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Autore: Cicci 12    30/03/2010    2 recensioni
Elettra Bertani, una ragazza italiana, da poco trasferitasi a Los Angeles, ma con tanta voglia di fare nuove esperienze e di conoscere gente nuova. Ed è proprio quello che le accadrà, anche se nel suo piano non era previsto un certo attore famoso dagli occhi cristallini che tante volte l’ha fatta sognare. Si incontrano per caso, sotto il sole californiano; come si dice, quando il destino ci mette lo zampino....
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- Scusami, non volevo. Tutto bene?- chiese una voce roca e profonda. Sollevai gli occhi per guardarlo in viso e il cuore mi si fermò per quelli che mi sembrarono almeno 5 secondi. Due occhi azzurri e profondi mi osservavano con un misto di preoccupazione e fastidio. Ma quello che mi fece rischiare l’infarto fu il fatto che io conoscevo quegli occhi, anche se li avevo sempre e solo visti in fotografie, film e programmi TV. Quegli stessi occhi azzurri che spesso tormentavano i miei sogni da ormai 2 anni, da quando li avevo incrociati nel film cult dell’anno precedente, “Twilight”. Quelli erano gli occhi di Robert Pattinson, il mio sogno proibito ed impossibile. (Capitolo 2)
Salve a tutti!! Bè, negli ultimi tempi le ff su Robert si sprecano,
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Robert Pattinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap.27 Incontri inevitabili

Titolo: What do you live for? I live for you
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale
Autrice: Cicci 12
Capitolo: Incontri inevitabili
Personaggi: Robert Pattinson e Altro Personaggio inventato da me

What do you live for? I live for you

…Incontri inevitabili…

Cap. 27 Incontri inevitabili

 

Li seguii con lo sguardo fino a quando non scomparvero nell’ingresso, per poi udire la porta chiudersi alle loro spalle.

Sospirai, sperando che Robert ritrovasse la strada per l’hotel, e mi voltai vero i miei genitori.

Mio padre mi fissava con sguardo truce, un sopracciglio più su dell’altro e lo conoscevo abbastanza bene da sapere che c’era una ramanzina in arrivo.

- Allora, come ce lo spieghi?- mi domandò lui, senza distogliere gli occhi dai miei, identici ai suoi.

- Cosa vuoi dire?- gli risposi con un’altra domanda.

Era un sollievo poter tornare ad usare finalmente l’italiano; anche durante la visita di Gian a Los Angeles, davanti a Rob e gli altri avevo sempre preferito usare l’inglese, per non rischiare di escluderli dalla conversazione.

- Ti sembra normale che dopo quasi un anno che te ne sei andata, finalmente torni a casa e scopriamo che ti sei fidanzata con un famoso attore del cinema? Portandocelo addirittura in casa.- insistette mio padre.

- Allora, prima di tutto non stiamo insieme, se è questo quello che ti preoccupa, papà. Secondo non l’ho portato a casa: voleva semplicemente fare un giro e dal momento che io sono tornata qui, mi ha accompagnata, tutto qua.- gli risposi, senza mollare il suo sguardo.

- Ma… ammetto che per me è importante.- aggiunsi sospirando, senza dover specificare che stavo parlando proprio di Robert.

- Tesoro, stai attenta. Lui appartiene al mondo dello spettacolo, che, credimi, può essere molto pericoloso.-

- Perché, tu l’hai provato?- lo aggredii con rabbia.

- No, ma non ci vuole un genio per capirlo.- aggiunse lui, alzando la voce.

Restammo in silenzio per alcuni secondi senza fiatare, poi mi disse: - Sappi che vi terrò d’occhio.-

- Grazie, papà, ora sì che sono contenta di essere tornata a casa.-

Mi alzai di scatto dal divano, senza più guardarlo in faccia.

- Ora, se non vi dispiace, vado a farmi una doccia.- dissi, avviandomi verso la mia camera.

