La
sala era stata addobbata perfettamente, ogni oggetto al proprio
posto, ogni fiore dentro al vaso, ogni colore brillante, ogni stoffa
fatta del materiale più pregiato. Sarebbe stato bello, se
quello fosse stato il ballo d'inverno dell'accademia Cross. Peccato
che così non fosse. Era sempre un ballo, ma mille volte più
sfarzoso, elegante e pericoloso.
Perchè di umani non ve ne
erano.
Solo vampiri, esseri eterei dalla bellezza disumana, che
attiravano le proprie prede con il fascino ambiguo del male.
Risate
morbide dai toni vellutati, occhi dai colori sgargianti e profondi
come abissi, pelle bianca come porcellana – ogni loro gesto,
ogni movenza, ogni sorriso di diamante attirava l'attenzione,
trascinando sempre di più nell'oblio.
E, come tra gli
umani certi ragazzi o certe ragazze sono più popolari, anche
tra i Non Morti è così: personalità che spiccano
per bellezza, carattere, potere.
Era il caso di Kaname Kuran,
arrivato da soli dieci minuti e già accerchiato da nobili e
aristocratici desiderosi di presentargli le proprie figlie, anche se
sapevano benissimo del probabile futuro matrimonio con la neo
principessa vampira, Yuuki Kuran.
Sorrideva amabilmente,
dedicandosi a tutti gli ospiti, osservato, da lontano, dai suoi
compagni – e non solo. In un angolo della sala, i nobili del
Consiglio lo tenevano d'occhio, in attesa di una sua mossa; e
nell'angolo opposto, Zero Kiryuu, Level D, controllava tutta la sala,
senza riuscire a schiodare gli occhi dal purosangue.
Forse perchè
aveva un brutto presentimento.
Forse perchè... ogni volta
che lo guardava, ricordava le sue labbra sulle proprie, la prepotenza
della sua lingua, il sapore intossicante ed il profumo inebriante.
Ricordava le sue dita sui polsi, i corpi vicini, quella stretta allo
stomaco ed il cuore che batteva forte.
Scosse il capo, gettando
via quei ricordi.
“Zero? Stai bene?”
Si voltò
quando sentì le dita sottili sulla propria spalla, incontrando
gli occhi gemelli di Lamia, sinceramente preoccupati. Lo teneva
troppo d'occhio, quella ragazzina. Quella... vampira.
Si concesse
solo un istante, per indugiare sul bel corpo femminile e l'abito
elegante. Nero come le tenebre più profonde, lasciava le
spalle nude, permettendo alle maniche di iniziare solo da metà
braccio, allargandosi ed ampiandosi, tagliate ai lati; la gonna
scivolava con piacere sulle gambe snelle, corta sul davanti e poi
sempre più lunga dietro, fino a sfiorare il terreno in morbide
onde, come spuma di un mare d'inchiostro. Con un minimo di tacco, non
doveva neanche sforzarsi troppo di alzare il viso per guardarlo. Le
ciocche corvine erano parzialmente legate sul capo, mentre il resto
toccava la schiena, accarezzando la vita. Niente trucco, se non per
una traccia lucida di rossetto, che rendeva le labbra cremisi ed
invitanti.
“Sì, sto... sto bene. Non c'è
bisogno che ti preoccupi sempre,” protestò distogliendo
lo sguardo, cogliendo con la coda dell'occhio il ciondolo al collo
della vampira. Un nastrino di velluto scuro, a cui era appeso una
piccola ametista che si accompagnava bene agli occhi. Si aspettava un
rimprovero, una risposta, invece Lamia sorrise, portando il bicchiere
pieno di liquido scuro alle labbra.
“Perdonami, è
un'abitudine. Sindrome da sorella maggiore,” ironizzò
riferendosi al gemello, che in quel momento non era presente. Forse
era da qualche parte a fare il cascamorto con qualche ragazzina, come
ogni tanto capitava. La guardò per qualche istante, sentendosi
persino in imbarazzo.
“Non mi piace questo posto,”
confessò in un soffio, sentendo la pelle accapponarsi in
presenza di tutti quei vampiri. Era ovvio che reagisse così,
pur essendo un Level D era ancora un Hunter. Le dita della donna gli
sfiorarono di nuovo la spalla, il braccio, quasi per calmarlo.
