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Autore: Manu_Hikari    05/08/2005    4 recensioni
Un grande amore al quale qualcuno ha messo la parole fine senza un valido motivo. Eppure lui non avrebbe saputo immaginare la sua vita senza di lei...
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I wouldn’t have imagined my life without you…

 

 

 

Ciao raga eccomi qui con una nuova fic! Questa volta è ispirata a Holly e Benji e vorrei precisare che è la prima che scrivo su questo anime quindi non so come sarà e il titolo non so precisamente cosa c’entri con tutto il resto ma a me sembrava così carino…

Cmq protagonista è Benji  e la storia è ambientata durante il primo campionato mondiale, quello in Francia. Volevo anche dirvi che, per motivi di copione, le età dei nostri beniamini varieranno lievemente da quelli nell’anime (Anche perché io non ho mai capito molto bene quanti anni hanno…) e che gli spoiler saranno veramente pochini perché io non ci so fare molto…^__^’’

Poi…ah, si. I personaggi di questa storia sono tutti del loro papi Yoichi Takahashi e solo Mie è inventata da me.

Penso che sia tutto, un bacione e buona lettura!

 

 

 

CHAPTER THIRTEEN

 

 

 

 

 

DOMENnICA MATTINA sul tardi.

 

 

Benji, semi shockato dalle parole di Patty, che in realtà non aveva capito del tutto, restò impalato di fronte alla porta spalancata della sua stanza, dalla quale fecero capolino due o tre ragazzi della Grunvald ancora più sconvolti di lui. Fu questioni di minuti perché anche Karl tornasse in camera, chiudendosi la porta alle spalle.

«Allora? » disse curiosissimo. «che ti ha detto? »

Solo in quell’istante il cervello del portiere giapponese riprese a funzionare e ripensò a quello che Patty gli aveva detto pochi minuti prima. Il signor Marshall le aveva messo in testa a Mie

strane idee…tipo che lui non sarebbe andato in Germania…ma che senso poteva avere, e, soprattutto, che cavolo c’entrava col fatto che lei lo aveva lasciato?

Queste domande necessitavano di una risposta, e anche subito; probabilmente c’era una sola persona che poteva aiutarlo.

«Non ora, Karl, ti spiegherò tutto più tardi, quando ci avrò capito qualcosa anch’io. » Rispose sbrigativamente al suo amico che lo fissò, sbigottito, mentre usciva dalla stanza.

 

 

Mie si era appena data una sistemata, dopo che Ed era uscito dalla sua stanza. Non ce l’aveva fatta a rifiutare, lui l’aveva guardata implorante, con occhi incredibilmente teneri, e così alla fine, dopo circa mezz’ora di tira  e molla, aveva concesso che il ragazzo la accompagnasse alla festa; aveva promesso che sarebbe stata ponta entro le nove e mezza.

Il fatto che non volesse andarci non dipendeva dal fatto che non le piacessero le feste, anzi, lei adorava le feste, ma, più che altro, dal fatto che ci sarebbe stato anche Benji. E non si dica mai nel mondo del calcio che Benjamin Price, uno dei portieri più talentuosi e famosi del mondo, vada ad una festa senza un’accompagnatrice degna di tale altisonante titolo!

Chi sarebbe stata?

Una bella, alta, aitante modella, dalle curve sinuose i capelli biondissimi e occhi da gatta, o magari una show girl, di quelle tutte tette che vedeva a volte nella tv satellitare? Si sarebbe presa a schiaffi mentre pensava queste cose cattive, guardandosi allo specchio, e, per di più, su persone con cui veniva in contatto ogni giorno! Si sentì maledettamente stupida per questo. quella gelosia, che non aveva nemmeno il diritto di provare, le stava rodendo l’anima. Lei ce l’aveva un vago sospetto di chi sarebbe stata l’accompagnatrice di Benji quella sera, e sapeva anche che quest’ultima avrebbe giocato tutte le sue carte, e, nel momento in cui il ragazzo avrebbe visto Mie con un altro, non avrebbe più opposto resistenza.

