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Autore: Mina7Z    29/03/2010    15 recensioni
Questa fanfiction è il seguito di “La mia vita” e se non leggerete prima quella storia, non comprenderete il senso di  questo racconto.
Vi anticipo che è un racconto tristissimo. 
Sono consapevole del fatto che sia impossibile immaginare che Oscar e Andrè abbiano affrontato un destino diverso perché sono inscindibili e inseparabili, anche nella morte.
Questa triste storia non vuole essere la ricerca di un finale differente, ma solo il tentativo di percorrere una strada alternativa allo scopo di affrontare sentimenti così estremi e controversi.
Il risultato è un racconto  talmente triste che sorprende ance me  che l’ho scritta di getto in uN pomeriggio grigio e mi trovo a rileggerla con gli occhi lucidi!
Forse è solo un modo per rendere il vero finale meno doloroso perché, per lo meno, la morte li ha portati via insieme. 
Link a "la mia vita": http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=484315&i=1
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: André Grandier
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa fanfiction è il seguito di “La mia vita” e se non leggerete prima quella storia, non comprenderete il senso di  questo racconto.

Vi anticipo che è un racconto tristissimo. 

Sono consapevole del fatto che sia impossibile immaginare che Oscar e Andrè abbiano affrontato un destino diverso perché sono inscindibili e inseparabili, anche nella morte.

Questa triste storia non vuole essere la ricerca di un finale differente, ma solo il tentativo di percorrere una strada alternativa allo scopo di affrontare sentimenti così estremi e controversi.

Il risultato è un racconto  talmente triste che sorprende ance me  che l’ho scritta di getto in un pomeriggio grigio e mi trovo a rileggerla con gli occhi lucidi!

Forse è solo un modo per rendere il vero finale meno doloroso perché, per lo meno, la morte li ha portati via insieme.

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Resto attonito, immobile.

Ogni muscolo del mio corpo è paralizzato e tento di respingere i respiri che, mio malgrado, cercano ostinatamente di farsi spazio nei mie polmoni.

Sto fissando il pavimento marrone di questa stanza e il mio sguardo, lentamente, si sposta verso il camino.

Vedo le braci quasi spente e l’unico pensiero che mi sovviene è che sia giusto così. Non ci sarà mai più il fuoco a scaldare la mia povera vita. Solo braci tiepide, ultimi resti di qualcosa che è scomparso tra le fiamme.  Sento le mani tremare. E’ un movimento leggero, quasi impercettibile e mi accorgo che il tremolio è accompagnato da un dondolio del mio corpo che fa ciondolare  la mia  schiena avanti e indietro, come in una strana danza rituale. Devo respirare e mi sembra che l’aria che inalo sia bollente come il fuoco. Penso sia strano sentire un calore così intenso perché invece il mio corpo continua ad essere congelato. Non controllo più i suoi movimenti e mi pare che questi attimi durino in eterno.

Lentamente  distolgo lo sguardo dal camino e mi trovo a fissare quei fogli di carta che mi hanno ferito come una spada nel cuore. Non distinguo la calligrafia, i miei occhi da tempo non riescono a vedere così lontano, ma ricordo che sono la fonte di questo mio turbamento.

Mi rifiuto di pensare. Non voglio. Non posso. Provo a dirmi che se non penso a niente, potrei svegliarmi e rendermi conto che si è trattato solo di un sogno. Di un incubo tremendo. Non voglio pensare a niente e mentre il mio sguardo fissa i fogli, la mia mente ritorna alla cenere.

Sento una voce che pronuncia il mio nome ma è un richiamo lontano e non riesce a distogliere il mio sguardo perso nel vuoto. La voce si fa più insistente e percepisco una figura di donna che si inginocchia accanto a me e mette le mani sulle mie gambe. Ancora privo di volontà mi volto meccanicamente e la guardo in viso. Fisso i suoi occhi azzurri, la bocca carnosa e i lunghi capelli biondi raccolti sopra la nuca e mi sembra di vederla per la prima volta. E’ un’immagine estranea e vorrei allontanarla da me, ma non trovo la forza di farlo.

Continua a chiamarmi e a pronunciare parole che non comprendo e non voglio neanche  ascoltare perché so che se mi concentrassi su quanto dice rischierei di essere riportato ad una realtà che non posso affrontare.

