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Autore: Mina7Z    27/03/2010    11 recensioni
E' la proposta di una Oscar molto diversa, rassegnata alla malattia e pronta ad accettare la morte pur di alleviare le sofferenze di Andrè. Il seguito di questa sotria è un raccont ointitolato "Le braci", e se possibile, risulta ancora più triste.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lo scoppiettio improvviso del camino la fece trasalire.
Oscar fissava immobile il fuoco, lo sguardo perso nel vuoto. Erano gli ultimi attimi di un fuoco che aveva riscaldato la serata solitaria. 
Sorrise amaramente. Quanto dolore le avrebbe riservato questa vita prima della fine inevitabile e crudele che il destino aveva riservato per lei? E che destino strano il suo, figlia indesiderata di un militare, aveva sacrificato la sua femminilità per risarcire quest'uomo per essere nata donna.

Stava morendo.

Non era poi una cosa così tragica. Migliaia di uomini muoiono agli angoli delle strade, per stenti, per miseria, anche tra i nobili si muore, per spavalderia, per orgoglio, per difendere l'onore.
Non era una tragedia. Pochi l'avrebbero rimpianta. Sua madre certo, il padre, la Regina probabilmente e pochi altri. Pensò alla nonna di Andrè. Era stata una madre per lei in questi anni, l'aveva consolata, rassicurata, protetta, difesa anche a costo di mettersi contro il generale. Si lei avrebbe sofferto, tanto. Povera donna. Le sarebbe comunque rimasto Andrè.
Andrè. 
Andrè, che non sapeva della sua malattia. 
Andrè, che l'aveva amata per tutta la vita. Andrè che l'aveva protetta per tutta la vita annullandosi in lei, per lei. Andrè che si era visto respingere.
Andrè, che si era visto rifiutare.
Andrè.
Gli occhi le si riempirono di lacrime. Si nascose il viso tra le mani. 
Andrè.
Dolce melodia di un nome caro, di un volto amato. 
Andrè. 
Sentì un dolore acuto insinuarsi nel petto. Non era il dolore provocato dalla malattia, lo sapeva riconoscere ormai. Era una sofferenza diversa, ancora più profonda che le scuoteva le viscere. 
Era come se tutto il dolore che provava cercasse di uscire, di manifestarsi, stanco di essere imprigionato e nascosto da troppo tempo.
Andrè. 
Chiuse gli occhi. Le lacrime le inondavano il viso offuscandole la vista.
Già, la vista. Tra poco Andrè avrebbe perso per sempre la vista. Sorrise tra le lacrime. 
Strano destino il loro. Anche la malattia e la sofferenza li avevano colpiti insieme.

"Tu vivrai amore, vivrai anche per me e sarai felice. Solo questo mi consola. Non pensare a me amore mio. Dimenticami se puoi. Devi essere felice. La tua donna può renderti felice. Te lo meriti Andrè."


Quella donna.
Li aveva incontrati qualche settimana prima vicino alla caserma dei soldati della guardia. Da tempo circolavano voci su Andrè e Alain che attribuivano loro dolci frequentazioni, ma non ci aveva dato peso. Non era possibile che Andrè avesse messo gli occhi su un'altra donna. Non l'Andrè che lei conosceva. Ma si era dovuta ricredere. Camminavano vicini lungo il muro che delimitava la caserma. Lei si stringeva al braccio di Andrè e rideva felice. 
Anche Andrè rideva, rideva come non lo aveva visto fare da tempo. Rideva e il suo viso era sereno.
Era mattina e dovevano avere trascorso la notte insieme.
Oscar ripensò a quella ragazza. Era bella, giovane e solare. Boccoli biondi le incorniciavano il viso rotondo. Il corpo era formoso, accogliente, rassicurante.
La sua donna. 
E Alain non aveva tardato a renderla partecipe dell'evento, forse sperando in chissà quale reazione da parte sua. Le aveva detto che Andrè si sentiva meglio, che finalmente aveva ripreso a vivere, che aveva superato il legame con lei. E lei non era riuscita a trattenere le lacrime. 
"Sono contenta per lui Alain, veramente. Se lui è felice io sono felice. Gli auguro tutta la fortuna di questo mondo".
Alain era rimasto senza parole. Oscar era corsa via. Era vulnerabile, troppo.
Il camino si era spento.

