Hopelessly Devoted To You <3
Capitolo 8. Il Cambiamento.
Lei.
Quando
Jace le fu accanto, Hannah si sentì rinfrancata. Non era
più sola
davanti ad uno sconosciuto che, prima di quel momento, aveva
incrociato solo qualche volta nei corridoi della scuola tra una
lezione e l'altra, e che a malapena aveva degnato di uno sguardo. Uno
sconosciuto che, questo lo capiva bene, come tanti altri cercava di
far colpo su di lei mostrandosi garbato e galante, cercando di
passare per un vero aristocratico, senza sapere neppure di che si
tratta. Di certo sapeva bene chi ella fosse e chi fosse suo padre,
Hannah non poté che attribuire il suo interesse a questo.
Ancora una
volta veniva considerata come un vantaggio materiale, e non come una
persona, con tutto ciò che questo comporta. Ancora una volta
qualcuno cercava di accattivarsene le simpatie facendo sfoggio di
un'ottima educazione, come se potesse bastare. Fino a qualche mese
prima avrebbe considerato tutto ciò come una fastidiosa
necessità,
ma dopo aver conosciuto Jace, dopo essere stata conquistata dalla sua
spontaneità, lo trovava superfluo e irritante.
Alzò
gli occhi sul ragazzo e gli sorrise grata. Avvertì
chiaramente la
tensione tra lui e l'altro, però. Sebbene si sorridessero a
vicenda,
in realtà era lampante come si studiassero attenti, pronti a
scattare l'uno contro l'altro, come leoni che si contendono un pezzo
di carne.
-Non
posso dire lo stesso. - Rispose Thomas serafico. La tata l'avrebbe
sicuramente definito “un buon partito”,
perché era certamente
bello, dotato di fascino, e apparentemente di tutte le
qualità che
lei riteneva indispensabili in un uomo. Inoltre era, con tutta
probabilità, convenientemente ricco. Per Hannah
però rimaneva uno
tra i tanti, uno che non era Jace, non si avvicinava minimamente
all'ideale del ragazzo perfetto che grazie a lui s'era fatta. Quel
pensiero la colse alla sprovvista, facendola arrossire e vergognare
al contempo. Non aveva mai avuto occasione di paragonarlo ad altri,
ne avrebbe mai voluto farlo, ma il paragone era sorto spontaneo.
Thomas era probabilmente più bello di Jace. Avevi
sì eleganza e
disinvoltura, ma mancava in carattere e naturalezza, e lo aveva ben
dimostrato, con quel perfetto baciamano, così freddo, e le
abusate,
seppure gentili, parole di circostanza che le aveva rivolto.
-Non
credo di essere gradito, per cui... - Thomas si rivolse ad Hannah,
ignorando volutamente Jace. -é stato un piacere conoscerti
ufficialmente. Ci rivedremo sicuramente a scuola e... Domani al
maneggio, magari? - Sorrise, mostrando la dritta e bianchissima
dentatura, degna dello spot di un dentifricio, fin troppo perfetta.-
So che vai li ogni week-end, a cavalcare Celian. Te la farò
trovare
pronta...Hannie.- La chiamò come non gli era permesso fare,
e
guardò Jace nel mentre, i suoi occhi verdi fissi su quelli
grigi
dell'altro. Sembrò volesse sfidarlo a fare di
più, a provare ad
accattivarsi il favore della ragazza in altra maniera, se gli fosse
riuscito di trovare qualcosa di più efficace del mostrare
interesse
per ciò che più l'appassionava.
Hannah
sgranò gli occhi alle sue parole, e da rossa che era,
impallidì.
Trovava strano, spaventoso, per non dire inquietante che quel
ragazzo, con cui non aveva mai avuto nessun tipo di contatto, fosse a
conoscenza di cosa lei faceva durante il suo tempo libero in maniera
tanto dettagliata. E poi, aveva osato chiamarla Hannie.
Indietreggiò
di un passo, istintivamente, cercando riparo dietro le larghe spalle
di Jace, che sorrise di soddisfazione, quando poi le posò un
braccio
sulle spalle spingendola ad avanzare nuovamente.
-Hannah.-
Infine rispose lei incoraggiata dalla sua vicinanza e facendo
appello a tutta la sua forza, perché sollevasse lo sguardo e
lo
mantenesse fisso sul volto di Thomas. - Preferisco che mi chiami
Hannah.- Aggiunse titubante, a voler precisare che ciò che a
Jace
era permesso fare, non lo era a lui.
Il
ragazzo peccava in sicurezza, poiché non sembrò
rendersi conto che
con quel suo comportamento aveva ottenuto l'opposto di ciò
che
voleva ottenere. L'aveva colpita di certo, ma non positivamente. Hannah
si sarebbe ricordata di lui come della persona spaventosa che
la faceva seguire, non di certo come un bel ragazzo dai modi
accattivanti.
Thomas
non la conosceva affatto, non si era soffermato ad osservarla e
studiarne il carattere e i modi, ma solo le abitudini. Aspetti
superficiali della sua vita, senza importanza. Se si fosse soffermato
su ciò che lei era piuttosto che su ciò che
faceva, si sarebbe
accorto che Hannah era una persona piuttosto complessa, con tante
paure e sue poche certezze erano però profondamente radicate
in lei.
Profonda e riflessiva, chiusa in se stessa e gelosa dei suoi spazi,
come piccole isole inaccessibili a chiunque, talvolta persino alla
tata, e si sentiva violata dalla sua mancanza di riserbo, e dal modo
in cui sembrava farsene un vanto.
Il
sorriso vacillò per un singolo istante sul volto del ragazzo
a
quelle parole e infine distolse lo sguardo. Volgendo gli occhi verdi
sui gemelli, disse - Jem, Seth, è bello rivedervi, mi fa
davvero
piacere. - E stavolta, parve sincero. Un cenno del capo, e fece per
andarsene. Nel farlo passò vicino a Jace, mormorandogli con
un
irritante sorrisetto stampato in volto qualcosa che nonostante il
tono basso Hannah non ebbe nessuna difficoltà a udire. - Non
sarai
mai al suo livello. Scordatela.- I gemelli gli fecero spazio, e lui
se ne andò, passando tra loro senza aggiungere altro, non
uno
sguardo, non una sola parola.
Quando
la ragazza sollevò lo sguardo su Jace vide che teneva le
palpebre
serrate e inspirava e espirava profondamente. Quando li
riaprì, non
vide la collera che si sarebbe aspettata, ma della malinconia e forse
del rimpianto. Per la prima volta in vita sua provò il
desiderio di
abbracciare qualcuno che non fosse la sua tata. Ma troppo riservata
per lasciarsi andare in simili dimostrazioni d'affetti, si
limitò a
sfiorargli velocemente la mano posata sulla propria spalla. Lui le
sorrise teneramente, e la strinse a se. Fu un gesto inaspettato, e
Hannah non ebbe il tempo di reagire in alcun modo. - Grazie. -
Mormorò Jace, con il volto affondato tra i capelli di lei.
