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Autore: michiyo1age    25/03/2010    3 recensioni
POV Renesmee. La nostra cara signorina Cullen deve affrontare l'incontrovertibile primo giorno di scuola al liceo insieme a TUTTA la sua famiglia, in altra città e di un'altra specie. Come sarà? Beh ve lo lascio tranquillamente scoprire lasciandovi guidare dagli occhi e pensieri della piccola di casa
Genere: Generale, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Renesmee Cullen
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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capitolo 1

Il mio primo giorno di scuola


Il 13 agosto era ormai passato e ora io non avevo più nessuna scusa da addurre per evitare di andare a scuola. Tra poco avrei raggiunto i sei anni e avevo l'aspetto di una quindicenne: bassa sebbene sempre un gigante rispetto a zia Alice e uno scricciolo rispetto a zio Emmett, magra, le labbra piene e il viso ovale. I miei occhi marrone cioccolato, mi dicevano, erano simili a quelli di mia madre quando era ancora umana. F fatto che non potevo provare visto che non aveva voluto farmi vedere nessuna sua foto di quel periodo. Papà diceva che aveva avuto sempre un cattiva percezione di sé: “Si vedeva brutta” mi diceva storcendo la bocca mostrando il suo disappunto.

Almeno ero certa di aver preso i capelli rosso ramati da mio padre che esibiva sempre quella zazzera incontrollabile che gli dava perpetuamente l'aria di un adolescente ribelle. Ogni volta che camminavo riccioli che dal nonno erano passati a me mi ballonzolavano sulla schiena come molle. Non mi interessavo del mio aspetto o della mia apparenza da adolescente.

Non volevo andare a scuola, mi piaceva troppo starmene a casa mia a Forks correndo con il branco o assistendo le zie nelle loro ultime creazioni mentre la nonna mi prendeva le misure per l'abito che mi avrebbe regalato al compleanno.

Dalla mia parte avevo solamente zio Emmett e Jake che dicevano che ora ancora troppo giovane per mettermi a studiare in mezzo alle altre persone e che avrei avuto tutta l'eternità davanti. Non potevo che non essere d'accordo. Quale genitore sano di mente avrebbe fatto studiare la figlia di sei anni al liceo?

Va bene non ero come gli altri esseri umani, ma perché fare uno strappo alla regola per me? Se ne stava appunto parlando una sera di fine agosto in sala da pranzo mentre Jake, Quil e Embry divoravano le costolette che papà aveva cucinato assieme alla mamma.

-Spero di essere ritornata ai livelli di prima- sospirò la mamma portando in tavola quella che che sembrava una terrina di patate fritte.

-Non phai fmai cuci...nato per noi- sputò Quil con la bocca piena -non possiam..o fparagnare-

-Lascialo perdere è tutto ottimo Bella- rispose educatamente Embry mentre Jake alla mia destra non toglieva gli occhi dal piatto, ma annuiva vigorosamente.

Zia Rosalie si voltò dall'altra parte schifata e si rivolse direttamente al nonno: -Allora partiamo domani?-

Nooo

-Direi di si, abbiamo tutto pronto: Alice e Jasper staranno sistemando le ultime cose, siete tutti e otto iscritti alla Springville High School e ieri mi hanno confermato il ruolo in ospedale-

-Io sono andata da J Jenks a ritirare le carte di identità quindi anche da quel lato siamo coperti- aggiunse mia madre sedendosi vicino a mio padre che mi guardava con aria indecifrabile.

Gli rivolsi un'occhiata supplichevole. Non possiamo restare qui un altro anno? Siamo lontani dal nonno e non vivrà per sempre...

Mi guardò in cagnesco. Non gli piaceva quando tiravo fuori questa carta. Almeno apprezzava il fatto che lo pensassi e basta visto che non avrei mai avuto il coraggio di dirlo davanti alla mamma.

La mia ultima speranza era Jake: non avrebbe potuto abbandonare il branco...

Jake, tesoro mio, fatti valere un po'...

