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Autore: nina and his smile    26/03/2010    5 recensioni
Sulle note di "21 guns", i pensieri di Draco durante un'estate tutt'altro che piacevole: quella dopo il suo sesto anno. Pensieri arrabbiati, tormentati, malinconici, ma sostenuti da un barlume di speranza.
Passandosi una manica della camicia bianca sulle guance, Draco si rialzò. Aveva sbagliato tutto, era tutto da rifare. Aveva provato a fare quello che riteneva giusto, ma era lampante che avesse sbagliato. Aveva rovinato tutto! Aveva fatto a pezzi la sua opportunità di essere felice.
[...]Draco ripensò alle vecchie foto che ritraevano la madre e la zia insieme: erano belle, nobili, spensierate... ora erano una pazza assassina e una moglie e madre fragile e disperata. Si erano avvicinate troppo al fuoco, e si erano scottate.
[...]E ora che il Preside era morto, per di più per colpa sua, Draco aveva la netta sensazione di stare chiedendo la salvezza a una pietra... a una delle mattonelle della fabbrica babbana distrutta.
[...]Aveva una sola opportunità, una sola vita da vivere... era questo quello che voleva fare?
Genere: Triste, Song-fic, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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21guns Consigli per leggere questa fan fiction: 1) mentre leggete, ascoltate la canzone http://www.youtube.com/watch?v=r00ikilDxW4  2) se non ve ne intendete di inglese, cercate la traduzione!
Ed ora che siete pronti... assumete un'espressione seria e... cominciate a leggere!

21 guns

Do you know what's worth fighting for
when it's not worth dying for?
Does it take your breath away
and you feel yourself suffocating
Does the pain weigh out the pride?
And you look for a place to hide
did someone break your heart inside
you're in ruins

Il sole era quasi tramontato del tutto, sparendo oltre il grigio e fumante orizzonte delle fabbriche babbane.
Draco diede un altro calcio al pezzo di rete metallica che giaceva davanti ai suoi piedi, guardando imbronciato il vasto e desolato pezzo di terra nel quale si trovava, disseminato di vecchie lamiere e macerie, laddove probabilmente era stata l'ennesima fabbrica.
Di certo non era da lui passeggiare per quegli sporchi luoghi babbani, ma in quel momento gli andava bene qualsiasi posto non fosse casa sua. Gli pareva un miracolo essere riuscito ad uscire; di certo a sua madre non sarebbe piaciuto, ma la sua rabbia era un ulteriore motivo per godersi la lontananza da Villa Malfoy. Nemmeno l'elegante maniero era più un rifugio sicuro... non da quando il Signore Oscuro l'aveva scelto come covo per i Mangiamorte. Furioso, tirò un altro calcio alla rete metallica, per poi controllarsi furtivo alle spalle nel timore che qualcuno avesse letto i suoi pensieri. Era pericoloso anche pensare, di quei tempi. Gli era decisamente bastata l'umiliazione di poche settimane prima, quando il Signore Oscuro aveva dato voce alla sua nostalgia per i suoi amici... il ricordo dell'acuta voce lanciata in un'imitazione di Pansy lo fece tremare di rabbia.
Per non lasciare trasparire pensieri si era ormai ridotto a concentrarsi sulle pareti, sulle sfumature del tavolo di marmo; lì però poteva decisamente lasciarsi andare, lontano dal maniero e da lui.
Essere un Mangiamorte non era nemmeno lontanamente eccitante come aveva creduto in passato. Fin da bambino si era immaginato suo padre e i suoi amici vittoriosi e fieri, a combattere per la purezza della specie... ma quello che aveva oggi sotto gli occhi era un branco di scagnozzi terrorizzati dal loro spietato padrone.
Sfiorandosi distrattamente l'avambraccio sinistro pensò all'emozione di appena un anno fa... suo padre in prigione e l'occasione di riscattarlo nelle sue mani... l'orgoglio nel fare il misterioso con Pansy e Zabini...
Sua madre però l'aveva capito subito: il Signore Oscuro non pensava davvero che ce l'avrebbe fatta, voleva solamente farlo fuori per punire Lucius.
Doloroso e prepotente si insinuò in lui senza preavviso il ricordo di appena un mese prima, in cima alla torre di Astronomia. Istintivamente prese a tremare proprio come aveva fatto allora; no, non era stato capace di ucciderlo.
Da allora non aveva fatto altro che interrogarsi sul comportamento del vecchio Preside: anche a un passo dalla morte si era preso la briga di rimproverarlo per l'uso della parola "Mezzosangue"; era stato cortese con i Mangiamorte come se fossero lì per prendere un the. Ma la cosa che più contorceva lo stomaco di Draco era quel limpido sguardo azzurro che lo scrutava come leggendo la sua anima... Non solo Silente sapeva che il ragazzo non sarebbe riuscito ad ucciderlo, ma tentava di convincerlo a lasciar perdere non tanto per salvarsi le penne, quanto più per non fargli commettere un crimine tanto orrendo... o forse se l'era solamente immaginato?
Qualsiasi cosa fosse successa, qualcosa si era spezzato nel cuore di Draco, come se l'incantesimo che lo convinceva di stare facendo la cosa giusta fosse andato in frantumi.
Era stato come svegliarsi, e da allora non riusciva più a capire se stava facendo quello che davvero desiderava o...
Silente gli aveva offerto protezione, e per un attimo era stato tentato di accettare. Ma poi era arrivato Piton, e non c'era più stato tempo di prendere decisioni; si trattava solo di fare quello che comandava il Signore Oscuro.
Come al solito, soffocati dalla sua volontà.
Ma era giusto? Per che cosa lui e la sua famiglia stavano rischiando costantemente la vita? Ne valeva davvero la pena?

