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Autore: Edward the mad shrimp     27/03/2010    1 recensioni
Erano tante le cose che Alicia non immaginava. Non sapeva che quel giorno,che lei credeva come tutti gli altri, avrebbe cambiato la sua vita per sempre,nè che avrebbe rischiato la vita o, tantomeno, che sarebbe stata catapultata in un mondo sconosciuto costantemente coperto dalla neve, pieno di creature strane e personaggi ancora più singolari. Ma,soprattutto,non sapeva che avrebbe incontrato lui. Lui con quel carattere maledettamente provocante e spesso insopportabile. Ce l'avrebbe fatta a cavarsela e a tornare nel suo mondo?
Genere: Fantasy, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jaggerjack Grimmjow, Nuovo personaggio, Un pò tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Aizen guardò Ulquiorra “Hai capito?” gli chiese.

“Si Aizen-sama”.

“Bene. Mi aspetto il massimo allora, quando sarà il momento”.

Ulquiorra annuì poi uscì dalla stanza.

<< Manca poco ormai >> pensò Aizen, con un sorriso compiaciuto.

 

 

 

 

 

Yoruichi era in piedi e guardava i capitani.

“E così è questo?” chiese Ichigo, impressionato.

Yoruichi indicò con il pollice lo strano portale dietro di lei, molto simile ad una grossa cornice di legno.

“Ascoltatemi molto bene: questo è il Senkaimon, il portale che conduce all’altro mondo. Ovviamente è una copia imperfetta di quello vero, ma andrà più che bene per il nostro scopo. Attraversare questo portale non è un problema e proseguire fin dall’altra parte è piuttosto facile” li guardò uno ad uno.

“Il problema è il tempo. Questo portale non può rimanere aperto a lungo altrimenti le conseguenze sarebbero catastrofiche” li fissò nuovamente “Il tempo massimo è di quattro minuti” disse.

Un coro di commenti la investì.

“Come sarebbe?”.

“Ma è un limite di tempo troppo esiguo!”.

“Come pensi di farcela a passare dall’altra parte in così poco tempo?”.

Alzò le palme delle mani “Non dovete preoccuparvi di questo; corro molto veloce. Il problema qui non sono io, ma voi”.

“Noi?” chiese Ichigo.

“Si, perché sarete voi a doverlo tenere aperto, o meglio uno di voi, e vi assicuro non è una cosa così facile. Per questo vi ho portato qui”.

Sorrise “Avanti chi vuole imparare ad usarlo?” chiese allegra.

 

 

 

 

 

 

Alicia lasciò che l’acqua calda della doccia le scivolasse addosso, gli occhi chiusi.

Chissà cosa stava facendo Grimmjow di la? Conoscendolo, si stava di sicuro fumando una sigaretta.

Grimmjow…

Ripensò a cosa le avesse chiesto.

Ora era la sua donna, come diceva lui.

Chissà cosa significava davvero per lui quel titolo…

Chiuse il rubinetto e si voltò per prendere l’accappatoio...che non c’era.

“Merda” disse. Si era dimenticata di prenderlo.

Uscì dalla doccia e si strinse le braccia intorno al corpo, iniziando ad avere freddo.

Guardò la porta con astio, ma alla fine l’aprì di qualche centimetro, quel tanto che bastava per far sbucare la testa.

Grimmjow era seduto sul suo letto, una sigaretta in bocca.

“Ehm…Grimmjow?” lo chiamò.

Lui si voltò “Che c’è?” chiese brusco.

Che strano, non stava fumando.

“Mi passeresti l’accappatoio per piacere? Sto congelando…”.

Sbuffò e si alzò dal letto, dirigendosi verso l’armadio.

Alicia rabbrividì.

<< Che freddo >> pensò.

“Tieni” le disse porgendoglielo, lei glielo strappò quasi di mano indossandolo subito.

“Grazie” lo ringraziò tirandosi su il cappuccio, che le arrivava fino a metà faccia.

Avvertì una mano calda sul suo viso e alzò lo sguardo di scatto.

Grimmjow la stava guardando.

“Ehm…che c’è?” gli chiese in imbarazzo.

Grimmjow sapeva che tra poco la guerra sarebbe iniziata e che lei avrebbe dovuto collaborare, volente o nolente.

Presto ci sarebbero stati solo scontri e battaglie.

Di sicuro non avrebbero avuto più molte occasioni per stare insieme, né, tanto meno, per fare certe cose con lei.

Le portò il pollice sulle labbra.

