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Autore: Ariel Lane    01/04/2010    0 recensioni
«Strinsi la mano in un pugno, e maledissi con tutta la rabbia che mi portavo dentro il maledetto che aveva inventato il “E vissero tutti e felici e contenti.” Perché in quel suo maledetto lieto fine aveva omesso me. » Avvolte credere nella fortuna è un bene, altre un male. C'è chi s'innamora, e chi invece ricade sempre nella stessa rete. Ma il destino fa sempre di testa sua, non guarda in faccia nessuno. Per questo esistono le fiabe, per portare un po' di speranza a chi non ne ha...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 18

*Danny’s tears*

 

1

(Lena)

 

Il cielo risplendeva, non una sola nuvola.

Era una notte perfetta, luminosa.  La Luna risplendeva austera rischiarando tutt’attorno.

Faceva freddino, ma paragonato al freddo pungente di Londra era solo una brezza leggera.

Lena camminava fianco a fianco alla sua amica Charlotte dai capelli color fiamma. 

Erano ad una festa scolastica e quanti bei ragazzi che c’erano lì.

C’era l’imbarazzo della scelta.

Peccato, però, che nessuno di loro fosse il suo tipo.

Barcollando nella penombra del cortile, una sagoma sembrava avvicinarsi a loro sempre di più.

-Salve ragazze! Chi delle due fortunate vorrebbe ballare con me?-Olivier era completamente ubriaco. Ondeggiava con un bicchiere di Martini in una mano ed una sigaretta appena accesa nell’altra.

-Cielo Olivier…-fece schifata la ragazza sentendo la puzza di alcool dell’amico-...Sei già ubriaco!-Charlotte lo allontanò nauseata con una spinta .

Il ragazzo allora si avvicinò a Lena sfiorandole i capelli con la punta delle dita con le quali teneva il martini.

-Levati dalle scatole Olivier.-inorridì Lena.

-Ma certo Mademoiselle.-fece un profondo inchino-Come desidera…- e se ne andò ridendo a crepapelle.

-Quel ragazzo è incorreggibile.- Charlotte sorrise mettendosi a braccia conserte.

-È un cretino, ecco cos’è!-esclamò irritata lei.

-Lena vuoi piantarla di essere così scontrosa con tutti?-

Lena allargò le braccia incredula, la guardò torva -E cosa dovrei fare? Ubriacarmi come lui, e fare finta di nulla?-

Ora che ci pensava meglio non suonava poi così male. Magari si sarebbe svegliata la mattina dopo con un grande vuoto di memoria. Sempre meglio che ricordare.

-Non è per questo che sei venuta qui?-Charlotte la squadrò altezzosa e Lena seppe solo chinare il capo e zittire.

Non voleva vedere lo sguardo di chi aveva ragione.

-Forse ho commesso un errore.-scosse la testa passandosi una mano tra i capelli.

Sospirò e prese a guardarsi intorno. Detestava dover dar ragione agli altri. Soprattutto se quegli altri era Charlotte, che in quel momento le poggiava le mani sulle spalle.

La ragazza dunque prese a fissarla dritta nelle pupille.   

-No, Lena… È stato lui il coglione. Tu non hai nessuna colpa!-

Lena la guardò accigliata e la scansò.

-Tu non conosci Danny.-sussurrò iraconda.

Charlotte l’afferrò per il polso e la trasse a sé. La guardò con aria di sfida e disse:

-Perché tu si?-

Lena lesse nei suoi occhi l’irrisione. La sua bocca si contorse in un ghigno sadico e provocatorio.

-Va a quel paese.-ringhiò tra i denti.

Lena voltò le spalle all’amica liberandosi dalla sua presa, dirigendosi verso delle panchine; uno spiazzo illuminato dalla luce dei lampioni della scuola, dove qua è là erano sparse delle mattonelle in pietra.  

Attorno c’era solo il buio, e la festa era a qualche metro di distanza.

Come poteva essere stata così stupida da credere che l’avrebbe dimenticato? Non era possibile.

Calciò, dunque, qualche sassolino ripetendo il suo nome sottovoce, sussurrandolo dolcemente. Accarezzandosi le braccia si trascinò sino ad una panchina dove si lasciò cadere amareggiata.

Si sfregò le gambe infreddolite. Cavolo. Proprio quella sera doveva mettersi la gonna?

Racchiuse la testa tra le braccia poggiando i gomiti contro le ginocchia, ed avvertì i capelli biondi sfiorarle le spalle. Erano cresciuti molto nelle ultime settimane.

