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Autore: TonyCocchi    30/03/2010    0 recensioni
Anche l'agnello, alla fine di ogni cosa, cede alla rabbia e cerca di ritrovare un senso a tutto quanto. Fic scritta in occasione delle festevità pasquali.
Genere: Triste, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Questa è la vita - Jesus

Dove sono tutti?

 

Perché mi hanno lasciato quassù da solo?

 

Dove siete?

 

Perché non vi vedo?

 

Io per voi c’ero sempre

 

Ed eravate così tanti

 

Eppure, intorno a me vi son solo costoro

 

Mi urlano contro, mi insultano, mi sputano addosso

 

Soffro per mano loro

 

Gli stessi che mi acclamavano

 

Che mi hanno accolto in festa, sorridendomi

 

Ora mi han messo quassù

 

E voi?

 

Voi che scusa avete?

 

Non ci siete per me

 

Ma vi ho parlato

 

Vi ho sfamato

 

Insegnato una giusta via

 

Ho lenito le vostre pene

 

Curato i mali che vi affliggevano

 

Sto morendo

 

Come morivate voi

 

Dov’è la pietà? Dov’è la tristezza nei vostri occhi?

 

Non mi fate compagnia?

 

Mi lasciate soffrire da solo?

 

Quanto debolmente mi amavate

 

perché il calunniare e il sobillare delle serpi

 

Vi inducesse ad odiarmi, dopo avermi accolto con gioia

 

Quanta paura avete ora


Di starmi intorno nella sconfitta

 

Nel sangue che sgorga dalle mie ferite e macchia le mie carni

 

 

Solo un amico

 

Per tutto il dolore nelle mie carni

 

Mi basterebbe

 

Non c’è nessuno…

 

Quanti galli hanno cantato tre volte, ben più di uno

 

Non c’è nessuno…

 

 

 

Ingrati…

 

 

Ingrati!

 

 

 

Le mie mani inchiodate non possono più guarirvi

 

E mi gettate via

 

I miei piedi perforati non possono più guidarvi

 

E mi lasciate qui

 

La mia bocca secca non dirà più parole di speranza

 

E non mi conoscete più

 

 

Per che cosa ho percorso i passi della mia vita?

 

Per chi sono qui a morire?

 

 

 

Ingrati…

 

Non siete meglio di costoro che infieriscono su chi non ha colpa

 

Ingrati!

 

Neanche uno…

 

 

 

Madre…

 

E c’è lui con te

 

Fa male, madre

 

Doppiamente male

 

Eppure anche ora, come da bambino, la tua carezza mi fa star meglio

 

Tremi, mentre tocchi sconvolta i miei piedi

 

Tu invece, sei troppo afflitto, anche solo per alzare il capo e guardarmi negli occhi

 

Ma non importa

 

Qualcuno è venuto

 

Dove sono gli altri, vorrei chiederti

 

Sono qui intorno, a piangere, a guardarti, ma non li vedi

 

Ti supplicherei di rispondermi

 

Ma sono stanco

 

Anche respirare è cosa dura ormai

 

 

Amici

 

Amiche

 

La mia vista di annebbia

 

Il dolore mi acceca

 

È per questo che non vi scorgo, ditemi

 

Tra queste dure e secche rocce

 

Nascosti e spaventati

 

Che rimpiangete la gioia vissuta e oggi orribilmente conclusa?

 

È così?

 

Madre, Giovanni…

 

Almeno voi siete qui

 

Non vi lascerò andar via senza dirvi nulla

 

“Madre… questi è tuo figlio”

 

È così difficile… parlare, a questo punto…

 

“Figlio… questa è tua madre”

 

Hanno capito, e piangono più di prima

 

 

Quanto dolore

 

 

Non lo vedo, ma se scordo il mio

 

E presto attenzione, posso sentirlo di nuovo

 

Se anche solo per un po’, insieme, abbiamo vissuto dimenticandocene

 

Non ho di che consolarmi?

