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Autore: Lade_    01/04/2010    5 recensioni
“Brutta settimana per i nati in agosto: l’allineamento di Mercurio, Marte e Saturno determinerà una serie di catastrofi per chiunque abbia già compiuto vent’anni. Se invece non li hai ancora compiuti sta’ tranquillo, leoncino: nessuna settimana catastrofica in arrivo, ma il cinque agosto sarà per te una giornata disastrosa, quindi vedi di fare buon viso a cattivo gioco e cerca di resistere!”
Terza classificata al contest "DON'T OPEN THIS COOKIE! (disastrous day inside)" indetto da Kukiness
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill, Weasley, Charlie, Weasley, Fred, Weasley, George, e, Fred, Weasley, Percy, Weasley, Ron, Weasley
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Nick (su EFP): clacly

Galeotta fu la profezia e chi la scrisse

 

- …e così io e George abbiamo raggiunto il primo, importante traguardo della nostra carriera.- annunciò Fred, ultimando un lungo e sconclusionato discorso che lui e il gemello avevano avviato oltre mezz’ora prima davanti a un uditorio di due sole persone: Ron e Ginny, gli unici disposti ad ascoltare i loro resoconti su come erano riusciti a creare da soli un oggetto degno dell’Emporio degli Scherzi di Zonko.

A un cenno del fratello, George afferrò una bacchetta magica e la agitò forsennatamente davanti agli occhi stupiti di Ron e Ginny.  - Ecco la nostra prima creazione!- esclamò entusiasta, scansandosi un ciuffo di capelli rossi dagli occhi. Il suo sguardo, ora che non era più nascosto dai capelli, appariva luminoso ed eccitato. 

- Una bacchetta?- Ginny sembrava confusa. – Il primo, importante traguardo della vostra carriera è una bacchetta magica?

- Oh, forse Olivander e Gregorovich dovrebbero iniziare a preoccuparsi della concorrenza. - disse Charlie in tono scherzoso. Era appena piombato in soggiorno; le grandi mani callose stringevano un enorme volume dalla copertina rossa (I Draghi: bestie feroci o innocui animali da compagnia?, di Newt Scamandro) e la bocca era piegata in un sorrisetto sarcastico, causato con tutta probabilità dalle parole di Fred e George.

- Loro no, ma Zonko sì. – replicò Fred. Estrasse dalla tasca posteriore dei pantaloni una bacchetta identica a quella di George e, sotto lo sguardo meravigliato di Ron, Ginny e Charlie, entrambe le bacchette si tramutarono in enormi ratti di gomma.

Ron era affascinato. – Che forza!- disse con enfasi, guardando i ratti penzolare a testa in giù nelle mani dei gemelli.

- E questo è solo l’inizio!- affermò George. – Abbiamo un sacco di progetti in cantiere, giusto Fred?

- Sicuro!- fece Fred. – Dovreste sperimentare i prototipi delle nostre Mou Mollelingua… ci servirebbero delle cavie e…

Uno strillo acutissimo interruppe il suo discorso, e un attimo dopo Percy fece il suo ingresso in soggiorno; era livido di rabbia e stringeva con malgarbo un orribile rospo color fango con le zampe posteriori insolitamente lunghe.

Il terzogenito di casa Weasley, disgustato, gettò il rospo ai piedi dei gemelli. – Non appena ho impugnato quella che credevo essere la mia bacchetta magica, quest’ultima si è trasformata in un rospo di gomma.- sibilò, fissando i fratelli minori attraverso le spesse lenti cerchiate di corno.

– Pensavo di essere stato chiaro, quando l’altro ieri vi ho proibito di lasciare questa robaccia in giro per casa. Non azzardatevi mai più a entrare di nascosto nella mia stanza e sostituire la mia bacchetta con una delle vostre stupide invenzioni, altrimenti…

- Altrimenti correrai piangendo dal signor Crouch e gli dirai che a casa non riesci a lavorare perché quei cattivoni di Fred e George ti danno fastidio?- completò George, in una perfetta imitazione della voce lamentosa di Percy. Ginny azzardò una risatina, ma l’occhiataccia che Percy le rivolse la fece ammutolire all’istante.