-Perché sono così stupida?- singhiozzò.

Come poteva solo aver pensato che scappare da lui sarebbe stata la cosa migliore. Lei non poteva stare lontana da lui. Non le era possibile. Lei aveva bisogno di lui, di sentire la sua voce e la sua risata.

-Stupida, stupida, stupida…-si ripeteva. Cominciò a piangere, e tra le lacrime che versava c’era il dolore di non aver potuto dire quello che provava  all’unica persona che la faceva sentire bene, alla quale non poteva rinunciare per nulla al mondo.

Ed improvvisamente riudì le risate, le parole che si erano detti la prima volta che erano usciti insieme.

I piedi le facevano male, non era abituata a stare sui tacchi, quindi con le mani tremanti se li tolse. Li lasciò lì, sotto la panchina e con i piedi sfiorò l’erba umida ed appena tagliata del giardino.

-Dan…-sospirò sfregandosi le mani guardando il cielo. Come per esprimere un desiderio.

-Perdonami.-

Una voce dall’oscurità la fece sussultare.

-Chi c’è?-si guardò attorno ma l’oscurità non le permetteva di vedere bene; qualche metro distante da lei una sagoma prese forma sotto la fioca luce di un lampione.

-Perdonami.- ripeté ancora una volta la voce, e a quel punto a Lena venne un tuffo al cuore. Un singulto e le lacrime sgorgarono come fiumi in piena; si alzò di scatto, scordandosi che l’erba fosse ghiacciata e che le sue scarpe fossero ancora sotto la panchina; il vestito di seta nero che indossava si sollevò leggermente quando una leggera folata di vento le sfiorò la pelle. Istintivamente si diresse verso la figura ancora in lacrime.

-Dan?- fece incerta.

Il ragazzo avanzò ancora un po’ e Lena corse verso di lui gettandogli le braccia al collo.

Danny parve preso in contropiede in un primo momento e prese a farfugliare parole incomprensibili, ma quando capì che Lena stava piangendo tra le sue braccia la strinse forte a sé.

-Perdonami ti prego.-

Lena si distaccò e lo guardò con gli occhi ancora arrossati. Danny le accarezzò una guancia e lei gli porse la mano sulla sua e prese a guardarlo negli occhi; non c’era niente al mondo di più bello che guardarlo negli occhi.

Sentiva Danny avvolgerla con il suo abraccio e stringerla forte a sé.

Era tutto così reale, era tutto così dannatamente perfetto.

Ma era solo un sogno.

 

 

Si sedette sul letto di scatto. Era tutta sudata.

Si passò una mano tra i capelli e poi sfiorò le labbra con la punta delle dita.

Socchiuse gli occhi e rivide quella scena, percepì il suo abbraccio ed il suo profumo. Le sembrò quasi di udire la sua voce.

Ma era tutto una stupida illusione. Uno stupido sogno.

-Lena.-Charlotte era entrata di corsa in camera. Il suo sguardo preoccupato corse dalla ragazza al suo cuscino; era completamente bagnato, intriso di lacrime come il giorno prima, ed il giorno prima ancora.

-Charlotte, non ti preoccupare, sto bene.-Lena si asciugò gli occhi e scansò la coperta. Incrociò le gambe e con le dita dei piedi strusciò  contro il cotone delle lenzuola.

Charlotte entrò cauta e richiuse la porta alle sue spalle; con passo di danza si diresse verso Lena e si sedette accanto a lei. Le accarezzò una guancia, e provò compassione guardando i suoi occhi rossi zampillare lacrime senza che lei stessa se ne accorgesse.

-Ma cosa diavolo ti sta facendo quel ragazzo?-le sussurrò amorevolmente.

-Sto bene.-singhiozzò.

L’amica la guardava avvilita, avrebbe voluto tanto chiederle se davvero stesse bene. Se davvero non fosse colpa sua, come lei si ostinava a sostenere. Assisteva al suo lento degradarsi giorno dopo giorno, senza mai trovare pace o smettere di piangere.

Quanto poteva ferire l’amore?

-Da quando sei arrivata non fai altro che piangere, e per di più nel sonno gridi il suo nome.-Charlotte sospirò. Dentro di sé avvertiva l’incapacità di non poter aiutare l’amica, perché non c’è via di scampo dal mal di cuore.

È una malattia che quando ti prende ti distrugge, ti annulla senza lasciarti il tempo di realizzare che stai scomparendo per sempre dalla faccia della terra, portandoti via tutti i ricordi, le emozioni più belle che in quegli attimi diventano le più dolorose; e che ti danno il colpo di grazia quando meno te lo aspetti.  

