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Autore: Noony    25/03/2010    4 recensioni
Hannah e Jace non hanno nulla in comune. Vengono da mondi differenti, sono la principessa e il povero dei giorni nostri. Sono due persone che nonostante tutto, si trovano e si innamorano delle proprie differenze.
Lei ha solo sedici anni quando si trasferisce a New York con suo padre. Lascia alle sue spalle un'esistenza vuota, e nessun amico a cui dire addio. Non ha nulla da portare con se nella sua nuova vita. Una vita che non vuole, perché identica alla precedente. É ricca, ma povera di affetti. É una ragazza sola, taciturna,malinconica.
Lui vive con la madre in un appartamento malconcio ad Harlem, frequenta un'esclusiva scuola privata solo perchè ha ottenuto una borsa di studio. Ma è una vita piena la sua, di affetti, di amici, di ricordi felici. Ha solo diciassette anni ma ha già in se un forte desiderio di rivalsa. Ha già progettato tutto il suo futuro, e sa come riuscire a raggiungere i propri obbiettivi: lavorando duramente. É ottimista, intraprendente, bello e carismatico.
Sullo sfondo della loro storia d'amore si intrecciano le vicende di amici e genitori, ognuno con i propri drammi e amori. Questa è una storia banale, una storia come tante altre già scritte e già raccontate.
Dal capitolo 8. Il cambiamento: E sapeva che non pensava di perdere un'amica, pensava di
perdere Hannah. Hannah era Hannah, un mondo a se stante nel suo
universo. Non era un'amica, forse non lo era mai stata.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Hopelessly devoted to you







Hopelessly Devoted To You <3

Capitolo  8. Il Cambiamento.


Lei.
Quando Jace le fu accanto, Hannah si sentì rinfrancata. Non era più sola davanti ad uno sconosciuto che, prima di quel momento, aveva incrociato solo qualche volta nei corridoi della scuola tra una lezione e l'altra, e che a malapena aveva degnato di uno sguardo. Uno sconosciuto che, questo lo capiva bene, come tanti altri cercava di far colpo su di lei mostrandosi garbato e galante, cercando di passare per un vero aristocratico, senza sapere neppure di che si tratta. Di certo sapeva bene chi ella fosse e chi fosse suo padre, Hannah non poté che attribuire il suo interesse a questo. Ancora una volta veniva considerata come un vantaggio materiale, e non come una persona, con tutto ciò che questo comporta. Ancora una volta qualcuno cercava di accattivarsene le simpatie facendo sfoggio di un'ottima educazione, come se potesse bastare. Fino a qualche mese prima avrebbe considerato tutto ciò come una fastidiosa necessità, ma dopo aver conosciuto Jace, dopo essere stata conquistata dalla sua spontaneità, lo trovava superfluo e irritante.
Alzò gli occhi sul ragazzo e gli sorrise grata. Avvertì chiaramente la tensione tra lui e l'altro, però. Sebbene si sorridessero a vicenda, in realtà era lampante come si studiassero attenti, pronti a scattare l'uno contro l'altro, come leoni che si contendono un pezzo di carne.
-Non posso dire lo stesso. - Rispose Thomas serafico. La tata l'avrebbe sicuramente definito “un buon partito”, perché era certamente bello, dotato di fascino, e apparentemente di tutte le qualità che lei riteneva indispensabili in un uomo. Inoltre era, con tutta probabilità, convenientemente ricco. Per Hannah però rimaneva uno tra i tanti, uno che non era Jace, non si avvicinava minimamente all'ideale del ragazzo perfetto che grazie a lui s'era fatta. Quel pensiero la colse alla sprovvista, facendola arrossire e vergognare al contempo. Non aveva mai avuto occasione di paragonarlo ad altri, ne avrebbe mai voluto farlo, ma il paragone era sorto spontaneo. Thomas era probabilmente più bello di Jace. Avevi sì eleganza e disinvoltura, ma mancava in carattere e naturalezza, e lo aveva ben dimostrato, con quel perfetto baciamano, così freddo, e le abusate, seppure gentili, parole di circostanza che le aveva rivolto.
-Non credo di essere gradito, per cui... - Thomas si rivolse ad Hannah, ignorando volutamente Jace. -é stato un piacere conoscerti ufficialmente. Ci rivedremo sicuramente a scuola e... Domani al maneggio, magari? - Sorrise, mostrando la dritta e bianchissima dentatura, degna dello spot di un dentifricio, fin troppo perfetta.- So che vai li ogni week-end, a cavalcare Celian. Te la farò trovare pronta...Hannie.- La chiamò come non gli era permesso fare, e guardò Jace nel mentre, i suoi occhi verdi fissi su quelli grigi dell'altro. Sembrò volesse sfidarlo a fare di più, a provare ad accattivarsi il favore della ragazza in altra maniera, se gli fosse riuscito di trovare qualcosa di più efficace del mostrare interesse per ciò che più l'appassionava.
Hannah sgranò gli occhi alle sue parole, e da rossa che era, impallidì. Trovava strano, spaventoso, per non dire inquietante che quel ragazzo, con cui non aveva mai avuto nessun tipo di contatto, fosse a conoscenza di cosa lei faceva durante il suo tempo libero in maniera tanto dettagliata. E poi, aveva osato chiamarla Hannie.
Indietreggiò di un passo, istintivamente, cercando riparo dietro le larghe spalle di Jace, che sorrise di soddisfazione, quando poi le posò un braccio sulle spalle spingendola ad avanzare nuovamente.
-Hannah.- Infine rispose lei incoraggiata dalla sua vicinanza e facendo appello a tutta la sua forza, perché sollevasse lo sguardo e lo mantenesse fisso sul volto di Thomas. - Preferisco che mi chiami Hannah.- Aggiunse titubante, a voler precisare che ciò che a Jace era permesso fare, non lo era a lui.
Il ragazzo peccava in sicurezza, poiché non sembrò rendersi conto che con quel suo comportamento aveva ottenuto l'opposto di ciò che voleva ottenere. L'aveva colpita di certo, ma non positivamente. Hannah si sarebbe ricordata di lui come della persona spaventosa che la faceva seguire, non di certo come un bel ragazzo dai modi accattivanti.
Thomas non la conosceva affatto, non si era soffermato ad osservarla e studiarne il carattere e i modi, ma solo le abitudini. Aspetti superficiali della sua vita, senza importanza. Se si fosse soffermato su ciò che lei era piuttosto che su ciò che faceva, si sarebbe accorto che Hannah era una persona piuttosto complessa, con tante paure e sue poche certezze erano però profondamente radicate in lei. Profonda e riflessiva, chiusa in se stessa e gelosa dei suoi spazi, come piccole isole inaccessibili a chiunque, talvolta persino alla tata, e si sentiva violata dalla sua mancanza di riserbo, e dal modo in cui sembrava farsene un vanto.
Il sorriso vacillò per un singolo istante sul volto del ragazzo a quelle parole e infine distolse lo sguardo. Volgendo gli occhi verdi sui gemelli, disse - Jem, Seth, è bello rivedervi, mi fa davvero piacere. - E stavolta, parve sincero. Un cenno del capo, e fece per andarsene. Nel farlo passò vicino a Jace, mormorandogli con un irritante sorrisetto stampato in volto qualcosa che nonostante il tono basso Hannah non ebbe nessuna difficoltà a udire. - Non sarai mai al suo livello. Scordatela.- I gemelli gli fecero spazio, e lui se ne andò, passando tra loro senza aggiungere altro, non uno sguardo, non una sola parola.
Quando la ragazza sollevò lo sguardo su Jace vide che teneva le palpebre serrate e inspirava e espirava profondamente. Quando li riaprì, non vide la collera che si sarebbe aspettata, ma della malinconia e forse del rimpianto. Per la prima volta in vita sua provò il desiderio di abbracciare qualcuno che non fosse la sua tata. Ma troppo riservata per lasciarsi andare in simili dimostrazioni d'affetti, si limitò a sfiorargli velocemente la mano posata sulla propria spalla. Lui le sorrise teneramente, e la strinse a se. Fu un gesto inaspettato, e Hannah non ebbe il tempo di reagire in alcun modo. - Grazie. - Mormorò Jace, con il volto affondato tra i capelli di lei.
Ne rimase spiazzata. Non l'aveva previsto, come non aveva previsto e mai avrebbe potuto prevedere la propria reazione. Tra quelle braccia stava racchiuso il tutto più assoluto, forse il mondo intero e per la prima volta in vita sua sentì di farne parte. E si sentì forte, addirittura possente, come se quell'unico braccio che la stringeva al suo petto, fosse uno scudo indistruttibile, una barriera invalicabile. Allo stesso tempo, le tremavano le gambe, per un'emozione che non riusciva a riconoscere ed era lungi dal comprendere. Si sentiva a disagio, e l'avvertiva nel silenzio attorno a loro l'imbarazzo chi li stava a guardare, ma sarebbe stata felice di godere di quello stato di beatitudine per un tempo lunghissimo, forse infinito. Qualcuno tossicchiò, un altro rise, ma Jace non accennava a volerla lasciare andare. Seppure non l'avesse mai lasciata andare, lei non se ne sarebbe lamentata. Stretta contro il suo petto, sentiva l'appena percettibile battito del suo cuore attraverso i pesanti vestiti e il suo buon odore: sapeva di sapone, di pulito e di panni stesi ad asciugare al sole. Provò l'impellente desiderio di stringerlo a sua volta e nascondere il volto contro il suo petto, per non pensare più e far finta, anche se per poco, che il mondo intorno a loro, con tutte le sue regole, non esistesse più. Ma le sue braccia sembravano essersi incollate al busto e non ne volevano sapere di staccarsene.
-Vieni, ti presento i ragazzi!- Le disse dopo un tempo che le parve lunghissimo, quando infine si staccò da lei e l'allontanò in maniera fin troppo sbrigativa. Con il cuore in gola, venne scaraventata di nuovo nella realtà. E libera dal suo abbraccio, lontana da lui, si sentì vuota.