Pensai guardandolo strafogarsi come un animale. Era il mio jolly, il mio asso nella manica. Ma come al solito il mio onnisciente padre mi anticipò e disse: -Jacob hai sentito?-

-Mmm?-

-Siamo in otto-

-Otto? E questo che vuol dire?-

-Ti abbiamo iscritto insieme a noi-

Noo, papà questa non me lo dovevi fare. Cattivo, cattivo, cattivo

Ci volle poco per arrivare al punto e Jake indignato posò l'osso e ringhiò: -Non potete farlo!-

Si, si, fatti valere!

-Beh ok non potremmo farlo, ma Nessie verrà con noi e non penso che tu voglia rimanere a La Push mentre noi vivremo nello Utah-

Papà perfido so dove voleva andare a parare.

-Potremmo studiare insieme a La Push- propose Jake con un tono volutamente noncurante.

Già sapevo cosa stesse pensando mio padre: “Solo per otto ore al giorno con la mia bambina? Mai!”

-Cane, La Push è la scuola della riserva e Nessie non è una Quileute e in più, non pensi di aver aspettato un po' troppo per iscriverti? Quanti anni hai, ventidue?-

Non poteva vincere contro zia Rosalie.

Le cose stavano degenerando...

-Quindi abbiamo deciso- sorrise il nonno -Lo so che è difficile cambiare, ma potremmo venire a Forks ogni week-end. Le possibilità non ci mancano-

-O potremmo stare a Dartmouth, Bella deve ancora andare all'università.- sghignazzò zio Emmett.

La mamma roteò gli occhi, sinceramente lei non aveva neanche voglia di ripetere il liceo che aveva “appena” finito, ma le stava a cuore che io andassi per la prima volta a scuola prima che la mia crescita si fosse fermata. A quanto pare zia Alice aveva visto che mi sarei trovata bene e mi sarei fatta degli amici che non fossero né vampiri né licantropi.

Gli occhi fiammeggianti della zia stavolta colpirono lui che si ammansì. Era proprio vero non si poteva vincere contro la mia perfettissima zia.

Tutto era deciso, definitivo, i ruoli assegnati e il mio destino inevitabile. Sinceramente la scuola mi faceva paura, stare in mezzo a tutta quella gente comunque più grandi di me e poi come si faceva una lezione normale? Di solito papà mi leggeva nel pensiero o glielo dicevo io, neanche con il nonno avevo mai aperto bocca: io facevo sempre sentire alle persone cosa sapevo, perché dirlo?

Uffa, uffa, uffa.

Uscii dalla stanza mentre parlavano di tutte le cose pratiche: la fine del trasloco, chiudere tutte le faccende, mettere i teli ai mobili, quando andare a trovare il nonno, quando salutare i Quileute...

Uffa, uffa, uffa

Comincia a correre in mezzo alla foresta senza una meta salutando uno ad uno gli alberi della mia “infanzia”. Percepii i passi pesanti del lupo che correva accanto a me. Fece un cenno con il muso.

-Se proprio lo vuoi- mormorai acida.

Uno. Due. Tre. Via!

Iniziammo la nostra gara, il percorso era sempre lo stesso e l'arrivo era la radura. E vinse ancora lui!

Puntò i piedi per terra creando dei profondi solchi e io mi lancia su di lui affondando nel suo pelo rossiccio. Posai il palmo della mia mano sul suo petto.

Bisogna proprio? Qui si sta tanto bene...

Uggiolò piano.

Pensai ai più bei ricordi nella penisola di Olympia. E fu così che mi addormentai accanto a Jacob che ululava piano alla luna.

Avevamo lasciato Forks e tutto quello che vi era annesso sotto la sua perenne coltre di nubi per arrivare sotto un'altra pesante coltre di nuvole.

La cittadina di Springville era si piena di risorgive come diceva il suo nome, ma l'acqua che si aveva era dovuta agli acquazzoni continui del periodo invernale. Naturalmente la cittadina ci accolse con una pioggerellina leggera che accentuava di più la differenza tra me e i pallidi modelli che erano i miei parenti.