"Morirò contenta se lei sarà con te, se lei sarà i tuoi occhi. Il tuo appoggio. Il tuo futuro. Potrai avere dei figli amore, sarai felice finalmente. Il resto non conta, io non conto"

La morte diventava meno inaccettabile se lui non fosse rimasto solo.
Si alzò dalla poltrona e si affacciò alla finestra. Là fuori imperversava la rivolta del popolo.
La morte.
Quante volte l'aveva vista da vicino, quante volte l'aveva sfiorata e poi lasciata andare. Non era il suo momento allora, ma il destino le imponeva oggi una morte orribile. La morte sul campo di battaglia, quella si che avrebbe avuto un senso. Lei era un soldato e avrebbe dovuto morire trafitta dalla spada di un nemico o colpita da una pallottola in petto.
Quella si che sarebbe stata una morte onorevole.
Ancora una volta le carte venivano rimescolate per un gioco bizzarro del destino.
Morire sola.
Quella era l'unica cosa che la spaventava. Avrebbe voluto il conforto di una persona cara nei momenti di debolezza.
Ma Andrè no, non gli avrebbe dato anche questa sofferenza, non l'avrebbe vista morire. Non se lo meritava. 
Si accasciò a terra. Non poteva fargli questo, non poteva. Lui aveva il diritto di rifarsi un vita, di essere felice. Continuava a pensare che sarebbe bastato un solo gesto da parte sua per farlo correre da lei e rinunciare all'amore di quella donna.
Sentiva che lui la amava ancora profondamente. Lo leggeva nei suoi occhi quando la scrutavano indagatori.
Quanta felicità gli avrebbe dato, e quanta ne avrebbe avuto, nel confessare l'amore che provava per lui.
Quanto amore avrebbero potuto donarsi, e poi? Cosa sarebbe rimasto di tanto amore? Solo la sofferenza di un uomo che aveva rinunciato all'ultima possibilità di vivere una vita piena e normale.
Un uomo che avrebbe vissuto nel rimpianto, nel dolore e nella solitudine.
Un uomo cieco che l'avrebbe ricordata per ogni istante della sua vita. Cosa ne sarebbe stato di lui?
Non poteva fargli questo. Gli doveva almeno un po' di felicità.
Doveva fuggire, andare lontano finché le forze glielo avessero permesso. Sentiva che la fine era vicina.



"Non rimpiangere il passato amore, vivi come se ogni giorno fosse l'ultimo.
Io sarò con te, veglierò su di te, riderò per i tuoi sorrisi e piangerò per le tue lacrime. Io vivrò in te amore, come è sempre stato e come sempre sarà. 
Non ho avuto paura Andrè perché il tuo amore mi ha confortato, le tue braccia mi hanno cullato e la tua voce mi ha cantato dolci melodie. 
Io ti aspetterò Andrè, per sempre.

  
                                                                                                                                                            Oscar.

 
Aveva letto le ultime righe con voce tremante. Le aveva lette per lui. La lettera era stata consegnata da un domestico di casa Jarjayes.
Erano mesi che nessuno aveva più notizie di Oscar. Era sparita una mattina di maggio senza dare spiegazioni e nessuno era riuscito a rintracciarla.
Andrè era impietrito. 
"C'è un altro biglietto Andrè, viene da casa Jarjayes. Te lo leggo.



"Ragazzo mio, 
apprendiamo oggi con immenso dolore che mia figlia Oscar è morta a Saint Malò. Il dolore è tale che la mia mano trema e la mia mente vacilla. Devo però esaudire due desideri di Oscar. 
Il primo è il biglietto scritto da lei. Il secondo è che mia figlia desidera che tu sia beneficiario della sua eredità.
Il terzo lo aggiungo io Andrè, esaudisci il desiderio di questa mia sfortunata figlia. Vivi anche per lei Andrè. 
Io non ne ho più la forza.




                                                                                                                                                                    Augustine de Jarjayes




 

   
 
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