Ne
rimase spiazzata. Non l'aveva previsto, come non aveva previsto e mai
avrebbe potuto prevedere la propria reazione. Tra quelle braccia
stava racchiuso il tutto più assoluto, forse il mondo intero
e per
la prima volta in vita sua sentì di farne parte. E si
sentì forte,
addirittura possente, come se quell'unico braccio che la stringeva al
suo petto, fosse uno scudo indistruttibile, una barriera
invalicabile. Allo stesso tempo, le tremavano le gambe, per
un'emozione che non riusciva a riconoscere ed era lungi dal
comprendere. Si sentiva a disagio, e l'avvertiva nel silenzio attorno
a loro l'imbarazzo chi li stava a guardare, ma sarebbe stata felice
di godere di quello stato di beatitudine per un tempo lunghissimo,
forse infinito. Qualcuno tossicchiò, un altro rise, ma Jace
non
accennava a volerla lasciare andare. Seppure non l'avesse mai
lasciata andare, lei non se ne sarebbe lamentata. Stretta contro il
suo petto, sentiva l'appena percettibile battito del suo cuore
attraverso i pesanti vestiti e il suo buon odore: sapeva di sapone,
di pulito e di panni stesi ad asciugare al sole. Provò
l'impellente
desiderio di stringerlo a sua volta e nascondere il volto contro il
suo petto, per non pensare più e far finta, anche se per
poco, che
il mondo intorno a loro, con tutte le sue regole, non esistesse
più.
Ma le sue braccia sembravano essersi incollate al busto e non ne
volevano sapere di staccarsene.
-Vieni,
ti presento i ragazzi!- Le disse dopo un tempo che le parve
lunghissimo, quando infine si staccò da lei e
l'allontanò in
maniera fin troppo sbrigativa. Con il cuore in gola, venne
scaraventata di nuovo nella realtà. E libera dal suo
abbraccio,
lontana da lui, si sentì vuota.
Lui.
Jace non
era mai stato avaro nel distribuire abbracci. Abbracciava almeno una
volta al giorno sua madre, da quando ne aveva memoria, abbracciava
gli amici, il Trio conosceva bene i suoi abbracci stritolatori.
Quando era piccolo abbracciava gli sconosciuti per la strada,
sperando di ritrovare in ognuno di loro quel padre di cui non
ricordava nulla, neppure il volto, e aveva abbracciato persino la
preside della sua vecchia scuola, quando gli aveva comunicato di aver
ottenuto la borsa di studio. Abbracci, abbracci, e ancora abbracci,
per Jace non c'era modo migliore per dimostrare il proprio affetto.
Ma stringere Hannah tra le braccia, non era paragonabile a
null'altro.
Gli
tornarono in mente le parole di sua madre “- Jace
puoi mentire a
te stesso quanto vuoi, ma non puoi mentire a me. Hannah ti ha
colpito, lei ti piace come ad un ragazzo piace una ragazza, che
è
molto più di quanto tu sia disposto ad ammettere.
-” .
Allontanò
Hannah piuttosto bruscamente, non poteva dar adito a quelle parole e
ammettere che Greta aveva centrato il bersaglio, come sempre. Si
sforzò di riuscire a trovare qualcosa di sbagliato nella
sensazione
del corpo di lei contro il suo, e non ne trovò. La paura di
ammettere che sua madre aveva ragione aveva comunque la meglio. Non
poteva permettersi di farsi piacere Hannah. Era fuori discussione.
Non
riuscì però ad interrompere il contatto
altrettanto bruscamente.
Continuò a tenerle una mano sulla schiena, mentre la
spingeva ad
avanzare verso i gemelli. - Loro sono Jem e Seth.- Disse, felice di
occupare la mente con qualcosa che non fosse il ricordo del profumo
dei suoi capelli. - I miei migliori amici.-
Hannah
sorrise, sollevando una mano in segno di saluto. Gli parve piuttosto
disorientata in verità, ma incredibilmente adorabile con le
belle
guance colorite per l'imbarazzo. Non immaginava fosse proprio lui la
causa dello smarrimento che le leggeva in volto, e nel tentativo di
trovare una spiegazione, l'attribuì alla sorpresa di
trovarsi
davanti i due ragazzi. I loro volti erano identici, e lui stesso la
prima volta che li aveva visti ne era rimasto colpito, e anche
inorridito. Stessi lineamenti spigolosi, mento pronunciato e naso
lievemente sproporzionato rispetto al resto, stessa bocca larga dalle
labbra fini e gli stessi occhi blu, intensi, vivi, specchio delle
rispettive personalità. L'unico tratto distintivo erano i
capelli,
d'un biondo chiarissimo, che portavano in maniera differente l'uno
dall'altro. Se quelli di Jem erano cortissimi e nascosti dal
cappellino, quelli di Seth erano piuttosto lunghi, ricadevano fini,
lisci e ordinati sul volto, coprendone interamente la fronte.
Jem
intanto li osservava entrambi con un sorriso malizioso sulla bocca
larga dalle labbra sottili. I suoi occhi gli parve indugiassero
troppo sul corpo di Hannah, coperto dal cappotto, alla ricerca di
cosa non dovette neppure chiederselo, era più che lampante.
Istintivamente la ragazza incrociò le braccia sul seno,
chinando lo
sguardo. - Ciao!Jeremy... - Disse, con quell'aria strafottente che
sembrava piacere tanto alle ragazze, sistemandosi la visiera del
cappellino con il solito scatto nervoso della mano. - ...Ma gli
amici e le belle ragazze come te possono chiamarmi Jem!- Le fece un
occhiolino che la fece arrossire, facendo irritare terribilmente
Jace, con grande divertimento del ragazzo che lo fissava con
un'ironia che non gli era abituale e negli occhi un particolare
scintillio che non lasciava presagire nulla di buono.
-Jem,
non cominciare! Piuttosto prendi esempio da tuo fratello che...- Si
voltò verso Seth, che ancora non aveva aperto bocca, per
trovarlo
imbambolato a fissare un punto indefinito davanti a se. - …
ha una
faccia da ebete...?- Corrugò la fronte, e gli si
avvicinò
agitandogli una mano dinanzi al volto. Quello non si mosse,
continuò
a fissare sognante il nulla. - Uhm... Già, ci sono tutti i
sintomi...Deve averla vista...- Concluse infine, annuendo
profondamente e incrociando le braccia al petto.
