Anime & Manga > Death Note
Ricorda la storia  |      
Autore: DarkRose86    26/03/2010    5 recensioni
[ III classificata al Lyrics Contest, indetto da Satan's Sake ]
" E' quel tocco particolare che ti distingue,
le tue mani bianche tese verso l'argine;
è il tuo corpo che mi chiama e parla di me,
che mi piace tanto di te "

La descrizione di un amore acerbo, di un sentimento innocente,
attraverso una storia che Mello racconta a Near. La loro storia.
[ Shonen ai leggero ]
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Mello, Near
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Allora... *continua a gongolare*. XDLa seguente storia si è classificata terza, a parimerito con Himechan84, Lady Nene e Aphrodite/Ika_The Mad Hatter, al "Lyrics Contest" , indetto da Satan's Sake sul Forum di EFP.Sinceramente, non me l'aspettavo proprio. E' una cosina scritta in un'ora, una storiella senza troppe pretese. Però spero che vi piaccia almeno un po', e come sempre vi dico: qualche commentino fa piacere, gradirei sapere se la fanfiction vi ha trasmesso qualcosa, se vi è piaciuta oppure no, insomma... recensite, se vi va. <3

Photobucket

" E' quel tocco particolare che ti distingue,
le tue mani bianche tese verso l'argine;
è il tuo corpo che mi chiama e parla di me,
che mi piace tanto di te "
L'Aura - "Demian"