Rafforzò la presa e Zero rabbrividì, per un qualche
motivo – per un attimo gli era sembrato di sentire un'energia
calda, bruciante, percorrere il suo corpo.
Lamia sorrise,
guardandolo.
“Stai tranquillo. Non ti toccherà
nessuno,” soffiò a bassa voce e, per un qualche motivo,
credette davvero a quelle parole.Deglutì, senza sapere cosa
dire. Fortunatamente – o sfortunatamente – ci pensò
qualcuno a distrarli. I nobili del Consiglio si erano avvicinati
maggiormente a Kaname, parlandogli sottovoce, ed il sorriso era
scomparso dalle labbra del purosangue. Anche Lamia li osservava, in
silenzio, le dita ancora sul braccio dell'Hunter.
“Tieni
d'occhio Kaname, Zero.”
Si voltò per risponderle, ma
era già scomparsa. Solo in quell'istante, si chiese per quale
motivo ad un ballo una ragazza si portasse un pugnale nascosto sotto
al vestito.
(
Sono il respiro sui tuoi capelli,
l'incubo senza
fine, il covo del diavolo )
Lo
sapeva che sarebbe accaduto, prima o poi.
Era inevitabile.
Con
un sorriso, chiese a Yuuki di andarsene, allontanandosi assieme a
quei pochi membri del Consiglio. Perchè era tempo di parlare,
mentre tutti si divertivano.
“Dovete prendere il vostro
posto nel Consiglio, Kaname – sama.”
“Dovete
prendere una decisione, Kaname – sama.”
Decisioni,
decisioni, decisioni. Solo quelle, solo obblighi. E sapeva che
decisione volevano – volevano sentirlo dire che si sarebbe
unito a loro, che sarebbe diventato un burattino nelle loro mani. Ma
non sarebbe andata così.
Sorrise, verso di loro. E li
illuse, con quel sorriso dolce, pacato, nobile – così
bello che c'era da cadere in ginocchio.
“Mi dispiace,
signori. Ma difficilmente posso collaborare con chi vuole la mia
morte.”
Li vide irrigidirsi, all'improvviso. Credevano che
non lo sapesse ? Che non sapesse che Asato, il nonno di Ichijou,
aveva richiamato dalla tomba suo zio, Riido Kuran.
“Cosa...
Kaname – sama...”
“Non ho intenzione di unirmi
al Consiglio. Ho intenzione di distruggerlo.”
E quella,
non era altro che l'inizio di una Guerra.
Le espressioni dei
nobili del Consiglio cambiarono, divenendo prima sconcertate, poi
fredde – non tutti. Qualcuno apparve preoccupato, qualcuno
deluso, qualcuno triste – molti arrabbiati, altri sogghignanti.
Non sarebbe stato così difficile, uccidere un ragazzino.
O
così credevano. Perchè, per quanto giovane fosse
Kaname, non era né stupido, né debole, né solo,
soprattutto. Dovevano solo vedere chi si sarebbe schierato con chi.
“Se questa è la vostra decisione definitiva...”,
tentarono alcuni, mentre altri già si allontanavano.
“Lo
è.”
Una risposta secca, decisa, sicura – quella
di un sovrano, di un re. Di qualcosa che loro, che tutti quegli
anziani non sarebbero mai stati. Perchè nessuno aveva e mai
avrebbe avuto il carisma di Kaname Kuran, che sapeva attirare a sé
i più giovani ed i più vecchi come una sirena, come un
gioiello sfavillante e scintillante, che avrebbe condotto il
proprietario all'auto distruzione.
“E sia. Scegliete i
vostri alleati, Kaname Kuran.”
Sorrise, Kaname. Aveva i
suoi alleati, coloro che non l'avrebbero mai tradito – ma non
li avrebbe trascinati nella rovina. Se qualcuno avrebbe dovuto pagare
le conseguenze, sarebbe stato lui.
“Lo farò, Ichijou.
Entro mezzanotte. Buon divertimento”, augurò il
purosangue con un sorriso sottile sulle belle labbra, prima di
allontanarsi.
L'orologio risuonò il preludio della guerra.
( So much to live for, so much to die for )
“Come
procede?”
Si voltò verso Aster, sorridendo
leggermente e appoggiandosi al suo petto, socchiudendo gli occhi per
il bacio sul collo.