Cosa sarebbe successo dopo?

Dopo che Aizen avrebbe portato a termine la sua missione.

Probabilmente si sarebbe sbarazzato anche degli Espada, insieme a quella donna, ormai inutile.

Di sicuro gli shinigami avrebbero fatto di tutto per fermarli e per salvare lei.

Era incredibile come quella semplice umana fosse tanto importante per entrambe le fazioni.

In quei due mesi si era abituato ad avercela sempre affianco, era diventata una cosa quasi normale, naturale.

Ma presto tutto sarebbe cambiato.

Finalmente avrebbe potuto dare sfogo al suo desiderio di combattere.

Quel desiderio che l’aveva spinto ad unirsi ad Aizen.

Il desiderio intrinseco nel suo essere di sfidare avversari sempre più forti, di dimostrarsi il più forte, il re.

Sentire le ossa dell’avversario rompersi sotto i suoi colpi e l’adrenalina infiammargli le vene come fuoco liquido.

Guardò l’umana.

Lei non poteva nemmeno immaginare in che situazione si fosse cacciata.

Di come sarebbe stata usata per i fini di Aizen.

Non immaginava nulla lei.

Forse, se fosse stata furba, avrebbe provato a scappare.

Ma sarebbe stato tutto inutile, dove sarebbe potuta andare, prigioniera in un mondo sconosciuto, o meglio, dimenticato?

Il suo destino era segnato e nemmeno lo immaginava.

Se ne stava lì a guardarlo con sguardo confuso con i suoi innocenti occhi verdi, senza sapere che probabilmente non avrebbe rivisto mai più i suoi cari.

“Grimmjow…?” gli chiese, perplessa.

Aveva uno strano sguardo negli occhi Grimmjow, uno sguardo che non gli aveva mai visto e che la turbava.

Perché restava lì a fissarla come se temesse che potesse evaporargli tra le mani da un momento all’altro?

Gli circondò il viso con le mani.

“Che succede?” gli chiese, preoccupata.

Grimmjow si riscosse e la guardò negli occhi, a lungo.

“Nulla” disse monocorde.

Lei continuava a fissarlo preoccupata.

Nessuno l’aveva mai guardato così prima; era come se lei volesse proteggerlo, o qualcosa di simile.

Un’umana che voleva proteggere lui?

Lui che avrebbe potuto ucciderla con un colpo solo, se solo avesse voluto?

Che cosa ridicola.

Quella donna rimaneva davvero un mistero per Grimmjow.

Non capiva perché, nonostante la trattasse sempre male e le saltasse addosso ad ogni occasione lei non lo odiasse.

Era una cosa strana per lui non essere odiato.

Lui che ci era cresciuto nell’odio, che ci si sentiva al sicuro come un bambino tra le braccia della mamma.

Ma negli occhi di quella donna non c’era la minima ombra di odio.

Era uno sguardo diverso, che mai aveva visto e che lo confondeva.

Non era abituato ad essere trattato umanamente Grimmjow.

Per lui esisteva solo l’istinto.

Faceva quello che voleva, come voleva, quando voleva.

Stop.

Non c’era spazio per altro.

O per altri.

Il suo mondo era costruito sulle fondamenta della solitudine.

Ma poi era arrivata lei a cambiare tutto.

A incasinargli la vita.

Alicia aggrottò la fronte: non capiva cosa stesse succedendo.

Non era da lui rimanere impalato a fissarla, specialmente quando era in accappatoio.

Non che si aspettasse che le saltasse addosso, ma diciamo che sarebbe stato da lui.

E invece rimaneva impalato, il pollice sulle sue labbra.

Aprì la bocca per fargli una domanda ma non fece in tempo perché lui azzerò in un secondo la distanza che li divideva e fece aderire le loro labbra.

Alicia sgranò lievemente gli occhi; non la stava baciando nel solito modo arrogante e rude, quasi famelico, come faceva di solito.

Era…diverso.

Gli appoggiò le mani sul petto e, malvolentieri, si staccò da lui.

“Grimmjow cosa succede?” chiese preoccupata.

Lui la guardò; che diavolo era quello sguardo preoccupato che aveva negli occhi?

Riacquistò subito il solito contegno strafottente, prima di rispondere.

“Se non l’avessi ancora capito, donna, si chiama ‘baciarsi’” la prese in giro.

Lei gli rifilò un’occhiataccia “Non intendevo quello, genio, so benissimo cosa stavi facendo” disse, arrossendo lievemente. “Intendevo cosa c’è che non và. Mi sembri…turbato”.