Lui.
Jace non era mai stato avaro nel distribuire abbracci. Abbracciava almeno una volta al giorno sua madre, da quando ne aveva memoria, abbracciava gli amici, il Trio conosceva bene i suoi abbracci stritolatori. Quando era piccolo abbracciava gli sconosciuti per la strada, sperando di ritrovare in ognuno di loro quel padre di cui non ricordava nulla, neppure il volto, e aveva abbracciato persino la preside della sua vecchia scuola, quando gli aveva comunicato di aver ottenuto la borsa di studio. Abbracci, abbracci, e ancora abbracci, per Jace non c'era modo migliore per dimostrare il proprio affetto. Ma stringere Hannah tra le braccia, non era paragonabile a null'altro.
Gli tornarono in mente le parole di sua madre “- Jace puoi mentire a te stesso quanto vuoi, ma non puoi mentire a me. Hannah ti ha colpito, lei ti piace come ad un ragazzo piace una ragazza, che è molto più di quanto tu sia disposto ad ammettere. -” .
Allontanò Hannah piuttosto bruscamente, non poteva dar adito a quelle parole e ammettere che Greta aveva centrato il bersaglio, come sempre. Si sforzò di riuscire a trovare qualcosa di sbagliato nella sensazione del corpo di lei contro il suo, e non ne trovò. La paura di ammettere che sua madre aveva ragione aveva comunque la meglio. Non poteva permettersi di farsi piacere Hannah. Era fuori discussione.
Non riuscì però ad interrompere il contatto altrettanto bruscamente. Continuò a tenerle una mano sulla schiena, mentre la spingeva ad avanzare verso i gemelli. - Loro sono Jem e Seth.- Disse, felice di occupare la mente con qualcosa che non fosse il ricordo del profumo dei suoi capelli. - I miei migliori amici.-
Hannah sorrise, sollevando una mano in segno di saluto. Gli parve piuttosto disorientata in verità, ma incredibilmente adorabile con le belle guance colorite per l'imbarazzo. Non immaginava fosse proprio lui la causa dello smarrimento che le leggeva in volto, e nel tentativo di trovare una spiegazione, l'attribuì alla sorpresa di trovarsi davanti i due ragazzi. I loro volti erano identici, e lui stesso la prima volta che li aveva visti ne era rimasto colpito, e anche inorridito. Stessi lineamenti spigolosi, mento pronunciato e naso lievemente sproporzionato rispetto al resto, stessa bocca larga dalle labbra fini e gli stessi occhi blu, intensi, vivi, specchio delle rispettive personalità. L'unico tratto distintivo erano i capelli, d'un biondo chiarissimo, che portavano in maniera differente l'uno dall'altro. Se quelli di Jem erano cortissimi e nascosti dal cappellino, quelli di Seth erano piuttosto lunghi, ricadevano fini, lisci e ordinati sul volto, coprendone interamente la fronte.
Jem intanto li osservava entrambi con un sorriso malizioso sulla bocca larga dalle labbra sottili. I suoi occhi gli parve indugiassero troppo sul corpo di Hannah, coperto dal cappotto, alla ricerca di cosa non dovette neppure chiederselo, era più che lampante. Istintivamente la ragazza incrociò le braccia sul seno, chinando lo sguardo. - Ciao!Jeremy... - Disse, con quell'aria strafottente che sembrava piacere tanto alle ragazze, sistemandosi la visiera del cappellino con il solito scatto nervoso della mano. - ...Ma gli amici e le belle ragazze come te possono chiamarmi Jem!- Le fece un occhiolino che la fece arrossire, facendo irritare terribilmente Jace, con grande divertimento del ragazzo che lo fissava con un'ironia che non gli era abituale e negli occhi un particolare scintillio che non lasciava presagire nulla di buono.
-Jem, non cominciare! Piuttosto prendi esempio da tuo fratello che...- Si voltò verso Seth, che ancora non aveva aperto bocca, per trovarlo imbambolato a fissare un punto indefinito davanti a se. - … ha una faccia da ebete...?- Corrugò la fronte, e gli si avvicinò agitandogli una mano dinanzi al volto. Quello non si mosse, continuò a fissare sognante il nulla. - Uhm... Già, ci sono tutti i sintomi...Deve averla vista...- Concluse infine, annuendo profondamente e incrociando le braccia al petto.
-é alle tue spalle, amico, non poteva non vederla. - Aggiunse Jem, facendogli cenno con il capo nella direzione da cui arrivavano proprio in quel momento tre ragazze dall'aria decisamente familiare. Due si tenevano per mano, e una di loro trasportava una grossa borsa, e la terza si teneva un passo dietro loro, seminascosta ma comunque visibile anche ad una certa distanza. Quando Jace le vide, si sbracciò nel salutarle e le tre risposero con medesimo entusiasmo, affrettando il passo.
-é normale?- Chiese Hannah, che non aveva smesso di osservare Seth con una certa perplessità.
-Oh, si, più che normale. É solo che il Rose-Radar è entrato in funzione!- Disse il fratello, ridendo. - Devi sapere che Seth ha un debole per Rosalie. Purtroppo ha la pessima abitudine di diventare catatonico in sua presenza, vero fratellino?- Gli diede una forte pacca su una spalla, tanto da farlo vacillare, ma Seth continuò a fissare Rose con sguardo vacuo e ad ignorare il resto del mondo.