- Non ho tempo di occuparmi di voi due.- disse altezzosamente Percy ai gemelli, che avevano due sorrisi identici stampati sui volti lentigginosi. – Devo lavorare, io, non posso permettermi di prendermi pause. 

- Giusto, Perce, saremmo davvero dei pessimi fratelli se rubassimo del tempo ai tuoi studi sullo spessore sul fondo dei calderoni. – scherzò Fred, dando una pacca sulla spalla del fratello. Percy, punto sul vivo, lisciò con aria di sdegno il punto della camicia su cui si era posata la mano di Fred, come se la sua pacca l’avesse sgualcita o, peggio, infettata.

- Per vostra informazione, il compito che mi ha affidato il signor Crouch è molto importante.- annunciò Percy in tono pomposo. – Dovete sapere che i calderoni prodotti all’estero…

Il monologo di Percy fu interrotto dal rumore di un paio di ali fruscianti e qualche istante dopo un barbagianni piuttosto scarno e con tutte le piume arruffate entrò dalla finestra aperta e planò goffamente sulla spalla di Charlie.

Egli grattò dolcemente la testa spennacchiata del rapace e afferrò il rotocalco che esso stringeva nel becco: era una copia de Il settimanale delle Streghe.

- Puah, una rivista femminile… - fece Ron storcendo il lungo naso. - Non capisco come robaccia di questo genere possa piacere a persone dotate di un cervello: insomma, quelli de Il settimanale non sanno fare altro che riempire ogni numero di articoli chilometrici su Allock, anche adesso che è ricoverato al San Mungo, oltre a sondaggi su quale mago abbia il sorriso più affascinante e ridicoli romanzetti a puntate. 

Mentre Ron parlava, il barbagianni con il piumaggio scarmigliato aveva iniziato a tubare a più non posso e a svolazzare in circolo, sbattendo una volta sì e una no contro uno dei sei Weasley presenti nella sala. Errol, che sino a quel momento era rimasto appollaiato sulla spalliera di una poltrona, vide che il nuovo venuto mostrava una tendenza alla goffaggine assoluta identica alla sua e, lanciando un rauco gridolino entusiasta, spiccò il volo e si lanciò all’inseguimento del barbagianni.

- O quel barbagianni è una femmina, o Errol è un gufo dell’altra sponda. - rifletté ironicamente George mentre entrambi gli uccelli andavano a sbattere contro la sua testa.

- Non cercare di cambiare argomento. - protestò Percy, rosso in viso. - Stavo elencando le caratteristiche dei calderoni prodotti all’estero…

- E invece George stava parlando di Errol. - lo interruppe Fred. - Il nostro gufo potrebbe essere innamorato e tu preferisci parlare dei calderoni! Non sei affatto romantico, Perce!

Mentre i gemelli accusavano Percy di “non credere al miracolo di un amore che nasce”, Charlie aveva iniziato a sfogliare Il settimanale sotto lo sguardo inorridito di Ron. Ginny, vedendo suo fratello interessato a una rivista prettamente femminile, decise saggiamente di andare a rifugiarsi nella sua stanza perché, come confessò qualche giorno più tardi, se Charlie avesse rivelato di avere tendenze “dell’altra sponda”, come avrebbe detto George, lei non avrebbe voluto essere presente. 

- L’oroscopo! – gridò improvvisamente Charlie, facendo sobbalzare Percy, Ron, i gemelli e persino Errol e il barbagianni, che cozzarono l’uno contro l’altro e caddero a terra, tramortiti.

- L’oroscopo? Quello de Il settimanale delle Streghe? – domandò una voce proveniente dal piano superiore. Era Bill.

