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Autore: reby    29/03/2010    4 recensioni
Improvvisamente, tutto il tempo che erano stati lontani sembrò piombare tra di loro come invisibili macigni, inducendolo quasi a credere di trovarsi un estraneo davanti agli occhi.
La colpa in verità non era affatto sua, e Yamato lo sapeva bene. La spirale che gli aveva portati a separarli era stata iniziata da lui.
Lo sapevano tutti.
Ma due mattine prima, quando Tai l’aveva cercato in ufficio aveva capito quanto fosse migliore di lui.[...]
Il destino aveva voluto farli rincontrare in quelle circostanze orribili, ponendogli di fronte la più grande e triste verità.
La realtà non aspetta mai.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mimi Tachikawa, Sora Takenouchi, Taichi Yagami/Tai Kamiya, Yamato Ishida/Matt | Coppie: Mimi/Matt, Sora/Tai, TK/Kari
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Niente.

Ecco cos’è il tempo in confronto ai ricordi.

Puoi fingere d’andare avanti, puoi dire a te stesso che presto passerà tutto e che la vita si preoccuperà di seppellire sotto strati di polvere quelle sensazioni, quelle immagini, quei visi… ma in realtà sono tutte fandonie.

E sapete qual è il problema più grande?

Che lo sai anche tu.

Sora si rese conto dopo quella mattina che i suoi sacrifici, i suoi tentativi erano stati vani e che sopratutto la mera illusione d’essersi creata una vita nuova era crollata in un battito di ciglia.

E non era una metafora, no.

Era bastato un solo sguardo di Tai, del suo Tai, a farla arretrare.

Piangeva Sora, poggiata alla parete fredda ed umida del bagno dell’hotel in centro che ospitava lei e suo figlio da alcuni giorni.

La piccola camera era immersa in una cappa di vapore denso, lo specchio era totalmente appannato e l’aria era satura ma lei non ci faceva caso: sedeva a terra, avvolta nell’accappatoio e con i capelli che le gocciolavano sulle spalle, confondendosi tra le sue lacrime.

Lo sguardo allegro di una volta ora era fisso nel vuoto.

Non più sorrisi ad inondargli il volto liscio.

Già, i sorrisi. Da quanto tempo ormai non sorrideva più?

Non sorrideva completamente…

Perché c’era suo figlio, il suo Taichi che ogni giorno le regalava sorrisi su sorrisi, baci su baci ed affetto che apparentemente colmavano il vuoto lasciato dal suo unico amore.

Il suo unico e –ora ne aveva la certezza assoluta,- mai dimenticato amore.

Matt aveva capito tutto.

Strinse i pugni convulsamente, nascondendo la testa tra le gambe.

Piano piano i singhiozzi cessarono e così le lacrime.

Ma dentro no.

Dentro era tempesta.

Sospirò, pensando a quella mattina. Poche parole e un tocco di fuoco sulla sua pelle che da troppo tempo non veniva sfiorata da nessuno.

Sorrise, pensando poi alla sua vigliaccheria.

Era salita pochi minuti dopo di lui e aveva afferrato Taichi così velocemente che il piccolo era rimasto confuso.

Matt l’aveva vista. Impacciata, rossa in volto…ansiosa d’andare via.

E Matt aveva visto anche lui, il suo ex migliore amico.

Sconvolto.

Ma non era un’espressione negativa, perché era chiaramente visibile che l’ombra scura presente sul suo viso quella sera al bar era più chiara.

 

 

 

 

-Sta squillando.-

Izzy annuì ansioso dopo quella constatazione.

New York.

Nell’attico che affacciava direttamente sulla  Fifth Avenue, Mimi Tachikawa teneva saldo tra le mani il suo cellulare.

Il cuore era in fibrillazione, mentre camminava avanti ed indietro di fronte al divano in pelle nera sul quale era seduto il suo amico d’infanzia.

Infanzia…e di vita.

Già, perché ormai da ben cinque anni Mimi ed Izzy erano inseparabili. Lei, diventata una famosa e ricca modella e lui, suo fidato manager ed amico.

Soltanto amico, esatto.

Perché lui era sempre lì a ricomporla dopo l’ennesimo fallimento di un flirt con un modello, o dopo un innamoramento fasullo e lei a raccogliere i cocci dell’amico che puntualmente s’invaghiva di una ragazza senza cervello che non lo meritava.