***

I saluti di rito furono cosa breve, ridotti ai minimi termini. Probabilmente Hannah li aveva considerati eccessivamente sbrigativi, ma in quel momento il galateo non rientrava tra le priorità del Trio, che arrivato con mezz'ora di ritardo, era impaziente di darsi allo shopping. Dopo aver concordato l'orario del pranzo (di fondamentale importanza per i ragazzi) per le due, si incamminarono lungo la lussuosa Madison Avenue, costellata qui e là di boutique di famosi marchi e negozietti piccoli quanto esclusivi.
Daphne e Jaquie, presa a braccetto Hannah una per braccio, guidavano la truppa, cui obbiettivo era niente meno che il paradiso di ogni fanatica dello shopping: Barneys, otto piani di vestiti, scarpe, borse, e accessori di qualsiasi stile. Avevano tutta l'intenzione di convertire la ragazza al loro credo: comprare è cosa buona, molto buona. Non ci sarebbe stata mai occasione migliore per convincerla a spendere i soldi di papà in un mucchio di abiti che loro molto gentilmente avrebbero provveduto a consigliarle, ergo costringerla a provare e a comprare.
Alle loro spalle, Seth e Rose camminavano fianco a fianco, senza avere il coraggio neppure di guardarsi, figurarsi rivolgersi la parola. Rose tentò in verità d'intavolare un discorso, uno qualsiasi, partendo da una delle frasi più banali al mondo: “oggi è una splendida giornata...”. Le risposte monosillabiche del ragazzo avrebbero scoraggiato persone ben più loquaci di lei.
Jace e Jem chiudevano la fila, tenendosi abbastanza lontani dagli altri per poter parlare senza essere sentiti e senza rischiare di perderli.
-Allora, per quanto avevi intenzione di tenermela nascosta? Cos'è tipo la tua ragazza o che?- Chiese Jem, che non sembrava intenzionato a smettere di fissare il fondo schiena di Hannah, finché ne aveva la possibilità. E più lo faceva, più Jace si sentiva irritato, e più lui si irritava, più Jem provava gusto nel farlo.
-Almeno fino a quando gli ormoni non smetteranno di intasarti il cervello, come minimo. Voglio credere che siano quelli a farti pensare certe cose, perché so cosa stai pensando e no, no, e ancora no. Ti proibisco di provarci con lei, chiaro? E smettila di guardarle il sedere!- Cercò di nascondere l'irritazione dietro il tono ironico delle sue parole, ma servì a ben poco. - E non è la mia ragazza. Questo però non significa che puoi provarci con lei. Mi hai capito Jem? Lasciala in pace. Lei non è una da una botta e via.-
-E perché non dovrei provarci? É un bel bocconcino e ha un bel...Beh, non che si veda granché, con quel cappotto...- Borbottò piegando il capo di lato, alla ricerca di una migliore visuale della parte in esame.- Sembra carino... Si. Comunque, se lei non ha un ragazzo e tu non hai intenzione di farti avanti, lo farò io. Lo sai come si dice, ogni lasciata è persa!- Jem scrollò le spalle, incurante di ciò che l'amico gli aveva appena detto. Non perché fosse particolarmente interessato ad Hannah, ma perché voleva capire cosa lei era per Jace, e quale metodo migliore per scoprirlo se non stuzzicarlo un po'? Negli ultimi tempi aveva spesso parlato loro di questa strana ragazzina. Era stato subito colpito dal modo in cui lui pronunciava il suo nome, quasi in un sussurro, come se il solo nominarla potesse farla svanire nel nulla. Doveva essere una persona importante per lui, e la sua reazione quando l'aveva vista parlare con Thomas ne era probabilmente la dimostrazione.- Se pensi che siccome tu hai deciso di rispettarla perché emotivamente fragile..- disse, sarcastico. -... qualsiasi altro sia costretto a fare lo stesso, sei diventato completamente idiota. Se non sono io, sarà qualcun altro, tipo...Vediamo, un nome a caso? Thomas?- Nonostante la mente di Jem fosse spesso annebbiata dalla sovrapproduzione di testosterone, c'erano dei momenti di lucidità in cui era fin troppo perspicace e attento, e troppo tardi Jace si accorse che quello era uno di quei momenti. Per la prima volta in vita sua, Jace trovò Jem irritante. Aveva sempre riso dei suoi modi da playboy incallito e strafottente, ma quella volta li trovò fuori luogo e dannatamente fastidiosi. Preferì non replicare anziché dover mentire spudoratamente, poiché non poteva fingere, non con lui, che immaginare Thomas e Hannah insieme come una coppia non gli procurasse seri problemi nel controllo della rabbia.
-Quindi secondo te cosa dovrei fare, sentiamo!- Rispose, aspettandosi una risposta ironica delle sue, quasi sperandoci poiché l'avrebbe autorizzato a non dar alcun peso a tutto quel discorso.
-Ammettere che ti piace, è così evidente! Avrei voluto avessi visto la tua faccia quando li hai visti insieme, era tutto un programma! Ma lo vedi che non tenti neppure di fingere che non te ne frega niente se fa il gallo nel pollaio con Hannah?-
-Mi fa rabbia che lui abbia intenzione di usarla, tutto qui. Sarebbe diverso se ci fosse la possibilità che lei gli piacesse veramente. Non c'è nulla sotto, e non è così strano voler protegger un amica. Ma tu che ne sai? Tu sei quello che non ha amiche perché finisce per andare a letto con tutte quante.- Replicò con insolito astio, infilando le mani nelle tasche del piumino, incassando la testa tra le spalle, mentre accelerava il passo, del tutto intenzionato a mettere fine a quella conversazione. Jem non sembrava essere della stessa idea.
-Uno: non far passare me per il cattivo, Jace. - Tenne il conto sulle dita, distendendo l'indice e toccandolo con l'opposto. - Io ho sempre messo le cose in chiaro con tutte, e se c'è stata qualcuna che si è illusa di poter fare la differenza non è certo colpa mia. Due: non cercare di cambiare argomento, non attacca. E tre: non mi pare tu abbia mai voluto proteggere Daphne da me, non è una tua amica, lei?- Domandò infine, fissandolo seriamente, con la fronte corrugata.
