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Autore: Espero    05/08/2005    1 recensioni
Un racconto ispirato alle mie vicende di Barcellona. I nomi sono quelli la storia mi è venuta in mente guardando alcuni film inerenti all'essere umani oggi, all'uscire delle difficoltà, al viaggio. Lo scenario sarà sempre quello. Barcellona. Non vi assicuro che prederà il volo però come sempre l'inizio mi è d'obbligo.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Si presenta al mio fisico e alla mia mente quel momento innegabile di sonno

Si presenta al mio fisico e alla mia mente quel momento innegabile di sonno. Da quasi due giorni veglio. Ieri mattina mi svegliavo in camera con i romani, Matteo, Mattia. Il pomeriggio passeggiavo per il quartiere gotico con Eric. Ieri sera sedevo con Toni, le fiorentine, Eric, Matteo, Mattia, Martina e Giulia in Placa des Angels. Ieri notte camminavo silenzioso alle prese con l’assenzio tra barboni che prendevano sonno per le vie vicino Il Bari Gotic. Verso l’alba osservavamo Place Real ancora pulsante di vita. Dopo due ore di sonno ero ancora in compagnia di molti dei miei compagni di viaggio più duraturi. Una giornata passata in viaggio per arrivare qui, ora. Davanti all’idea di dover chiudere gli occhi ed interrompere questo viaggio. Io. Per mia volontà. Non sono sentimentalismi che mi spaventano ma la memoria. La paura di dimenticare. La paura che tutto si disciolga nella quotidianità disperdendosi nell’idealizzato. Non mi illudo che non sarà così. Però proprio questa coscienza mi riempie di tristezza. La felicità è fine a se stessa? Forse si. Una cosa dopo che ha avuto il suo presente diventa parola. Diventa fissa, muore appassisce. Per questo motivo dovremmo vivere senza scrivere, senza memoria, all’eterna ricerca di nuova felicità, come vampiri di emozioni, fiamme fredde in cerca di brace. Io però non ci riesco. Se non scrivessi mi sentirei tutto scorrere addosso. Sentirei come se fossi investito da una cascata gelida, continua. Ne morirei affogato o forse mi perderei. Non voglio perdermi. Forse è la mia paura più grande. Perdersi. Perdersi dietro ad errori. Smettere di pensare assuefatti dall’estatico perdersi.

Ora sono molto stanco. Credo che non mi perderò anche se ho rischiato. Ci metto sempre un po’ a riavere la prospettiva delle cose. Però alla fine nel giro di qualche giorno ne sono venuto a capo. Se avrete pazienza vi racconterò tutto.

  
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