sorrise, anche se non era un sorriso allegro. Sfiorò la spalla del gemello con il capo, schiudendo le labbra.
“Perchè nessuno di loro ci ha aiutati. Per quanto gridassimo... per quanto implorassimo. Un governo che neanche aiuta i suoi sudditi... non è un governo”, risposte la mora, senza più sorridere, la voce vibrante di rancore represso, eppure straordinariamente calma. Morgaine la guardò, sapendo che nessuno nella stanza avrebbe capito. Serrò le dita, prima di chiudere gli occhi, muovendo pochi passi – verso Kaname. Fino ad arrivare al suo fianco, un chiaro segno che lasciò sconvolti i membri del Consiglio, che avevano appena perso una loro preziosa alleata. Ichijou non si trattenne dal commentare, ma ora gli occhi di tutti erano rivolti sui pochi rimasti.
“Zero”, Kaname lo chiamò piano, con voce morbida, attirando la sua attenzione. Il Level D deglutì, le mani affondate nelle tasche. Guardò il purosangue e gli altri, prima di spostare lo sguardo altrove.
“io...”
Erano vampiri. Tutti vampiri ? Cosa c'entrava lui? Ma anche lui lo era. E...

Stai al mio fianco.
Maledizione. No. No. Non al fianco di Kaname...
E' il tuo posto.
Se ne accorse troppo tardi, che i suoi passi, pesanti come quelli di un condannato, si erano già mossi. Mossi fino ad arrivare davanti a Kaname Kuran. Alzò gli occhi viola lentamente, affondando i denti nel labbro inferiore. Fu solo uno scambio di sguardi, ma bastò; il purosangue sorrise, ringraziandolo con quel gesto silenziolo ed un cenno del capo.
Asato riportò gli occhi sugli ultimi due vampiri rimasti, che lo fissavano in silenzio. Li aveva visti. Ma dove... ?
Fu Lamia a scostarsi per prima, sorridente. Si avvicinò senza indugi ad Ichijou e la Night Class trattenne il fiato – sceglievano il Consiglio... ?
Ma la ragazza si fermò davanti all'Anziano, guardandolo; il sorriso che si formò sulle sue labbra non era affatto rassicurante, anzi – faceva venir voglia di scappare, di gridare. Era come avere delle unghie piantate nel cranio, un coltello che lentamente veniva rigirato nel cuore. Posando una mano sulla sedia, si chinò sullo zio di Takuma per guardarlo dritto negli occhi.
“Se farete del male ad uno solo di quei ragazzi, vi strapperò il cuore”, soffiò a bassa voce- così dolce, così bella, Dio, così musicale... da perdercisi dentro. Da perdersi dentro a quegli occhi viola, profondi come abissi. Era bello, quel sorriso. Così bello che...
Gli occhi mutarono per un misero istante colore, il viola sembro rovesciarsi e galleggiare nell'iride, riempire la sclera – e poi la pupilla si tinse di un colore sempre più chiaro, fino ad arrivare ad un azzurro sbiadito che sfociava nel bianco.
“Vi ammazzerò tutti, Ichijou. Ricordalo.”
Si scostò con uno scatto, dopo aver ringhiato quelle parole al suo orecchio – no, sibilate come una Medea travolta dall'odio. Tremò, involontariamente; era stato come ricevere una pugnalata allo stomaco, mille aghi di ghiaccio nella schiena, come masticare vetro scheggiato. Aveva avuto paura, per un istante. Ed iniziava a capire perchè.
Lamia si allontanò, tornando verso il fratello e muovendosi nella parte opposta, verso Kaname.
“Quale crudeltà, principessa...”
Si bloccò con uno scatto, congelata. Improvvisamente ogni muscolo era fermo, impossibilitato a muoversi ancora; le si spezzò il respiro in gola e dentro di sé sapeva che non era vero, che era un'illusione. Ma quando vide gli occhi di Aster, voltatosi prima di lei, seppe che non era un'illusione – ma un incubo.

( You almost got away from me, didn't you?
Oh my god.. you can't be.. you can't be!
Ha ha
Oui, oui, mon amour... c'est moi.)


Author's Note: Et voilà! Chiedo perdono per la lunga attesa. Come vedete finalmente inizia a vedersi un po' di yaoi serio, e Zero inizia a non capire più nulla*_* Cosa che adoro. Volevo iniziare la guerra da un po', la cosa mi esalta particolarmente. Specifico subito che la fanfic è parzialmente Au, nel senso che non segue linearmente il manga, sia perchè in Italia siamo ancora indietro rispetto a Giappone ed estero, sia perchè in alcune parti confesso di non apprezzare troppo come si sviluppa la trama. Ad ogni modo, quidi seguito le spiegazioni ed anche le traduzioni delle canzoni, se a qualcuno servissero*_* In ordine di apparizione:
- Dark Passion Play : Nightwish
- Wishmaster: Nightwish
( così tanto per cui vivere, così tanto per cui morire )
-
Velveten : Yoko Kanno
- The Last Chapter – Sonata Arctica (
( Sei quasi scappata da me, non è vero?
Oh mio Dio... non puoi essere... non puoi!
Ha Ha
Oui oui, mon amour... sono io )


Nel caso qualcuno non lo sapesse, Medea è la protagonista dell'omonima tragedia; strega, sposa di Giasone, quando il marito l'abbandona per la figlia del re decide di vendicarsi ammazzando la rivale e, per far soffrire lo sposo, uccide i suoi stessi figli.

Buone vacanze di Pasqua!
Jemei.






  
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