-Daphne è lesbica, Jem! Convinta e suppongo molto felice di esserlo, in caso non te ne fossi accorto. Mi dici da cosa avrei dovuto proteggerla? Dalle tue avance, quando è chiaro che non ti degnerà mai di uno sguardo? Lei si sa difendere da sola, è Hannah che non...-
-Non cosa?- Qualcuno lo interruppe, e quel qualcuno era proprio Daphne. Erano arrivati da Barneys e loro non ci avevano fatto caso. Avrebbero superato il grande magazzino se la ragazza, che li attendeva con cipiglio divertito e mani sui fianchi davanti al lustro portone d'ingresso, non li avesse interrotti attirando la loro attenzione.
-Non è sexy quanto te, bellezza!- Jem colse al volo l'occasione, cercò di stringerla per la vita, ma la ragazza si divincolò con grazia e lo respinse.
-Ma grazie, tesoro! Nella mia prossima vita farò di tutto per rinascere etero, lo prometto! Per ora tieni la mano morta a posto.- Disse, dandogli un buffetto sul volto, scherzoso quanto leggero schiaffetto.
-Beh, tentar non nuoce!- L'altro fece spallucce, ed entrò, raggiungendo gli altri che, raggruppati davanti alla cartina dell'edificio, intenti a scegliere da quale piano sarebbe stato meglio cominciare: reparto jeans o top e t-shirt? Che dilemma!
Nessuno sembrò essersi accorto della loro assenza, tranne Hannah. La vide, attraverso i vetri della porta girevole, guardarsi intorno con una certa ansia e rilassarsi poi, dopo averlo visto. Gli sorrise e tornò ad interessarsi al dibattito in corso tra il resto del gruppo.
-Allora, che succede? Oggi sei strano, l'ho capito alla prima occhiata che qualcosa non va. Sputa il rospo.- Daphne era una maestra nel fare domande scomode nei momenti peggiori e pretendere risposte ancor più scomode. Ma Jace non aveva idea di cosa dirle.
-Io... Non lo so Daphy. Non lo so proprio. Mi sento... Incasinato.- Seguitò a fissare Hannah attraverso i vetri, registrando ogni suo movimento e il mutare dell'espressione del suo viso: ora attenta, ora seria, ora divertita da qualcosa che Jaquie doveva aver detto. - Ho visto Tom parlare con Hannah, poco prima che arrivaste. Avrei voluto prenderlo a pugni, e se non ci fosse stata lei, Cristo, l'avrei fatto. L'ho odiato con tutto me stesso, e so che tutto questonnon ha senso.- Mormorò, con la mandibola contratta. Daphne avrebbe potuto vederne i muscoli contratti pulsare sotto la sua pelle.
-Si chiama gelosia, Jace. Sapevi che prima o poi sarebbe capitato.-
-Che cosa intendi?- Chiese, voltandosi a guardarla. Ma lei fissava Jaquie, e Jace si chiese per la prima volta se quando guardava Hannah, anche lui avesse quella stessa espressione in volto, quel sorriso e quello sguardo che urlavano di totale devozione verso l'altro. Ne fu spaventato, non era così che voleva apparire, non era così che doveva guardare Hannah.
-Che doveva capitare che ti piacesse tanto una ragazza da esserne geloso. E conoscendoti, non poteva essere una ragazza comune. Se fossi romantica come Rose, ti direi che eravate predestinati, ma siccome non lo sono affatto, posso solo dirti quel che vedo. Tu hai un debole per lei, e da quel che ho sentito poco fa, non sono l'unica a pensarla così. Mi sa che devi rifletterci sopra e fare chiarezza, o finirai per fare qualcosa di cui potresti pentirti. Hannah prima o poi si sveglierà, aprirà gli occhi e si guarderà intorno, e si accorgerà che non può o non vuole aspettarti in eterno.- Concluse, guardandolo dritto negli occhi. - Cosa hai intenzione di fare? Vuoi scappare? Il Jace che conosco io non scappa. - Aggiunse, con grande serietà
-Credimi, in questo momento non credo di essere completamente me stesso.- Si lasciò andare in una breve e debole risata. Non gli restava che tentare di mostrarsi ironico, non conosceva altro modo in cui reagire. Daphne non era la prima a fargli notare quanto fosse palese che fosse attratto da Hannah, tanto che cominciò a chiedersi se non fosse solo condizionato da quello che gli altri continuavano a ripetergli. Non sapeva cosa pensare, anzi, avrebbe preferito riuscire a non pensarci del tutto, ma non gli era possibile.

***

Tre ore dopo uscivano da Barneys carichi di buste, bustine e pacchettini, tutti galantemente trasportati dai ragazzi (non che avessero scelta), e si dirigevano a passo spedito verso uno degli ingressi Ovest di Central Park, dove li attendevano due delle domestiche di Rose. Le due donne furono ben felice di consegnare i due grandi cestini da pic-nic che portavano e tornare alle proprie faccende. Jace non credeva si potessero trovare ancora degli oggetti simili, ne che potesse esistere qualcosa di più retrò di un cestino da pic-nic vecchio stile, di pallido vimine intrecciato. Questo finché consegnate le buste alle legittime proprietarie, non si fece carico di uno di essi. Il cestino era pesante e certamente pieno fino al colmo, ma il ragazzo non osò lamentarsene, non dopo essersi quasi offerto come uomo di fatica per l'intera giornata. Sapeva benissimo che a fine serata avrebbe ricordato solo i divertimenti e non la fatica. Inoltre Hannah gli camminava accanto, rifiutandosi di unirsi agli altri, che li precedevano di qualche metro. La cosa lo rendeva felice, in quel momento si accorse di gradire la sua compagnia più di quella degli altri, che gli parve avessero accelerato repentinamente e ingiustificatamente il passo, anche se una parte di se continuò a cercare di convincerlo d'essersi sbagliato.