When you are at the end of the road
and you lost all sense of control
and your thoughts have taken their toll
when your mind breaks the spirit of your soul
you're faith walks on broken glass
and the hangover doesn't pass
nothing's ever built to last
you're in ruins

Ormai la rabbia si era impossessata di lui, e tutti i pensieri repressi troppo a lungo presero a inondargli la mente.
Quello doveva essere il suo momento di gloria, avrebbe dovuto uccidere il più grande nemico del suo padrone -dopo Potter, pensò distrattamente, e la rabbia montò ancora di più- e salvare la sua famiglia, darle di nuovo la gloria che meritava... eppure era crollato tutto nell'istante in cui aveva incontrato uno sguardo color cielo.
Per un attimo si immaginò membro dell'Ordine della Fenice, seduto ad un tavolo simile a quello del suo salotto con tutta quella gente che tanto disprezzava: i traditori Weasley, Potter, il suo nemico da sempre, l'ibrido professor Lupin, la cugina rinnegata, la Mezzosangue... Eppure, per un folle istante desiderò ardentemente la loro compagnia. Li aveva osservati a lungo in tutti quegli anni: Potter, Weasley e la Granger erano sempre in giro insieme, sostenendosi in tutte le avventure, scherzando, chiacchierando, perfino litigando... e lui? No, lui andava in giro con Tiger e Goyle, gli stupidi scagnozzi, le guardie del corpo di sua eccellenza Draco Malfoy, troppo altezzoso per approfondire la sua amicizia con Pansy, Zabini e tutti gli altri con un po' di cervello.
Un altro calcio alla rete metallica.
E Lupin? Quale ricordo gli aveva fatto ribollire il sangue nelle vene quando il Signore Oscuro si era preso gioco di lui e sua moglie? Perchè ora fantasticava sull'essere l'allievo prediletto del Lupo Mannaro che tanto aveva schifato? Infondo Draco era stato uno dei primi ad agire per cacciarlo dal castello. Ma forse era stata solo la rabbia che si faceva viva tutte le volte che vedeva quel sorriso gentile, quello sguardo disponibile che sempre accompagnavano il professore mentre si fermava a parlare con i suoi studenti, dava una mano con i compiti. Il suo professore preferito, Piton, non aveva mai fatto niente di simile... ma se i Mangiamorte dicevano di no, allora era no; quello andava odiato.
Con le lacrime agli occhi si chiese perchè non aveva accettato subito la proposta di Silente: ora sarebbe stato lontano da quel nido di paura e orrore, libero. Libero dalla schiavitù che lo opprimeva dalla nascita, da quella condizione che non sembrava portare a nulla. Si era considerto fortunato ad essere nato Malfoy, eh? In quel momento, mentre tutti i suoi credo andavano in pezzi, avrebbe preferito essere un babbano qualsiasi.
Era stanco, troppo stanco. Si sentiva come alla fine della strada, ma un muro gli impediva di andare avanti: era intrappolato in un vicolo buio dal quale non sapeva più come uscire. Si era spinto troppo avanti, e ormai le luci calde di casa erano irraggiungibili. Eppure Draco sentiva continuamente la morte incombere su di sè... perchè il destino tardava ad arrivare?
Oltre le fabbriche il sole era sparito del tutto e il buio avanzava accompagnato del freddo.
Tremando, Draco si chiese quando sarebbe finito tutto. Sarebbe mai stato libero?