- Rimani a cena con noi, tesoro?- mi chiese mia madre, che non aveva aperto bocca per tutta la durata della nostra discussione.

- No, devo uscire con Robert e gli altri.- le risposi senza voltarmi ed entrando nella mia stanza, che era rimasta identica a come l’avevo lasciata, chiudendomi la porta alle spalle.

Appoggiai la valigia vicino al letto per poi sedermi su quest’ultimo sospirando.

Volsi lo sguardo intorno sorridendo, mentre osservavo i numerosi poster e le altrettante fotografie che ritraevano quello stesso ragazzo che era uscito da casa mia pochi minuti prima.

Guardai la radiosveglia ancora funzionante sul mio comodino e mi accorsi che cominciava a farsi tardi: dovevo darmi una mossa.

Aprii l’armadio della mia camera, dal quale estrassi un paio di asciugamani puliti, poi uscii in corridoio, avviandomi verso il bagno.

- Caro, non dovevi essere così duro con lei. Elettra è abbastanza grande da sapere quello che fa.- sentii mia madre rivolgersi a mio padre.

- Non è questo il punto, Laura. Avrà anche 20 anni, ma quel ragazzo è un attore, fa parte del mondo dello spettacolo. Cosa centra con lei?- rispose lui.

- Niente, e su questo ti posso dare ragione. Ma se per lei è importante, noi non possiamo farci niente. Non è più una bambina e deve vivere la sua vita come meglio crede. Se vuole buttarsi in pasto ai giornalisti è una sua scelta.- cercò di farlo ragionare mia madre.

- Si, hai ragione, ma li terrò d’occhio comunque.-

La conversazione s’interruppe, così mi fiondai in bagno, impedendo a me stessa d’irrompere in salotto e urlare in faccia a mio padre che non aveva nessun diritto di parlare così.

Quella era la mia vita, trasferendomi in America ne avevo cominciato una nuova, lasciandomi alle spalle il passato, Firenze e tutto quello che aveva a che fare con quella città.

Che erano fatti miei chi frequentavo e con chi stavo.

Ma non lo feci, limitandomi a buttarmi sotto il getto fresco della doccia, lavando via tutta la tensione.

Mi godetti quei momenti di completo relax in santa pace, mentre il mio cervello viaggiava per mete fin troppo conosciute: pensai a Robert, a quello che mio padre aveva detto, ai miei amici, che rischiavo d’incontrare in qualunque momento, fino a quando non avessi rimesso piede sull’aereo per tornare a Los Angeles.

Saremmo rimasti in Italia per 4 giorni, giorni in cui sarebbe potuto accadere di tutto.

Uscii dalla doccia, avvolgendomi un asciugamano intorno al corpo e l’altro sui capelli, poi mi osservai allo specchio: ero cambiata parecchio dall’ultima volta che mi ero riflessa su quella stessa superficie.

Ora ero molto più abbronzata, probabilmente conseguenza del sole californiano sulla mia pelle ogni giorno, e anche se lo credetti impossibile, anche i miei occhi erano diventati più chiari, più luminosi.

Tornai in camera mia veloce, senza farmi sentire dai miei, evitando così di essere intercettata, e aprii la valigia che avevo portato con me; estrassi alcuni vestiti e optai per quello blu scuro che avevo comprato con Kris e le altre il giorno il cui avevo acquistato quello per l’anteprima.

“Mette in risalto i tuoi occhi” aveva detto Nikki, per convincermi a comprarlo.

Era senza spallini, così indossai un reggiseno a fascia, per poi infilarmi l’abito che arrivava più o meno a metà coscia.

Vi abbinai un paio di sandali del medesimo colore, sciolsi i capelli e misi gli orecchini a cerchio che tanto mi piacevano.

Riuscii ad essere pronta in poco più di un’ora, così potei uscire in perfetto orario, senza rischiare di fare tardi.