“E' iniziata. Stanno scegliendo i loro
alleati... Entro la notte, i Vampiri si divideranno e decideranno chi
seguire”, spiegò Lamia, gli occhi viola fissi sugli
Anziani e poi su Kaname, che si stava allontanando. Il vampiro non
disse nulla, limitandosi ad afferrare un polso della sorella,
contornato da un bracciale d'argento, sfiorandolo con la
bocca.
“Scendiamo in campo anche noi?” sussurrò
verso di lei, con una nota preoccupata, ma non per sé stesso.
La sentì sorridere, anche se non la vide direttamente. Ma
riuscì comunque ad immaginarlo, quel sorriso sottile ed
esaltato di chi d a troppo tempo non combatteva, di chi aveva sete di
adrenalina, di distruzione – di vendetta.
“Sì.
Ma prima...”, abbassò lo sguardo sui bracciali
metallici, sospirando. Avrebbero trovato una soluzione.
“Proviamo
a prevedere come andrà?”, proposte Aster, passandosi le
dita tra le ciocche scure. Colse un movimento, poco distante, ma non
ci fece caso – o non volle farci caso. Lamia rise a bassa voce,
scuotendo il capo.
“Difficile, ora come ora. Appena
possibile, Ast”, assicurò alzando il viso verso di lui,
cercando le sue labbra per un bacio. Si concedettero un istante per
quel contatto, prima di scostarsi. Il vampiro dagli occhi viola le
accarezzò il viso, sorridendo – affilato, tagliente come
vetro.
“Preparati ad uccidere, sorellina. Il sangue
chiama.”
Si era isolato nel terrazzo, respirando
finalmente l'aria pura della notte, ignorando il clima di tensione
che da qualche minuto dominava nel salone del ballo. Chiuse gli occhi
respirando a pieni polmoni, sentendo il vento passare tra le ciocche
chiare. Stava bene, da solo, senza tutto quel chiasso, senza tutti
quei vampiri attorno...
“Kiryuu.”
Ecco. La solita
fortuna. Sibilò qualcosa tra sé, prima di voltarsi,
fronteggiando Kaname.
“Kuran.”
E ora che avevano
ripassato i rispettivi nomi, magari potevano anche andare avanti con
la conversazione – magari, eh.
“Cosa vuoi? Chiese
Zero, spezzando il silenzio che si era andato a creare, cercando di
ignorare l'agitazione istintiva che il vampiro gli metteva addosso da
qualche tempo.
Gli occhi cremisi, morbidi come velluto, di
Kaname, rimasero fissi su di lui, sfiorandolo, accarezzandolo con lo
sguardo.
“Non ti vedevo più... e devo parlarti”,
confessò avvicinandosi, senza parlare fino a quando arrivò
davanti a lui. Era di qualche centimetro più alto, anche se di
poco. Si guardavano praticamente negli occhi.
“Di... di
cosa?” oddio, perchè ora stava balbettando? Perchè
sudava freddo ? Si stava ammalando, di sicuro. Era quella l'unica
spiegazione logica.
Kaname sorrise ed improvvisamente Zero sentì
il cuore in gola – oh, cazzo. Non andava affatto bene.
“Ci
sarà una guerra”, sussurrò il vampiro e l'Hunter
si chiese quando era arrivato così vicino a lui e soprattutto
quando era riuscito a posare le mani sui suoi fianchi. Iniziava ad
annebbiarglisi la mente.
“Quale guerra...?” ma di che
parlava ? Guerra ?Per cosa ? Non riusciva a ragionare lucidamente,
gli occhi viola scivolarono fino al collo nudo del Vampiro,
deglutendo; non era assetato, non di sangue. Eppure sentiva la voglia
irrefrenabile di affondare i denti in quella carne morbida.
Le
labbra di Kaname si piegarono in un sorriso leggero, sottile,
piacevole da vedere. Abbassò il viso fino al suo orecchio,
sfiorandolo con il respiro.
“Non importa. Lo capirai a
mezzanotte... l'importante, Zero...”
Respira. Respira.
Ignora le labbra sul collo, ignora la bocca che tocca la carne e
lascia una scia umida e bollente, ignora le dita sui fianchi.
“...è
che tu sia al mio fianco.”