L'ultima Storia d'Amore prima di andare a dormire

Quando il sole era già calato da un pezzo e la luna regalava alla terra i suoi raggi argentei, all'orfanotrofio regnava il silenzio; una condizione di calma quasi surreale, disturbata solo a volte dai colpi decisi di un pugno ancora morbido su una robusta porta di legno.
Lo faceva entrare ogni volta, constatando che quel ragazzino poco più grande di lui si recava nella sua stanza sempre alla stessa ora, a mezzanotte. Chissà se tale orario aveva per lui un significato particolare, o se si trattava semplicemente d'una curiosa serie di coincidenze; la mente del più piccolo, seppur ancora acerba, s'impegnava costantemente ad elaborare dati e a riflettere su tutto ciò che accadeva, rendendolo particolamente scaltro ed intelligente. Per questo egli sembrava odiarlo. Eppure, quasi ogni notte, andava a trovarlo per raccontargli una storia.
Toc, toc!
Il rumore risuonò nel lungo corridoio della Wammy's House, luogo quasi inquietante a quell'ora, sui muri una sorta di lugubre gioco di ombre rendeva particolarmente tetri i tanti candelabri presenti, riposti su degli eleganti comodini in stile ottocentesco. L'istituto somigliava ad un'antica dimora di nobili, e indubbiamente conteneva un gran valore al suo interno.
Dopo pochi secondi la porta si aprì con un cigolio leggero, lasciando intravedere parte della camera che oramai conosceva a menadito.
" Ciao, Mello " lo salutò, atono come al solito, giocherellando con una ciocca dei propri capelli chiari.
" Buonasera, Near "
Iniziavano sempre così le loro conversazioni, con frasi di circostanza e sguardi freddi e scostanti. L'albino non era mai stato un tipo loquace, per cui si limitava soprattutto ad ascoltare, a guardare le labbra del biondo muoversi a volte lente e a volte veloci, osservandole come quasi esse fossero linfa vitale per lui. Da quando era stato portato in quel posto, dopo essere rimasto orfano, nessuno aveva mai parlato con lui – o meglio, qualcuno ci aveva provato, ma lui aveva sempre evitato ogni contatto del genere; forse per paura, forse per presunzione –; Mello, però, era diverso dagli altri. Possedeva una personalità interessante, un carattere impulsivo e in un certo qual modo divertente; metaforicamente parlando, Near poteva esser considerato come il bianco e nero, mentre l'altro come i variopinti colori dell'arcobaleno.
Tornando a quella sera, il più grande si sedette come al solito sul letto ad una piazza fasciato da bianche lenzuola, fissando per un momento la parete di fronte a sé, lo sguardo perso nel vuoto a pensare a chissà che cosa. Poi guardò Near, che nel frattempo si era seduto anch'egli, accanto a lui, guardandolo con i grandi occhi d'onice.
Gli rivolse una smorfia quasi infastidita, come faceva sempre. L'altro dunque si domandò perché mai perdesse così tanto tempo nel cercare di instaurare un rapporto con lui, dal momento che quelle occhiate potevano significare solo una cosa: ti odio. Eppure non riusciva a cacciarlo, per qualche motivo che ancora non gli era chiaro. Forse proprio perché era così luminoso, così splendidamente assurdo, che lo adorava. E gli piaceva ascoltarlo, anche se spesso e volentieri si divertiva a raccontargli storie dell'orrore e leggende metropolitante udite dagli altri ragazzi, soprattutto dal suo migliore amico Matt. Oramai però ci aveva fatto l'abitudine e cercava di sorridere, quando sul volto di Mello si disegnava un ghigno quasi perverso, come se gli piacesse spaventarlo o per lo meno provare a farlo. Lui però si sforzava di apparire indifferente, sprezzante, anche se qualche volta gli era capitato di tremare mentre cercava di prendere sonno, dopo aver udito uno di quei racconti spaventosi. Alla fin fine, non era altro che un bambino; cresciuto troppo in fretta, sì, ma pur sempre un bambino. Il suo aspetto esteriore tradiva la sua mente vivace e fin troppo saccente nonostante l'età, conferendogli un'aura diversa da quella delle altre persone; come un angelo dalle ali ancora poco sviluppate, indi incapace di volare lontano ma letale nella corta distanza. Una creatura immacolata all'interno di una teca di cristallo, involucro che Mello desiderava ridurre in frantumi, ogni volta che Near tendeva le mani piccole e candide verso di lui, come a voler chiedere aiuto. La pura essenza dell'innocenza in bilico sull'argine di un precipizio, impaziente d'essere salvata e vissuta appieno.
Per questo andava a trovarlo; per strapparlo alla solitudine con l'ingenua ostinazione di un ragazzino, per diventare il punto di riferimento del suo acerrimo rivale. Sarebbe stata di certo una grande vittoria, per lui.
Ma, se Mello aveva un secondo fine piuttosto evidente, l'altro lo accoglieva semplicemente perché sapeva bene che anche il biondo, seppur ostentasse il contrario, si sentiva incompreso. Perso nel pensiero continuo di dover primeggiare, di diventare il successore di colui che era il suo mito, spesso e volentieri non s'accorgeva della beltà delle semplici cose di tutti i giorni: un sorriso, il crepitare del fuoco in un caminetto, il fascino della natura rigogliosa del cortile che circondava l'edificio.
" Una volta, mia mamma mi raccontò la storia di un bambino che veniva costantemente seguito da un fantasma " esordì il più grande, estraendo dalla tasca una delle sue amate barrette di cioccolato, strappando l'involucro color argento, " Era un ragazzo allegro e apparentemente senza alcuna preoccupazione, eppure dentro di sé nascondeva una gran paura; si sentiva spaventato quando doveva andare a letto, a scuola, e perfino quando giocava a calcio in giardino con i suoi amici "
Near ascoltava senza perdere neppure una parola, studiandole ad una ad una per ricercare messaggi subliminali fra di esse; lo faceva sempre, certo che volesse comunicargli qualcosa attraverso quelle frasi. Non lo interrompeva mai, conscio che se lo avesse fatto, egli si sarebbe sicuramente arrabbiato.