-é alle
tue spalle, amico, non poteva non vederla. - Aggiunse Jem, facendogli
cenno con il capo nella direzione da cui arrivavano proprio in quel
momento tre ragazze dall'aria decisamente familiare. Due si tenevano
per mano, e una di loro trasportava una grossa borsa, e la terza si
teneva un passo dietro loro, seminascosta ma comunque visibile anche
ad una certa distanza. Quando Jace le vide, si sbracciò nel
salutarle e le tre risposero con medesimo entusiasmo, affrettando il
passo.
-é
normale?- Chiese Hannah, che non aveva smesso di osservare Seth con
una certa perplessità.
-Oh, si,
più che normale. É solo che il Rose-Radar
è entrato in funzione!-
Disse il fratello, ridendo. - Devi sapere che Seth ha un debole per
Rosalie. Purtroppo ha la pessima abitudine di diventare catatonico in
sua presenza, vero fratellino?- Gli diede una forte pacca su una
spalla, tanto da farlo vacillare, ma Seth continuò a fissare
Rose
con sguardo vacuo e ad ignorare il resto del mondo.
***
I saluti
di rito furono cosa breve, ridotti ai minimi termini. Probabilmente
Hannah li aveva considerati eccessivamente sbrigativi, ma in quel
momento il galateo non rientrava tra le priorità del Trio,
che
arrivato con mezz'ora di ritardo, era impaziente di darsi allo
shopping. Dopo aver concordato l'orario del pranzo (di fondamentale
importanza per i ragazzi) per le due, si incamminarono lungo la
lussuosa Madison Avenue, costellata qui e là di boutique di
famosi
marchi e negozietti piccoli quanto esclusivi.
Daphne e
Jaquie, presa a braccetto Hannah una per braccio, guidavano la
truppa, cui obbiettivo era niente meno che il paradiso di ogni
fanatica dello shopping: Barneys, otto piani di vestiti, scarpe,
borse, e accessori di qualsiasi stile. Avevano tutta l'intenzione di
convertire la ragazza al loro credo: comprare è cosa buona,
molto
buona. Non ci sarebbe stata mai occasione migliore per convincerla a
spendere i soldi di papà in un mucchio di abiti che loro
molto
gentilmente avrebbero provveduto a consigliarle, ergo costringerla a
provare e a comprare.
Alle
loro spalle, Seth e Rose camminavano fianco a fianco, senza avere il
coraggio neppure di guardarsi, figurarsi rivolgersi la parola. Rose
tentò in verità d'intavolare un discorso, uno
qualsiasi, partendo
da una delle frasi più banali al mondo: “oggi
è una splendida
giornata...”. Le risposte monosillabiche del ragazzo
avrebbero
scoraggiato persone ben più loquaci di lei.
Jace e
Jem chiudevano la fila, tenendosi abbastanza lontani dagli altri per
poter parlare senza essere sentiti e senza rischiare di perderli.
-Allora,
per quanto avevi intenzione di tenermela nascosta? Cos'è
tipo la tua
ragazza o che?- Chiese Jem, che non sembrava intenzionato a smettere
di fissare il fondo schiena di Hannah, finché ne aveva la
possibilità. E più lo faceva, più Jace
si sentiva irritato, e più
lui si irritava, più Jem provava gusto nel farlo.
-Almeno
fino a quando gli ormoni non smetteranno di intasarti il cervello,
come minimo. Voglio credere che siano quelli a farti pensare certe
cose, perché so cosa stai pensando e no, no, e ancora no. Ti
proibisco di provarci con lei, chiaro? E smettila di guardarle il
sedere!- Cercò di nascondere l'irritazione dietro il tono
ironico
delle sue parole, ma servì a ben poco. - E non è
la mia ragazza.
Questo però non significa che puoi provarci con lei. Mi hai
capito
Jem? Lasciala in pace. Lei non è una da una botta e via.-
-E
perché non dovrei provarci? É un bel bocconcino e
ha un bel...Beh,
non che si veda granché, con quel cappotto...-
Borbottò piegando il
capo di lato, alla ricerca di una migliore visuale della parte in
esame.- Sembra carino... Si. Comunque, se lei non ha un ragazzo e tu
non hai intenzione di farti avanti, lo farò io. Lo sai come
si dice,
ogni lasciata è persa!- Jem scrollò le spalle,
incurante di ciò
che l'amico gli aveva appena detto. Non perché fosse
particolarmente
interessato ad Hannah, ma perché voleva capire cosa lei era
per
Jace, e quale metodo migliore per scoprirlo se non stuzzicarlo un
po'? Negli ultimi tempi aveva spesso parlato loro di questa strana
ragazzina. Era stato subito colpito dal modo in cui lui pronunciava
il suo nome, quasi in un sussurro, come se il solo nominarla potesse
farla svanire nel nulla. Doveva essere una persona importante per
lui, e la sua reazione quando l'aveva vista parlare con Thomas ne era
probabilmente la dimostrazione.- Se pensi che siccome tu hai deciso
di rispettarla perché emotivamente fragile..- disse,
sarcastico.
-... qualsiasi altro sia costretto a fare lo stesso, sei diventato
completamente idiota. Se non sono io, sarà qualcun altro,
tipo...Vediamo, un nome a caso? Thomas?- Nonostante la mente di Jem
fosse spesso annebbiata dalla sovrapproduzione di testosterone,
c'erano dei momenti di lucidità in cui era fin troppo
perspicace e
attento, e troppo tardi Jace si accorse che quello era uno di quei
momenti. Per la prima volta in vita sua, Jace trovò Jem
irritante.
Aveva sempre riso dei suoi modi da playboy incallito e strafottente,
ma quella volta li trovò fuori luogo e dannatamente
fastidiosi.
Preferì non replicare anziché dover mentire
spudoratamente, poiché
non poteva fingere, non con lui, che immaginare Thomas e Hannah
insieme come una coppia non gli procurasse seri problemi nel
controllo della rabbia.
-Quindi
secondo te cosa dovrei fare, sentiamo!- Rispose, aspettandosi una
risposta ironica delle sue, quasi sperandoci poiché
l'avrebbe
autorizzato a non dar alcun peso a tutto quel discorso.
-Ammettere
che ti piace, è così evidente! Avrei voluto
avessi visto la tua
faccia quando li hai visti insieme, era tutto un programma! Ma lo
vedi che non tenti neppure di fingere che non te ne frega niente se
fa il gallo nel pollaio con Hannah?-
-Mi fa
rabbia che lui abbia intenzione di usarla, tutto qui. Sarebbe diverso
se ci fosse la possibilità che lei gli piacesse veramente.