Spalancò gli occhi,
sconvolto da quelle parole improvvise che, per un qualche motivo...
gli facevano nascere un fiotto di calore al petto. Gli occhi
d'ametista si incastrarono con quelli color vino del purosangue,
cercandosi, indagando nei loro profondi segreti. Le dita dell'Hunter
erano finite serrate attorno alla manica della giacca dell'altro, le
mani altrui ancora sui proprio fianchi.
“Perchè
dovrei?” chiese a bassa voce, senza riuscire ad essere
aggressivo come avrebbe voluto. Sentiva le ginocchia deboli, la testa
priva di qualsiasi concentrazione. E le labbra di Kaname, di nuovo
sul suo collo, non aiutavano. Doveva spingerlo via. Doveva spingerlo
via. Doveva...
“Perchè
è il tuo posto, Zero.”
Fu un sussurro basso, morbido
come velluto, mormorato direttamente sulla sua bocca – e non
riuscì ad apporsi al bacio che seguì, non aggressivo,
ma lento e languido, con il sapore del vampiro direttamente in gola;
Kaname schiuse le sue labbra con la punta della lingua, cercando
quella del Level D, senza lasciarlo. Un gemito sfuggì
istintivamente dal ragazzo dai capelli chiari, che affondò le
dita nel braccio del Level A. Non seppe quanto durò, ma alla
fine mancava l'aria, eppure voleva continuare ancora, perso in quella
droga che lentamente lo stava divorando ed intossicando –
maledetto vampiro, sia tu maledetto.
Quando si staccarono
entrambi avevano il respiro accelerato. Kaname gli accarezzò
il viso, piano.
“Ricordati quello che ti ho detto. …
Per favore.”
Perchè non sopporterei di
averti contro.
Si allontanò
in silenzio, senza sapere come e quando Zero Kiryuu era entrato nella
sua anima in quel modo – senza sapere quando aveva iniziato a
cercare la sua presenza, i suoi occhi, la sua voce. Ma era tardi,
ormai. Sapeva solo che lo voleva, che gli apparteneva, anche se
ancora non ne era consapevole – ed il suo posto, era solo al
proprio fianco, orgoglioso e fiero come l'hunter che era sempre
stato.
Non avrebbe lasciato Zero a nessuno.
Neanche a Yuuki.
(
feel you in my hunger
you're haunting my
ambition
beautifully destructive attraction )
Si
sentiva nell'aria, nel profumo che si respirava.
La tensione, la
paura – perchè tutti, in un modo o nell'altro, avevano
capito quello che stava accadendo. I membri più forti della
nobiltà notturna si erano ritirati in una parte della stanza,
mentre gli studenti stavano da tutt'altra parte.
“Come
credi che finirà?” chiese Aidou a Kain, fermo di fianco
al cugino con un bicchiere in mano. Il più grande sospirò,
scuotendo il capo.
“Non bene”, rispose a bassa voce,
guardandosi attorno per cercare Kaname, che però non si
vedeva. Il vampiro biondo non commentò, limitandosi a chinare
lo sguardo. Odiava le guerre. Ed odiava tutti quei casini.
Ma era
inevitabile. E lui sapeva già da che parte stare – come
molti altri tra di loro.
La
vampira mora si guardava intorno, agitata, sorridendo al marito e a
qualche amica, stringendosi lo scialle di seta attorno alle spalle. I
capelli morbidi ed ondulati erano sciolti e si scontravano con il
candore delle spalle e delle braccia, l'abito blu scuro avvolto
attorno al corpo snello. Sul cuore, una rosa scarlatta, rossa come
sangue. Non aveva ballato molto, quella sera, troppo nervosa per
quello che stava accadendo – e non solo.
“ Non
dovresti essere così tesa, Morgaine.”
Sussultò
voltandosi di scatto, trovandosi davanti il volto sorridente di
Aster, che la guardava con i grandi occhi bicromi, scintillanti di
malizia e divertimento. Deglutendo indietreggiò di un passo,
senza staccare lo sguardo da lui.
“ Non... sono tesa”,
ribattè a bassa voce, dimostrando tutto il contrario.
Rabbrividì quando il vampiro rise, una risata che le scivolò
lungo la schiena, accarezzandola come una stoffa pregiata.
“Oh,
sì che lo sei. E sappiamo entrambi perchè. Ma
tranquilla, Morg..”, si avvicinò lentamente, allungando
una mano per accarezzarle il viso con il dorso della mano, un sorriso
affilato sulle labbra. Accostò il viso al suo, respirando
sulle sue labbra – respirando sangue e morte.
