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Autore: Jaheira    31/03/2010    2 recensioni
"Si sdraia piano piano , mentre sente un freddo strano impadronirsi del suo corpo. Si ripromette che l’indomani avrebbe acceso la stufetta prima di andare a letto . In quella casa faceva troppo freddo. Ma non sapeva che l’indomani non si sarebbe mai svegliato. "
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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22 febbraio 2009

22 febbraio 2009.

 

 

-Buonanotte a tutti –

Sospira mentre si alza dalla tavola , sente una pressante stanchezza nel corpo.

“eppure… ho riposato abbastanza oggi”

Pensa raggiungendo la sua stanza, con calma.

I battiti del cuore li può sentire anche così, normalmente, sono così forti e rimbombano ovunque.

Per questo ha imparato ad odiare dormire prono : tutto attraverso il materasso è amplificato quando non lo sia già nella realtà.

Fa male quel rumore. Nel vero senso della parole.

Un altro rumore – questa volta estraneo al suo corpo – lo fa voltare mentre si accinge ad infilarsi sotto le lenzuola del suo letto singolo.

- Marco..-

Sussurra una donna affacciata sorridente nella porta.

Il ragazzo mugugna , un poco indispettito.

Scenetta vissuta troppe volte, sa già cosa deve dirgli, come – è certo- lei sappia già quale sarà la sua risposta.

- Domani prendiamo  l’appunt..-

Spezza le parole mentre la risata cristallina di suo figlio occupa la stanza e rimbalza nelle pareti.

- Non ho bisogno di un medico, prima o poi mi troverai morto in questo letto!-

Risponde come sempre, alzandosi, per posarle un bacio nella guancia, affettuosamente.

In risposta riceve uno scappellotto ed sorriso.

E’ da un anno che si scambiano le stesse battute.

Mentre la porta si chiude tra le imprecazioni di sua madre, da un ultimo sguardo alla sua stanza e alle foto appese alle pareti.

Ne fissa una in particolare… C’è una ragazza che lo bacia al bordo della pista di una discoteca.  

E sorride

Si sdraia piano piano , mentre sente un freddo strano impadronirsi del suo corpo.

Si ripromette che l’indomani avrebbe acceso la stufetta prima di andare a letto .

In quella casa faceva troppo freddo.

Ma non sapeva che l’indomani non si sarebbe mai svegliato.

 

 

 

28 Marzo 2010

 

-CRISTO!-

Sbotta irritata afferrando il telefono che non smette un attimo di squillare.

Risponde moderando il tono, cercando di capire che ore siano, il perché fosse sveglia, e chi fosse.

- Isa! Sono Marta , a che ora ci vediamo?-

Restò qualche attimo interdetta.

Guardando lo schermo del pc che le suggeriva quale giorno della settimana fosse, il sangue le si ghiacciò nelle vene : domenica.

- Mh si Marta! Mh non saprei! Ci vediamo intorno alle cinque?? –

Chiuse gli occhi godendosi gli ultimi attimi di riposo , mentre l’amica al telefono le diceva che sarebbe passata a prenderla per tempo.

Quando pose fine alla telefonata, piegò affranta la testa alla sua destra.

-Forza e coraggio..-

Mormorò levandosi di dosso le lenzuola color salmone, diretta verso il bagno per una rigenerante doccia.

Puntale aspetta la macchina fuori di casa sua, mentre un vento fresco le scompiglia i lunghi capelli ,stretti in una cosa alta .

Due ciocche  lasciate libere , le frustano la faccia appiccicandosi al gloss rosso steso con dedizione nelle labbra.

Le scaccia via con un gesto seccato della mano .Odia profondamente la combinazione vento- capelli- gloss.

Portandosi gli occhiali sopra il capo , si guarda intorno impaziente.

Passa delicatamente un dito all’angolo dell’occhio per raccogliere un’impercettibile macchia di trucco nero.