Non c'è
nulla sotto, e non è così strano voler protegger
un amica. Ma tu
che ne sai? Tu sei quello che non ha amiche perché finisce
per
andare a letto con tutte quante.- Replicò con insolito
astio,
infilando le mani nelle tasche del piumino, incassando la testa tra
le spalle, mentre accelerava il passo, del tutto intenzionato a
mettere fine a quella conversazione. Jem non sembrava essere della
stessa idea.
-Uno:
non far passare me per il cattivo, Jace. - Tenne il conto sulle dita,
distendendo l'indice e toccandolo con l'opposto. - Io ho sempre messo
le cose in chiaro con tutte, e se c'è stata qualcuna che si
è
illusa di poter fare la differenza non è certo colpa mia.
Due: non
cercare di cambiare argomento, non attacca. E tre: non mi pare tu
abbia mai voluto proteggere Daphne da me, non è una tua
amica, lei?-
Domandò infine, fissandolo seriamente, con la fronte
corrugata.
-Daphne
è lesbica, Jem! Convinta e suppongo molto felice di esserlo,
in caso
non te ne fossi accorto. Mi dici da cosa avrei dovuto proteggerla?
Dalle tue avance, quando è chiaro che non ti
degnerà mai di uno
sguardo? Lei si sa difendere da sola, è Hannah che non...-
-Non
cosa?- Qualcuno lo interruppe, e quel qualcuno era proprio Daphne.
Erano arrivati da Barneys e loro non ci avevano fatto caso. Avrebbero
superato il grande magazzino se la ragazza, che li attendeva con
cipiglio divertito e mani sui fianchi davanti al lustro portone
d'ingresso, non li avesse interrotti attirando la loro attenzione.
-Non è
sexy quanto te, bellezza!- Jem colse al volo l'occasione,
cercò di
stringerla per la vita, ma la ragazza si divincolò con
grazia e lo
respinse.
-Ma
grazie, tesoro! Nella mia prossima vita farò di tutto per
rinascere
etero, lo prometto! Per ora tieni la mano morta a posto.- Disse,
dandogli un buffetto sul volto, scherzoso quanto leggero schiaffetto.
-Beh,
tentar non nuoce!- L'altro fece spallucce, ed entrò,
raggiungendo
gli altri che, raggruppati davanti alla cartina dell'edificio,
intenti a scegliere da quale piano sarebbe stato meglio cominciare:
reparto jeans o top e t-shirt? Che dilemma!
Nessuno
sembrò essersi accorto della loro assenza, tranne Hannah. La
vide,
attraverso i vetri della porta girevole, guardarsi intorno con una
certa ansia e rilassarsi poi, dopo averlo visto. Gli sorrise e
tornò
ad interessarsi al dibattito in corso tra il resto del gruppo.
-Allora,
che succede? Oggi sei strano, l'ho capito alla prima occhiata che
qualcosa non va. Sputa il rospo.- Daphne era una maestra nel fare
domande scomode nei momenti peggiori e pretendere risposte ancor
più
scomode. Ma Jace non aveva idea di cosa dirle.
-Io...
Non lo so Daphy. Non lo so proprio. Mi sento... Incasinato.-
Seguitò
a fissare Hannah attraverso i vetri, registrando ogni suo movimento e
il mutare dell'espressione del suo viso: ora attenta, ora seria, ora
divertita da qualcosa che Jaquie doveva aver detto. - Ho visto Tom
parlare con Hannah, poco prima che arrivaste. Avrei voluto prenderlo
a pugni, e se non ci fosse stata lei, Cristo, l'avrei fatto. L'ho
odiato con tutto me stesso, e so che tutto questonnon ha senso.-
Mormorò, con la mandibola contratta. Daphne avrebbe potuto
vederne
i muscoli contratti pulsare sotto la sua pelle.
-Si
chiama gelosia, Jace. Sapevi che prima o poi sarebbe capitato.-
-Che
cosa intendi?- Chiese, voltandosi a guardarla. Ma lei fissava Jaquie,
e Jace si chiese per la prima volta se quando guardava Hannah, anche
lui avesse quella stessa espressione in volto, quel sorriso e quello
sguardo che urlavano di totale devozione verso l'altro. Ne fu
spaventato, non era così che voleva apparire, non era
così che
doveva guardare Hannah.
-Che
doveva capitare che ti piacesse tanto una ragazza da esserne geloso.
E conoscendoti, non poteva essere una ragazza comune. Se fossi
romantica come Rose, ti direi che eravate predestinati, ma siccome
non lo sono affatto, posso solo dirti quel che vedo. Tu hai un debole
per lei, e da quel che ho sentito poco fa, non sono l'unica a
pensarla così. Mi sa che devi rifletterci sopra e fare
chiarezza, o
finirai per fare qualcosa di cui potresti pentirti. Hannah prima o
poi si sveglierà, aprirà gli occhi e si
guarderà intorno, e si
accorgerà che non può o non vuole aspettarti in
eterno.- Concluse,
guardandolo dritto negli occhi. - Cosa hai intenzione di fare? Vuoi
scappare? Il Jace che conosco io non scappa. - Aggiunse, con grande
serietà
-Credimi,
in questo momento non credo di essere completamente me stesso.- Si
lasciò andare in una breve e debole risata. Non gli restava
che
tentare di mostrarsi ironico, non conosceva altro modo in cui
reagire. Daphne non era la prima a fargli notare quanto fosse palese
che fosse attratto da Hannah, tanto che cominciò a chiedersi
se non
fosse solo condizionato da quello che gli altri continuavano a
ripetergli. Non sapeva cosa pensare, anzi, avrebbe preferito riuscire
a non pensarci del tutto, ma non gli era possibile.
***
Tre ore
dopo uscivano da Barneys carichi di buste, bustine e pacchettini,
tutti galantemente trasportati dai ragazzi (non che avessero scelta),
e si dirigevano a passo spedito verso uno degli ingressi Ovest di
Central Park, dove li attendevano due delle domestiche di Rose. Le
due donne furono ben felice di consegnare i due grandi cestini da
pic-nic che portavano e tornare alle proprie faccende. Jace non
credeva si potessero trovare ancora degli oggetti simili, ne che
potesse esistere qualcosa di più retrò di un
cestino da pic-nic
vecchio stile, di pallido vimine intrecciato. Questo finché
consegnate le buste alle legittime proprietarie, non si fece carico
di uno di essi. Il cestino era pesante e certamente pieno fino al
colmo, ma il ragazzo non osò lamentarsene, non dopo essersi
quasi
offerto come uomo di fatica per l'intera giornata. Sapeva benissimo
che a fine serata avrebbe ricordato solo i divertimenti e non la
fatica. Inoltre Hannah gli camminava accanto, rifiutandosi di unirsi
agli altri, che li precedevano di qualche metro. La cosa lo rendeva
felice, in quel momento si accorse di gradire la sua compagnia
più
di quella degli altri, che gli parve avessero accelerato
repentinamente e ingiustificatamente il passo, anche se una parte di
se continuò a cercare di convincerlo d'essersi sbagliato.