Grimmjow alzò un sopracciglio “Io turbato? Ma sei cieca donna?”.

Alicia strinse gli occhi; possibile che si fosse sbagliata?

“Già, dimenticavo di parlare con colui che è al di sopra di ogni turbamento umano” disse secca, iniziando a spingerlo fuori dal bagno “Ora sloggia, devo asciugarmi” disse.

Ma lui resistette, afferrandole le braccia e bloccandogliele lungo i fianchi.

Lo guardò male “Che diavolo stai facendo?” lo accusò.

Possibile che non riuscisse a stare buono per più di cinque minuti quando erano insieme?

Le si avvicinò al collo e Alicia si tirò indietro.

“Grimmjow, mi sono appena fatta la doccia, ci terrei ad asciugarmi e vestirmi” disse piccata.

Lui la guardò, il solito sorriso stampato in faccia.

“Togliti subito quel sorrisino dal muso e sloggia” ringhiò.

Lui rise, lasciandola andare.

Alicia gli passò affianco, diretta verso l’armadio.

Lo aprì e iniziò a prendere alcuni vestiti solo che nel farlo ne fece cadere alcuni in terra.

Sbuffò e si piegò a raccoglierli.

Una mano le afferrò un fianco e lei voltò la testa di scatto.

Grimmjow era dietro di lei, e sorrideva.

“Che diavolo fai?” gli chiese agitata.

Non sapeva perché ma aveva un brutto presentimento.

Le si avvicinò all’orecchio.

“Non è colpa mia se assumi certe posizioni davanti a me. Per di più in accappatoio” le sussurrò.

Alicia arrossì violentemente.

“C-come sarebbe!?” chiese quasi istericamente.

Quella posizione l’agitava, molto.

Lui ridacchiò poi iniziò a leccarle il collo, stringendo la presa sul suo fianco.

Alicia iniziò a tremare.

“Smettila” gli ordinò.

Grimmjow colse la nota di agitazione nella sua voce e ne sorrise mentalmente.

Le afferrò anche l’altro fianco e se l’avvicinò, iniziando a strusciarlesi contro.

Alicia sgranò gli occhi, terrorizzata: aveva capito quali fossero le sue intenzioni.

Andò nel panico, non era decisamente pronta per quello.

“Grimmjow…Smettila per favore!” disse con voce isterica.

Lui le morse il collo.

“Che c’è hai paura Alicia?” la provocò.

Dovette ammettere che sentirsi chiamare per nome da lui era piuttosto strano però, porca miseria, aveva ben altro a cui pensare!

“Grimmjow…per favore…d-devo rivestirmi…” cercò di convincerlo.

Aveva paura Alicia, una paura bestia.

Per tutta risposta Grimmjow le infilò una mano nell’accappatoio, iniziando ad accarezzarle la pancia e la scollatura.

Alicia gemette, suo malgrado.

Stava morendo di paura al pensiero di cosa intendesse farle ma, allo stesso tempo, era terribilmente eccitata.

Grimmjow se ne accorse, così come si accorse di quanto fosse più sensibile del solito.

Le si avvicinò all’orecchio “Che c’è? Mi sembri piuttosto tesa” la schernì.

“Vaffanculo” gli ringhiò contro.

Rise.

Poi le tirò via l’accappatoio, iniziando a baciarla sulla schiena.

Alicia si inarcò lievemente al passaggio di quelle labbra tremendamente morbide.

Grimmjow le accarezzò le cosce e lei rabbrividì.

Si portò una mano ai pantaloni e se li aprì, mentre con l’altra continuava ad accarezzare il corpo della ragazza.

Quando Alicia avvertì il fruscio dei pantaloni di Grimmjow che finivano in terra, si aggrappò con tutte le sue forze a un ripiano dell’armadio.

Tremava.

Grimmjow le percorse la schiena con le labbra, avvicinandosi al suo orecchio.

“Rilassati” le sussurrò lievemente divertito e terribilmente eccitato.

 

 

 

 

 

Yoruichi guardò Unohana “Hai capito?” le chiese, lei annuì.

“Bene, allora proviamo” le disse.

Si posero davanti alla grossa cornice.

“Aprilo” le ordinò.

Unohana annuì poi tese le mani in avanti e chiuse gli occhi, concentrandosi.

Aggrottò la fronte nello sforzo.

Improvvisamente il nero all’interno della cornice vibrò, come fosse liquido, e iniziò a vorticare.