- Mamma, papà, io esco. Non so a che ora torno, quindi non aspettatemi alzati. Ci vediamo domani.- dissi, passando per il salotto in fretta, per evitare di essere bloccata.

Ma i miei intenti furono vani.

- Ehi, dove credi di andare vestita così?- mi fermò mio padre, seduto in poltrona, distogliendo lo sguardo dal telegiornale che stava guardando in TV.

Alzai gli occhi al cielo, tornando indietro di qualche passo.

- Vado a cena fuori, papà. E non sono più una bambina.- e senza aggiungere altro, uscii di casa.

Percorsi a ritroso la strada che avevo fatto poche ore prima in compagnia di Rob, arrivando così davanti all’hotel.

Ma fui subito bloccata da una marea di giornalisti, venuti a conoscenza dell’albergo in cui alloggiavano le star di “Twilight”.

Feci un lungo respiro, avanzando poi verso l’entrata.

Sentii gli occhi dei paparazzi addosso, ma nessuno mi fermò, salvo qualche fischio rivolto probabilmente al mio abito succinto.

Quando finalmente attraversai le porte, tirai un sospiro di sollievo, cercando di rilassarmi.

- Ma come siamo eleganti. Devi conquistare qualcuno?- chiese una voce davanti a me.

Sollevai lo sguardo e incrociai quello verde del mio migliore amico, che mi sorrideva, elegantissimo nel suo vestiario composto da jeans e camicia bianca.

- Gian, cosa ci fai qui?- gli chiesi, guardandolo ad occhi spalancati.

- Robert mi ha invitato ad uscire a cena con voi. Ma se disturbo posso anche tornare a casa.- mi rispose, senza tuttavia perdere il suo sorriso.

- No, no, semplicemente non mi aspettavo di trovarti qui.-

- Sorpresa! Vieni, sediamoci qui. I ragazzi arriveranno a momenti.- mi disse lui, spingendomi verso i divanetti nella hall.

Non dovemmo attendere molto, prima di vedere le porte dell’ascensore aprirsi, lasciando uscire i nostri amici.

Li guardai uno per uno, ma il mio sguardo si soffermò più a lungo su di lui, bellissimo nei suoi jeans bianchi, accompagnati dalla camicia nera e i soliti capelli sbarazzini.

Poi lo guardai in volto e tutto il mio autocontrollo si perse nei suoi occhi azzurri.

 

* * *

 

Era bellissima con quel vestito blu notte, in perfetta armonia con i suoi occhi cristallini.

Le sorrisi con dolcezza, mentre la vedevo arrossire, resasi probabilmente conto che mi stava fissando.

- Ehi, Gian, ciao.- esclamò Kris, appena lo vide, stampandogli un bacio sulla guancia.

- Mademoiselle, è un piacere rivederla.- rispose lui galante, facendole il baciamano.

- Gian, mio solo e unico amore!- lo assalì Kellan, mentre tutti scoppiavano a ridere, Gianluca compreso.

Mi accostai ad Elettra, piegata in due dalle risate per la scena che le si stava presentando davanti.

- Ciao.- la salutai, piegandomi per arrivare alla sua altezza.

- Ciao Rob.- rispose lei, regalandomi un sorriso raggiante.

- Spero non ti dispiaccia che abbia invitato anche Gian.- aggiunsi, rialzandomi, ma senza staccare gli occhi dai suoi.

- Assolutamente. Anzi, è stata una bella sorpresa. Sono contento che siate diventati amici.-

La guardai con tenerezza, felice di averla fatta contenta ancora una volta.

- Spero di non aver creato confusione in casa tua con la mia presenza.- aggiunsi poi, portando lo sguardo su Kellan e Gianluca, ancora abbracciati.

Non udendo alcuna risposta tornai a guardarla, preoccupato.

- Tutto ok?- le domandai.

- Si. Il fatto è che mio padre è un po’ troppo… protettivo, ecco. Ti chiedo scusa se la sua accoglienza è stata un po’ fredda, ma si preoccupa per me.- mi rispose lei, senza però guardarmi.