Lei.
Hannah
dal canto suo ci teneva a fargli compagnia. Voleva stargli accanto,
sentiva pressante il bisogno di parlargli e condividere con lui anche
il più stupido pensiero. La sua compagnia le era
più gradita di
quella di chiunque altro, pensiero che la fece sentire un'ingrata nei
confronti del Trio e i gemelli, che per tutta la mattinata si erano
mostrati gentili nei suoi riguardi e ben felici di consigliarla in
qualunque scelta. Certo aveva il sospetto che le ragazze l'avessero
presa per una bambola con cui giocare alle fashion stylist, ma
cercò
di scacciare quel pensiero dalla mente il prima possibile. Aveva
un'opinione troppo buona delle tre per credere una cosa simile. E
peccava decisamente d'ingenuità.
-Credi
abbia esagerato?- Chiese a Jace, mentre osservava pensosa le tre
enormi buste che teneva infilate su per un braccio e le altre due
stringeva nella mano opposta.
-Naah!Figurati!
Se avessi dato retta al Trio, allora si avresti dato fondo alla tua
carta di credito, credimi! Non conoscono limiti quando si tratta di
spendere!- Disse lui. Sembrava più sereno di quella mattina.
Più
lucido, più attivo, più felice. A guardarlo
pareva che il ricordo
di ciò che era accaduto solo poche ore prima fosse svanito,
e che
durante il tour de force appena terminato si fosse addirittura
divertito nel vederla prestarsi con tanta pazienza a fare da manchino
per le ragazze, che l'aveva vestita e svestita a loro piacimento, e
nel farsi trascinare da un piano all'altro dell'immenso negozio,
sempre più carico di abiti, borse firmate e quant'altro. -
Oserei
dire che te la sei cavata davvero bene! Sei sopravvissuta, e guarda,
non hai neppure un graffio!- Anche in quel momento sembrava pimpante
come suo solito, nonostante camminasse da una ventina di minuti con
un cesto carico di cibarie in una mano che tremolando cominciava a
dare segni di cedimento.
Hannah
invece non riusciva a levarsi dalla mente i suoi occhi tristi, e
quell'abbraccio. Il ricordo di quelle sensazioni bastava a
emozionarla, e al contempo si chiedeva se non ne fosse influenzata,
se non dovesse provare a stargli lontano invece di ricercare
costantemente la sua compagnia, almeno il tempo necessario per
disintossicarsi dal suo profumo. Ma voltandosi a guardalo mentre le
camminava al fianco si chiese se ce l'avrebbe mai fatta, e come la
prima volta che si era trovata da sola con lui provò
l'impellente
desiderio di tracciarne il profilo sul suo album da disegno, rendendo
eterno ciò che lei vedeva in quell'istante.
Le
ragazze li chiamarono, agitando le mani in aria e facendo loro segno
di seguirle. Fu loro grata d'averla distolta da certi pensieri.
Jace
sospirò di sollievo. Le ragazze avevano scelto un angolo di
paradiso
nel mezzo di Central Park, una zona poco affollata in cui fermarsi,
dove solo qualche coppietta sostava, e non troppo a lungo. Era un
grande prato d'erba indurita dal freddo, d'un verde un poco spento ma
non per questo meno piacevole alla vista, davanti ad uno dei laghetti
del parco, abbastanza soleggiato perché durante il pasto non
sentissero freddo, nonostante la temperatura non fosse delle
più
miti.
-Che bel
posto! Non sono mai stata in questa parte del parco. Non credevo si
potessero trovare dei posticini appartati a Central Park.- Disse
Hannah, incantata dai riflessi luccicanti del sole sulle chete acque
del laghetto. - Mi piacerebbe poterlo disegnare, vorrei avere un
foglio proprio qui, ora...- Disse ancora, stavolta in un sussurro,
come se involontariamente avesse dato voce a pensieri che avrebbe
preferito tenere per se.
-Certo
che si! Non è tutto come mostrano nei film, Hannie. A
Manhattan ci
sono anche degli angolini nascosti in cui potersi rifugiare. Anche
noi frenetici newyorchesi abbiamo bisogno di fermarci a riposare, di
tanto in tanto.- Le rispose Jace, a cui non dovevano essere sfuggite
le sue parole. D'altronde pareva che poche cose che la riguardassero
potessero sfuggirgli. - Ti prometto che ti ci porterò
ancora, e
fornita di carta a volontà e matite di ogni genere!-
Esclamò
ancora, posando finalmente a terra il pesante cestino. Davanti a loro
Rose e Daphne, tra una risata e l'altra, erano indaffarate a stendere
sull'erba un ampio telo, e fatto questo aiutarono Jem a svuotare il
secondo cesto, da cui estrassero ben tre termos, vettovaglie varie e
alcuni recipienti.
-Uhm! La
tua cuoca ci ha fatto i brownies Rose! Ne sono sicura!- Daphne si
lasciò andare in un gridolino di piacere. - E forse anche
una torta,
guarda quante ciotole!-
Anche
Jaquie dava il suo contributo limitandosi a dar ordini a destra e a
manca, seduta a terra con gambe e braccia incrociate come un capo
indiano, perché troppo stanca per muovere un solo dito,
diceva.
Teneva ben stretta a se la sua borsa, come se contenesse un milione
di dollari e non una reflex professionale, con cui continuava a
scattare delle foto fin da quando avevano messo piede da Barneys. Al
contempo urlava contro Jem, che secondo lei avrebbe dovuto poggiare
il cesto, ora svuotato del suo contenuto, dalla parte opposta a dove
l'aveva letteralmente abbandonato, e a Seth di fare attenzione alle
sue buste. - Hei! C'è un De La Renta da mille dollari li
dentro!
Seth! Non oserai posare quella busta sull'erba spero!- Sbraitava
contro il povero ragazzo che non osava più muovere un
muscolo senza
il suo consenso, conscio di tenere tra le mani un vero e proprio
patrimonio. Se avesse rovinato i costosissimi abiti della ragazza ci
avrebbe messo anni, se non decenni, per poterli ripagare. Il terrore
gli si leggeva chiaramente in volto.
-Ehm...