“... tu
non sarai sfiorata”, assicurò dolcemente, ma il suo tono
suggeriva tutt'altro. Per quanto dolce, per quanto affabile, faceva
venir voglia di gridare. Ma era sempre stato così, fin dal
principio, fin dall'antichità, fin da quando li aveva
conosciuti e aveva imparato ad amarli e temerli.
“Lac...”
“Aster”,
la corresse in fretta, sempre sorridente. Non indietreggiò né
si allontanò, ma sembrò rilassarsi, perdere quell'alone
magnetico e terrificante che lo aveva circondato sino ad ora.
“Lui
c'è?” chiese senza specificare il nome, ma bastava il
tono – quel tono freddo, gelido, tagliente come una lama, come
un pezzo di ghiaccio sulla pelle. La vampira mora sbattè le
palpebre, prima di scuotere il capo.
“Non l'ho visto”,
rispose piano, abbassando gli occhi blu. Aster sorrise di nuovo,
soddisfatto e decisamente più tranquillo.
“Bene.
Buona serata, Morgaine. Spero tu faccia la scelta giusta”,
augurò il ragazzo, prendendole un boccolo scuro tra le dita,
portandolo alle labbra e sfiorandolo con un bacio. Un sorriso, prima
di allontanarsi.
La lasciò sola, con ancora il corpo che
tremava. Perchè aveva visto i suoi occhi.
E raramente occhi
così freddi e inumani portano a qualcosa di buono.
Mancava
poco alla mezzanotte.
L'ora delle Streghe, l'ora dove i fantasmi
iniziano a danzare, dove i cadaveri si risvegliano, dove le tenebre
scendono. L'ora in cui Cenerentola è fuggita via dal
ballo.
Dicono sempre così, le favole. Ma non in tutti i
balli c'è una Cenerentola che fugge senza una scarpetta, in
attesa del suo principe. A volte, ciò che si attende è
solo l'inizio di una guerra.
Era questo che aspettavano tutti. Il
suono dei violini stava morendo, accompagnato dalla voce della
cantante che risuonava come un ultimo canto funebre, come un
incitamento; e, anche inconsapevolmente, gli schieramenti erano già
formati.
Kaname spostò lo sguardo sull'orologio, ma non
ebbe bisogno di questo per sapere che era mezzanotte: il pendolo
risuonò, scandendo l'ultima e la prima ora della giornata.
Seduto su una sedia di legno pregiato, con il cuscino di un bel rosso
scarlatto, le gambe elegantemente accavallate, sedeva il principe dei
vampiri, il purosangue. I pantaloni scuri fasciavano le gambe snelle,
mentre la camicia cremisi si accompagnava bene agli occhi color vino,
creando un bel contrasto con la pelle bianca; il ritratto della
perfezione, della seduzione, immobile come un'antica statua greca.
Al suo fianco stava Yuuki, splendida nella sua rinnovata vita da
vampira. E tutt'attorno, gli altri membri della Night Class, o almeno
la maggior parte; alcuni erano al fianco dei genitori, al centro
della sala.
Dalla parte opposta sedeva Ichijou che, a quanto
pareva, aveva preso il comando di quella 'rivoluzione'. Anche se
sapeva che Rido era sveglio, ormai, non era presente quella sede. Non
c'era bisogno di parlare, né di spiegare.
Tuttavia su Asato
Ichijou a prendere la parola, senza alzarsi.
“Il popolo dei
vampiri si è diviso: intendiamo mantenere il controllo del
Consiglio, un regno democratico privo di re e tiranni. Abbiamo
chiesto a Kaname Kuran di unirsi a noi. Ma...”, si interruppe,
creando la tensione, lasciando calare il silenzio che invase la
stanza. Sospirò rammaricato, prima di continuare.
“...
ma Kaname-sama ha rifiutato. Intende ristabilire la sua monarchia e
distruggere il Consiglio. Ciò che noi, ovviamente, intendiamo
impedire.” concluse così, lasciando dietro di sé
mormorii sorpresi e sprezzanti, delusi -ora guardavano tutti Kaname,
in attesa di una replica. Zero, distante e fermo vicino ad una
colonna, ascoltava, iniziando a capirci qualcosa. E ciò che
capiva non era nulla di buono.
Il purosangue sorrise, piegando
graziosamente il capo di lato. Sembrava perfettamente a suo agio,
rilassato.