-Io sto bene.-

Lena continuava ad illudersi di poter andare avanti senza di lui, ma era evidente che non fosse così, che non poteva essere così.

E Charlotte l’aveva capito.

-Non mangi niente, stai sempre per i fatti tuoi  e non parli mai. Dei ragazzi non ne vuoi sapere. Cosa ne dovrei dedurre? Sembri una drogata alla quale hanno sottratto la sua dose. Io non ti riconosco più Lena. Cos’ha lui che un altro ragazzo non può avere?-

Lena la guardò ancora in lacrime. Affondò le unghie di una mano nel palmo dell’altra. Singhiozzò qualcosa, poi, le si avvicinò all’orecchio e bisbigliò lentamente:

-Il mio cuore...-

Charlotte la fissò attonita. Negli occhi dell’amica lesse una vena di malinconia e rassegnazione, dolore, ma allo stesso tempo anche la felicità assoluta.

Quel ragazzo era il centro del suo universo. Era tutto ciò che chiedesse alla vita, tutto ciò che desiderasse era lui. Lui, solo e maledettamente lui. Nessun altro. Era forse chiedere troppo?

Per un cuore sbriciolato era forse chiedere troppo?

Evidentemente si.

-Lo ami più della tua vita.-scosse la testa ghignando.

Come ci si poteva ridurre a quel modo?

-Lui è la mia vita, Charlotte.-

E al suono di quelle parole gli occhi di Lena brillarono e l’amica vide comparire un bagliore mai visto prima.

Allora Charlotte si alzò dal letto e lasciò Lena seduta a rigirarsi le dita affondando le unghie sempre di più nella sua candida pelle. Vide i capelli biondi di lei lasciarsi andare al proprio destino, gli occhi stanchi vagarono per qualche istante per tutta la stanza. Rotearono per qualche secondo e poi finirono per fissare il vuoto.

-Vado a preparare la cena.-disse con aria affranta.

Lena annuì. Non seppe far altro.

-Bene.-disse la ragazza ed uscì dalla stanza.

 

2

 

Cosa la teneva inchiodata su quel letto da giorni non lo sapeva. Probabilmente era la stessa cosa che l’aveva spinta a trasferirsi a casa di Charlotte qualche settimana prima.

Lena si portò le ginocchia al petto e cominciò a dondolarsi, con gli occhi persi nel vuoto ripeté il nome di Danny più e più volte. Come se stesse recitando un rosario.

 

Charlotte scese le scale del primo piano per dirigersi nella cucina. Lena era sempre stata una ragazza molto forte ma in quel momento sembrava essere l’essere più fragile al mondo.

Sotto le sue dita scorreva il corrimano della scala in legno che cominciava a cigolare dopo tanti anni.

-Lena.-sussurrò ancora incredula.

Ed ecco che il campanello suonò.

Charlotte guardò curiosa la porta e lentamente vi si avvicinò dopo aver sceso anche l’ultimo gradino.

Guardò attraverso l’occhiello e non poté credere ai suoi occhi. Era come un incubo che diventava realtà; Charlotte si mozzicò l’unghia del pollice sinistro. Ci pensò su.

E se la malattia fosse l’unico vaccino per Lena?

Tanto valeva provare.

Inspirò, poi, aprì la porta.

 

-Ciao, scusa il disturbo cercavo Lena Johnson . Abita qui per caso?-

-Danny.-sussultò vedendolo sullo zerbino.

Il ragazzo sorpreso ghignò e poi, i suoi occhi si andarono a posare sulle pareti alle spalle della ragazza.

-Immagino di si.-disse con rammarico. Mise le mani in tasca e diede un’occhiata allo zerbino sotto i suoi piedi.

Charlotte lo guardò perplessa, ci pensò su di nuovo, poi si decise a farlo entrare.

-Vieni, entra.-Danny, facendosi avanti titubante. Si guardò attorno e per un istante sentì il suo profumo entrargli nelle narici. E magari non fu solo un’impressione.-Mi chiamo Charlotte Dubois, Lena vive con me, la sua camera è quella...-disse indicando la porta in legno d’acero sulla quale era appeso un cartello giallo con sopra scritto «Keep out».  

Danny guardò la rossa chioma della ragazza dimenarsi fluida, poi, le fissò gli occhi castano chiaro. Annuì alle sue parole e rivolse la sua attenzione alla porta.