- Non preoccuparti, lo capisco. Anche io mi preoccuperei parecchio se avessi una figlia come te.- sussurrai, facendola arrossire.

- Ehi, voi due, avete intenzione di venire con noi o ve ne restate qui tutta sera?- attirò la nostra attenzione Kellan, mentre gli altri già si avviavano verso l’uscita.

Stavo per rispondere quando Elettra urlò: - Fermi!- facendo spaventare tutti.

- Non uscite di lì.- aggiunse poi, spingendoci tutti lontano dalle porte.

- Perché? Che succede?- le chiese Ashley, preoccupata.

- Fuori c’è pieno zeppo di giornalisti. Cerchiamo un’altra uscita.-

- Scusi, c’è una porta sul retro?- chiese poi in italiano alla ragazza della reception.

- Certo.- rispose questa.

Elettra, dopo averla ringraziata, ci spinse verso il retro dell’albergo, uscendo poi all’aria aperta dopo aver controllato che non ci fossero paparazzi anche lì.

- Ma che carina, ti sei preoccupata per noi.- si rivolse a lei Kellan.

- A dire il vero pensavo più a me e Gian; non sarebbe stato salutare per la nostra privacy farci vedere insieme a voi.- gli rispose Elettra, mentre la mano del biondo si bloccava a mezz’aria, nell’atto di accarezzarle i capelli.

- Non ha tutti i torti.- concordò Kris ridendo, mentre Lutz bonfocchiava qualcosa che sembrò assomigliare molto ad un insulto.

Quando fummo abbastanza lontani dall’hotel da essere certi di non essere seguiti, riprendemmo un tono di voce normale, mentre Elettra e Gianluca ci precedevano, confabulando in italiano mentre decidevano dove portarci.

Giungemmo davanti ad un ristorante chiamato “Il fiorentino”; entrammo tutti quanti, preceduti dalle due “guide”.

- I casi sono due: o sono così vecchio da avere le visioni oppure la piccola Elettra Bertani è appena entrata nel mio ristorante.- esclamò una voce, appena mettemmo piede nel locale.

- Tranquillo, Gigi, non sei ancora così vecchio. Sono proprio io.- rispose lei, sorridendo all’uomo che stava venendo verso di noi: era circa sulla cinquantina, con un corpo abbastanza atletico per la sua età e un grembiule bianco legato in vita.

- Ma fatti abbracciare.- disse sorridendo, allargando le braccia per accogliere Elettra.

Lei ci si gettò felice, stringendolo in un abbraccio amichevole: dovevano conoscersi da diversi anni.

- Venivamo qui spesso e Luigi è un vecchio amico della famiglia di Elettra.- ci spiegò Gian, passando all’inglese.

- Oh, ma c’è anche Gianluca. Allora ragazzo, come hai fatto a convincerla a farla tornare?- domandò l’uomo, rivoltò al giovane, dandogli una pacca sulla spalla.

- Purtroppo non è tornata e non sono stata io a riportarla qui. Devi ringraziare loro.- rispose il ragazzo, indicandoci.

Vidi gli occhi di Luigi spalancarsi, quando ci riconobbe per quelli che eravamo.

- Io… io… potevate avvertirmi che avremmo avuto certi ospiti.- si lamentò l’uomo, voltandosi verso la ragazza.

- Gigi, calmati, ok? Sono ragazzi normalissimi e stasera sono venuti qui per cenare e divertirsi, non per essere trattati come delle bestie rare.- lo avvisò Elettra, mentre ero sicuro che tutti quanti la stessimo ringraziando mentalmente.

- Si, forse hai ragione. Allora direi che potete accomodarvi al solito posto.- disse infine Luigi, strizzando l’occhio ad Elettra.

Ci facemmo largo tra i tavoli, per poi sederci in uno abbastanza nascosto alla visuale dell’intera sala.