Lei.
Hannah dal canto suo ci teneva a fargli compagnia. Voleva stargli accanto, sentiva pressante il bisogno di parlargli e condividere con lui anche il più stupido pensiero. La sua compagnia le era più gradita di quella di chiunque altro, pensiero che la fece sentire un'ingrata nei confronti del Trio e i gemelli, che per tutta la mattinata si erano mostrati gentili nei suoi riguardi e ben felici di consigliarla in qualunque scelta. Certo aveva il sospetto che le ragazze l'avessero presa per una bambola con cui giocare alle fashion stylist, ma cercò di scacciare quel pensiero dalla mente il prima possibile. Aveva un'opinione troppo buona delle tre per credere una cosa simile. E peccava decisamente d'ingenuità.
-Credi abbia esagerato?- Chiese a Jace, mentre osservava pensosa le tre enormi buste che teneva infilate su per un braccio e le altre due stringeva nella mano opposta.
-Naah!Figurati! Se avessi dato retta al Trio, allora si avresti dato fondo alla tua carta di credito, credimi! Non conoscono limiti quando si tratta di spendere!- Disse lui. Sembrava più sereno di quella mattina. Più lucido, più attivo, più felice. A guardarlo pareva che il ricordo di ciò che era accaduto solo poche ore prima fosse svanito, e che durante il tour de force appena terminato si fosse addirittura divertito nel vederla prestarsi con tanta pazienza a fare da manchino per le ragazze, che l'aveva vestita e svestita a loro piacimento, e nel farsi trascinare da un piano all'altro dell'immenso negozio, sempre più carico di abiti, borse firmate e quant'altro. - Oserei dire che te la sei cavata davvero bene! Sei sopravvissuta, e guarda, non hai neppure un graffio!- Anche in quel momento sembrava pimpante come suo solito, nonostante camminasse da una ventina di minuti con un cesto carico di cibarie in una mano che tremolando cominciava a dare segni di cedimento.
Hannah invece non riusciva a levarsi dalla mente i suoi occhi tristi, e quell'abbraccio. Il ricordo di quelle sensazioni bastava a emozionarla, e al contempo si chiedeva se non ne fosse influenzata, se non dovesse provare a stargli lontano invece di ricercare costantemente la sua compagnia, almeno il tempo necessario per disintossicarsi dal suo profumo. Ma voltandosi a guardalo mentre le camminava al fianco si chiese se ce l'avrebbe mai fatta, e come la prima volta che si era trovata da sola con lui provò l'impellente desiderio di tracciarne il profilo sul suo album da disegno, rendendo eterno ciò che lei vedeva in quell'istante.
Le ragazze li chiamarono, agitando le mani in aria e facendo loro segno di seguirle. Fu loro grata d'averla distolta da certi pensieri.
Jace sospirò di sollievo. Le ragazze avevano scelto un angolo di paradiso nel mezzo di Central Park, una zona poco affollata in cui fermarsi, dove solo qualche coppietta sostava, e non troppo a lungo. Era un grande prato d'erba indurita dal freddo, d'un verde un poco spento ma non per questo meno piacevole alla vista, davanti ad uno dei laghetti del parco, abbastanza soleggiato perché durante il pasto non sentissero freddo, nonostante la temperatura non fosse delle più miti.
-Che bel posto! Non sono mai stata in questa parte del parco. Non credevo si potessero trovare dei posticini appartati a Central Park.- Disse Hannah, incantata dai riflessi luccicanti del sole sulle chete acque del laghetto. - Mi piacerebbe poterlo disegnare, vorrei avere un foglio proprio qui, ora...- Disse ancora, stavolta in un sussurro, come se involontariamente avesse dato voce a pensieri che avrebbe preferito tenere per se.
-Certo che si! Non è tutto come mostrano nei film, Hannie. A Manhattan ci sono anche degli angolini nascosti in cui potersi rifugiare. Anche noi frenetici newyorchesi abbiamo bisogno di fermarci a riposare, di tanto in tanto.- Le rispose Jace, a cui non dovevano essere sfuggite le sue parole. D'altronde pareva che poche cose che la riguardassero potessero sfuggirgli. - Ti prometto che ti ci porterò ancora, e fornita di carta a volontà e matite di ogni genere!- Esclamò ancora, posando finalmente a terra il pesante cestino. Davanti a loro Rose e Daphne, tra una risata e l'altra, erano indaffarate a stendere sull'erba un ampio telo, e fatto questo aiutarono Jem a svuotare il secondo cesto, da cui estrassero ben tre termos, vettovaglie varie e alcuni recipienti.
-Uhm! La tua cuoca ci ha fatto i brownies Rose! Ne sono sicura!- Daphne si lasciò andare in un gridolino di piacere. - E forse anche una torta, guarda quante ciotole!-
Anche Jaquie dava il suo contributo limitandosi a dar ordini a destra e a manca, seduta a terra con gambe e braccia incrociate come un capo indiano, perché troppo stanca per muovere un solo dito, diceva. Teneva ben stretta a se la sua borsa, come se contenesse un milione di dollari e non una reflex professionale, con cui continuava a scattare delle foto fin da quando avevano messo piede da Barneys. Al contempo urlava contro Jem, che secondo lei avrebbe dovuto poggiare il cesto, ora svuotato del suo contenuto, dalla parte opposta a dove l'aveva letteralmente abbandonato, e a Seth di fare attenzione alle sue buste. - Hei! C'è un De La Renta da mille dollari li dentro! Seth! Non oserai posare quella busta sull'erba spero!- Sbraitava contro il povero ragazzo che non osava più muovere un muscolo senza il suo consenso, conscio di tenere tra le mani un vero e proprio patrimonio. Se avesse rovinato i costosissimi abiti della ragazza ci avrebbe messo anni, se non decenni, per poterli ripagare. Il terrore gli si leggeva chiaramente in volto.
-Ehm... Non credevo Jaquie fosse così autoritaria.- Commentò Hannah impressionata, mentre Jace avvicinatosi e sedutosi sul telo svuotava il suo cesto, riversando sullo stesso una miriade di sandwich ben impacchettati, vaschette d'insalata di vario genere e quelli che probabilmente erano chili di macedonia ben chiusa in coppette di plastica.
-Te ne accorgi solo ora?- Rise lui. - Jaquie è una dittatrice nata!-