E sorride mentre vede la macchina bianca avvicinarsi.

Ci sono certe amicizie, che per troppo tempo si allontanano per fraintendimenti, ma che poi si riavvicinano non appena la verità torna.

E loro sono giustificate dall’ingenuità dei loro ormai lontani sedici anni.

Vederla dopo anni e anni le fa scoppiare il petto di felicità: pensa mentre apre la portiera e si lascia andare ad un lungo abbraccio.

***

Con il sapore di un caffè fra le labbra ,si raccontano anni e anni di vuoto, ridendo per le avventure illogiche e comiche che le vedono protagoniste.

Nel loro sarcasmo dove trovano la gioia di raccontare un qualcosa che  prima le aveva fatte stare male.

Nelle amicizie sfumate ,Marta guarda la sua Isa ridere travolta dal vento che si fuma la sigaretta dimenticata nel posacenere.

 - sei stata l’unica amica leale. Quella delle prime volte. Tu mi conosci più di chiunque altro-

Mormora mentre le guance solitamente bianche dell’altra si tingono di rosso acceso.

E’ sempre fredda Isa, per questo si compiace di quell’imbarazzo evidente.

Anche se è sicura che quella frase l’abbiano detta in tanti, Isa sapeva guardare troppo bene dentro il cuore delle persone.

E  mentre la osserva gesticolare animatamente , si domanda se lei sappia.

 - Marco te lo ricordi? –

Domanda di punto in bianco , spiazzandola, mentre sta ricordando i loro attimi di amicizia.

- Chi marco? –

Domanda Isa corrugando le sopraciglia.

Conosce tante persone che portano quel nome, e la sua memoria spesso fa cilecca.

- il cuccioletto..-

E’ strano lo sguardo di Marta mentre lo dice, ma ci passa sopra.

- uuuh! Certo che me lo ricordo! Il mio adorato cuccioletto! Quanti baci… Quel balosso non riesco proprio più a rintracciarlo! Mi aveva chiesto tempo fa di prendere un caffè , ma quando gli ho risposto non mi ha più cercata. Ho provato a chiamarlo troppe volte ma risponde sempre la segreteria!-

Confessa portando lo sguardo a due adolescenti che si baciano nell’erba .

Le ricorda lei e cuccioletto.

Perché ogni qual volta si trovavano era impossibile che non succedesse niente.

Era chimica. E c’era un affetto incredibile.

Gli torna in mente un espressione particolare di quel viso ,ed in cuor suo spera di rivederlo presto.

- quindi… quindi non sai niente? –

Balbetta Marta portandosi una mano alle labbra.

Isa porta indietro le ciocche scure dei capelli, aspira l’ultimo tiro di sigaretta prima di spegnerla nel posacenere.

-cosa dovrei sapere? –

Il sangue le si gela nelle vene, Isa non sa niente, e si pente di aver aperto bocca.

Non sa come reagirà e ha paura .

Si accarezza il viso prima di parlare.

- Isa… Marco è morto l’ anno scorso…-

Sussurra imbarazzata, mentre il sorriso dell’amica si spegne

-cosa? –

Urla afferrando il telefono di corsa, cercando il nome nella rubrica.

Porta l’aggeggio all’orecchio : ma sa che le risponderà sempre quella voce femminile robotizzata.

E qualcosa le si spezza dentro.

Marta l’ascolta mentre, nel tragitto verso la macchina, continua a sorridere affermando che fosse impossibile.

E quando la lascia davanti casa sua, l’osserva correre su quei tacchi troppo alti.

“su face book c’è il gruppo creato per lui”

 Le aveva detto poco dopo la notizia.

 

 

Non saluta nessuno Isa mentre sale le scale diretta alla sua stanza.

Afferra senza nessuna premura il portatile e cerca informazioni.

E’ sollevata quando inizialmente non trova niente.

Muore dentro quando tramite la chat, Marta le passa il link.