“Ottimo, così!” la incitò.

Unohana si concentrò maggiormente e un puntino bianco iniziò ad espandersi in mezzo al nero.

Iniziò a sudare.

Yoruichi poteva capirla perfettamente.

Riuscire a stabilizzare il flusso di quel portale non era affatto facile, nemmeno per un capitano.

Lei stessa ci aveva messo un po’ ad imparare a farlo.

E anche lei era stata capitano.

Unohana ritrasse le mani, affannata.

Il portale tornò immobile e nero come la pece.

Ci sarebbe voluto un po’ per imparare a usarlo.

Ichigo si fece avanti “Posso provare io” disse.

Unohana lo guardò “State indietro comandante supremo. Lei è troppo importante, non è bene che si stanchi inutilmente. Non sappiamo cosa potrebbe succedere. Aizen potrebbe attaccare da un momento all’altro” sorrise. “Mi sono offerta io per farlo e ci riuscirò, non importa quanti tentativi dovrò fare”.

“Ma voi siete il capitano del reparto medico, ci servite intera” continuò preoccupato Ichigo.

Era quello il difetto di Ichigo: era sempre troppo iperprotettivo verso tutti, anche verso chi non ne aveva bisogno.

Unohana sorrise “Oh ci sono i membri della mia compagnia, non vi mancheranno le cure mediche” disse conciliante.

Ichigo fece un passo indietro, tornando insieme agli altri capitani.

Yoruichi sorrise: era una gran donna Unohana.

Si voltò nuovamente verso il portale e allungò le mani, tornando a chiudere gli occhi.

Di nuovo il nero all’interno di quella sottospecie di cornice vibrò iniziando a lasciare il posto ad un puntino bianco, che si allargava via via sempre di più.

Unohana aggrottò la fronte.

Improvvisamente una forte luce bianca accecò i presenti.

Il portale era completamente bianco e risplendeva.

“Ottimo lavoro!” la elogiò Yoruichi.

Unohana sorrise, abbassando le mani.

“Ora devo imparare a renderlo stabile per quattro minuti” disse.

Ancora poco e quel portale sarebbe stato utilizzabile; dovevano solo avere un po’ di pazienza.

 

 

 

 

Alicia si aggrappava così forte al ripiano che le sembrava impossibile non gli fosse ancora esploso fra le mani.

Teneva le labbra serrate, per non fare fuoriuscire nemmeno un gemito, anche se non era affatto un’impresa facile.

Il petto di Grimmjow, appoggiato sulla sua schiena le infiammava la pelle.

La bocca sul suo collo la faceva rabbrividire.

La sua lingua la faceva impazzire.

Certo che era davvero un maniaco Grimmjow.

Non che gli dispiacesse, però ciò non toglieva che lo fosse.

Cosa pensava di fare? Di saltarle sempre addosso con quel ritmo?

Voleva consumarla o cosa?

Va bene che lui sembrava non patire la minima stanchezza ma, insomma!

Non potevano mica passare tutto il tempo in camera!

Non che ad Alicia desse fastidio, però insomma…

Grimmjow diede un affondo più forte degli altri ed Alicia scappò un gemito.

Alicia strinse ancora di più la presa sul ripiano, cercando di darsi un contegno, ma senza grandi risultati.

Grimmjow le morse il collo, dando un ultimo affondo.

 

 

 

 

 

Yoruichi fissava il cronometro che aveva in mano e il portale ad intervalli regolari.

Riusciva a tenerlo aperto quasi per un minuto adesso.

“Penso che per ora possa bastare capitano Unohana. Non è il caso di sforzarsi tanto in una volta sola” le disse.

Quella abbassò le braccia volentieri; ansimava.

“Ce la farò, vedrete” disse.

Yoruichi e i capitani annuirono.

Ichigo Guardò Yoruichi.

“Mi chiedevo una cosa” disse.

I presenti si voltarono verso di lui, attenti.

“Cosa?” chiese.

“Come farai a trovarlo una volta andata dall’altra parte? Quel mondo è ancora più esteso del nostro e molto più popolato”.

Tutti guardarono Yoruichi, in attesa; anche Gin e Tousen.

Lei alzò le spalle “Penso di sapere dove sia. E comunque, anche se non fosse dove penso riuscirò a trovarlo, non temete” li rassicurò.

Sorrise “Non è mai stato molto bravo a non farsi trovare da me, nemmeno da bambino”.

 

 

 

Grimmjow si allontanò da Alicia ansimando.

