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Autore: candidalametta    30/03/2010    3 recensioni
Tomo suonava nella stanza semi buia, pochi raggi filtravano attraverso le persiane, si lasciò andare completamente per accompagnare lo strumento tra le sue dita, lasciando che i capelli gli coprissero il viso guidato dall'immaginazione quando sopperiva la tecnica. A gambe larghe nel vuoto nero di una stanza pena di strumenti muti.Non una lacrima, ma una valvola sicura per il suo odio, per il rancore, per l'inevitabile realtà di essere stati uccisi da chi credeva gli volesse bene.
Genere: Romantico, Triste, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Tomo Miličević
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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“sei sicuro che ne sia valsa la pena?”, Ivana si fermò un attimo davanti la porta aperta della camera del fratello con una serie di vecchi numeri di Mode tra le braccia.
Tomo si soffiò penosamente il naso un’altra volta prima di rispondere con la classica intonazione di chi non riesce a respirare, “a fare cosa sorellina?”.
Ivana avanzò al centro della piccola stanza scavalcando gli innumerevoli fogli, libri e felpe arrotolate che affollavano il pavimento, “Tomislav Milicevic, sai bene a cosa mi riferisco” esclamò con rimprovero, il fratello tornò ad immergere il naso rosso nel fazzolettino stropicciato. La ragazza spostò con un gesto del capo i capelli dagli occhi e lo guardò intensamente, “mi chiedevo solo se passeggiare alle quattro di notte in pieno inverno sia valso in raffreddore degli ultimi due giorni”.
Tomo cercò di nascondere la sorpresa per il suo mancato segreto pensando velocemente ad una qualsiasi scusa per coprire ulteriori domande e sospetti, ma la sorella non attese tanto, l'espressione stupefatta del ragazzo bastava a confermare i suoi sospetti “era solo per prepararsi ad eventuali fughe d'amore ” concluse chiudendo la porta dietro di se.
Tomo rimase a fissare la stanza ormai vuota, un'immagine gli balzò alla mente, i profilo di Roxanne sfumato dolcemente dal chiarore delle stelle lontane e il riflesso dei fiocchi di neve nei suoi occhi incantati, “si ne è valsa la pena” mormorò alla porta chiusa.

Tomo non riusciva a tenere gli occhi aperti, l'influenza lo stava lentamente uccidendo, di questo ne era sicuro. Con le braccia poggiate sull'alto piano piastrellato e il capo sonnacchioso tra le mani, non poteva assumere posizione più sofferente, forse per questo Leonid si divertiva a tormentarlo anche se da lontano.
Ogni due minuti si girava per fargli una faccia buffa con il rischio di farsi richiamare più volte dal professore di biologia.
Roxanne accanto al biondo gli lanciava occhiate preoccupate, lei e Leonid avevano preso solo un leggero raffreddore che se n'era andato quasi subito, ma Tomo quasi non si reggeva in piedi e conoscendolo, sapeva che non sarebbe andato dal medico se non in casi estremi. La campanella suonò con violenza pochi metri sopra la testa del moro portandolo a nascondere il capo sotto il cappuccio della felpa con un mormorio di dolore. Roxanne gli si avvicinò preoccupata, seguita dall'amico, sfiorò con la punta delle dita la mano di Tomo che sbucava fuori dalla manica, la pelle era calda, quasi umida, innaturale. Sospirando per l’infantilità del ragazzo lo prese per un braccio conducendolo di peso per il corridoio fino all'infermeria aiutata dal biondo.
“ da qui in poi faccio da sola Leo”, il ragazzo lasciò l'altro braccio e la guardò interrogativo, “ma..”, lo sguardo della ragazza fu abbastanza eloquente e l'altro si affrettò a sparire per i corridoi affollati mentre Roxanne spingeva la porta bianca trascinando un Tomo talmente febbricitante da accorgersi solo vagamente dove si trovasse.