Non crede al titolo, le parole dolci di amici e parenti si fanno opache e sfuocate.

Sfoglia le foto e la verità diviene più fredda del vento che le ha accarezzato il viso tutto il pomeriggio.

Cuccioletto non c’è più davvero.

Dentro le si spezza qualcosa, mentre si abbraccia le gambe lasciandosi andare ad un pianto disperato.

Non vuole mangiare e vedere nessuno.

Si lascia andare a ricordi e sensi di colpa.

Il raziocinio le suggerisce che lei non ne ha colpa.

Marco sarebbe morto comunque.

Ma pensa a quel caffè. E lui non ha mai ricevuto la sua risposta.

Sfogliando fra i singhiozzi quelle foto, ne trova una in particolare.

Sta sorridendo cuccioletto, ed ha quell’espressione che lei si portava da ormai otto anni nel cuore.

Quella che si era ricordata poco prima.

Un anno . non le sembrava possibile.

E pensava a cuccioletto, fra notti bianche e lacrime.

Guarda lo sfondo del pc, dove ha messo una sua foto – qualcuno le aveva detto quanto fosse esagerata…ma a lei andava così - .

Marco guarda lontano, ma sembra che da un momento all’altro si debba voltare verso lei per sorriderle, e la mano sembra fatta per essere afferrata : allunga la sua, ma trova un muro sottile.

Sa che non è solo questione di uno schermo, ma che deve rendersi conto che quel muro d’ora in poi ci sarà pure nella realtà.

Non è lo stesso di non sentirsi qualche mese, arrabbiarsi poi, mentre tutto scema in un abbraccio, in mille baci, e qualche mi sei mancato.

Mentre l’alba le illumina il viso, scrive  tante parole – sconnesse,ansiose, dolorose -  nella bacheca di quel gruppo, solo pochi ricordi , gli altri li custodisce gelosamente per se.

Sarebbero troppi da raccontare, ed in ogni caso sono momenti suoi e di cuccioletto.

Perde il senso del tempo .

Sa solo che le fa male la testa e pizzicano gli occhi, mentre la sua migliore amica le racconta cose divertenti.

Annuisce, ma lei è lontana. Lo sanno tutti.

La madre è preoccupata : dietro una corazza di ghiaccio sa che sua figlia è troppo sensibile .

Ci sono azioni giuste in momenti sbagliati.

“ stai esagerando adesso”

Le dice .

- va fuori di qui! Tu che cazzo ne sai di cosa sento io! Va via non capisci –

Non ci sta male mentre sente la figlia urlarle dietro epiteti poco carini.

Non ci sta male davvero . Sa che ognuno affronta i suoi dolori come meglio crede.

Non ci sta male. Davvero.

 

 

 

Isa si sdraia nel letto.

Sa che dormirà un ora, perché poi gli incubi saranno  troppo pesanti da vivere, e sarà comunque un'altra notte bianca.

Sa che ha finito le lacrime.

Quindi si sente vuota ed inutile.

Proprio quando sta per spegnere il telefono, il pc trilla l’arrivo di una mail.

La apre, sicura che sarà l ‘ennesima stronzata.

Ma il mittente e  l’oggetto , le fanno accartocciare ancora il cuore.

La mamma di marco le ha scritto una mail.

Una bellissima mail.

E si sente una merda, perché non dovrebbe essere una madre che ha perso il figlio , a consolare un amica in lutto.

Non dovrebbe.

E le chiede scusa.

Le espone il suo dolore e l’incredulità.

L’abbraccio forte.. scrive Isa nell’ultima mail.

“……..e sarà come avere accanto lui”.

E lo scrive ovunque.

 

 

 

 

 

 30 Marzo  2010

 

 

 

Cammina lentamente , cercando di stamparsi un sorriso per ingannare gli altri.

Marta le ha appena detto che Marco le avesse chiesto di cercarla , un mese prima di morire.