Lei si voltò, appoggiandosi all’armadio, non era sicura di avere la forza di rimanere in piedi senza un sostegno.

Grimmjow la guardava, un’espressione soddisfatta sul volto.

<< E ci mancherebbe anche! >> pensò con rabbia Alicia.

Lo guardò con uno sguardo irritato.

Le si avvicinò, cingendole la vita con i fianchi “Che c’è, non dirmi che non ti è piaciuto” le disse malizioso.

Alicia gli rifilò un pugno sul petto “Sei un maniaco!” lo accusò.

Lui rise “Pensavo l’avessi capito ormai”.

“Cos’è? Hai intenzione di usarmi per provare tutte le posizioni esistenti?” gli ringhiò contro.

Lui rise nuovamente, poi la guardò “Anche se fosse?” la sfidò.

Alicia lo fulminò.

“Non ho intenzione di passare tutte le mie giornate rinchiusa in camera con te” disse secca.

“Come? E io che pensavo ti piacesse! E poi non ci sono solo le camere…” disse nel suo solito tono malizioso.

“Spiritoso! E comunque non ho detto che non mi pia…” si bloccò.

Cosa diavolo andava a dirgli?! Ci mancava solo che gli desse ragione!

Lui sorrise “Scusa, potresti finire la frase?” la provocò.

Lei gli rifilò un altro pugno sul petto “No che non la finisco la frase! Non c’è niente da finire!” disse, arrossendo.

Grimmjow la guardava divertito.

Si allontanò da lui e raccolse il suo accappatoio da terra.

“Ma davvero? Perché mi sembrava che volessi dire che non ti è…”.

“Pensa quello che vuoi” gli ringhiò contro, entrando nel bagno e sbattendosi la porta dietro, chiedendola a chiave.

“Quando uscirò da questo bagno voglio che tu sia sparito, chiaro?!” urlò contro la porta.

Lo sentì ridere.

“Vai al diavolo” sibilò fra i denti, buttandosi nuovamente sotto la doccia.

 

 

 

 

 

 

Uhohana era concentrata, le mani nuovamente tese in avanti.

Erano rimaste da sole, lei e Yoruichi.

Gli altri capitani erano tornati ai loro doveri e sarebbero stati chiamati solo quando il portale sarebbe stato utilizzabile.

<< Andiamo maledetto portale, non abbiamo tempo da perdere >> pensò con rabbia.

Doveva imparare a tenerlo stazionario, a tutti i costi.

Yoruichi doveva passare dall’altra parte, il prima possibile.

Ogni ulteriore indugio era un punto a favore di Aizen.

Non poteva permetterlo.

Aveva accettato per dimostrare che non era buona solo a curare al gente.

Ne andava del suo orgoglio.

Yoruichi la guardava preoccupata, ma senza dire niente.

Era una sua scelta e doveva rispettarla.

Ci tentò per ore, fino a pomeriggio inoltrato, senza fare la minima pausa, ma alla fine ci riuscì.

Yoruichi controllò sul cronometro: quattro minuti esatti.

“Ce l’hai fatta” disse.

Unohana crollò in ginocchio, il fiato corto.

“Già…fammi riposare cinque minuti e poi chiamerò gli altri capitani” disse.

Yoruichi la guardò “Tranquilla, il portale non scappa. Prenditi pure tutto il tempo che ti serve”.

Unohana la guardò severamente “Non abbiamo tempo da perdere” disse secca.

“Si, ma nemmeno la tua salute”.

Si guardarono.

“Cinque minuti” ribadì.

“Come vuoi”.

 

 

 

 

 

Ichigo camminava svelto, seguito dagli altri capitani.

Giunti nella sala dove era stato ricostruito il portale si fermarono.

Le due donne erano in piedi, in attesa.

“Siamo pronte” esordì Yoruichi.

Ichigo annuì.

Li guardò “Devo portare qualche messaggio in particolare?” chiese.

“Si, digli che appena lo abbiamo tra le mani gli rompiamo il culo a quel custode da strapazzo” disse Kenpachi.

Yoruichi lo ignorò, fissava Ichigo.

“Lo sai che non è detto che accetti di tornare” lo avvisò.

“Lo so perfettamente, ma è davvero troppo importante per noi. Devi convincerlo a tutti i costi”.

Yoruichi fece un cenno a Unohana, che annuì, mettendosi in posizione.

“Un’altra cosa. Voglio che distruggiate il portale non appena si sarà richiuso. Non vorrei che Aizen ne venisse in possesso” disse.