Non so quanto possa durare questo stato di incoscienza, ma sento che vorrei che non finisse mai più. So che lei sta cercando di riportarmi alla realtà, ma ogni millimetro del mio corpo si rifiuta di farlo.

Vorrei rimanere così per sempre, seduto su questa poltrona a fissare un camino spento. Vorrei spegnermi come quelle braci che mi trovo ad invidiare perché, in fondo, loro non esistono più. Sono state sopraffatte da una  forza più potente. In effetti, non siamo molto diversi, quelle braci e io. Anch’io sono stato vinto da qualcosa di estremo che non mi permette neanche di fermare questo movimento ondulatorio del mio corpo.

Non so quanto tempo possa essere trascorso dall’inizio di questo mio stato, ma sento che lentamente, inizia ad assalirmi uno sconforto che sta per dominare ogni altra sensazione provata sino a questo momento. La donna di fianco a me mi prende il viso tra le mani e vedo che pronuncia alcune parole di cui inizio a cogliere il significato. Tra  tutto ciò che dice solo una parola rimane impressa nella mia mente. Ed è Oscar.

Oscar

La mia Oscar.

Oscar, non ci sei più.

Non potrò più rivedere il tuo magnifico viso. Non udirò più la tua voce soave che mi sembrava arrivasse direttamente dall’Olimpo.

Te ne sei andata una  mattina  di tanto tempo fa e non hai lasciato tracce. Non siamo stati in grado di ritrovarti. Non volevi essere trovata e hai fatto di tutto per sparire nel nulla. E ci hai lasciati nella disperazione più totale. E ad un certo punto ho pensato che la colpa della tua scomparsa fosse anche un po’  mia. Non ero più in grado di leggerti dentro e anche se percepivo che nascondevi un segreto, non sono stato in grado di decifrarlo. Ho creduto che ti fossi allontanata da tutto, ma in particolare da me e che il quell’amore che ti avevo imposto fosse diventato per te insopportabile. E mi sono costretto a vivere un vita che non è la mia, accanto a una donna che mi è estranea nell’anima, con la quale condivido avidamente il letto.

Mi sono quasi abituato a questa triste condizione e, nonostante tu fossi in ogni mio pensiero, mi sono costretto a vivere questa vita che non mi appartiene.

Inizio a riacquisire un po’ di lucidità e mi sembra che una lama tagliente mi stia perforando il cuore.

Voglio rimanere da solo e glielo dico con un filo di voce. Non riesco ancora a prevedere la reazione che potrei avere trovandomi da solo ma di sicuro non vorrei essere ne’ consolato ne’ compatito.

Acconsente alla mia richiesta e mi mette tra le mani le lettere che ha raccolto da terra.

Sono solo adesso e provo a leggere la lettera che hai destinato a me. La calligrafia mi sembra incerta ma non vedo chiaramente i caratteri. Riesco a leggerla solo perché nella mia testa riecheggiano le parole lette dalla mia donna e firmate da te, amore mio.  Stringo la lettera tra le mani e penso che è l’ultima cosa di te che possiedo. Non ho altro di così recente. Ho un vecchio libro di poesie che mi hai regalato dopo averlo letto, la penna d’oca che eri solita usare e una camicia bianca che mia nonna ha  preso dal tuo armadio per me. Non ho voluto altro di tuo perché ogni oggetto rappresentava per me una fonte di dolore inimmaginabile. Ho preferito continuare a vivere pensando che tu fossi felice da qualche parte e che ti fossi finalmente liberata della tua vita precedente fatta di etichetta e formalità. Speravo, in cuor mio, che potessi essere libera di vivere come avresti sempre voluto. Uomo o donna non aveva importanza. Se la tua volontà ti aveva spinto a scegliere di non considerarmi parte della tua vita, non ho potuto che prenderne consapevolezza e tentare di sopravvivere in qualche modo.

La tua lettera mi riporta improvvisamente ad un’altra realtà, ben più tragica e dolorosa, che non avrei mai potuto immaginare, neanche nei miei incubi più atroci.

Non ci sei più Oscar.

Non ci sei più e il sole continua imperterrito a sorgere ogni mattina.