***

Avevano mangiato, riso, qualcuno di loro aveva ingaggiato una guerra all'ultimo cucchiaio di macedonia, e la maglia di Jace era una delle vittime della succosa battaglia. Jaquie aveva continuato a scattar loro delle foto, tra un morso di sandwich al tacchino e un sorso di limonata, con la scusante che se voleva diventare un'affermata fotografa, come sognava fin da quando era bambina, doveva sfruttare ogni occasione per far pratica. Era stato uno dei pomeriggi più divertenti che Hannah potesse ricordare, ed era felice come non mai. Finalmente si sentiva parte di quel gruppo assolutamente eterogeneo, non più un estranea, non più l'ultima arrivata, solo Hannie, un'amica e una compagna d'avventure.
Quando anche l'ultima briciola di torta al limone fu divorata, ormai erano quasi le sei del pomeriggio. Il sole aveva cominciato la sua quotidiana discesa, quasi al termine del suo cammino, per lasciar spazio alla notte. Non prima d'unirsi in quello che Hannah chiamava “il bacio degli amanti divisi”, quando al crepuscolo notte e giorno si univano per pochissimo in un unico bacio passionale, dando vita ai viola, ai rosa, agli arancioni, ai rossi e a tutte le sfumature che rendevano ogni tramonto diverso dall'altro. Sotto quella luce rosata, ai suoi occhi tutto sembrava un poco più romantico, e le ricordava tanto una vecchia canzone d'amore francese, la preferita della tata, la vie en rose.
Seduta accanto a Jace, che sdraiato sull'erba con le mani incrociate dietro la nuca fissava il cielo tingersi di rosa, cercava di godersi quell'attimo di pura poesia, ma non ci riusciva del tutto. Ora che gli animi si erano quietati, solo perché tutti erano troppo sazi per darsi a qualsiasi attività che non fosse oziare, una domanda le martellava le meningi ma non era sicura di poter chiedere a Jace ciò che desiderava sapere.
-Jace...- Infine si fece coraggio, e con voce tremula lo chiamò. Il ragazzo si sollevò di scatto, puntando i gomiti contro il terreno.
- Che succede? Jem ti sta dando fastidio?- Domandò nervosamente, guardandosi intorno alla ricerca del ragazzo che per una volta era lungi dall'interessarsi ad una ragazza e parlava con il gemello a poca distanza da loro. Jace gli rivolse uno sguardo truce che fece scoppiare a ridere Hannah.
-No, no! Cielo, no! Povero Jeremy, se avessi potuto l'avresti fulminato con lo sguardo. Ti assicuro che non mi si è mai avvicinato.- Lo rassicurò, posandogli una mano sulla spalla, ritirandola velocemente. - Io... Piuttosto... Non voglio essere invadente ma... Mi chiedevo...- Cominciò, torcendosi le mani, piuttosto indecisa se continuare o lasciar perdere e far finta di non aver mai cominciato quel balbettante discorso. - Mi chiedevo cosa è capitato tra te e Thomas. Mi pareva ci fosse molta tensione tra voi, e il tono con cui si è rivolto a te poi, è stato estremamente maleducato. - Disse infine, assolutamente parziale. Ai suoi occhi Jace era buono e caro, e non poteva certo avere alcuna colpa. Ahimè, ciò che i suoi occhi vedevano non sempre corrispondeva alla realtà.
-Te lo dirò. Prima o poi l'avresti saputo comunque Hannie. Credo che lui te lo dirà alla prima occasione se tu gli darai corda. Tom te lo dirà. - Ripeté mestamente.- E preferisco che tu lo sappia da me.- Jace divenne improvvisamente serio. Dai suoi occhi traspariva tutta la tristezza e il rammarico che la giovane vi aveva visto quella stessa mattina. Si sedette, e incrociò le gambe.
-Thomas era il mio migliore amico. Veniva prima del Trio, e detesto ammetterlo, anche prima di di Jem e Seth. Lo siamo stati fin dal primo anno, quando io arrivai alla St. John. Con lui non c'era bisogno di parole, eravamo in perfetta sintonia. Tom non è cattivo in fondo Hannie, è stato l'unico che non ha visto in me solo un poveraccio con una fortuna sfacciata. Se a scuola sono popolare, se tutti hanno un occhi di riguardo per me lo devo in gran parte a lui, e all'influenza che lui ha e ha sempre avuto sugli altri. Sono pienamente consapevole che per tutti loro, una volta uscito da quelle quattro mura con il mio bel diploma in mano, tornerò ad essere un pezzente, un perdente, una cosa senza valore. -
Hannah lo ascoltava quasi trattenendo il fiato. Sembrava avesse bisogno di confidarsi con qualcuno, di liberarsi anche se per poco, di un enorme peso. La sua voce vibrò di rabbia e rancore per pochi istanti. - Non sono stato capace di ricambiare la sua amicizia come avrei dovuto. Anzi, l'ho sommerso di merda. Ero geloso Hannie, geloso marcio, perché credevo che fosse tutto ciò che sarei dovuto essere ma che Dio mi aveva tolto senza pietà. A volte lo penso ancora. Allora ero arrabbiato, amareggiato perché circondato da tutte quelle belle e ricche persone che sprecavano i loro soldi per delle autentiche idiozie, mentre mia madre sgobbava come una schiava per arrivare alla fine del mese. Ce l'avevo con il mondo intero a momenti, e con Tom, che sembrava essere sempre un gradino sopra di me.- Prese fiato, e dopo essersi inumidito le labbra, riprese.
- Era la fine del secondo anno, quando successe. Per la prima volta mia madre mi aveva permesso di partecipare ad una delle feste organizzare dai ragazzi della squadra di football. Quello che non le avevo detto è che la festa si teneva nell'appartamento del fratello di uno di loro, uno che non conoscevo neppure, e ti lascio immaginare come potesse essere una festa di studenti universitari agli occhi un sedicenne: inferno e paradiso insieme, credimi.- Le sorrise amaramente. - Avevo bevuto più del dovuto, ma questa non è e non sarai mai una giustificazione ne una scusante per quel che ho fatto. Non ero abbastanza ubriaco da non rendermi conto di quel che facevo. Quel che ho fatto lo feci in piena coscienza. - Si affrettò a spiegare, scuotendo il capo. La fissava in volto mentre parlava.
-Ad un certo punto c'era talmente tanta gente che avevo perso di vista Tom, e quando lo trovai parlava con dei ragazzi che non avevo mai visto, ma che lui sembrava conoscere bene. Di certo non eravamo gli unici minorenni quella sera, ma ero talmente ingenuo d'averlo pensato fino a quel momento. Uno di loro gli disse che gli avevano raccontato che si era dato alle opere di bene, e gli chiese perché si tirava dietro un miserabile come me. Lui se ne vergognò, lo vidi arrossire e volli credere che fosse l'effetto della bottiglia di birra che si era appena scolato o del caldo, ma era ovvio che non era così. Tom rispose che lo faceva solo perché gli facevo pena. Forse tu non puoi capire, e spero non potrai mai capire cosa ho provato in quel momento. Mi sentii come un sacco di spazzatura: uno schifo, una cosa immonda, inutile, un intralcio. L'invidia divenne rabbia, così grande che volli vendicarmi, volli ferirlo, volevo toglierli anche la dignità se mi fosse stato possibile, e ci provai, nell'unico modo in cui ero sicuro di poter riuscire: andare letto con la ragazza a cui faceva il filo.- Distolse lo sguardo da Hannah, sembrava non riuscire più a sopportare la sua vista, non mentre le confessava quella che considerava essere la sua azione più vergognosa e riprovevole.
-Dire che le faceva il filo è riduttivo, é innamorato di lei dall'asilo, non c'è nessuno che non lo sappia a scuola. E lei era a quella festa, e io ero ubriaco quel tanto che mi bastava per avere il coraggio di fargli uno sgarro simile. Non fraintendermi, lei é bella per davvero, ma è anche una persona insignificante, che negli anni si è sempre divertita ad umiliarlo in ogni modo possibile. Non sono mai riuscito a capire cosa ci sia in lei che lo attrae tanto. La disprezzavo, e continuo a farlo, mi ricorda quante cose stupide fa fare il rancore. Comunque sia, lei è una a cui piace mettere zizzania e sapevo che aveva un debole per me. Allora non ci pensai due volte a portarmela a letto, lei che non mi è mai piaciuta, e mai mi piacerà, lei che trovo insopportabile, e infantile, lei che è l'unica persona con cui non avrei mai voluto avere a che fare. E l'avevo fatto solo per fare un dispetto a quello che era il mio migliore amico, lo volevo vedere a pezzi, ferito, distrutto. Lui lo venne a sapere subito dopo. Ci evitammo per tutto quel week end. Io in qualche modo sentivo che lui sapeva, e quando il lunedì ci incontrammo a scuola volarono parole grosse e qualche pugno. Lui mi ruppe un dente, io gli feci un occhi nero, e da allora non ci siamo più rivolti una sola parola. Fino a stamane, ovviamente. - Sospirò, voltandosi a fissare il lago, tinto di rosso.
-Ti sto raccontando questo perché non voglio che lui ti ferisca Hannah. Voglio che tu mi prometta che starai in guardia. Lo so, ho detto che non è cattivo, ma il suo interessamento nei tuoi confronti non è sincero, ne sono certo. Come io ho usato quella ragazza per vendicarmi, lui potrebbe fare lo stesso con te, e io tengo troppo a te per lasciare che lui ti faccia questo. Volevo solo essere il primo a raccontartelo,e spero apprezzerai almeno la mia sincerità. Non avrei mai voluto che tu lo venissi a sapere, men che meno che lo venissi a sapere da altri. Ora puoi giudicarmi, puoi provare pena per me, puoi esserne disgustata... Puoi essere ciò che preferisci, credimi, io lo accetterei. Hai tutto il diritto di pensare che io stia mentendo a te ora o che potrei farti una cosa simile,e credimi, da te accetterei anche questo.- Lui continuò a fissare il lago, e Hannah, ammutolita, non aveva la forza di pronunciare una sola parola. Non avrebbe mai immaginato che sotto quella che pareva essere solo una superficiale antipatia reciproca, si agitassero tempestosa rabbia, gelosia, menzogna, tradimento. Non poteva credere che la bellissima persona che credeva fosse Jace si fosse abbassata a tanto, compiendo un'azione così misera solo per ripicca. Cosa doveva pensare di lui ora? Come doveva comportarsi? Doveva compatirlo, o peggio doveva allontanarlo? Queste e mille altre domande le facevano scoppiare la testa. Si sentiva confusa, e doveva ammettere delusa, perché Jace si era mostrano capace di sbagliare e provare i peggiori sentimenti, come qualsiasi altro umano. Aveva perso la sua patina di assoluta perfezione.