" Era terrorizzato perché era perseguitato dall'immagine di un bambino probabilmente poco più piccolo di lui, che lo seguiva dovunque andasse senza mai fiatare; lo osservava da lontano, da dietro le finestre o gli alberi, senza cambiare mai espressione. Era vestito di bianco, talmente anonimo da parer quasi trasparente "
L'albino sussultò impercettibilmente, sperando che Mello non avesse colto il suo leggerissimo movimento; d'improvvisò si ricordò di quello stesso pomeriggio, quando per alcune decine di minuti era rimasto immobile a fissare i ragazzi giocare a calcio, malcelato dietro una delle grandi finestre. Possibile che stesse alludendo a quello? Pensò alla percentuale di probabilità che potesse essere così, mentre il racconto continuava.
" Sembrava un fantasma, un'anima errante sulla terra " disse, sorridendo appena, " O forse lo era, nessuno potrà mai dirlo con certezza. Però sembrava invidiare quel ragazzo così fortunato, circondato da gente che lo amava e che lo apprezzava. Un giorno, il nostro protagonista decise di farsi coraggio e di avvicinarglisi, guardandolo meglio. I suoi occhi erano persi nel vuoto, ma al tempo stesso lo scrutavano con meticolosa attenzione. Era interessante "
Addentò il cioccolato che si spezzò con un colpo secco nel silenzio, e quando ebbe ingoiato la piccola parte riprese a parlare, volgendo lo sguardo verso la fioca luce dell'abat jour sul vecchio comodino.
" Quella creatura così strana tese le braccia magre verso di lui, senza dire nulla, sospirando appena; lui guardò le sue mani, erano bianche, tanto che inizialmente le paragonò a quelle di un cadavere. Poi scacciò quel pensiero così macabro e le osservò meglio, pensando che probabilmente dovevano essere fredde perché nessuno si era mai preoccupato di riscaldarle. Improvvisamente il fantasma – o quel che era, non importa – gli sembrò terribilmente solo e sofferente, alla ricerca disperata di un appiglio per rimanere ancorato al mondo che pareva rifiutarlo senza un perché "
Si guardarono negli occhi per un attimo, mentre Mello staccava un altro pezzo di delizia al cacao e la gustava lentamente.
" Ad un certo punto fu come se la terra si aprisse in una voragine, e i due vennero prepotentemente separati da una forza estranea. Il bambino vestito di bianco continuò a cercare il suo tocco, troppo distante, troppo caldo e luminoso per potergli appartenere. Eppure tutto il suo corpo sembrava chiamare l'altro, desiderarlo, quasi come rappresentassero due facce della stessa medaglia. E il protagonista, un ragazzino dai capelli biondi – che tutti descrivevano come innocente angelo –, saltò per cercare di diminuire la distanza fra di loro, prepotentemente e assurdamente attratto da colui che fino a quel giorno lo aveva fatto tremare di paura più di una volta "
Lì si fermò, finendo il cioccolato e riponendo la carta nella tasca dei pantaloni neri.
Per lunghi secondi non si udì rumore alcuno, salvo il vento che ogni tanto, dispettoso, fischiava fra le fronde degli alberi.
Per qualche oscuro motivo, il racconto di quella sera era stato più spaventoso degli altri, sebbene non lo si potesse definire davvero dell'orrore. Lo era stato perché in esso c'era qualcosa di vero, quasi tangibile.
Near pensò, rimuginando sulle parole che aveva appena udito. In verità aveva formulato un'ipotesi, ma voleva esser certo che la storia fosse terminata prima di sparare sentenze.
" E poi? " domandò, sperando che continuasse.
" E poi cosa? " ribatté Mello.
" Cosa successe? E' riuscito a raggiungerlo o è caduto nel precipizio? " indagò curioso, avvicinandosi all'altro di qualche centimetro.
Quel tanto che bastò ad accelerare il battito cardiaco del biondo, che probabilmente arrossì perfino; fortunatamente la luce era poca, e forse lui non se n'era accorto. Com'era sospettabile, aveva capito senza alcun problema dove voleva arrivare, e probabilmente sapeva anche che quella storia se l'era inventata sul momento.
" Non si sa. Nessuno conosce il seguito " rispose, sentendosi maledettamente succube della persona che, se solo avesse potuto, avrebbe ucciso nel più cruento dei modi. Eppure, quando gli era vicino, quel che provava non era follia omicida, ma tutt'altra cosa. Qualcosa di ancor più orribile, almeno secondo lui.
Near prese per l'ennesima volta a giocherellare coi propri capelli, ghignando, certo d'aver messo Mello in imbarazzo. Perché la stanza era comunque abbastanza illuminata per poter vedere i mutamenti dell'espressione di un viso peraltro così vicino al suo.
Il biondo lo osservò ancora, scrutò quel corpo che sembrava chiamarlo, cercarlo, e ancora una volta si trattenne. Di certo un adulto avrebbe considerato immorale quel desiderio, dal momento che nasceva nella mente di un ragazzino di appena quattordici anni. Però, lui non poteva farci nulla. E per questo si maledì, quando si sentì voglioso di toccarlo ed esplorare un mondo a lui ancora sconosciuto, e dannatamente affascinante.
Mentre si tormentava l'altro si stese sul letto, poggiando il capo sul morbido cuscino. Fissò per un po' il soffitto con sguardo vitreo, dopodiché di voltò verso Mello, facendo schioccare la lingua sul palato, prima di parlare.
" Sai... stavolta è stato diverso. Quella di stasera, sinceramente parlando, somigliava di più ad una storia d'amore " asserì, in tutta calma.
Egli si alzò di scattò, irritato ed incredulo, evitando di guardarlo.
" D'amore? Tu sei proprio pazzo! " mentì, ferito nell'orgoglio perché Near, com'era prevedibile, aveva colpito ancora. E tremò quando questi gli prese la mano, scoprendo la sua inaspettatamente calda. Un brivido gli percorse la schiena a quel contatto, e gli piacque da impazzire.
" Buonanotte, Mello " disse poi l'albino, chiudendo gli occhi e lasciandosi cullare dall'abbraccio di Morfeo.

E sperò che non se ne andasse, che restasse con lui, quella notte e tante altre ancora.

Fine ~

  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Death Note / Vai alla pagina dell'autore: DarkRose86