Non credevo Jaquie fosse così autoritaria.-
Commentò Hannah
impressionata, mentre Jace avvicinatosi e sedutosi sul telo svuotava
il suo cesto, riversando sullo stesso una miriade di sandwich ben
impacchettati, vaschette d'insalata di vario genere e quelli che
probabilmente erano chili di macedonia ben chiusa in coppette di
plastica.
-Te ne
accorgi solo ora?- Rise lui. - Jaquie è una dittatrice nata!-
***
Avevano
mangiato, riso, qualcuno di loro aveva ingaggiato una guerra
all'ultimo cucchiaio di macedonia, e la maglia di Jace era una delle
vittime della succosa battaglia. Jaquie aveva continuato a scattar
loro delle foto, tra un morso di sandwich al tacchino e un sorso di
limonata, con la scusante che se voleva diventare un'affermata
fotografa, come sognava fin da quando era bambina, doveva sfruttare
ogni occasione per far pratica. Era stato uno dei pomeriggi
più
divertenti che Hannah potesse ricordare, ed era felice come non mai.
Finalmente si sentiva parte di quel gruppo assolutamente eterogeneo,
non più un estranea, non più l'ultima arrivata,
solo Hannie,
un'amica e una compagna d'avventure.
Quando
anche l'ultima briciola di torta al limone fu divorata, ormai erano
quasi le sei del pomeriggio. Il sole aveva cominciato la sua
quotidiana discesa, quasi al termine del suo cammino, per lasciar
spazio alla notte. Non prima d'unirsi in quello che Hannah chiamava
“il bacio degli amanti divisi”, quando al
crepuscolo notte e
giorno si univano per pochissimo in un unico bacio passionale, dando
vita ai viola, ai rosa, agli arancioni, ai rossi e a tutte le
sfumature che rendevano ogni tramonto diverso dall'altro. Sotto
quella luce rosata, ai suoi occhi tutto sembrava un poco più
romantico, e le ricordava tanto una vecchia canzone d'amore francese,
la preferita della tata, la vie en rose.
Seduta
accanto a Jace, che sdraiato sull'erba con le mani incrociate dietro
la nuca fissava il cielo tingersi di rosa, cercava di godersi
quell'attimo di pura poesia, ma non ci riusciva del tutto. Ora che
gli animi si erano quietati, solo perché tutti erano troppo
sazi per
darsi a qualsiasi attività che non fosse oziare, una domanda
le
martellava le meningi ma non era sicura di poter chiedere a Jace
ciò
che desiderava sapere.
-Jace...-
Infine si fece coraggio, e con voce tremula lo chiamò. Il
ragazzo si
sollevò di scatto, puntando i gomiti contro il terreno.
- Che
succede? Jem ti sta dando fastidio?- Domandò nervosamente,
guardandosi intorno alla ricerca del ragazzo che per una volta era
lungi dall'interessarsi ad una ragazza e parlava con il gemello a
poca distanza da loro. Jace gli rivolse uno sguardo truce che fece
scoppiare a ridere Hannah.
-No, no!
Cielo, no! Povero Jeremy, se avessi potuto l'avresti fulminato con lo
sguardo. Ti assicuro che non mi si è mai avvicinato.- Lo
rassicurò,
posandogli una mano sulla spalla, ritirandola velocemente. - Io...
Piuttosto... Non voglio essere invadente ma... Mi chiedevo...-
Cominciò, torcendosi le mani, piuttosto indecisa se
continuare o
lasciar perdere e far finta di non aver mai cominciato quel
balbettante discorso. - Mi chiedevo cosa è capitato tra te e
Thomas.
Mi pareva ci fosse molta tensione tra voi, e il tono con cui si
è
rivolto a te poi, è stato estremamente maleducato. - Disse
infine,
assolutamente parziale. Ai suoi occhi Jace era buono e caro, e non
poteva certo avere alcuna colpa. Ahimè, ciò che i
suoi occhi
vedevano non sempre corrispondeva alla realtà.
-Te lo
dirò. Prima o poi l'avresti saputo comunque Hannie. Credo
che lui te
lo dirà alla prima occasione se tu gli darai corda. Tom te
lo dirà.
- Ripeté mestamente.- E preferisco che tu lo sappia da me.-
Jace
divenne improvvisamente serio. Dai suoi occhi traspariva tutta la
tristezza e il rammarico che la giovane vi aveva visto quella stessa
mattina. Si sedette, e incrociò le gambe.
-Thomas
era il mio migliore amico. Veniva prima del Trio, e detesto
ammetterlo, anche prima di di Jem e Seth. Lo siamo stati fin dal
primo anno, quando io arrivai alla St. John. Con lui non c'era
bisogno di parole, eravamo in perfetta sintonia. Tom non è
cattivo
in fondo Hannie, è stato l'unico che non ha visto in me solo
un
poveraccio con una fortuna sfacciata. Se a scuola sono popolare, se
tutti hanno un occhi di riguardo per me lo devo in gran parte a lui,
e all'influenza che lui ha e ha sempre avuto sugli altri. Sono
pienamente consapevole che per tutti loro, una volta uscito da quelle
quattro mura con il mio bel diploma in mano, tornerò ad
essere un
pezzente, un perdente, una cosa senza valore. -
Hannah
lo ascoltava quasi trattenendo il fiato. Sembrava avesse bisogno di
confidarsi con qualcuno, di liberarsi anche se per poco, di un enorme
peso. La sua voce vibrò di rabbia e rancore per pochi
istanti. - Non
sono stato capace di ricambiare la sua amicizia come avrei dovuto.
Anzi, l'ho sommerso di merda. Ero geloso Hannie, geloso marcio,
perché credevo che fosse tutto ciò che sarei
dovuto essere ma che
Dio mi aveva tolto senza pietà. A volte lo penso ancora.
Allora ero
arrabbiato, amareggiato perché circondato da tutte quelle
belle e
ricche persone che sprecavano i loro soldi per delle autentiche
idiozie, mentre mia madre sgobbava come una schiava per arrivare alla
fine del mese. Ce l'avevo con il mondo intero a momenti, e con Tom,
che sembrava essere sempre un gradino sopra di me.- Prese fiato, e
dopo essersi inumidito le labbra, riprese.
- Era la
fine del secondo anno, quando successe. Per la prima volta mia madre
mi aveva permesso di partecipare ad una delle feste organizzare dai
ragazzi della squadra di football. Quello che non le avevo detto
è
che la festa si teneva nell'appartamento del fratello di uno di loro,
uno che non conoscevo neppure, e ti lascio immaginare come potesse
essere una festa di studenti universitari agli occhi un sedicenne:
inferno e paradiso insieme, credimi.- Le sorrise amaramente. - Avevo
bevuto più del dovuto, ma questa non è e non
sarai mai una
giustificazione ne una scusante per quel che ho fatto. Non ero
abbastanza ubriaco da non rendermi conto di quel che facevo. Quel che
ho fatto lo feci in piena coscienza. - Si affrettò a
spiegare,
scuotendo il capo. La fissava in volto mentre parlava.
