Cap.8: Lui e solo lui.
Che fare?
C'era da
perdonarlo Robert?
E se poi
l'avrebbe rifatto, facendomi stare male il doppio?
Nella mia
mente alloggiavano un casino di domande e naturalmente nessuna aveva una
risposta.
Come un
labirinto: non sai mai che strada prendere, perché ognuna di essa potrebbe
portarti a un vicolo cieco oppure a un altro bivio, e così via.
-Beh no... Una
cosa incredibile! Quello prima o poi me lo faccio... non posso lasciarmelo
scappare, no no...- esclamò Sel entusiasta fissando il cielo -Ehi, mi state
ascoltando?-.
-Ah? Ehm.. sì
sì tranquilla, vero Denny?- rispose Michael tirandomi una gomitata per
distogliermi dai miei pensieri.
-Oh sì sì...
Non sai quale mini prendere...- dissi assente.
Mich roteò gli
occhi mentre Sel sbuffava irritata:-Ma quale mini e mini! Stavo parlando di
Riccardo! Ricordi? Quel ragazzo che ho conosciuto al Sock!-.
-Sì sì
immagino sia un vero shock...- le dissi assorta.
Ci trovavamo
in un baretto all'aperto a un tavolino di plastica coperto da un enorme
ombrellone tricolore vicino ai campi da tennis.
-Ho detto
Sock! Non shock! Oddio Denny che hai ultimamente?- mi domandò preoccupata
prendendomi un mano.
-Nulla. È solo
che... con 'sta storia di Rob...- bisbigliai fissando a terra.
-Non riesci a
togliertelo dalla testa, vero?-.
-Non è che non
ci riesco, è che non voglio...- ammisi, addio orgoglio!
-E allora
perché non lo chiami, cazzo?!- esclamò sbattendo il cell sul tavolo.
Sel, sempre la
solita. Con i suoi soliti modi bruschi ma pur sempre una buona amica, che ti
spiattellava tutto in faccia senza problemi.
-Hai ragione
però... preferisco parlargli di persona- risposi alzandomi e allontanandomi dal
tavolino.
-Vai, girl!
Siamo tutti con te!- mi urlò da lontano alzando il pollice.
Salii in
macchina e in un attimo fui subito a casa sua.
Arrivai
davanti alla porta e subito la paura mi assalii.
-Dai, Denny,
suona!- bisbigliavo a me stessa, sospirando e chiudendo gli occhi per darmi
coraggio.
-Non serve,
sai...- sentii dire da una voce.
Aprii gli
occhi e mi trovai davanti Robert, bello come sempre, con quel suo sorriso
perfetto che ti faceva scogliere alla sola vista.
-Oh, oddio,
scusa...-, ridacchiai nervosa, che figura di merda.
-Che ci fai
qui?- mi domandò appoggiandosi allo stipite della porta.
Fui tentata
dal dirgli di aver sbagliato casa, ma sapevo perfettamente che non ci avrebbe
creduto dato che proprio pochi giorni prima lo avevo accompagnato fino qui.
-Ah, ehm,
bella domanda...-.
Lui scosse la
testa con un sorrisino sulle labbra:-Dai, entra...-.
Mi trovai
davanti l'atrio, con due scale laterali che poi, al piano superiore, si univano
portando a un pianerottolo dove salimmo, per poi entrare in una stanza, camera
sua.
Si sedette sul
letto matrimoniale per poi scrutarmi insistente con quei suoi occhi
meravigliosi:-Vieni, siediti, tranquilla non ti mangio mica...-.
Tentennai un
attimo ma poi ubbidii.
-Ok, bene,
allora dimmi, come mai da queste parti?-.
Non ci
riuscivo, non riuscivo a dirgli che l'avevo perdonato, cavoli, che lo volevo,
insomma!
-Mmm... Sono
venuta a portarti la giacca, ricordi? Quella che mi avevi prestato sabato...-
esclamai con un lampo, ottima scusa, non fosse per...
-Ah ok, ma...
ehm, la giacca dov'è?-, ... questo.
Mi guardò
confuso inclinando la testa di lato.
-Giusto...-
dissi deglutendo -Dov'è la giacca? Vedi è che... me la sono dimenticata, ah ah,
che scema, no?- dissi sbattendomi una mano sulla fronte.
-C'è, fammi
capire meglio, tu sei venuta fino qua per dirmi che ti sei scordata la giacca?-
mi domandò ridendo.
-Eh sì, povera
me, comunque ora devo andare...-, sbattei le mani sulle ginocchia e mi avviai
alla porta.
Lui si alzò e
mi prese per un braccio fermandomi, poi mi fece voltare sussurrandomi a un
orecchio:-Guarda che lo so che no sei venuta qua per questo...-.
Rimasi in
silenzio. Il cuore batteva sempre più veloce, sentii un forte calore sulla
schiena, nel punto in cui lui teneva la mano, per non parlare delle farfalle
nello stomaco, come se fossero nate tutte in quel preciso momento.
-Denny, posso
baciarti?- mi disse facendomi venire la pelle d'oca.
-Se proprio
insisti- risposi io ridendo.
Lui sorrise e
un secondo dopo le mie labbra furono sue. Le nostre lingue si cercarono, si
trovarono, venni travolta da un vortice di emozioni. Eravamo solo io e lui, lo
sapevo. E volevo che ciò non terminasse mai. E solo ora capivo che non m'importava
delle conseguenze, non mi importava del futuro, ma solo del presente cioè lui.
Non desideravo altro, solo la felicità di passare ogni attimo insieme a lui.