Lui.
Hannah non aveva emesso fiato. Non aveva detto una sola parola da quando più di dieci minuti prima, aveva terminato il suo racconto. Le aveva detto tutto ciò che doveva, di più non poteva fare. In silenzio si alzò, e si diresse lentamente verso la riva del laghetto, con le mai infilate nelle tasche dei jeans. Rimase così, in silenzio, a scalciare qualche sassetto di tanto in tanto, a chiedersi se lei l'avrebbe accettato ora che sapeva. La cosa che più lo faceva stare male era proprio il pensiero di non poter più far parte della sua vita. E sapeva che non pensava di perdere un'amica, pensava di perdere Hannah. Hannah era Hannah, un mondo a se stante nel suo universo. Non era un'amica, forse non lo era mai stata. La paura in lui portava alla consapevolezza che forse per davvero lei era qualcosa di più. Ma tutto era ancora così confuso, che si rifiutava di pensarci per un istante di più.
Quando sentì dei passi alle sue spalle, senza neppure voltarsi disse sgarbatamente – Seth, Jem, Daphne o chiunque altro tu sia, smamma.-
-Oh... Scusa... Volevo solo dirti che gli altri hanno deciso di andare via. Ma se tu hai deciso di restare ancora, non importa.- La voce di Hannah gli era parsa ancora più lieve del solito. - Lo dirò agli altri.- Quando Jace si voltò, lei stava correndo verso gli altri, intenti a raccogliere le loro cose. Nessuno di loro gli si avvicinò, lo conoscevano abbastanza bene da sapere che in quel suo mettere delle distanze tra se e il resto della comitiva c'era il bisogno di riflettere in solitudine. Lo salutarono da lontano, e poi ognuno prese la sua strada, lasciandolo li, in riva a quelle acque che ora, passato il crepuscolo, erano nere quanto il suo umore.

L'angolo dell'autrice:

Non so proprio come scusarmi per il terribile ritardo di questo aggiornamento. L'unica giustificazione è che tornando dalle lezioni la sera tardi, e avendo avuto alcuni problemini di salute, la sera non riuscivo proprio a mettermi al pc a scrivere. C'è stato un momento in cui ero così stanca e nervosa che ero decisa a mollare totalmente la storia, e ancora non sono sicurissima di riuscire a portarla a termine nelle condizioni in cui mi trovo. Prego le mie fedeli lettrici di portare un poco di pazienza quindi, se gli aggiornamenti dovessero tardare parecchio.

Detto ciò, passiamo ad argomenti più leggeri.

Signori e signore, ho finalmente dato un volto a quasi tutti i personaggi della storia. Ebbene si, dopo tanto penare ho trovato dei volti che mi soddisfacessero, finalmente! Diciamocelo, forse mi sono data troppo da fare! Sono tutti troppo belli per essere reali... =_=”

Ed eccoli qui.




Jace e Hannah sono rispettivamente Jeremy Sumpter (ma quanto sei belllloooooooo *çççççççççççççç*) e Alexis Bledel, che nonostante sia più vicina ai trenta che ai venti ha sempre sto faccino da bambolina.


George è quello che mi ha fatto penare di più! Sono passata da Colin Firth a Ralph Fiennes circa un centinaio di volte, e alla fine ha vinto Ralphuccio mio! *3* é perfetto, ha pure la stessa età del mio personaggio. E non ditemi che non è fascinosissimo (anche se poraccio, la calvizia incombe ç_ç)! É l'unico che pelato, pallido, e senza naso, è ancora più che affascinante. É per colpa sua se io mi sono innamorata di Voldemort. u.u” 
George ha quarantasette anni, è un genetista piuttosto famoso in quell'ambiente nonostante sia piuttosto giovane rispetto alla maggior parte dei colleghi, ed e vedovo da undici anni. Come avrete già letto sua moglie si è uccisa, e per ora non credo approfondirò la questione. Credo sia fuori dalle mie capacità parlare di un tema così delicato, finirei per offendere chi purtroppo, ha vissuto un'esperienza di questo genere, inoltre per ora non è pertinente con la storia. 