L'infermiera, una donna pratica sulla quarantina, fece cenno verso un lettino vuoto mentre si occupava di un atterrito ragazzino del primo anno alle prese con il fiume di sangue che gli usciva dal naso.
“oddio” mormoròTomo si girandosi dall'altro lato quando se ne accorse ma la testa confusa non resistette al bisogno di poggiarsi contro il cuscino sottile.
Per una volta in piedi davanti a lui Roxanne era la più alta, teneva ancora nella sua mano le dita del ragazzo, adesso gelate.
Si sporse su di lui e Tomo chiuse istintivamente gli occhi, le labbra di Roxanne gli sfiorarono delicatamente la fronte, scottava.
“allora, vediamo un po' cosa mi ha portato questa bella ragazza … Micilevic, ragazzo mio, ci siamo raffreddati per bene, vero?”, Tomo non rispose troppo confuso ma vide Roxanne sorridere complice.
“io..”, “lascia perdere mi spiegherai dopo, quando sarai in grado di farlo, pero ora saluta la tua giovane amica, non vorremmo rubarle del tempo nelle tue condizioni vero?”, il ragazzo fece per ribattere ma l'infermiera approfittò della bocca aperta per cacciarvi dentro un termometro.
La donna batté energicamente una mano sulla spalla della ragazza e le indicò alla porta, ma a Tomo uscì involontariamente un lamento mentre la mano tiepida abbandonava la sua, l'infermiera avrebbe probabilmente protestato per il gesto infantile ma un urlo quasi isterico del ragazzino con il naso colante la fece accorrere dall'altra parte della stanza mentre Roxanne si avvicinava nuovamente al capezzale. Tomo con gli occhi chiusi mormorò qualcosa con il vetro del termometro che sbatteva tra le labbra, Roxanne glielo tolse dalla bocca e si chinò su di lui, “resta con me”, la ragazza sorrise, “devo andare Tomo, quella donna non mi vuole qua intorno, credo di stargli antipatica sai?”, la stretta alla mano si fece più dolce mentre la voce diventava sempre più flebile, “non ... lasciarmi …”. Roxanne si alzò guardandolo addormentarsi, aveva un'aria così indifesa e dolce che per un attimo pensò che forse le cose sarebbero potute andare diversamente, che per lui, per una volta, avrebbe potuto … scosse la testa e sorrise, cacciando indietro il pensiero nella sua testa, avrebbe avuto quello che voleva, come sempre.
Poggiò una mano sulla sua guancia accaldata, il resto del viso era pallido, due ombre violacee si nascondevano sotto le ciglia chiuse, il ciuffo che di solito nascondeva una parte del viso era spostato indietro, Tomo respirava pesantemente in evidente stato di incoscienza. La ragazza avvicinò il viso al suo, indugiò un attimo sulle labbra immobili poi gli baciò una guancia, “non ora” pensò alzandosi.
Dietro di lei due occhi verdi osservavano la scena, la testa bionda si scosse piano e tirò indietro il pomello della porta maledicendosi.


Buon pomeriggio carissime.
Intanto vorrei fare un grosso applauso a chi ha deciso che questa storia sia degna di essere letta.
Io sinceramente non mi fido molto di lei, mi ha tradito tante di quelle volte.. e poi ha una voce quasi fastidiosa ormai, terribilmente infantile, quasi quanto i suoi personaggi, degli adolescenti senza arte ne parte… tranne il piccolo Tomo ovviamente.
Io amo quell’adolescente sgraziato che sono riuscita ad immaginare, me lo ricorda ancora un po’ nonostante sia “un barbone trasandato” come adora ripetere il mio adorato Colwin (pazienza, echelon, pazienza!).
Per farvi forza posso dirvi che la parte più interessante deve ancora arrivare, quindi queste frignacce sono solo di contorno, cercherò anche di velocizzare i tempi della pubblicazione … se voi mi fate qualche commento in più ;P
  
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