Ma soprattutto Izzy era lì quando quelle sere, quelle dannate sere, Mimi cedeva ai ricordi ed il volto di Matt riaffiorava in mezzo agli altri.

Infondo, cinque anni non erano passati per nessuno di loro. Nessuno dei digiprescelti aveva mai dimenticato, nemmeno per un attimo, la loro amicizia salda.

Mai.

E quella chiamata ne era la dimostrazione.

-Ancora non risponde?- chiese Izzy, guardandola.

Mimi scosse il capo, tuttavia non interrompendo il tentativo di chiamata.

 

Dall’altro capo del mondo, Sora uscì fuori dal bagno ancora in accappatoio sentendo Taichi chiamarla a squarciagola dalla camera accanto.

-Amore cosa…-

Il piccolo la bloccò, mettendole in mano il cellulare che continuava a vibrare silenzioso.- Mum, please…i’m very tired…- mugugnava il piccolo ancora assonnato stropicciandosi gli occhi nocciola e gettandosi di nuovo sul letto, sprofondando nel sonno lasciato poco prima.

Sora sorrise a quella scena e senza guardare il display schiacciò il tasto verde.

-Hello?-

Mimi scostò il telefono dall’orecchio in modo impercettibile. Alzò lo sguardo su Izzy e lui capì.

-S..salve…- ripetè Tachikawa incerta e poi rivolgendosi all’amico sul divano – credo abbia cambiato numero..-

Sora taceva, le sopracciglia aggrottate. In meno di due settimane, quella era la seconda chiamata alla quale rispondeva una persona giapponese.

-Chi cerca?- domandò allora nella sua lingua natia, facendo sobbalzare Mimi.

-Chiedo scusa, cerco la…- prese fiato, prima di pronunciare il nome di quella che era sempre stata la sua migliore amica.- Cerco Sora Takenouchi.-

Silenzio.

Mimi si sedette. La mano tremava nervosa in attesa di una risposta.

Izzy la guardava dall’altra parte della stanza, ansioso.

Sora deglutì più volte prima di continuare, la consapevolezza d’aver riconosciuto quella voce a lei tanto cara che si formava dentro lei. -Sono io.-

Silenzio, di nuovo.

Gli occhi di Mimi si fecero improvvisamente lucidi ed Izzy capì che quello era il numero giusto.

-Sora…- mormorò la ragazza in America, il cuore gonfio di gioia improvvisamente.

-Mimi…Mimi sei tu?-

Sora sentì un singhiozzo dall’altro capo del telefono, seguito da altri e per lei non ci fu certezza migliore: dopo cinque lunghissimi anni la sua migliore amica l’aveva chiamata.

Si ritrovò a piangere anche lei, gli occhi ancora rossi per le lacrime versate pochi minuti prima e ritornò in bagno per non svegliare il piccolo Taichi.

-Sora…io…scusami così all’improvviso…e scoppio a piangere come un’idiota…- balbettava Mimi tra i singhiozzi e Sora non potette fare a meno di sorridere tra le lacrime.

-Non sei cambiata vedo..- mormorò, sentendosi contenta.

Mimi si ricompose, tentando di far calmare i singhiozzi mentre anche Izzy tentando di non farsi vedere si asciugava gli occhi con la manica del maglione che indossava.

Si stanno parlando sul serio…è incredibile.., pensava il ragazzo osservando Mimi ridere e piangere insieme.

Infondo, lo sapevano che la loro amicizia sarebbe continuata per sempre…

-Affatto..- rispose la modella, lanciando uno sguardo ad Izzy.

-Beh come…- iniziò Sora ma si fermò.

Non si parlavano da cinque anni…non poteva cominciare con una frase così banale.

-Sora,- riprese Mimi al posto suo sentendo un brivido nello stomaco nel sentirsi pronunciare di nuovo quel nome- io e Izzy abbiamo letto…-

-Izzy?- questa volta fu Sora stessa ad interromperla. Izzy era con lei?

Il ragazzo in questione si mise una mano sugli occhi, rassegnato.

Eppure le aveva detto di non dirle niente di lui!

Lo scopo della telefonata al momento era uno solo: accertarsi delle condizioni di Kari e Tk.