-Ad un
certo punto c'era talmente tanta gente che avevo perso di vista Tom,
e quando lo trovai parlava con dei ragazzi che non avevo mai visto,
ma che lui sembrava conoscere bene. Di certo non eravamo gli unici
minorenni quella sera, ma ero talmente ingenuo d'averlo pensato fino
a quel momento. Uno di loro gli disse che gli avevano raccontato che
si era dato alle opere di bene, e gli chiese perché si
tirava dietro
un miserabile come me. Lui se ne vergognò, lo vidi arrossire
e volli
credere che fosse l'effetto della bottiglia di birra che si era
appena scolato o del caldo, ma era ovvio che non era così.
Tom
rispose che lo faceva solo perché gli facevo pena. Forse tu
non puoi
capire, e spero non potrai mai capire cosa ho provato in quel
momento. Mi sentii come un sacco di spazzatura: uno schifo, una cosa
immonda, inutile, un intralcio. L'invidia divenne rabbia,
così
grande che volli vendicarmi, volli ferirlo, volevo toglierli anche la
dignità se mi fosse stato possibile, e ci provai, nell'unico
modo in
cui ero sicuro di poter riuscire: andare letto con la ragazza a cui
faceva il filo.- Distolse lo sguardo da Hannah, sembrava non riuscire
più a sopportare la sua vista, non mentre le confessava
quella che
considerava essere la sua azione più vergognosa e
riprovevole.
-Dire
che le faceva il filo è riduttivo, é innamorato
di lei dall'asilo,
non c'è nessuno che non lo sappia a scuola. E lei era a
quella
festa, e io ero ubriaco quel tanto che mi bastava per avere il
coraggio di fargli uno sgarro simile. Non fraintendermi, lei
é bella
per davvero, ma è anche una persona insignificante, che
negli anni
si è sempre divertita ad umiliarlo in ogni modo possibile.
Non sono
mai riuscito a capire cosa ci sia in lei che lo attrae tanto. La
disprezzavo, e continuo a farlo, mi ricorda quante cose stupide fa
fare il rancore. Comunque sia, lei è una a cui piace mettere
zizzania e sapevo che aveva un debole per me. Allora non ci pensai
due volte a portarmela a letto, lei che non mi è mai
piaciuta, e mai
mi piacerà, lei che trovo insopportabile, e infantile, lei
che è
l'unica persona con cui non avrei mai voluto avere a che fare. E
l'avevo fatto solo per fare un dispetto a quello che era il mio
migliore amico, lo volevo vedere a pezzi, ferito, distrutto. Lui lo
venne a sapere subito dopo. Ci evitammo per tutto quel week end. Io
in qualche modo sentivo che lui sapeva, e quando il lunedì
ci
incontrammo a scuola volarono parole grosse e qualche pugno. Lui mi
ruppe un dente, io gli feci un occhi nero, e da allora non ci siamo
più rivolti una sola parola. Fino a stamane, ovviamente. -
Sospirò,
voltandosi a fissare il lago, tinto di rosso.
-Ti sto
raccontando questo perché non voglio che lui ti ferisca
Hannah.
Voglio che tu mi prometta che starai in guardia. Lo so, ho detto che
non è cattivo, ma il suo interessamento nei tuoi confronti
non è
sincero, ne sono certo. Come io ho usato quella ragazza per
vendicarmi, lui potrebbe fare lo stesso con te, e io tengo troppo a
te per lasciare che lui ti faccia questo. Volevo solo essere il primo
a raccontartelo,e spero apprezzerai almeno la mia sincerità.
Non
avrei mai voluto che tu lo venissi a sapere, men che meno che lo
venissi a sapere da altri. Ora puoi giudicarmi, puoi provare pena per
me, puoi esserne disgustata... Puoi essere ciò che
preferisci,
credimi, io lo accetterei. Hai tutto il diritto di pensare che io
stia mentendo a te ora o che potrei farti una cosa simile,e credimi,
da te accetterei anche questo.- Lui continuò a fissare il
lago, e
Hannah, ammutolita, non aveva la forza di pronunciare una sola
parola. Non avrebbe mai immaginato che sotto quella che pareva essere
solo una superficiale antipatia reciproca, si agitassero tempestosa
rabbia, gelosia, menzogna, tradimento. Non poteva credere che la
bellissima persona che credeva fosse Jace si fosse abbassata a tanto,
compiendo un'azione così misera solo per ripicca. Cosa
doveva
pensare di lui ora? Come doveva comportarsi? Doveva compatirlo, o
peggio doveva allontanarlo? Queste e mille altre domande le facevano
scoppiare la testa. Si sentiva confusa, e doveva ammettere delusa,
perché Jace si era mostrano capace di sbagliare e provare i
peggiori
sentimenti, come qualsiasi altro umano. Aveva perso la sua patina di
assoluta perfezione.
Lui.
Hannah
non aveva emesso fiato. Non aveva detto una sola parola da quando
più
di dieci minuti prima, aveva terminato il suo racconto. Le aveva
detto tutto ciò che doveva, di più non poteva
fare. In silenzio si
alzò, e si diresse lentamente verso la riva del laghetto,
con le mai
infilate nelle tasche dei jeans. Rimase così, in silenzio, a
scalciare qualche sassetto di tanto in tanto, a chiedersi se lei
l'avrebbe accettato ora che sapeva. La cosa che più lo
faceva stare
male era proprio il pensiero di non poter più far parte
della sua
vita. E sapeva che non pensava di perdere un'amica, pensava di
perdere Hannah. Hannah era Hannah, un mondo a se stante nel suo
universo. Non era un'amica, forse non lo era mai stata. La paura in
lui portava alla consapevolezza che forse per davvero lei era
qualcosa di più. Ma tutto era ancora così
confuso, che si rifiutava
di pensarci per un istante di più.
Quando
sentì dei passi alle sue spalle, senza neppure voltarsi
disse
sgarbatamente – Seth, Jem, Daphne o chiunque altro tu sia,
smamma.-
-Oh...
Scusa... Volevo solo dirti che gli altri hanno deciso di andare via.