Il cuore gli batteva a mille. Ormai non poteva più tirarsi indietro.

-Grazie.-chinò al testa e salì il primo gradino.

-È più fragile di quanto pensi.- Danny si voltò e Charlotte lo guardò arcigna. Doveva essere una riflessione, ma sembrava un rimprovero. Se l’avesse distrutta ancor di più non l’avrebbe passata liscia.

I suoi occhi dicevano tutto.

Danny annuì ancora una volta, dopodiché prese a salire le scale sino a che non si trovò di fronte alla porta, ed allora entrò nel panico.

Bastava solo girare la maniglia infondo. Era così facile.

 

Già, e poi? E se poi lei mi tira qualcosa contro? Se comincia a urlarmi in faccia? Infondo non ha tutti i torti...

Fece un gran respiro. Strusciò la mano destra contro i jeans poi abbassò la maniglia e...

 

3

(Danny)

La camera era ordinata. Molto spaziosa.

Guardò i muri sui quali erano appesi poster e foto, ed in una di quelle era raffigurata con Alicia al mare qualche anno prima.   

In un angolo della stanza c’era una porticina. Probabilmente era il bagno.

La scrivania era tutta tirata a lucido. I quaderni erano posti meticolosamente uno sopra l’altro, tutti scritti in francese e sopra di essi c’era un astuccio nero.

Vide un diario rosso e nero spiccare tra la pila di quaderni e libri sotto il suo naso.

Si diede un’occhiata intorno-certo che non vi fosse proprio nessuno- poi, indisturbato lo prese in mano e lo aprì.

 

«Caro diario,

Sono già sull’aereo e sinceramente non so nemmeno io perché l’ho fatto. Lo so, sono troppo avventata ma non posso andare avanti così. Ogni volta che cerco di dimenticarlo, eccolo che ritorna. Non posso farci nulla. Sono un’idiota. Ormai non mi basta più vederlo  qualche volta o solo in foto. Ora voglio che lui sia mio, e ti giuro che mai ho desiderato qualcosa o qualcuno così tanto.  

Senza di lui mi sembra come di camminare in un sogno infinito, dove non ci sono vie d’uscita né la fine.

Prima di tutta questa storia non facevo altro che chiedermi come sarebbe stato se avessi mai potuto avere una piccola possibilità, ora vorrei tanto continuare a sognare come una volta. Vorrei non averlo mai conosciuto. Desidero tanto non avergli mai parlato.

Ma è più forte di me.

Lo so, i sogni appartengono ai perdenti, e forse è quello che sono, perché lo amo. Più della mia stessa vita, più di qualsiasi altra cosa, più di me stessa. Essere una sognatrice  vuol dire essere una perdente, perché desideri qualcosa che non potrai avere mai e poi mai. Ed amare qualcuno che non potrà mai essere tuo è veramente stupido.

Vado in Francia, da Charlotte. Starò lì sino alla fine della scuola credo, forse tornerò qualche mese prima. Giusto il tempo di diplomarmi. Poi me ne andrò. Forse tornerò in Francia. Chi lo sa.

Ora voglio solo dimenticare ed andare avanti.

Infondo sono solo un’amica per lui. Solo quello.

Che idiota…»

 

Danny lesse tutto d’un fiato avvertendo un dolore lancinante al cuore, quindi si portò una mano all’occhio destro che aveva iniziato a piangere involontariamente.

Girò pagina.

Eccone un altro.

 

«Caro Diario,

Oggi è il primo giorno che sono qui  e le persone sono tutte simpatiche e mi aiutano. Credo che mi troverò bene qui con Charlotte  ed Olivier.»

 

Poi un altro.

 

«Caro Diario,

Sono già passati quattro giorni da quando sono arrivata a Parigi. Mi trovo bene con i ragazzi, ma Londra mi manca troppo.

Danny mi manca. Speriamo vada meglio. »

 

Sfogliò il diario e vide che Lena era arrivata a scrivere anche più di due volte al giorno. Si soffermò su una pagina in particolare, dove il suo nome era ripetuto in caratteri cubitali.

 

«Caro Diario,

Oggi è lunedì 19 settembre, e sono qui ormai da dieci giorni e già non ce la faccio più.

Sono sola in casa. I genitori di Charlotte sono partiti per un convegno di lavoro e lei è uscita con Daniel, il suo nuovo fidanzato. Io sono seduta sul letto e non so che fare. Da quando sono qui mi sento fuori posto, e non è colpa della lingua.