Strizzò gli occhi, non voleva piangere, non doveva farlo, ritornare sui propri passi avrebbe significato essere incoerente e immatura…ma forse, si disse, se fosse stata più matura, un anno prima non avrebbe agito tanto impulsivamente, senza alcuna certezza.

 

Benji corse lungo il corridoio del primo piano, quello occupato dai ragazzi della nazionale giapponese. Decine di occhi curiosi indugiarono su di lui quando si diresse, deciso e accigliato, verso la porta di Oliver Atton. Benji sapeva che lui era la sua ultima speranza di capirci qualcosa. Infondo Mie era sua sorella, vivevano nella stessa casa, chi altri poteva saperne qualcosa? Prese un gran respiro, stringendo i pugni fino a quando le nocche non divennero biancastre, poi bussò.

Non ci fu alcuna risposta.

Benji bussò ancora.

Di nuovo niente.

«È inutile insistere, Price,  »Lo ammonì un ragazzo che scoprì essere Bruce Arper. «Il capitano è andato a fare una passeggiata in giardino! »

«Grazie Bruce!  » esclamò Benji prima di correre via, lasciando sia Bruce che tutti gli altri ragazzi giapponesi, attoniti come tanti salami.    

Percorse al contrario il corridoio del primo piano e scese nella hall, sbirciando con la coda dell’occhio la locandina della festa di quella sera, poi corse fuori, in cortile, cercando, come un  disperato, il suo amico. E non se ne sarebbe andato finchè non avrebbe ottenuto delle risposte.

«Olly! » Chiamò scorgendo il suo amico nei pressi del campo grande, mormorava fra se qualcosa di incomprensibile, poi scoteva la testa. «Olly! » Ripetè quando fu vicino al ragazzo. questo smise di parlare e lo guardò lievemente sorpreso.

«Si, dimmi… » Rispose.

«Tutto ok, amico? Stavi parlando da solo!  »

«Niente stavo…riflettendo su una cosa… » Disse l’altro con un gesto vago. « Volevi qualcosa, vero? »

«Devo ‘parlarti….di quella cosa.  »Si affrettò ad aggiungere quando vide la cordiale accondiscendenza sul volto dell’amico.

Olly cambiò immediatamente espressione. «Benji, io…non posso, lo sai che lo farei, ma… » cercò di far ragionare il portiere.

«Senti, Patty mi ha già accennato qualcosa, ma, come sai io e lei siamo molto poco compatibili e così… »

«L’hai fatta arrabbiare…bella mossa, ma io non posso aggiungere niente a quanto già detto, anche se non so cos’è.  » Fu la risposta che non suonò tanto fredda quanto Olly avrebbe voluto.

«Ti prego devo sapere che cazzo c’entra Marshall con questa storia… »

Olly si voltò e sgranò gli occhi, la voce di Benji era rotta dalla commozione, gli occhi lucidi. Ci pensò su un attimo, poi annuì.

 

Benji sedeva sotto uno dei grandi gazebo del giardino inglese dell’hotel, su una panca, di fronte a Olly, che rigirava nervosamente i pollici. « Allora,  » Esordì il portiere incoraggiando il suo amico a parlare.

«Non ricordo esattamente il giorno …ma è stato poco prima che tu tornassi in squadra per i campionati nazionali…due, tre giorni al massimo.  » Iniziò Olly, tutta l’attenzione di Benji su di lui. «Il telefono di Mie squillò e lei si precipitò a rispondere, pensando che fossi tu…sai, a quel tempo passava la maggior parte della giornata aspettando le tue chiamata…a quel tempo era felice…poteva amarti senza rimorsi… »

«Ti prego, spiegami!  »

«Quel giorno non eri tu, comunque, dato che quando rispose, due attimi dopo Mie assunse un’espressione  profondamente preoccupata. Poi uscì, eludendo tutti i miei tentativi di capirci qualcosa e disse che  mi avrebbe spiegato tutto al suo ritorno… il che  avvenne  ventiquattro ore dopo. »

«Dove era andata? » Chiese Benji veramente teso.