“Ciò che avete sentito è
parzialmente vero: ho rifiutato il posto nel Concilio ed intendo
distruggerlo. Ma per un motivo”, ignorò gli sgurdi
stupidi e preoccupati, scettici – perchè quello era solo
un ragazzino e non poteva fare nulla.
“Il Consiglio ha
richiamato dalla tomba mio zio, Riido Kuran. Intende distruggere del
tutto il casato Kuran, ma per imporre la sua dittatura. Non intendo
mettervi sotto dittatura. Sono disposto a collaborare con il
Concilio, se rinuncerà ai suoi propositi di omicidio nei miei
confronti. In caso contrario...”, scrollò le spalle,
accennando un sorriso affilato e morbido, freddo – una statua
congelata.
“Sarò costretto a distruggerlo e a
riprendere il comando.”
Ci fu solo silenzio, in
quell'istante. I vampiri si guardavano tra di loro a disagio,
compresi gli studenti della Night Class che istintivamente si
strinsero maggiormente vicino a Kaname.
“Dovete scegliere,
signori. Scegliere da che parte stare”. Fu Ichjou a dirlo, ma
molti già ci stavano pensando. Per primi, avrebbero scelto i
vampiri comuni; poi i nobili; infine, i Purosangue.
Lentamente, la
sala si divise: una metà ed oltre andarono verso il Concilio,
affiancandosi. Molti dei vampiri comuni scelsero Kaname,
avvicinandosi; i nobili, al contrario, chiamavano a sé i
figli, la maggior parte studenti. Alcuni seguirono i genitori o i
parenti, ma molti altri, come Takuma, Rima e Ruka, rimasero fedeli al
ragazzo.
Takuma sorrise verso lo zio, scuotendo il capo.
“Mi
dispiace, zio. Ma ho scelto”, assicurò, sapendo di
rischiare di essere diseredato, seguito da un mormorio di consenso.
Erano solo ragazzini, non avrebbero potuto fare molto. Yuuki si
guardava attorno, a disagio. Non era rimasta molta gente al centro
della sala, solo Morgaine, la vampira nobile dai capelli scuri, Sara
Shirabuki, purosangue, i due gemelli della Night Class e Zero, appena
più in disparte.
Sara, muovendo i lunghi capelli morbidi e
biondi, sospirò rassegnata.
“Mi dispiace davvero dove
andare contro di voi... Kaname-sama. Speravo in un altro futuro”,
commentò, senza apparire per nulla dispiaciuta, forse solo
delusa. Kaname sorrise, annuendo.
Il Concilio, invece, spostò
gli occhi su Morgaine, che rimaneva lì, indecisa. Alzò
gli occhi blu sui due ragazzi davanti a sé, quasi a chiedere
consiglio. Aster teneva un braccio attorno alla vita della sorella,
quasi a proteggerla.
“Perchè?” fu tutto ciò
che chiese, a bassa voce. Lamia sorrise, anche se non era un sorriso
allegro. Sfiorò la spalla del gemello con il capo, schiudendo
le labbra.
“Perchè nessuno di loro ci ha aiutati. Per
quanto gridassimo... per quanto implorassimo. Un governo che neanche
aiuta i suoi sudditi... non è un governo”, risposte la
mora, senza più sorridere, la voce vibrante di rancore
represso, eppure straordinariamente calma. Morgaine la guardò,
sapendo che nessuno nella stanza avrebbe capito. Serrò le
dita, prima di chiudere gli occhi, muovendo pochi passi – verso
Kaname. Fino ad arrivare al suo fianco, un chiaro segno che lasciò
sconvolti i membri del Consiglio, che avevano appena perso una loro
preziosa alleata. Ichijou non si trattenne dal commentare, ma ora gli
occhi di tutti erano rivolti sui pochi rimasti.
“Zero”,
Kaname lo chiamò piano, con voce morbida, attirando la sua
attenzione. Il Level D deglutì, le mani affondate nelle
tasche. Guardò il purosangue e gli altri, prima di spostare lo
sguardo altrove.
“io...”
Erano vampiri. Tutti
vampiri ? Cosa c'entrava lui? Ma anche lui lo era. E...
Stai
al mio fianco.
Maledizione.
No. No. Non al fianco di Kaname...
E' il tuo posto.