- Spero tanto che nessuno venga a romperci le scatole.- commentò la nostra amica, guardandoci mortificata.

- Non preoccuparti, ci siamo abituati.- le risposi, cercando di rassicurarla con un sorriso.

La cena passò tranquilla, senza alcun’interferenza da parte di esterni.

Tutti quanti ordinammo piatti tipicamente italiani, approfittando del fatto che ci trovassimo in un ristorante come quello.

Appena finito di mangiare, andammo alla cassa per pagare e dopo aver salutato il proprietario, uscimmo nuovamente nell’aria fresca di Firenze.

- Che ne dite, facciamo un giro? O volete tornare in albergo?- ci chiese Elettra titubante.

- Vuoi scherzare? Prima di tutto non ho intenzione di tornare in camera così presto. Secondo, vengo a Firenze e pensi che non voglia visitare la città? Scordatelo. Ora dovrai trascinarci in giro fino a quando non lo diremo noi.- le rispose Nikki, puntandole un dito contro, scherzosamente.

- Ok, come volete. Mi sacrificherò.- rispose l’altra ridendo.

Vagammo per le strade fiorentine senza una meta precisa, osservando le meraviglie della città.

Avevamo appena superato il famoso campanile di Giotto, quando una voce alle nostre spalle ci fece fermare.

- Elettra, sei proprio tu?-

La vidi bloccarsi sul posto, come se fosse appena stata investita sa un soffio di aria gelida, poi lentamente si voltò.

- Claudio…- sussurrò con un filo di voce, mentre tutti incrociavamo gli occhi azzurri del ragazzo davanti a noi.

 

* * *

 

Sentii il sangue gelarmisi nelle vene quando udii quella voce.

Subito credetti di aver avuto le allucinazioni, non potevo aver incontrato proprio lui in tutta Firenze.

Ma quando il mio sguardo incrociò i suoi occhi azzurri non potei più mentirmi: era proprio lui.

- Claudio…- sussurrai, mentre il respiro mi si mozzava in gola.

- Elettra, non posso credere di rivederti qui. Quando sei tornata?- mi chiese lui, abbracciandomi, mentre ancora io non avevo la forza di muovere un muscolo.

- Ehi, non mi sembra il caso che proprio tu le faccia una domanda del genere.- si rivolse a lui Gianluca, afferrandogli un braccio e allontanandolo da me.

- Ah, ci sei anche tu.- rispose il ragazzo, guardandolo quasi con aria schifata.

- Già, hai qualche problema?- lo attaccò Gian, mettendo in evidenza la sua voglia di attaccar briga.

- Ragazzi, per favore, smettetela. Gian…- intervenni, guardando il mio migliore amico con sguardo implorante.

Quest’ultimo guardò con sguardo omicida il nuovo arrivato, per poi lasciarlo andare ed indietreggiando, lasciando che me la cavassi da sola.

- Io… sono arrivata stamattina. Resto… solamente 4 giorni, poi torno in America.- risposi infine, sottolineando quell’ultima parte.

- Capisco. Ancora decisa a fuggire.- commentò Claudio.

- Io non sto fuggendo, Cla, semplicemente ho cambiato vita.- risposi, mentre Gianluca dietro di me stringeva i pugni per non intervenire.

- Mi hai chiamato Cla. Era tanto che non lo facevi…- mi fece notare lui, guardandomi con la testa reclinata da un lato.

Feci finta di non aver sentito quell’ultimo commento e cambiai discorso.

- Sei da solo?-

- No, ci sono anche tutti gli altri. Oh, eccoli che arrivano.-

Guardai alle sue spalle e vidi tutti i miei ex amici venire verso di noi, mentre un semplice –Oh!- usciva dalle mie labbra.

- Elettra?- esclamò stupita Giorgia, quando tutti quanti furono abbastanza vicini da notare la mia presenza.