Da quando sono qui non faccio altro che vedere il suo volto su quello degli altri, sento la sua voce ovunque, mi risuona nelle orecchie come l’eco fra le  montagne, ed io non riesco a fare a meno di pensare a lui.

Charlotte si lamenta che non mangio più per colpa sua, ma non è così. Non è colpa di Danny, è colpa mia che non riesco a far tacere il mio cuore. Sono solo una povera illusa. Eppure continuo ad amarlo.

Non posso fare finta di niente.

Ho chiesto ad Alicia e gli altri di non far sapere nulla a Danny. Non subito per lo meno.

Non credo senta la mia mancanza.

Che stupida che sono stata, per tutto questo tempo non ho fatto altro che illudermi come una ragazzina di dodici anni. Ho bisogno di qualcuno che mi dica- Ehi, Lena! Svegliati che hai diciotto anni, non due!- eppure continuo a vederlo ovunque. Ho come la sensazione che tutto questo mi stia distruggendo.

Come potrò continuare ad andare avanti così per i prossimi mesi? O magari, per tutto il resto della mia vita?

Se ancora vogliamo definirla così. Una vita senza di lui non è vita, senza l’unica persona che desideri veramente al tuo fianco non credo valga la pena di chiamare “vita” la tua inutile esistenza. Sai, riesco quasi a ricordarmi il suo profumo.

Rivedo ancora il suo sorriso. Non me lo sono dimenticato. E come potrei? Quel sorriso dolce e scaltro, quegli occhi verdi che si illuminano al solo suono della parola “musica”.

Danny è speciale. È più della semplice e banale rockstar che tutti credono che sia.

Danny è il mio mondo, il mio universo, la mia stella polare, il mio portafortuna. Lui è tutto per me.

Non riesco ad immaginare la mia vita senza di lui. Sarebbe folle. Disumano.

No, io non posso dimenticare Danny. Non voglio farlo. Se esistesse una pozione per poterlo dimenticare non la berrei nemmeno sotto tortura. Perché i ricordi più belli che ho me li ha regalati lui, e nessuno prenderà mai il suo posto. Nessuno mai.

Danny è unico, e senza di lui, io non sono nulla.»

 

Le sue mani tremarono e gli occhi ormai umidi  rivelarono le sue emozioni, e non c’era nulla che potesse fermarle.

-Danny.- Lena era appena uscita dal bagno, ed il ragazzo le dava le spalle tenendo saldamente stretto il diario in mano. Lena lanciò un’occhiata ai libri. Scosse la testa sospirando: l’aveva letto,-Piaciuta la lettura?-si diresse verso il letto e si lasciò cadere.-Avanti, dillo, sono patetica… Ora sai tutto. Puoi anche ridermi in faccia se vuoi, tanto ormai non credo che te ne importi qualcosa.-scrollò le spalle in segno di resa.

Danny tirò sul col naso, posò il diario delicatamente sulla scrivania. Si mise le mani nelle tasche dei pantaloni e lentamente, si voltò verso di lei piangendo.

Lena stette zitta,  lo guardò allibita. Sul viso di Danny comparve un ghigno ironico, scosse la testa, come se neanche lui credesse a ciò che stava per dire o fare.

-Dan...-sussurrò la ragazza allungando un braccio verso di lui.

-Hanno ragione gli altri. Tu sei troppo per me, io non ti merito...-singhiozzò-...Sono stato uno stronzo. Credevo che fossi come tutte le altre, che mi sarei liberato di te facilmente, che sarebbe finita come è successo con tutte le altre ragazze.-guardò il pavimento per non incrociare i suoi occhi verdi e stanchi- Eppure, non so perché, ma non posso fare a meno di te, non riuscivo a spiegarmi perché mi fossi sentito un idiota dopo averti detto tutte quelle cose. Ora…Ora lo so…-strusciò un piede contro il parquét della stanza, poi, sollevò gli occhi e prese a guardarla fissa-... Solo che, dopo aver letto questo e aver scoperto la verità mi chiedo, perché lo fai? Dopo tutto quello che ti ho detto dovresti odiarmi, detestarmi , disprezzarmi  oltre ogni limite, ma nonostante tutto continui ad amarmi...-il viso di Danny si rigò e scosse ancora la testa come per scacciare tutti i brutti ricordi che gli ronzavano da una parte all’altra della mente-...Perché?-

Lena vide i suoi occhi arrossarsi a mano a mano. Le sue labbra presero a tremare. Tutto quello che stava dicendo era vero; lui aveva sbagliato, lui aveva detto tutte quelle cose, lui l’aveva ferita. Eppure, anche lei si sentiva male, anche a lei in quel momento veniva da piangere.