Ichigo annuì “Ci penserò personalmente”.

“Bene” disse, voltandosi.

Il portale si aprì, inondando la sala di una forte luce bianca.

Yoruichi si portò una mano alla tempia “Allora a presto!” disse, poi corse verso la luce e sparì.

<< Spero davvero che sia così>> pensò, nervoso.

 

 

 

 

Alicia uscì dal bagno con circospezione, ma, stranamente e fortunatamente, Grimmjow non c’era.

L’aveva ascoltata, per una volta.

<< Ottima scelta >> .

Si sedette sul letto, strofinandosi i capelli con il cappuccio.

<< Niente di meglio che una doccia calda >> pensò soddisfatta.

 

 

 

Yoruichi correva verso un punto distante davanti a lei.

<< Devo fare in fretta >> si incitò, aumentando la velocità.

L’interno del portale era completamente bianco, tanto che le sembrava di correre nel nulla.

Pregò che Unohana riuscisse a mantenere la connessione per il tempo necessario.

Eccola, la luce si avvicinava.

Ancora poco ed era fatta.

Uscì nel momento esatto in cui il corridoio bianco dietro di sé iniziava a richiudersi.

 

 

 

 

Unohana crollò al suolo, in ginocchio.

Respirava a fatica.

Ichigo la soccorse.

“Stai bene?” le chiese preoccupato.

Lei lo guardò sudata ma sorridente “Ce...l’ho fatta” disse.

Un coro di sospiri sollevati si levò dai capitani.

Ichigo la strinse “Ottimo lavoro, brava” le disse.

Ora erano nelle mani di Yoruichi.

<< Ti prego, trovalo in fretta >> pensò.

 

 

 

 

 

 

Yoruichi si guardava intorno.

Doveva essere finita in quello che pareva un giardino.

Udì dei rumori e si nascose dietro un albero.

Una coppietta le passò affianco, chiacchierando allegra, senza notare la sua presenza.

<< Sarà meglio mimetizzarsi >>.

 

 

 

 

Ichigo rinfoderò la sua zampakutou e si allontanò dalle rovine del portale.

“Ora sarà meglio pensare a come organizzarci” disse ai capitani.

 

 

 

Un uomo sulla sessantina, con capelli bianchi e occhiali, camminava tranquillo lungo una strada, una borsa della spesa tra le braccia.

Fischiettava una canzoncina allegra.

Si mise una mano in tasca estraendone delle chiavi con le quali aprì la porta dell’ edificio davanti al quale si era fermato.

Prese l’ascensore e scese al quarto piano.

Aprì la porta del suo appartamento e si diresse, al buio, verso il tavolo della cucina, sul quale appoggiò la spesa con un sospiro soddisfatto.

Un miagolio gli arrivò alle orecchie e si guardò intorno.

Un gatto nero era appoggiato sul davanzale della sua finestra, la coda penzoloni e gli occhi gialli piantati nei suoi.

Accese la luce.

“Come ci sei arrivato fin quassù?” gli chiese.

Il gatto lo guardò quasi severamente, poi saltò giù dal davanzale e gli si avvicinò.

“I gatti saltano piuttosto in alto, dovresti saperlo” gli disse.

Una persona normale sarebbe scappata via urlando vedendo un gatto parlare, ma il vecchio non fece una piega.

“E’ piuttosto maleducato introdursi in casa di qualcuno quando questi non è presente” lo rimbeccò.

Il gatto ridacchiò, saltando sul tavolo.

“Non ti ho mica buttato giù la porta a calci Signor O’Neill” disse.

Il capo di Alicia si sedette su una delle sedie del tavolo.

“Come hai fatto a trovarmi tanto in fretta?” gli chiese.

“Non sei mai stato bravo a nasconderti” gli rispose.

“E poi da dove hai tirato fuori il nome O’Neill?” gli chiese.

Lui alzò le spalle “L’ho sentito in non so più quale film e mi è piaciuto così tanto che l’ho preso in prestito” guardò il gatto “Ci sono molte tecnologie interessanti in questo mondo”.

si aggiustò gli occhiali sul naso “Come sei arrivato qui?” gli chiese.

“Senkaimon”.

Sospirò “Lo immaginavo”.

Lo guardò “Potresti tornare alla tua forma? Non so mai se rivolgermi a te al maschile o al femminile quando sei così”.

Il gatto lo guardò poi piano piano tornò all’aspetto di donna.

“Grazie” la ringraziò.