E trovandosi di fronte al rifiuto categorico di Mimi di chiamare Tai o peggio ancora Matt, l’unica soluzione era stata quella.

Sora.

L’amica che spesso la modella chiamava nel cuore della notte alternando il suo nome a quello del suo ex fidanzato.. .

-Ecco…si è qui con me. In realtà lo è sempre stato da quando…beh…-

-Si ho capito,- tagliò corto Sora.- Allora salutalo da parte mia.-

-Lo farò,- le promise la Tachikawa strizzando l’occhio al suo manager che la guardava affranto.

Non cambierà proprio mai…

 

 

 

Tai guidava ad alta velocità la sua Porsche Carrera nella periferia di Tokyo, scaricando le emozioni accumulate in quelle ore.

Aveva rivisto sua sorella con gli occhi aperti. L’aveva riconosciuto, l’aveva chiamato e le aveva regalato la cosa più preziosa in quel momento: un suo dolce sorriso.

Non aveva degnato Matt di un solo sguardo quel giorno. Sentiva il suo sguardo addosso però, lo avvertiva pesante ed acuminato.

Ma non voleva dargli corda. Perché non poteva cancellare il dolore sofferto in quegli anni nato per colpa sua.

Lui, che aveva distrutto la sua vita, la vita di Mimi e…

Strinse le mani sul volante spingendo sull’acceleratore.

…e quella di Sora.

Ma ormai lei è andata avanti Tai, ha voltato definitivamente pagina. Dovresti farlo anche tu, sai?

La voce pungente dentro lui lo pizzicò forte proprio lì, sul cuore.

E lo farò.

Chi vuoi prendere in giro Taichi…

Il piede divenne più leggero sul pedale, e decelerando piano accostò. Il motore rombava ancora sotto di lui, ma non lo ascoltava.

-Maledizione!- sbattè il pugno sul volante con tutta la rabbia che possedeva.

Devo sapere…devo sentirmelo dire da lei.

Uscì dall’auto sbattendo la portiera e si poggiò alla fiancata.

Era calata la sera.

Osservò le stelle e ripensò a quella mattina, a quando l’aveva rivista.

Per lui sarebbe rimasta sempre la stessa. La stessa ragazza che giocava con lui a calcio sporcandosi nel fango, la stessa ragazza che si sbucciava le ginocchia quando cadevano dalla bici durante le loro gare improvvisate…

La stessa donna che aveva da sempre amato.

Estrasse il pacchetto delle sigarette dalla tasca dei pantaloni e se ne ficcò una tra le labbra rosee.

Già, la stessa alla quale aveva dichiarato il suo amore con un bacio improvviso piuttosto con le parole.

Non sono mai stato bravo con le parole…

La fiamma dell’accendino l’illuminò il viso per un breve attimo, mostrando i suoi occhi troppo stanchi, troppo lontani nei ricordi per essere gli stessi occhi di quel periodo.

Chi vuoi prendere in giro Taichi. Tu, non l’hai mai dimenticata.

Ghignò, alla voce della sua coscienza che per tutto quel tempo non aveva voluto ascoltare.

Un solo suo sguardo, ecco cos’era bastato.

E i pomeriggi passati a giocare insieme, quelli in cui Sora lo costringeva a studiare… e poi i loro baci ed il loro amore erano tornati a galla.

Con un solo sguardo, Sora.

Aspirò forte dalla sigaretta e la gettò a terra.

Non aveva voglia nemmeno di fumare quella sera.

Tornò in macchina stringendosi nel cappotto e avviò il motore.

 

 

 

 

In un vecchio pub nel quartiere di Odaiba quella stessa sera Yamato Ishida consumava un alcolico seduto ad un rotondo tavolo, solo.

Rigirava il bicchiere mezzo vuoto facendo spostare il ghiaccio con gli occhi fissi sul piccolo palco di legno.

Immagini, ricordi, gli riaffioravano alla mente affollandola.

Luci basse, puntate sul vecchio che suonava una malinconica melodia alla armonica.

Matt era rapito.

-Ne vuole un altro?- la cameriera si avvicinò a lui provocante, ma il ragazzo scosse il capo senza guardarla e quella si defilò affranta.