Li guardai uno per uno, incapace di dire qualsiasi cosa: Lorenzo, Roberto, Lucia e Giorgia mi guardavano con gli occhi spalancati, ancora increduli nel vedermi lì.

- Ciao ragazzi.- riuscii a salutarli, dopo aver deglutito un paio di volte.

Era proprio quella mia reazione che temevo, fin dal giorno in cui Gianluca mi aveva proposto di andarlo a trovare.

- Elettra! Quando sei tornata? È bello rivederti.- esclamò Lucia, avvicinandosi a me e abbracciandomi.

Io non mi mossi e non risposi all’abbraccio: come potevano comportarsi così dopo tutto quello che mi avevano detto?

- Non è tornata. Fra 4 giorni se ne torna in America.- rispose Claudio al mio posto, con tono quasi sprezzante.

E fu a quel punto che non resistetti più e buttai fuori tutta l’amarezza che mi ero tenuta dentro da quando avevo lasciato il mio paese.

- Come ti permetti di usare quel tono, dopo quello che mi hai fatto?- esclamai, a voce bassa, cercando di tenere sotto controllo la rabbia, mentre la voglia di tirargli un pugno sul naso diventava sempre più forte ad ogni secondo che passava.

- E voi? Non tentate di fare tanto i carini con me, dopo tutte le cattiverie che mi avete sputato in faccia il giorno in cui ho lasciato l’Italia. Mi mostrate solo quanto riuscite ad essere ipocriti.- ripresi, rivolta agli altri.

- Ele, noi…- tentò Giorgia, ma la interruppi subito.

- No, Gio, non tentare di giustificarti. Proprio tu, poi.- le dissi, chiudendo gli occhi.

- Cosa… cosa ti ha portato qui?- tentò Lorenzo, guardandomi in volto.

Lo guardai a mia volta, mentre i miei pensieri si perdevano nei ricordi per qualche secondo: lui era stato forse l’unico a non criticarmi per la mia decisione, o almeno l’aveva fatto con più tatto rispetto agli altri.

- Ho accompagnato Robert e gli altri per un servizio fotografico.- gli risposi, voltandomi verso i miei amici, notando gli sguardi spaesati di tutti quanti: non sapevo se capissero quello che ci stavamo dicendo, ma anche se conoscevano qualcosa di italiano ero sicura che comunque non capissero la situazione.

Ma in fondo chi poteva capirla, a parte Gianluca?

Riportai lo sguardo sui miei ex amici e vidi che tutti quanti avevano gli occhi spalancati, resosi finalmente conto di chi mi accompagnava.

Non lasciai loro il tempo di fare nessun commento, precedendoli su qualunque fronte.

- Ora se non vi dispiace, noi ce ne andiamo. È stato bello rivedervi. Ciao ragazzi.- li salutai, con tono sarcastico nella voce.

Presi Gian per mano, allontanandolo da loro, mentre ancora li guardava con sguardo truce: sapevo che anche lui come me avrebbe voluto prendere a schiaffi ognuno di loro, in modo particolare Claudio.

Ci allontanammo in fretta, dirigendoci verso l’hotel.

Nessuno spiccicò parola per tutto il tragitto e ringraziai mentalmente tutti quanti per non avermi fatto domande.

Quando giungemmo davanti all’albergo notammo che finalmente i giornalisti avevano rinunciato e se n’erano andati.

Accompagnammo Robert e gli altri fin davanti agli ascensori.

- Buonanotte.- ci salutarono tutti quanti.

- Buonanotte. E scusate per poco fa.- risposi, abbassando lo sguardo: mi dispiaceva averli fatti assistere a quella scena.

- Non preoccuparti, non ti devi giustificare con noi.- mi tranquillizzò Kris, sorridendomi.

Risposi al sorriso, mentre tutti si apprestavano a salire in ascensore.

- Sei sicura che sia tutto ok?- mi domandò Robert, prima di seguire i suoi colleghi.

