Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: purepura    28/03/2010    1 recensioni
“Se la casa stesse andando a fuoco e tu non mi rispondessi, moriresti sai?”
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic

Cattiva


Questa One-Shot è dedicata a Sara, anche se non frequenta EFP e non la leggerà mai.
Spero tu possa ancora perdonarmi, e ridere con me.

Migliaia, migliaia di persone non mi vedono. Il che può sembrare bizzarro, considerato che sono carina, spiritosa e intelligente. Ora, queste cose non le dico io, ma mi vengono dette. Non ho abbastanza autostima per farlo da me.
Prendo in mano il telefonino. Maledetti aggeggi del ventunesimo secolo. Non ci si può fidare. Stavo per chiamarla, lo giuro! È il cellulare che si scarica sempre nel momento sbagliato.
“Avevi detto che l’avresti chiamata” mi fa notare mia sorella.
“Avevi detto che non mi saresti stata tra i piedi oggi. Il telefono è scarico”
“Cosa? Quante volte ti abbiamo detto di averlo sempre carico? Sei da ricovero!”
“Non è colpa mia! È lui che si scarica”
“E’ lui che si scarica” dice in tono piatto. “Certo, dimenticavo dell’anima vendicativa dei cellulari…”
Alzo le sopracciglia.
Anche lei non mi nota mai. Ma da quando sa quel che ho fatto, mi sta col fiato sul collo tutto il giorno.
“Ricaricalo. E chiamala”
“Vedrò”
“No, vedrò io se darti un calcio nel sedere se non lo fai”
Trovare il carica batterie, attaccarlo al telefonino e depositare entrambi in un luogo sicuro richiede un certo sforzo mentale e fisico che non sono sicura di volermi prendere, ora come ora.
Per questo, lascio ricadere il telefonino nella tasca dei jeans. Ciondolo fino al mio letto. Mi ficco sotto le coperte, coprendomi fino al mento. Il bagliore che proviene da fuori, e che entra nella mia stanza a fatica considerato che ho le tapparelle tirate, mi fa rendere conto che la luce del giorno se ne sta andando. Non mi dispiace l’oscurità, specie quando non ho nulla da fare e posso commiserarmi tutto il tempo che voglio.
Come se mi avesse letto nel pensiero, mia madre mi chiama. Impaziente, finisce per piombare nella mia stanza quando non riceve risposta.
“Se la casa stesse andando a fuoco e tu non mi rispondessi, moriresti sai?”
Alzo appena lo sguardo. È sempre lei, tute e capelli fini compresi.
“Ha chiamato tuo padre. Dice che verrà a prendervi a tardo pomeriggio, domani. Vedi di farti trovare pronta, e di non farlo aspettare”
“Perché, che succede se aspetta cinque secondi in più del solito?”
Lei sospira.
“Sai che tuo padre non gradisce. Lo sai meglio di me. È per questo che è finita come è finita: tuo padre non gradisce. Ma voi ragazze sembrate aver sviluppato verso di lui una sorta di sesto senso unico. Perciò sai che non gradisce. Ha la sua donna che lo attende, no?, con altri tre bimbi appena fuori città”
“Tu odi quella donna”
“Non è assolutamente vero. Io sottolineo l’evidenza: cioè che a quarantatre anni tuo padre non avrebbe dovuto nemmeno pensare all’idea di fare un figlio. Figuriamoci averne altri due pochissimi anni dopo”
“Sono fatti suoi, no?”
“No, sono anche tuoi. Ma sembra che non te ne freghi nulla”
“Solo perché non me ne lamento ogni secondo non significa che non me ne importi”
“Tesoro…”
“Mamma, lascia stare. Sarò pronta entro le cinque di domani pomeriggio”
“Va bene, gli riferirò così”
Mentre mia madre esce, mi rigiro tra le coperte, dando la schiena alla porta.
Dopo qualche istante, sento di nuovo qualche rumore. Mi giro, e la prima cosa che scorgo è mia sorella sulla porta, con in mano il suo di telefonino.
“Non ho voglia di darti un calcio nel sedere, perciò vedi di usarlo”
Me lo lancia. Lo prendo al volo. Lei esce, tirandosi dietro la porta, che si chiude con un tonfo.
Ho il suo numero stampato in mente. È così chiaro, famigliare, come l’avessi digitato un miliardo di volte, quando in realtà andavo sempre in rubrica e spingevo il tasto CHIAMA.
Mi porto il telefono all’orecchio. Il mio respiro accelera pericolosamente.
Uno squillo, due squilli, tre squilli… quasi spero che non risponda.
Invece lo fa, con la sua solita voce serena, limpida e chiara.
“Pronto?”
È la mia ora, di voce, che non funziona.
“Pronto?”
Lei non consoce questo numero. Come può interpretarlo come un mio tentativo di scuse?
“Pronto? Chi parla?”
Nulla. Davvero, non so fare di meglio.
Riattacco. Era l’ultima cosa che volevo fare, sinceramente.
Riattacco e piango. Quel che ho fatto non può essere scusato. Piango e mi rendo conto di essere davvero una persona cattiva.
___________________________________________________
Tutto ciò che avete letto corrisponde solo alla mia immaginazione e non a fatti reali.
Dunque, buona sera.
Siccome non riuscivo a prendere sonno (in realtà non c'ho neanche provato ^_^) ho deciso di scrivere qualcosa, che speravo potesse aiutarmi a sentirmi meglio.
Sono felice di dire che non è così!

Scherzi a parte, mi sento sempre un po' in colpa quando pubblico qualcosa di Originale, in quanto sto scrivendo un libro (sì, come no! E' il secondo che sto provando a portare a termine... ma mi conosco, finirà anche questo nell'immondizia) e temo di 'tradirlo' così facendo, temo di scrivere qui cose che potrebbero servirmi... Va bè, non è colpa vostra in fondo.
L'immagine utilizzata è stata trovata gironzolando su Google: spero di non avere infranto copyright o simila!

L'One-Shot in sé non è nulla. Solo un passatempo.
Buona notte, cari lettori/recensori/ricordatori/preferitori/seguitori.
  
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: purepura