One, 21 guns
Lay down your arms
give up the fight
one, 21 guns
throw up your arms into the sky
You and I

D'accordo, si arrendeva! Prendetemi, uccidetemi! Perchè Piton aveva finito Silente? Se non l'avesse fatto il Signore Oscuro si sarebbe infuriato e avrebbe finalmente fatto fuori l'inutile figlio di Lucius...
Ma così sarebbero morti anche i tuoi, disse una vocina dentro la sua testa. Sì, era vero; Draco dovette tornare a pensare razionalmente. Così sarebbero morti anche i suoi genitori...
Passò distrattamente le mani tra dei frammenti di piastrelle; quasi senza accorgersene si era gettato in ginocchio, e sentiva i sassi bucargli le gambe attraverso i pantaloni scuri.
I suoi genitori. La sua mente non seppe resistere e tornò nell'universo parallelo, quello in cui Draco sedeva con gli amici di Silente in una versione luminosa del covo dei Mangiamorte.
Il padre dei Weasley era sempre stato affettuoso con i figli... un'altro flash lo riportò a tutte le volte che li aveva osservati salutarsi dal finestrino dell'Espresso di Hogwarts.
Probabilmente era quello ciò che facevano i padri: incoraggiare i figli, giocarci insieme a Quidditch, tornare stanchi dal lavoro ma trovare il tempo per mettersi i bambini sulle ginocchia... Era vero, non sapeva nulla di quello che facevano i Weasley a casa, ma non faticò ad immaginarsi quelle scene.
Draco e suo padre erano piuttosto due adulti che si conoscevano superficialmente e discorrevano di politica e sangue puro. Mai una volta il piccolo Draco si era arrampicato sulle ginocchia del padre. Mai Lucius gli aveva insegnato a giocare a Quidditch. Si era semplicemente limitato a comprargli l'ammissione alla squadra della sua casa, e aveva sistemato così la questione.
Anche Draco aveva provato a "sistemare la questione" convincendosi che avere un padre purosangue che gli dava tutto quello che voleva fosse il massimo; ma anche tutte le sue prese in giro a sè stesso su questo fronte erano ormai crollate.
E sua madre? Sì, lei lo amava davvero. Non era forse andata a implorare Piton di proteggerlo all'inizio della sua maledetta missione? Non gli era forse stata sempre vicina, tanto che a volte Draco aveva dovuto allontanarla perchè troppo appiccicosa?
"Madre, non sono più un bambino".
No, forse non lo era mai stato. Costretto a giocare all'adulto da piccolo, e a crescere in un solo istante a sedici anni. Con suo padre in prigione si era sentito in dovere di prendersi cura di sua madre... In quell'istante avrebbe desiderato lasciarsi andare alle cure di qualcuno, non dover più pensare a niente. Allontanò a fatica l'immagine della signora Weasley, pronta a fare da chioccia ai suoi pulcini. No, sua madre non poteva sostituirla. Lei non voleva i Mangiamorte in casa, ed era stanca di vedere la sua famiglia messa in pericolo dai capricci del Signore Oscuro. Sì, doveva resistere per lei.
Non poteva andarsene... Disperato, Draco rivolse lo sguardo al cielo ed urlò.
Urlò finchè ebbe fiato in gola, facendo scappare i topi sotto le macerie, volar via i piccioni che zampettavano poco lontano. Sotto quel cielo azzurro e libero si sentiva ancora più prigioniero, sottomesso dalle bacchette dei Mangiamorte.