Yoruichi si appoggiò al tavolo.

“E tu che ne dici di tornare al tuo aspetto?”.

Si portò una mano agli occhiali “No, penso che rimarrò così ancora per un po’”.

La fissò “Immagino che tu non sia venuta fin qui per fare due chiacchiere in allegria con un tuo vecchio amico, o sbaglio?”.

Yoruichi annuì “Infatti sono qui per farti rimediare ai casini che hai combinato”.

 

 

 

 

 

 

Ichigo guardava i capitani.

“Presto dovremmo combattere e dovremmo farlo al meglio. Il nostro obbiettivo primario ovviamente è la ragazza, dobbiamo salvarla a tutti i costi” li fissò.

“Il secondo è Aizen”.

Li guardò uno a uno “Mi aspetto la massima collaborazione da voi. Gli avversari che dovremmo affrontare non sono facili e dovrete dare il massimo per non farvi ammazzare” li fissò duramente “Non perdonerò a nessuno di non tornare sano e salvo a casa” disse.

Era fatto così Ichigo: non voleva mai che nessuno si facesse male, anche se sapeva molto bene che era molto probabile che qualcuno di loro non sarebbe tornato.

Ma lui non voleva pensarci, avrebbe preferito mille volte combattere da solo piuttosto che fare rischiare la vita agli altri, ma sapeva che non era possibile.

Non erano dei mocciosi sprovveduti, erano dei capitani, se la sarebbero di certo cavata.

Non doveva dubitare di loro.

Che comandante è uno che non ha fiducia nei suoi uomini?

“Mi aspetto che vi alleniate in questo periodo di stallo e che stiate sempre allerta. Non sappiamo quando il nemico attaccherà”.

I capitani annuirono, gravemente.

“Bene, potete andare” li congedò.

Gin e Tousen sorrisero.

Ichigo non poteva di certo immaginare che il nemico era gia tra loro, nascosto e pronto all’attacco.

 

 

 

 

Il signor O’Neill guardava Yoruichi, una mano a reggergli il viso.

“Immaginavo che sarei dovuto tornarci un giorno” disse.

“Se fossi stato più attento, non avresti mai dovuto prenderti questo disturbo” lo sgridò la donna.

L’uomo la guardò “Non l’ho mica fatto apposta. Avevo preso tutte le contromisure necessarie, gli avevo perfino bloccato i ricordi così che non riuscisse a usare il portale”.

“Ma l’ha fatto lo stesso”.

“Già…E’davvero una ragazza straordinaria”.

“Già…Ma non ha molto giudizio in fatto di uomini”.

La guardò “Perché?”.

“Sta con un Espada”.

L’uomo si fece scuro in volto.

“Questo non è proprio una bella cosa” disse secco.

“E’ la stessa cosa che ha detto Ichigo”.

“Ichigo?”.

Lo guardò “Ah giusto, manchi da quasi quindici anni quindi non puoi saperlo. Hai presente quel mezzo hollow dai capelli arancioni?”.

“Quello con una forza mostruosa?”.

“Lui. E’comandante supremo ora”.

“Wow. Beh d’altronde c’era da aspettarselo. Con un padre come Isshin non poteva che essere così”.

Risero entrambi.

“Immagino che dovremo tornare di là al più presto”.

Yoruichi annuì.

“Così come immagino che dovremmo scontrarci con Aizen e i suoi amichetti”.

“Esatto”.

Si alzò in piedi e si stiracchiò.

“Un po’ di movimento mi farà bene dopo tutti questi anni di inattività” disse allegro.

Aveva un conto aperto con Aizen e l’idea di regolarlo gli faceva piuttosto gola.

“Quand’è così diamoci una mossa” disse Yoruichi.

L’uomo la guardò “Dammi un po’ di tempo, devo prima occuparmi di alcune faccende” disse, aggiustandosi gli occhiali sul naso.

 

 

 

 

 

 

Alicia si incamminò verso la sua stanza, la pancia piena.

La cena era stata più buona del solito quella sera.

Eppure c’era qualcosa che la turbava; aveva come la sensazione che ci fosse qualcosa nell’aria. Qualcosa di brutto.

<< E’ solo un’impressione >> si disse.

Avvertì dei passi veloci dietro di lei e si voltò: Grimmjow veniva verso di lei.

Aggrottò la fronte, contrariata.

“Perché scappi via subito, appena finisci di mangiare?” si lamentò.

“Perché amo essere rincorsa e importunata da te, ovviamente” disse tagliente.