«A Fujisawa.  »

«Cosa!? »

«Già…quando tornò, il giorno dopo, ero talmente spaventato che la sgridai…ma lei era in lacrime… Si chiuse in camera sua, testarda e decisa a non dirmi nulla. Ma anche fuori della sua stanza, l’ho sentita piangere distintamente, ho avvertito i suoi singhiozzi disperati…andò avanti per un bel po’. Mi lasciò entrare solo a notte fonda. Voleva dirmi qualcosa…e mi disse “quella cosa”. le ci volle un po’ per calmarsi completamente, poi, preso un gran respiro, si accoccolò sul letto, come quando eravamo bambini e cominciò a parlare e tu lo sai che quando inizia a parlare non la ferma nessuno…  » Aggiunse ridendo. Nonostante volesse restare serio, anche Benji non potè trattenersi. Ricordava che nei battibecchi che aveva con Mie, lei vinceva sempre. «In un primo momento, ancora parecchio incazzata, sbraitò contro il signor Marshall ogni tipo di epiteto offensivo, e alcuni devo ammettere che non si addicevano molto a quel visino angelico. » Benji sembrava davvero molto confuso. Se davvero il signor Marshall c’entrava qualcosa in quella storia, si chiedeva a che scopo? «senti, » fece all’improvviso Olly. «Glielo ha chiesto il tuo allenatore di lasciarti. Lei ti amava – e ti ama- troppo per farlo di propria iniziativa! »

«Questo l’avevo capito! » Fece notare Benji. «Come l’ha convinta? No, perché, se c’è una cosa che so di tua sorella, è che non è così facile convincerla a fare qualcosa, se non vuole! »

«Te l’ho detto ti amava e ti ama. Marshall ha giocato i jolly, Benji…ha messo in gioco te. »

«Sii più chiaro! » Inveì il portiere impaziente.

«Insomma era stato lui a chiamarla, le aveva chiesto di vedersi subito; le aveva detto che si trattava di te…ha fatto molta pressione sulla storia della Germania e, quando Mie gli ha fatto notare che lei ne aveva già parlato con te, lui, da parte sua, le ha detto che tu avresti potuto avere dei ripensamenti, se avresti avuto lei tra i piedi…»

«Ma è assurdo, lui lo sapeva che,… » 

«Poi,   » Continuò Olly come se non fosse stato interrotto «poi ha aggiunto “ Quanto credi che potrebbe durare, è una storia a distanza, siete giovani, lui ti tradirà, fallo per entrambi “ e cose così… »

«Bastardo » mormorava Benji da qualche secondo.

«Alla fine lei non ha retto alla pressione psicologica di tutto questo. »

Dunque, quella era la verità; Benji aveva sempre pensato che conoscendola si sarebbe sentito meglio…che avrebbe avuto un motivo per essere arrabbiato con Mie, e che così, una volta sbollita la rabbia, almeno avrebbe potuto mettersi l’animo in pace. Invece non sentiva nemmeno un po’ di rabbia; né per quella straordinaria ragazza che, in un modo alquanto singolare, aveva mostrato un altruismo e una sensibilità senza pari, né per quello stronzo del suo allenatore, che aveva èrovato, invece, a dimostrargli la sua stima. Gli restava solo tanta amarezza, tanta tristezza per aver perso inesorabilmente quelli che sarebbero potuti essere tre anni meravigliosi. E un gran dolore nel cuore; dolore per quei baci mancati, quegli abbracci sospirati, per tutto quello che avrebbe potuto essere e non era stato.

«Senti, » Disse all’improvviso a Olly mentre ritornavano nell’albergo. « Quante possibilità pensi ci siano che stasera io riesca a parlarle?  »

Olly lo guardò, ben sapendo che “parlarle” significava, per Benji, cercare di rimettersi con lei. «Molte! » Rispose con gli occhi illuminati da una nuova speranza. «Senti, a proposito di probabilità, riguardo a Patty, se le dicessi che mi piace… »

 

 

 

 

 

 …To be continued

 

 

 

MI DISPIACE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!  Lo so che avevo promesso la festa, ma non ci sono riuscita, stanotte parto per la Calabria e potrò aggiornare solo fra quindici giorni, non volevo partire senza un nuovo capitolo! Quindi chiedo venia. Aspetto tanti commenti, e grazie 1000 a chi commenta le mie storie! Alla prossima.

 

 

  
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