Ci eravamo fatti tutta la strada in macchina sulla Volvo di papà mentre la zia aveva fatto prendere un po' di sole alla BMW durante il viaggio e Jake e la mamma si godevano i loro catorci di moto, che non avevo mai capito perché li tenessero ancora. Le altre automobili costituivano il carico particolare di un camion che ci aveva preceduti.

Passammo per la cittadina di prima mattina senza farci molto notare e dopo aver fatto un giretto per conoscere un po' le strade scoprimmo che ci eravamo trasferiti in un posto non molto più vivo di Forks. Guardavo le strade con particolare interesse contenta di poterci finalmente camminare liberamente visto che a casa non avevo mai potuto a causa della somiglianza sia con la mamma sia con il papà. Una volta una coppietta mi fissò stupita ferma ad uno stop e la zia era partita in quarta appena il semaforo diventò verde mormorando qualcosa su “Angela e Ben”. Boh

Come al solito la casa dei Cullen era situata lontano da tutti questi umani: sopra una collina immersa in una foresta che però non era verde come la mia, distante da qualsiasi occhio umano. Nonna Esme aveva fatto costruire una villetta a due piani che si estendeva in lunghezza formando un arco in cui parcheggiamo le auto mentre Jake sgommava e riempiva la BMW di sabbia del ghiaino. La zia uscì imprecando minacciando di torcergli il suo fragile collo mentre lui sghignazzava assieme a papà. Zio Emmett tratteneva le risa a stento.

Visitato l'edifico mi accorsi che non cambiava molto da ciò a cui ero abituata: colori tenui, ampie vetrate, i quadri e la croce del nonno e un bella ampia scala di legno con cui andare al piano di sopra.

Zia Alice si era data da fare: aveva decorato tutto con i fiori preferiti della nonna e su ogni porta delle camere aveva appeso un cartello con il nome dei proprietari.

-Era inutile farvi scegliere ora. Ci avremmo messo solo più tempo- spiegò sempre allegra verso i cambiamenti.

Trovai la mia stanza infondo al'”ala” destra, infatti dovevo dimenticarmi la mia piccola casetta immersa nel verde e nell'edera, e la mia cameretta con il parquet chiaro. Mi ci sarei abituata, mi dissi, mentre testavo la morbidezza del mio nuovo letto.

Finito l'esame scoprii che Jacob invece avrebbe dormito dall'altra parte dell'edificio. Dubito fortemente che se avesse potuto scegliere sarebbe finito là. Qui c'era lo zampino di papà.

Toccai il braccio della mamma rivelandole le mi supposizioni e lei gemette solidale.

Ci preparammo per la caccia mentre sentivo urlare la zia contro Alice: -Perché quel coso dovrebbe dormire vicino a me? Tutti i miei vestiti puzzeranno da cane randagio!-

Sogghignai.

Sicuramente quella convivenza forzata avrebbe fatto ridere la famiglia, lo vedevo dal sorriso che si scambiarono zio Jasper e zia Alice.

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Siamo giunti allo spazio dell'autrice. Questo è il mio secondo esperimento su fic di twilight ed è per me una stranissima cosa abbandonare il mondo di naruto, come mi ricordano spesso. Le storie che scrivo su twilight sono di solito eventuali continuazioni del libro come se la meyer ci potesse fare il piacere di continuare ancora un po' e mostrano la vita tranquilla dei Cullen come li abbiamo conosciuti. Naturalmente questa non è da meno e spero che vi piaccia. Inizialmente doveva essere una one-shot di 2 pagine e alla fine siamo arrivate  9.. -.-

Per quanto riguarda i capitoli(altri due) sono belli e pronti e sarete voi a decidere quando li posterò domani, dopodomani fra un mese o fra un anno. Vi toccherà proprio recensire

Ringrazio come al solito mia cugina didicoldone per avermio fatto conoscere questi stupendi libri e per avermi obbligato, quasi un anno fa, a sedere davanti un foglio con la minaccia di farmi leggere più eclipse se non le avessi scritto una fic.

   
 
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