Anche Greta mi ha dato il mio bel daffare. Inizialmente non avevo proprio pensato a Sienna Miller, poi mi è capitata tra le mani una sua foto e boom! Una folgorazione! Volevo una biondina tutto pepe con i capelli corti e sbarazzini e...Eccola qua! La Miller però è piuttosto giovane, ha 29 anni e Greta 36, ma credo possa andare, che dite? :-) Anche Greta ha già un matrimonio alle spalle. é nata e cresciuta in Germania, dove ha conosciuto il suo ex marito, ricco uomo d'affari americato, molto più vecchio di lei, che al tempo era appena diciottenne. Rimase incinta poco dopo, e l'uomo si decise a sposarla, per riparare al "danno" e salvare le apparenze più che per amore. Sarebbe stata una cosa quasi lodevole se lui neanche due anni dopo non l'avesse abbandonata con un bimbo piccolo e una marea di debiti, fuggendo dalle sue responsabilità.


Quando ho cominciato a scrivere la storia, solo di tre personaggi avevo chiara in mente la fisionomia: Jace, Hannah e Daphne. Ed è proprio da lei che ho cominciato a costruire il Trio. Ero certa di volere Blake Lively ( Serena di Gossip Girl), è perfetta per essere Daphne. Alla fine, cercando delle sue foto, ho trovato dei photoshoot promozionali del film “ The  sisterhood of traveling pants”(credo che in Italia sia stato tradotto con “Quattro amiche e un paio di jeans”), e chi ci trovo? Alexis Bledel, la mia Hannie!
Quando ho dato uno sguardo anche alle altre due attrici (America Ferrera e Amber Tamblyn) ho visto che erano perfette per "interpretare" le altre componenti del Trio! Sono eterogenee al punto giusto! Ho avuto una fortuna pazzesca, lo riconosco!

Per il resto dei personaggi è stato piuttosto facile trovare dei prestavolto adatti. Thomas è stato da sempre Tom Sturridge, un po' perchè per me è un volto noto (l'ho utilizzato anche in un'altra storia) e mi ci sono affezionata, e un altro po' perché dai, diciamocelo, ce l'ha la faccia da snob arrogante! =P Allo stesso modo i gemelli Sanders sono sempre stati Lucas Till, perché volevo avessero un aspetto molto... “americano” e perbene, soprattutto per quanto riguarda Seth.

Non so ancora se Amanda avrà il volto di Megan Fox (sarà che ho proprio una certa antipatia per l'attrice in questione =P) o di Kaya  Scodelario, è difficile scegliere perchè sono entrambe belle ma in modo completamente differente. Vedremo chi la spunterà. 
Per la tata Eleanor e per il preside Miller invece, non ho proprio alcuna idea! Lettori miei, se vi viene in mente una attrice sui 60, bella robusta e con i capelli rossi, non esitate a contattarmi! :-P

S chan : XD ahahaha! Dai lasciami essere cattivella! Solo un pochettino!! =P Ora come ora il bimbo non so più se ci sarà, perché mi addentrerei su per un terreno impervio. Sconfinerei in un argomento particolarmente delicato. Io vorrei dare un lieto fine alla mia storia, e non so se la nascita di questo bimbo lo renderebbe possibile. Hannah non credo sopravvivrebbe alla cosa. (muhahahah questa è vera cattiveria, comincia a far congetture! XP)

Io adoro Greta, perché una mamma-non-mamma. Se hai letto gli scorsi capitoli avrai notato un certo accenno all'età in cui ha avuto Jace. Se fai due calcoli, a questo punto della storia ha... 36 anni!! é giovanissima!! Quindi mi è parso più coerente renderla una mamma molto moderna, anche troppo “amica” in alcuni momenti, tanto che spesso sembra essere Jace il più maturo tra i due.
37 pagine?? O.O” Oki, forse non sarei capace di arrivare a quel livello! Non ancora almeno! XD
Per quanto riguarda Tom, tranquilla, l'ho nominato solo alla fine del quarto capitolo, è comprensibile che non lo ricordi! Anche se rileggendo l'ultima parte del capitolo 7 mi sono accorta di aver fatto un casotto. É davvero confusionario! Prometto di rimetterlo a posto il prima possibile! :-( Arriveranno tutti gli approfondimenti del caso. Ho preferito dare la precedenza al rapporto tra i due protagonisti, e tra i protagonisti e i rispettivi amici, ma piano piano arriverò a parlare anche del padre di Hannah e della tata, e credo (ma non ne sono ancora sicura) anche del preside Miller e di qualche altro personaggio (ma ancora non ho ben chiaro in che termini).
Grazie ancora per i complimenti (secondo me immeritati =P). Finirò per montarmi la testa, lo so! T_T

Lea__91 : Il tizio che importuna Hannah l'ho gia nominato nel capitolo 4! =P Mi sa che Amanda ha monopolizzato l'attenzione! Come sempre! XD Povero Thomas! Puoi farmi tutte le domande che vuoi, a me fa piacere rispondere... Se posso senza fare spoiler, ovvio! =P
Seth è un personaggio a cui tengo particolarmente, è praticamente la trasposizione
al maschile
della mia migliore amica . Lo so è strano che una ragazza dia l'ispirazione per un personaggio maschile... =_=" Proprio come lei, Seth è una persona estremamente dolce, e ingenua. Forse per la sua estrema sensibilità, è sempre bisognoso d'affetto, per questo basta un gesto gentile per farlo innamorare. C'è stata anche chi ha approfittato di lui per arrivare a Jem, povero cuore (con grande sdegno di Jem stesso, bisogna dirlo)! Ma nonostante le batoste e le delusioni, lui non riesce a smettere di innamorarsi!
XD Non preoccuparti, so di essere banale ma a me piacciono i lieto fine, solo che mi diverto a strapazzare un po' i miei personaggi prima di arrivarci. Jace e Hannah dovranno passarne ancora parecchie, e come ho già detto non è Thomas il peggio che capiterà loro! Anzi, vedrete tra vari capitoli che non è male come sembra. é un ragazzo viziato, certo, e ferito nell'orgoglio, ma non è cattivo in se.  
I pensieri di Jace... Eh, credo di aver chiarito in parte proprio in questo capitolo! ^.*

Dayan18 : Grazie per i complimenti, è sempre stupendo sapere che ciò che scrivo riesce ad appassionare dalla prima all'ultima riga, spero continuerai a seguire la storia. :-)









  
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