Allora si alzò dal letto e si diresse verso il ragazzo.

Gli sfiorò il giacchetto di jeans che portava indosso. Gli accarezzò il viso e gli sorrise accendendo in lui un barlume di speranza.

Si guardarono negli occhi, e Lena vi si rispecchiava perfettamente.

Era sincero.

-Perché senza di te...-fece una pausa-…È come morire. Anche se mi ferisci, anche se mi detesti...Io non posso fare a meno di te. Da quando ti ho visto per la prima volta...-

-Lena io…-la ragazza lo zittì.

-Danny io ti amo...-sospirò. Che fatica dirlo-...Non mi interessa nessun altro. Io voglio solo te perché tu sei unico per me, quando ridi mi fai venir voglia di ridere assieme a te, e quando piangi...- gli asciugò gli occhi e sorrise. Ci fu una pausa molto lunga questa volta: Lena gli prese le mani e le sfregò contro le sue, poi, gli sfiorò una guancia con il dorso della mano destra e scosse la testa. Sul suo volto comparve un sorriso a mezza bocca. Lo abbracciò forte e lo baciò. Fu un bacio lungo e mai avuto prima. Lena socchiuse gli occhi, nemmeno il suo primo bacio fu così bello, non era paragonabile nemmeno a quello che gli aveva rubato prima di partire. Era molto di più.

-In quel caso cosa faresti?-Danny la guardava con gli occhi pieni di speranza.

-...In quel caso vorrei stringerti a me, perché se tu cadi Dan, io vengo giù con te. E anche se volessi non avrei un’altra via d’uscita. Ormai sei parte di me. Sei la mia vita, e se tu non ci sei...- si allontanò ed aprì le braccia per mostrargli cosa era diventata-... Io non vivo più.-

Era magra, più magra di quanto già non fosse. Non mangiava più da quando era cominciata tutta quella storia ed i suoi occhi erano stanchi ed arrossati. Danny seppe solo stare zitto, chinò lo sguardo e poi lo rialzò velocemente su di lei quando sentì che ricominciava a parlare.

-Saperti vicino mi fa star bene perché so di avere te al mio fianco che mi fai sentire più forte quando le mie giornate vanno male e quando un’ora sembra non  dover finire mai.- Danny ghignò al suono di quelle parole-Non pretendo che tu ti inginocchi di fronte a me giurandomi amore eterno, non ti sto chiedendo di sposarmi, non pretendo niente di tutto questo. Chiedo solo di poterti stare accanto, sapere di poterti essere vicina anche solo come amica mi basterebbe. L’importante per me è che tu mi voglia al tuo fianco...-

Danny la fissava incredulo. Possibile che quella ragazza lo amasse a tal punto?

-Fossi in te mi sarei già dimenticata di uno come me.-

-Peccato che tu non sia me.-gli sfiorò una mano-Potresti capire quanto sei speciale.- disse sorridendo.

Danny scosse la testa.

-Tu sei pazza...-fece sogghignando.

 -…Di te.- aggiunse lei avvicinandosi al suo volto.

Lena era di fronte a lui, proprio come nel sogno, erano ad un palmo di naso. Sentiva il suo battito irregolare aumentare sempre di più, il suo respiro affannato. Le sue mani non avevano smesso di tremare.

I loro nasi s’incontrarono e si sfiorarono dolcemente.  

-Torna a casa- Danny la guardava serio mentre lei sorrise chinando lo sguardo-Credo ti convenga fare i bagagli. Perché senza di te io non torno-ammise poi arrossendo.

-Veramente?-fece lei imbarazzata.

-Si, e domani abbiamo anche un concerto. Non credo che tu voglia vedere Tom infuriato come un toro....- Lena aggrottò la fronte-...Quando sparisco diventa una belva!-le sussurrò in un orecchio.

- Posso immaginare.-ridacchiò.

-Ti aspetto di fuori.-la baciò e scappò verso la volta. Poggiò una mano sulla maniglia e si fermò all’istante.

Si voltò verso la ragazza che aveva cominciato a tirar fuori dall’armadio tutta la sua roba- Un giorno capirò perché mi ami...-

Lena, china sulla montagna di vestiti, lo guardò ridendo.

-...Ma non capirai mai quanto.- sul suo viso comparve un sorriso dolcissimo, così dolce e vero che Danny si convinse di aver baciato un angelo.

 

 

 

 

 

 

    

   
 
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