Ma se tu hai deciso di restare ancora, non importa.- La voce di
Hannah gli era parsa ancora più lieve del solito. - Lo
dirò agli
altri.- Quando Jace si voltò, lei stava correndo verso gli
altri,
intenti a raccogliere le loro cose. Nessuno di loro gli si
avvicinò,
lo conoscevano abbastanza bene da sapere che in quel suo mettere
delle distanze tra se e il resto della comitiva c'era il bisogno di
riflettere in solitudine. Lo salutarono da lontano, e poi ognuno
prese la sua strada, lasciandolo li, in riva a quelle acque che ora,
passato il crepuscolo, erano nere quanto il suo umore.
L'angolo dell'autrice:
Non so proprio come scusarmi per il terribile ritardo di questo aggiornamento. L'unica giustificazione è che tornando dalle lezioni la sera tardi, e avendo avuto alcuni problemini di salute, la sera non riuscivo proprio a mettermi al pc a scrivere. C'è stato un momento in cui ero così stanca e nervosa che ero decisa a mollare totalmente la storia, e ancora non sono sicurissima di riuscire a portarla a termine nelle condizioni in cui mi trovo. Prego le mie fedeli lettrici di portare un poco di pazienza quindi, se gli aggiornamenti dovessero tardare parecchio.
Signori e signore, ho finalmente dato un volto a quasi tutti i personaggi della storia. Ebbene si, dopo tanto penare ho trovato dei volti che mi soddisfacessero, finalmente! Diciamocelo, forse mi sono data troppo da fare! Sono tutti troppo belli per essere reali... =_=”
Ed eccoli qui.
George
è quello che mi
ha fatto penare di più! Sono passata da Colin Firth a Ralph
Fiennes
circa un centinaio di volte, e alla fine ha vinto Ralphuccio mio! *3*
é perfetto, ha pure la stessa età del mio
personaggio. E
non ditemi che non è fascinosissimo (anche se poraccio, la
calvizia incombe ç_ç)! É l'unico che
pelato,
pallido,
e senza naso, è ancora più che affascinante.
É per
colpa sua se io
mi sono innamorata di Voldemort. u.u”
George ha quarantasette anni, è un genetista piuttosto
famoso in
quell'ambiente nonostante sia piuttosto giovane rispetto alla maggior
parte dei colleghi, ed e vedovo da undici anni. Come avrete
già
letto sua moglie si è uccisa, e per ora non credo
approfondirò la questione. Credo sia fuori dalle mie
capacità parlare di un tema così delicato,
finirei per
offendere chi purtroppo, ha vissuto un'esperienza di questo
genere, inoltre per
ora non è pertinente con la storia.
Anche Greta mi ha dato il mio bel daffare. Inizialmente non avevo proprio pensato a Sienna Miller, poi mi è capitata tra le mani una sua foto e boom! Una folgorazione! Volevo una biondina tutto pepe con i capelli corti e sbarazzini e...Eccola qua! La Miller però è piuttosto giovane, ha 29 anni e Greta 36, ma credo possa andare, che dite? :-) Anche Greta ha già un matrimonio alle spalle. é nata e cresciuta in Germania, dove ha conosciuto il suo ex marito, ricco uomo d'affari americato, molto più vecchio di lei, che al tempo era appena diciottenne. Rimase incinta poco dopo, e l'uomo si decise a sposarla, per riparare al "danno" e salvare le apparenze più che per amore. Sarebbe stata una cosa quasi lodevole se lui neanche due anni dopo non l'avesse abbandonata con un bimbo piccolo e una marea di debiti, fuggendo dalle sue responsabilità.
Per il resto dei personaggi è stato piuttosto facile trovare dei prestavolto adatti. Thomas è stato da sempre Tom Sturridge, un po' perchè per me è un volto noto (l'ho utilizzato anche in un'altra storia) e mi ci sono affezionata, e un altro po' perché dai, diciamocelo, ce l'ha la faccia da snob arrogante! =P Allo stesso modo i gemelli Sanders sono sempre stati Lucas Till, perché volevo avessero un aspetto molto... “americano” e perbene, soprattutto per quanto riguarda Seth.
Non
so ancora se Amanda avrà il volto di Megan Fox
(sarà che ho proprio una certa antipatia per l'attrice in
questione
=P) o di Kaya Scodelario, è difficile scegliere
perchè sono entrambe belle ma in modo completamente
differente.
Vedremo chi la spunterà.
Per la tata Eleanor e per il preside Miller invece, non ho proprio
alcuna idea! Lettori miei, se
vi viene in mente una attrice sui 60, bella robusta e con i capelli
rossi, non esitate a contattarmi! :-P
S chan : XD ahahaha! Dai lasciami essere cattivella! Solo un pochettino!! =P Ora come ora il bimbo non so più se ci sarà, perché mi addentrerei su per un terreno impervio. Sconfinerei in un argomento particolarmente delicato. Io vorrei dare un lieto fine alla mia storia, e non so se la nascita di questo bimbo lo renderebbe possibile. Hannah non credo sopravvivrebbe alla cosa. (muhahahah questa è vera cattiveria, comincia a far congetture! XP)
37 pagine?? O.O” Oki, forse non sarei capace di arrivare a quel livello! Non ancora almeno! XD
Lea__91 : Il tizio che importuna Hannah l'ho gia nominato nel capitolo 4! =P Mi sa che Amanda ha monopolizzato l'attenzione! Come sempre! XD Povero Thomas! Puoi farmi tutte le domande che vuoi, a me fa piacere rispondere... Se posso senza fare spoiler, ovvio! =P
Seth è un personaggio a cui tengo particolarmente, è praticamente la trasposizione al maschile della mia migliore amica . Lo so è strano che una ragazza dia l'ispirazione per un personaggio maschile... =_=" Proprio come lei, Seth è una persona estremamente dolce, e ingenua. Forse per la sua estrema sensibilità, è sempre bisognoso d'affetto, per questo basta un gesto gentile per farlo innamorare. C'è stata anche chi ha approfittato di lui per arrivare a Jem, povero cuore (con grande sdegno di Jem stesso, bisogna dirlo)! Ma nonostante le batoste e le delusioni, lui non riesce a smettere di innamorarsi!
XD Non preoccuparti, so di essere banale ma a me piacciono i lieto fine, solo che mi diverto a strapazzare un po' i miei personaggi prima di arrivarci. Jace e Hannah dovranno passarne ancora parecchie, e come ho già detto non è Thomas il peggio che capiterà loro! Anzi, vedrete tra vari capitoli che non è male come sembra. é un ragazzo viziato, certo, e ferito nell'orgoglio, ma non è cattivo in se.
I pensieri di Jace... Eh, credo di aver chiarito in parte proprio in questo capitolo! ^.*
Dayan18 : Grazie per i complimenti, è sempre stupendo sapere che ciò che scrivo riesce ad appassionare dalla prima all'ultima riga, spero continuerai a seguire la storia. :-)