La guardò “Divertente”.

Alicia aprì la bocca per ribattere ma si bloccò, un dolore lancinante la colpì alla schiena.

Urlò, cadendo in ginocchio.

<< Non di nuovo! >> si lamentò mentalmente.

 

 

 

Yoruichi e il signor O’Neill guardavano il grosso portale rosso che si era disegnato sul pavimento.

“E così è questo?” chiese.

L’uomo annuì.

Gli si avvicinò ma un raggio rosso si alzò e gli si scagliò addosso.

Lo evitò al pelo.

“Cosa diavolo succede?” chiese Yoruichi, sorpresa.

L’uomo si aggiustò lo zaino che aveva in spalla.

“E’ solo la protezione, è normale che faccia così”.

“Si ma come diavolo faremo a usarlo se fa cosi?!” sbraitò la donna.

L’uomo sorrise “Yoruichi cos’è questa bassa stima? L’ho inventato io questo portale quindi è ovvio che sappia anche come aggirarne i sistemi di sicurezza” disse.

“Non mi sembra proprio” disse secca.

La ignorò, lo sguardo fisso sul portale.

<< Bene, la protezione almeno funziona ancora >> sospirò << Ma è ora di forzarla >> pensò serio.

Si avvicinò al portale, illuminato di rosso “Perdonami Alicia, questo farà un po’ male” disse.

Yoruichi lo fissò.

Pronunciò alcune frasi incomprensibili e il simbolo vorticò, come se fosse stato fatto di fuoco liquido, cambiando piano piano disegno.

 

 

 

Alicia urlò, la schiena in fiamme.

“Che diavolo ti prende?” le chiese Grimmjow, gli occhi sbarrati.

Il fenomeno di quella volta si stava ripetendo, anche se con più intensità, questa volta.

Alicia continuava a lamentarsi, le mani strette sulla schiena illuminata di rosso; il simbolo dell’altra volta visibile attraverso i vestiti.

Improvvisamente qualcosa mutò nella geometria del simbolo.

<< Che diavolo sta succedendo? >> si chiese Grimmjow.

All’improvviso Alicia smise di urlare e si rizzò in piedi.

Grimmjow la guardò confuso.

Aveva gli occhi aperti ma era come se fossero spenti, distanti.

Allungò le mani davanti a sé.

 

 

Il signor O’Neill allungò le braccia davanti a sé.

Yoruichi lo guardò, in attesa.

Nella mia mano destra la pietra che unisce i mondi...”

 

 

Alicia iniziò a parlare in tono monocorde “…nella mia mano sinistra la lama che lega l’esistenza…”

 

 

Yoruichi fissava il vecchio senza capire esattamente cosa stesse facendo.

“…Pastore dai capelli bruni…”

 

Grimmjow aveva gli occhi sbarrati, incapace di capire cosa stesse succedendo.

 “…sedia dell’impiccato. Giunge una cortina di nubi…”

 

 

“…E io colpisco l’ibis crestato” concluse. E, nel momento esatto in cui lo fece, il portale si aprì con un suono simile ad uno strappo, dando vita ad un’apertura ovale sul pavimento.

Si voltò verso Yoruichi e le allungò la mano.

“Vogliamo andare?” disse.

 

 

 

Alicia finì di recitare quella strana filastrocca e tacque per qualche secondo.

Il simbolo che aveva sulla schiena brillava di rosso, illuminando il corridoio per parecchi metri.

“Ti ordino di aprirti” sussurrò.

Un’esplosione rossa accecò l’Espada, costringendolo a coprirsi gli occhi con le braccia per non rimanere accecato.

 

 

Ci fu un bagliore rosso e Yoruichi e il signor O’Neill sparirono.

 

 

Quando Grimmjow si tolse la braccia da davanti agli occhi poté vedere cosa fosse successo.

Alicia giaceva svenuta in terra, il pavimento intorno a lei sembrava esseri fuso, quasi fosse stato investito da un’ondata di calore.

“Che diavolo ha appena fatto?” si chiese sconvolto.

Le si avvicinò e se la caricò in braccio.

Il simbolo era sparito, esattamente come l’altra volta.

Si voltò, ma si bloccò.

Aizen lo stava fissando.

<< Da dove diavolo è sbucato? >> pensò con rabbia.

Guardò prima lui poi la ragazza tra le sue braccia e infine il pavimento fuso.

“A quanto pare qualcuno ha deciso di tornare tra noi stasera” disse con un sorriso maligno.

  
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