Se
ne accorse troppo tardi, che i suoi passi, pesanti come quelli di un
condannato, si erano già mossi. Mossi fino ad arrivare davanti
a Kaname Kuran. Alzò gli occhi viola lentamente, affondando i
denti nel labbro inferiore. Fu solo uno scambio di sguardi, ma bastò;
il purosangue sorrise, ringraziandolo con quel gesto silenziolo ed un
cenno del capo.
Asato riportò gli occhi sugli ultimi due
vampiri rimasti, che lo fissavano in silenzio. Li aveva visti. Ma
dove... ?
Fu Lamia a scostarsi per prima, sorridente. Si avvicinò
senza indugi ad Ichijou e la Night Class trattenne il fiato –
sceglievano il Consiglio... ?
Ma la ragazza si fermò
davanti all'Anziano, guardandolo; il sorriso che si formò
sulle sue labbra non era affatto rassicurante, anzi – faceva
venir voglia di scappare, di gridare. Era come avere delle unghie
piantate nel cranio, un coltello che lentamente veniva rigirato nel
cuore. Posando una mano sulla sedia, si chinò sullo zio di
Takuma per guardarlo dritto negli occhi.
“Se farete del male
ad uno solo di quei ragazzi, vi strapperò il cuore”,
soffiò a bassa voce- così dolce, così bella,
Dio, così musicale... da perdercisi dentro. Da perdersi dentro
a quegli occhi viola, profondi come abissi. Era bello, quel sorriso.
Così bello che...
Gli occhi mutarono per un misero istante
colore, il viola sembro rovesciarsi e galleggiare nell'iride,
riempire la sclera – e poi la pupilla si tinse di un colore
sempre più chiaro, fino ad arrivare ad un azzurro sbiadito che
sfociava nel bianco.
“Vi ammazzerò tutti, Ichijou.
Ricordalo.”
Si scostò con uno scatto, dopo aver
ringhiato quelle parole al suo orecchio – no, sibilate come una
Medea travolta dall'odio. Tremò, involontariamente; era stato
come ricevere una pugnalata allo stomaco, mille aghi di ghiaccio
nella schiena, come masticare vetro scheggiato. Aveva avuto paura,
per un istante. Ed iniziava a capire perchè.
Lamia si
allontanò, tornando verso il fratello e muovendosi nella parte
opposta, verso Kaname.
“Quale crudeltà,
principessa...”
Si bloccò con uno scatto, congelata.
Improvvisamente ogni muscolo era fermo, impossibilitato a muoversi
ancora; le si spezzò il respiro in gola e dentro di sé
sapeva che non era vero, che era un'illusione. Ma quando vide gli
occhi di Aster, voltatosi prima di lei, seppe che non era
un'illusione – ma un incubo.
(
You almost got away from me, didn't you?
Oh my god.. you can't
be.. you can't be!
Ha ha
Oui, oui, mon amour... c'est moi.)
Author's
Note:
Et voilà! Chiedo perdono per la lunga attesa. Come vedete
finalmente inizia a vedersi un po' di yaoi serio, e Zero inizia a non
capire più nulla*_* Cosa che adoro. Volevo iniziare la guerra
da un po', la cosa mi esalta particolarmente. Specifico subito che la
fanfic è parzialmente Au, nel senso che non segue linearmente
il manga, sia perchè in Italia siamo ancora indietro rispetto
a Giappone ed estero, sia perchè in alcune parti confesso di
non apprezzare troppo come si sviluppa la trama. Ad ogni modo, quidi
seguito le spiegazioni ed anche le traduzioni delle canzoni, se a
qualcuno servissero*_* In ordine di apparizione:
- Dark Passion
Play : Nightwish
- Wishmaster: Nightwish (
così tanto per cui vivere, così tanto per cui morire
)
- Velveten
: Yoko Kanno
- The Last Chapter – Sonata Arctica (
(
Sei quasi scappata da me, non è vero?
Oh mio Dio...
non puoi essere... non puoi!
Ha Ha
Oui oui, mon
amour... sono io )
Nel
caso qualcuno non lo sapesse, Medea è la protagonista
dell'omonima tragedia; strega, sposa di Giasone, quando il marito
l'abbandona per la figlia del re decide di vendicarsi ammazzando la
rivale e, per far soffrire lo sposo, uccide i suoi stessi figli.
Buone vacanze di Pasqua!
Jemei.