Come sempre si preoccupava per me e fu per questo che gli regalai un sorriso rassicurante, dicendogli: - Si, tranquillo, va tutto bene. Sul serio.- aggiunsi poi, notando il suo sguardo scettico.

- OK. Senti, ti va domani di venire a dare un’occhiata al servizio? Cercherò di ritagliare un po’ di tempo da dedicarti.- mi chiese facendomi l’occhiolino, mentre lo ringraziavo per non avermi fatto domande sull’incontro di poco prima.

Non ero ancora pronta a raccontargli tutto.

- Si, certo. Mi piacerebbe un sacco.- risposi.

Mi disse il luogo in cui si sarebbe tenuto il servizio e dal momento che lo conoscevo fin troppo bene, non dovette darmi spiegazioni; così salì in ascensore e mi salutò con la mano un’ultima volta prima che le porte si chiudessero.

Uscii dall’hotel in compagnia di Gian, dirigendoci verso casa.

- Stai bene davvero? A me non devi mentire.- ruppe il silenzio Gianluca, guadandomi.

- Non ho mentito, sto bene davvero. Certo, devo ammettere che rivederli tutti quanti mi ha un po’ spiazzata, ma ho detto loro quello che dovevo dire e va bene così.-

- Anche il fatto di rivedere lui non ti ha scosso?- insistette il mio migliore amico, senza bisogno di specificare di chi stesse parlando.

- No, Gian, ti ho detto che è tutto a posto. Per favore, non mi va di parlarne.- risposi, decisa a mettere fine a quella conversazione.

- Ok, come vuoi.-

Non aprimmo più bocca fino a che non arrivammo davanti a casa mia, dove Gian mi diede la buonanotte.

Entrai in casa cercando di fare meno rumore possibile e mi fiondai in camera mia.

Appena ebbi chiuso la porta mi gettai sul letto, senza poter impedire alle lacrime di scorrere lungo le mie guance.

 

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E rieccomi qui, giusto giusto pochi giorni prima della pasqua. ^^

Allora, l’incontro che Elettra tanto temeva si è svolto… aah, e pensare che è solo l’inizio.

Hihihi!! Vi ho messo un po’ la pulce nell’orecchio?? :P

Mmmh… qui la gente continua a sparire… ma dove sieteeeeee????

Mi sento sola… L

Anche se ci sono sempre le mie fedelissime (Lyla_ te l’ho mai detto che ti adoro?? XD)

Cambiando argomento….

Chi di voi ha già visto “Remember me”?????????

Io forse ci vado giovedì sera…

Mamma miaaaaaaaaaaaaa!! Non vedo l’ora!! *.*

Poi ho sentito dire che è molto bello, quindi ho ancora più voglia di vederlo.

Anche se devo ammetterlo, io voglio vedere Rob, mica il film! v.v

Lyla_: tesoro miooooooooooooooooooooooooo!!!!! Che bello che almeno tu mi sei sempre fedele… cm farei senza di te??? *.* Ehm.. si, lo so, ci ho messo un po’ ad aggiornare, xò prometto che non mancano molti cap prima dell’amoreggiamento. Anzi, ne mancano pochissimi, ma non ti dico quanti o ti rovino la sorpresa……………………… ne mancano 3!! XDXD Sei poi andata a vedere “Remember me”??? Com’è, com’è, com’è?? Senza dettagli, mi raccomando!! :P Grazie x i mille complimentiiiii!!! Un baciotto ti adorooooo

Cris91:  Ehi, una nuova lettrice o sbaglio?? ^^ grazie mille, sono contenta che la storia ti piaccia. E spero che continui a soddisfarti. Continua a seguirmi, che mi fa sempre piacere… ^^ un bacione

 

Ps: non credo posterò ancora prima del 4 aprile, quindi…. BUONA PASQUA E TUTTIIIIII!!!!! Un bacione grandissimo!! ^^

  
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