Solo pochi tavoli erano occupati, non era molto conosciuto quel posto. Ma lui da bambino ci andava spesso e fu proprio il proprietario del posto a regalargli la sua prima armonica.

-Dai non fare il bambino!Apri la bocca su!- rise una ragazza snella e con una cascata di capelli rossicci sporgendosi sul tavolo in legno con l’intento d’imboccare il suo biondo compagno.

-Ma sei tu che fai la bambina!E poi ascolta. Ti ho portata qui per ascoltare la armonica…-

La ragazza sbuffò, tornando a sedersi composta ma un sorriso le increspò le labbra osservando Matt totalmente rapito da quella melodia.

Pagò il conto pochi minuti dopo, lasciando anche una mancia alla cameriera provocante, ed uscì all’aria aperta.

Il tavolo era lo stesso.

Il freddo di quella sera lo colpì in pieno volto e sistemandosi la sciarpa attorno al collo si diresse verso il suo hotel non molto distante da lì.

L’aveva scelto apposta.

Sono stato un vero stupido.

 

 

 

 

 

-E così ora stanno meglio.-

Osservò Izzy, sollevando lo sguardo dalla sua porzione di cibo giapponese che ordinavano quasi ogni sera e guardando l’altra commensale seduta davanti a lui.

Mimi annuì, muovendo le bacchette tra gli spaghetti ancora intatti.

Il ragazzo sospirò.

Era stata euforica, così come lui, dopo la telefonata di Sora –durata per circa un’ora- ma adesso tutta la gioia aveva lasciato il posto alla malinconia.

Che purtroppo nemmeno lui aveva la forza di scacciare.

Gli mancavano, tutti.

-Vorresti accettare la proposta di Sora ma hai paura,- le disse Izzy con un sorriso amaro e solo allora la ragazza alzò lo sguardo su di lui, per niente sorpresa che l’amico sapesse leggere dentro di lei così bene.

-Già.-

Il manager sospirò, versando altro sakè nel suo bicchiere e mandandolo giù tutto ad un sorso. – Allora prepara la valigia. Sora è tornata sapendo bene di rivedere Tai e Matt ma l’ha fatto ugualmente. Dobbiamo tornare anche noi-.

Dopo alcuni minuti di assoluto silenzio, Mimi si alzò di scatto facendolo sobbalzare.- Chiama il mio agente, digli di cancellare ogni mio impegno fino a data da destinarsi.- e detto questo sparì di corsa nella sua stanza.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Ho tentato di mantenere la mia promessa di non sparire ed ho aggiornato più in fretta che potevo!

La scorsa volta vi avevo detto che questo sarebbe stato un balzo nel tempo. Come avrete sicuramente notato non è stato così^^

Ma spero che questo capitolo non vi abbia deluso!Per quanto riguarda il rew ci sarà, non so ancora se dopo di questo o più in là ma lo leggerete ;)

Ora rispondo alle recensioni, cosa che questa volta mi sento obbligata a fare:

kymyit: ahahah, ebbene si Tk è ancora vivo e vegeto!;P Non preoccuparti, pian piano il mistero verrà svelato!Grazie e al prossimo capitolo spero!

marghepepe: Cara, non sai che emozione è stata leggere la tua recensione. Lo dico sul serio!Il fatto che ti piacciano così tanto le mie fic Taiora al punto da definirle le migliori mi ha riempita di gioia(e non nascondo il fatto della lacrimuccia scappata…). Perché non scrivo da tanto e trovare una recensione del genere mi ha stesa…specie su questa storia.

Sono cresciuta con i Digimon ed ho sempre sperato di vederli insieme, Tai e Sora e non essendo stata accontentata(no comment) cerco sempre di riuscire a dare mie personali versioni del loro “futuro”.

Che altro dirti se non un grazie sincero e spero di ritrovarti al prossimo capitolo!:D

Maximillian Granger: Davvero grazie a te per la recensione. Sono davvero contenta che ti piaccia il mio stile che personalmente non sempre riesco a mandar giù proprio perché ho sempre il timore che non riesca ad esprimere bene le sensazioni…Grazie per i complimenti e spero che anche questo capitolo sia stato all’altezza delle tue aspettative^^ a presto!

 

 

Un saluto ed un grazie anche a chi ha aggiunto la storia tra i preferiti!

Un bacione,

Sabri

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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