La luna fa capolino nel cielo come se niente fosse e la pioggia cade irrispettosa su questa terra. Trovo tutto ciò inaccettabile. Tu non ci sei più Oscar e sarebbe stato  giusto che il mondo fosse finito con te. Domani per me il sole non sorgerà più.

Rileggo avidamente le tue frasi. Scopro che le tue sono parole d’amore. Che non te ne sei andata per liberarti di me ma per impedirmi di soffrire. Scopro che anche tu mi amavi e non hai avuto il coraggio di dirmelo e di coinvolgermi nel tuo dolore.

E allora sento qualcosa che si scioglie in me e finalmente dai miei occhi sgorgano quelle lacrime che sembravano essersi congelate insieme alle mie emozioni. Non voglio che cadano sulla tua lettera e cerco di ripiegarla con cura mentre un dolore improvviso sembra esplodere nel mio petto e mi trovo  in ginocchio, per terra.

Mi amavi Oscar e io non ho avuto la forza di riconoscere dentro di te questi sentimenti. Ho preferito rassegnarmi all’idea che non mi volessi e ho commesso il più grave errore della mia vita. Se lo avessi sospettato, ti avrei cercata in ogni angolo di questo paese, bussando ad ogni porta in cerca di te.

Tu hai avuto bisogno di me e io non c’ero. Non mi hai voluto con  te. Hai scelto anche per me, come hai fatto per tutta la vita, pensando  di fare sempre cosa giusta.

Mi sforzo  di non pensare ai tuoi ultimi istanti ma ho ormai iniziato a percorre un sentiero lastricato di dolore che mi porterà sulla via della disperazione. Sei morta sola e io non ero con te. Mi alzo di scatto e mi metto a urlare  il tuo nome con tutte le forze che mi rimangono. E mi sorprendo di sentire il suono della mia voce. Perché l’hai fatto? Perché? Non lo posso concepire. Per un attimo vorrei averti qui per urlarti in faccia tutto il mio dolore, ma subito mi rendo conto che non ci sei più e cado in una disperazione ancora più profonda. Se ti avessi qui, ti abbraccerei forte e ti stringerei per tutto il resto della mia vita.

Oscar, non ci sei più.

Mi chiedi di vivere. Anche per te.  Come puoi chiedermi una cosa del genere? Come si fa a sopravvivere  a un dolore così grande? Spero di incontrare un giorno qualcuno che possa insegnarmelo.

Non posso vivere senza di te. Come sarebbe possibile? Non vedo altra liberazione che la morte.

La morte mi riporterebbe da te, amore, e mi sembra l’unica via percorribile.

Io non esisto più senza di te. Perché non l’hai capito?

Quello che credevi un gesto di altruismo si è trasformato nella mia condanna. Vivere senza di te sarebbe una tortura infinita.

Mi chiedi di vivere e non so proprio come accontentarti.

Sento dei rumori provenire dall’altra stanza. E’ mio figlio che si è svegliato. Ha pochi giorni e sta piangendo. E’ un lamento che mi riporta improvvisamente alla realtà.

Un figlio. L’ho desiderato, sai, mi sono attaccato all’idea di avere un bimbo mio come se fosse l’unica ancora di salvezza. E forse anche in questo caso lo sarà davvero, perché se non ci fosse lui io annullerei la mia vita per raggiungerti. Ma ho delle responsabilità verso questo bambino e so cosa si prova a crescere orfani e soli.

Un figlio. Forse era proprio questo che tu ti aspettavi da me quando mi hai chiesto di vivere la mia vita come se ogni giorno fosse stato l’ultimo.

Forse sei qui con me  Adesso Oscar e stai tentando di darmi la forza di superare questo dolore.

Saresti felice di sapere che ho un figlio.  Assomiglia a me sai, ma spero che la sua vita sia più felice e che possa avere la fortuna di amare e di essere ricambiato.  L’amore è la cosa più importante Oscar.

Io ho provato questo l’amore nelle viscere più profonde del mio essere e penso che questo sentimento abbia fatto di me un uomo migliore.

Vivrò per te Oscar, perché se io vivrò, tu vivrai in me. Accompagnerai al mia povera vita fino alla sua conclusione e non vi sarà istante nel quale io non penserò a te, amore mio.

Ti amerò per sempre, Oscar.

Ora però rimango ancora in questa stanza. Ecco, le braci sono definitivamente spente.

   
 
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