Did you try to live on your own
when you burned down the house and home
did you stand too close to the fire?
Like a liar looking for forgiveness from a stone

Passandosi una manica della camicia bianca sulle guance, Draco si rialzò. Aveva sbagliato tutto, era tutto da rifare. Aveva provato a fare quello che riteneva giusto, ma era lampante che avesse sbagliato.
Aveva rovinato tutto! Aveva fatto a pezzi la sua opportunità di essere felice. Fatto a pezzi... pensò agli incantesimi che un mese prima avevano scalfito le mura della sua adorata Hogwarts. Era stato terribile fuggire al seguito di Piton, cercando di capire cosa stava succedendo... dov'erano gli altri Serpeverde? Stavano bene? Ai Mangiamorte non importava nulla di quelle persone, quei corridoi...era come se Draco vedesse qualcosa che a loro era impossibile capire; per colpa sua Hogwarts stava crollando sotto il fuoco delle bacchette... anche se forse era già crollata quando Silente era caduto dalla torre.
Draco aveva distrutto la sua casa.
Aveva scherzato troppo con il fuoco... credeva che compiere il volere del Signore Oscuro fosse quello che voleva, ma una volta dentro aveva capito che non faceva per lui. Anzi, probabilmente non faceva per nessuno; nessuno che avesse ancora qualcosa da perdere, se non altro. Il Signore Oscuro aveva messo in pericolo tutte le persone a cui Draco voleva bene! Il ragazzo non riusciva a capire come facessero gli altri a seguirlo... Bellatrix, la zia Bellatrix! Ne era praticamente innamorata, ma lui aveva distrutto suo marito... La donna aveva perso sè stessa per seguire il Signore Oscuro. Draco ripensò alle vecchie foto che ritraevano la madre e la zia insieme: erano belle, nobili, spensierate... ora erano una pazza assassina e una moglie e madre fragile e disperata. Si erano avvicinate troppo al fuoco, e si erano scottate.
Di nuovo pensò a Silente. Lui era diverso. Lui aveva a cuore Draco, lui l'aveva perdonato... lui era diverso da chiunque altro avesse mai incontrato. Lui, probabilmente, aveva le risposte che Draco cercava. E ora che il Preside era morto, per di più per colpa sua, Draco aveva la netta sensazione di stare chiedendo la salvezza a una pietra... a una delle mattonelle della fabbrica babbana distrutta.

When it's time to live and let die
and you can't get another try
something inside this heart has died
you're in ruins

Perchè avevano messo fine a tante vite? Cosa avrebbe provato lui, Draco, se i suoi fossero morti? O magari impazziti e rinchiusi al San Mungo?
Gli passarono davanti agli occhi i volti di tante persone che conosceva o aveva conosciuto...Non aveva mai provato ad immedesimarsi, ed ora era terribile...
Ma quello che era fatto era fatto e basta, e nessuno dei suoi rimpianti sarebbe bastato a tornare indietro. Aveva una sola opportunità, una sola vita da vivere... era questo quello che voleva fare?
No, decisamente no. Doveva cambiare le cose, a qualsiasi costo... pensò a quando suo padre gli aveva raccontato di Regulus Black, morto per aver osato sfidare il Signore Oscuro. Anche lui doveva aver capito... e Draco? Sarebbe morto anche lui? Al momento, non gli importava. Sapeva solo che qualcosa era cominciato quando Silente lo aveva guardato negli occhi, e quel qualcosa sarebbe stato duro a morire.
Avrebbero potuto uccidere il suo corpo, ma niente avrebbe mai ucciso la sua anima; Silente l'aveva ricoperta, protetta, non aveva lasciato che morisse come quella degli altri Mangiamorte, degli altri assassini.
Draco non era perduto, lo sapeva.
E così, pronto ad abbracciare il suo destino e pieno di una forza nuova, Draco diede le spalle alle fabbriche e, nella buia serata estiva, si avviò verso casa.

One, 21 guns
throw up your arms into the sky
You and I


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"21 guns" è dei Green Day, che finalmente hanno accompagnato la loro grande musica ad un testo di mio gradimento!

Quando ho letto il testo di questa canzone ho pensato istintivamente a Draco. Coraggio Malfoy, ce la puoi fare! ;)
Mmmh... non ho altro da dire, ho già scritto tutto! Spero che questo scorcio di pensieri vi sia piaciuto, perché a me è piaciuto molto! (Ma quaaaanto mi amo?)
So che vi aspettavate un altro capitolo dei Colloqui, ma purtroppo al momento l'ispirazione, il tempo e, sigh, il buonumore scarseggiano. Giuro che mi impegnerò...
Se avete letto questa ff, grazie; se decidete di recensirla, grazie ancora di più; se pensate che abbia perso il mio tempo... ehm... grazie lo stesso!!!
Alla prossima,
Nina
  
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