Le dice anche che si sente in colpa perché gli aveva risposto male.

Ma Isa abbozza sempre quel sorriso , non risponde.

Lascia che l’unico rumore esistente, oltre il brusio del mondo, sia quello della ghiaia sotto le scarpe.

In una mano regge due caffè e nell’altra un mazzo di fiori.

Il cuore scoppia nel petto : sa che quella sarà solo l’ennesima conferma.

Conferma che non vuole alla fine.

Quando arrivano trovano una donna davanti alla sua tomba.

E’ rannicchiata nel suo dolore.

Isa si avvicina piano , le posa una mano sulla spalla.

E la donna non si volta, sa che è lei, avevano un appuntamento.

Posa la sua sopra quella della giovane, stringendola forte.

Sapeva perfettamente chi fosse Isa per suo figlio.

Un amore, un amante , un amica .

Marco le aveva parlato spesso di lei.

Isa posa uno dei caffè vicino alla tomba, l’altro lo beve osservando la foto.

Poi si accende una sigaretta in silenzio. E lo osserva ancora.

Solo quando la spegne si avvicina alla madre del suo amico e la stringe forte.

“e sarà come avere accanto lui” .

Entrambe si scambiano qualcosa : Isa le posa fra le mani una lettera, la donna una busta .

E come se niente fosse, dopo aver sciolto un ultimo abbraccio, vanno via per strade opposte.

 

“Fa strano, non so esattamente cosa provare.

La prima volta che ti ho visto avevamo quattordici anni ed eri un uragano.

Quel sorriso furbo e gli occhi che – non sapevo come – potevano brillare di luce propria.

Seduto al mio fianco, in una panchina della piazza, mentre si prendevano in giro gli indiani delle bancarelle, si giocava : avevi il segno delle mie unghie sul tuo braccio e sono diventata la tua gatta.

Era proprio quel giorno che mi hai rubato un bacio, come cosa ovvia, in silenzio.

Passare un’estate lì, sempre alla stessa ora , fingere di aspettare un pullman , nella speranza di incontraci ancora.

O camminare casualmente in una strada dove uscivi, e sapere di trovarti.

Perché mi avresti accompagnata alla fermata, e avresti deciso di farmi compagnia, e raccontandoci piano , la gente vicino a noi cambiava e ci ignorava ad ogni fermata.

La gioia di trovarci in discoteca, baciarti al bordo pista Fra la musica alta e mille persone Noi .

Trovarti fuori di scuola.

Troppe ore al telefono , e troppi messaggi.

Adoravo vedere la tua figura farsi sempre più lontana, offuscata da un tramonto.

Ti osservavo sparire nella via di casa mia, e non rientravo finché non c’eri proprio più.

Per un anno ho ascoltato una segreteria, attendo ancora il messaggio che mi dice che hai accesso il cellulare.

Come aspetto  ancora il messaggio di risposta al mio.

Ma so che non arriverà.

E fa male averne la consapevolezza.

Vorrei solo che esistessero davvero i fantasmi, per vederti solo un altro attimo , dimmi che stai bene, dirti che mi manchi e IO ti voglio bene , più di quanto di ho dimostrato in otto anni.

Solo per avere l’illusione di osservarti svanire in questi tramonti finti.

Ti porto nel cuore, tesoro mio.

La tua gatta.

La tua Isa”

 

 

La madre richiude con cura la lettera, infilandola nella busta, per poi posarla nel letto del figlio.

Ha staccato una fotografia dalla parete : dove il profilo di una ragazza bacia suo figlio.

 

…..Ed Isa chiude gli occhi, si culla nel calore di una felpa che porta un odore che sa di adolescenza.

“e sarà come avere accanto lui”

 

 

 

 

 

 

 

 

                                                                             A Mirko, Il mio cuccioletto. Nel mio cuore, sempre.

  
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