 

 

-Sono egoisti, traditori, capricciosi, e non fanno altro che arrecare e arrecarsi del male-

 

-Ma non pensi ne valga la pena?-

 

 

Si, Padre

 

Ora capisco

 

Ora rammento perché mi sono ridotto fin qui

 

Sono creature capaci di tutto

 

Ma amano

 

Sanno piangere per gli altri

 

Si sentono in colpa per le debolezze

 

E piangono due volte quando si ritrovano a farlo da soli

 

Così deboli, così emotivi, così strani

 

 

Qualcuno deve ricordare loro cosa conta davvero

 

Cosa in fondo tutti loro desiderano

 

Che sono capaci di grandi cose

 

Che possono vincere insieme ogni sofferenza

 

Che la morte, in confronto a loro

 

È piccolissima

 

 

Sarò io, in eterno

 

Eternamente loro amico

 

Eternamente loro esempio


Eternamente al loro fianco nell’ora del dolore

 

Nella fine

 

Ed oltre

 

Vi darò tutto ciò

 

 

La vita eterna

 

 

Perché stare tra di voi

 

È stato bellissimo

 

Non importa se è finita male

 

E un giorno, saremo di nuovo tutti insieme

 

A ricordare e rivivere quei momenti

 

 

Madre, Giuseppe, Pietro, Lazzaro, Maddalena, Giuda

 

Fratelli

 

Sorelle

 

Che siete ora e che verrete nei secoli

 

Datemi del pazzo

 

Ma vi perdono, un’altra volta

 

E una volta ancora

 

Voglio credere in voi

 

Molti mi deluderanno

 

Molti non mi vedranno

 

Ma è successo anche a me

 

È umano in fondo

 

E dopotutto

 

Qualcuno

 

Ci sarà

 

 

“Padre, nelle tue mani affido il mio spirito…”

 

 

“Tutto è compiuto.”

 

 

 

 

 

POSTILLA

Ciao a tutti, cari lettori che siete arrivati fin qui.

Comincio questo finale dicendo che quella che avete letto non vuol essere in nessun modo una propaganda religiosa o una professione di fede. Ritengo però che la figura di Gesù e le sue parole possano essere un punto su cui ogni uomo di buona volontà, di qualunque paese o fede, possa trovarsi d’accordo, indipendentemente da tutti gli sbagli perpetrati da quanti han detto e dicono di seguirlo, me compreso.

Ho voluto immaginare cosa avrebbe pensato Gesù, più umano che ultraterreno nel momento della sofferenza, nel vedersi tradito e abbandonato senza colpa. Inizialmente prevale in lui la sofferenza, la delusione nei confronti di un’umanità che non lo ha accettato allora e mai lo farà completamente.

Ho immagino Gesù chinare il capo e stringere i denti con rabbia, e gli ho dato pienamente ragione.

Solo il pensiero che c’è sempre “qualcuno” riesce alla fine a dargli conforto, e gli permette di morire come era destinato, nel modo che gli è stato affidato.

 

Perdonando.

 

Solo una morte simile, così brutale eppure senza rancore, rasserenata dal pensiero che il senso della vita è nella compagnia altrui e nella gioia condivisa, non importa se tanta o poca, poteva riscattare un essere “capace di tutto”. Atti orribili, ma anche pianto quando la sofferenza è all’infuori.

Ho voluto immaginare che l’umanità gli abbia riaperto gli occhi, ricambiando, in un certo senso, il favore, rendendosi necessaria alla divinità e non viceversa.

Una divinità che ha sperimentato cosa significhi vivere sulla terra, che ha capito quanto è difficile vivere in un corpo fragile, con un’anima così piena di controversie, perennemente alla ricerca di qualcosa; e avendo capito, non resta altro che portare pazienza, ed innalzare quel tanto di bene che può sempre esistere, e che è un peccato sprecare.

Personalmente, a me piace. Indipendentemente dal fatto che non possa riuscire ad essere il cristiano perfetto, sento che provarci è una via giusta; e che la vita è resa degna dai bei momenti, ed è stupido dimenticarsene.

 

Spero che questa piccola “storia”, e la festa che a giorni giungerà facciano nascere riflessioni profonde anche in voi.

 

BUONA PASQUA DA TONY!

 

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