- E quale, sennò? –  fece Charlie, senza staccare gli occhi dalla rubrica Vedo, prevedo e intravedo, scritta e curata dalla veggente Cassandra Vablatsky. Un attimo dopo Bill si Materializzò accanto al fratello e gli strappò dalle mani la rivista. – Sono mesi che non riesco a mettere le mani su un numero di questa rivista.- annunciò. – Insomma, non posso certo farmela recapitare in Egitto…

- A chi lo dici, fratello… insomma, immagina cosa penserebbero i miei colleghi in Romania se sapessero che mi piace Il settimanale! Qui invece posso leggerlo quando e quanto mi pare, grazie all’abbonamento di mamma.- commentò Charlie mentre cercava di riappropriarsi del periodico.

Ron si schiarì la gola. – Ehm… Si può sapere come mai vi piace quella roba?

Il volto dell’ultimo maschio di casa Weasley era deformato in una smorfia di disgusto; George e Fred, al contrario, sembravano molto divertiti. – La professoressa Cooman vi ha fatto il lavaggio del cervello quando frequentavate Hogwarts, vero?- ridacchiò George . – Insomma, leggere l’oroscopo sul Settimanale delle Streghe… non pensavo che voi due foste caduti così in basso, fratelli!- rincarò la dose Fred.

- E se vi dicessi che quest’oroscopo ha predetto la nascita di Ginny?- esclamò Bill, rovesciando sui gemelli uno sguardo trionfante.

L’espressione disgustata di Ron si diradò. – Quindi a voi due interessa solamente l’oroscopo?- domandò cauto, sottolineando con la voce la parola “solamente”. Vedendo Charlie e Bill annuire, Ron si tranquillizzò.

- La prima volta che lessi Il settimanale avevo undici anni.- ricordò Bill. – Un gufo postino lo recapitò proprio mentre mamma era chiusa in camera sua con papà e un Medimago… sapete, le si erano appena rotte le acque.

- Io e Bill avevamo ricevuto l’incarico di occuparci di voi mentre mamma partoriva.- s’intromise Charlie. – Ma era mattina presto, e nessuno di voi si era ancora svegliato; noi non sapevamo cosa fare, perciò abbiamo iniziato a sfogliare la rivista e, giusto per curiosità, abbiamo dato un’occhiata all’oroscopo… A te la parola, Bill.- Charlie fece il gesto di lanciare un immaginario testimone al fratello maggiore, che finse di acchiapparlo al volo; poi il primogenito proseguì il racconto:- Be’, secondo la Vablatsky quel giorno il sette era il numero fortunato dei nati sotto il segno dello scorpione, come mamma. Guarda caso, proprio quel dì mamma ha dato alla luce il suo settimo figlio… ehm, scusate, volevo dire figlia. E questa non è stata la sola previsione azzeccata dalla Vablatsky.

Bill terminò di parlare con un sorriso compiaciuto stampato sul viso; roteò lo sguardo su ciascuno dei suoi fratelli minori, escluso Charlie, per studiare le loro reazioni: i gemelli e Ron, talmente rossi in viso che le lentiggini apparivano più chiare della carnagione, sembravano fare sforzi immani per non scoppiare a ridere, mentre Percy sembrava sconvolto.

- Mi meraviglio di voi!- protestò indignato. – Due uomini della vostra età che credono ancora alle sciocchezze di coloro che si spacciano per “veggenti”. Se lo sapesse il signor Crouch, che non ha mai tollerato queste cose 

Anche Ron e i gemelli si trovavano in disaccordo con Bill e Charlie, ma espressero il loro parere in modo totalmente diverso:- Hermione ha ragione, quando dice che la Cooman è una squallida impostora e che la Divinazione è la materia più inutile di Hogwarts. Persino la McGranitt non sopporta tutte quelle cose strane come la lettura della mano, le sfere di cristallo, le congiunzioni astrali, gli oroscopi eccetera… - disse Ron, il viso nuovamente contratto in una smorfia di disgusto.

- Non è detto che la McGranitt abbia ragione, Ron.- protestò Fred. La sua aria eccessivamente seria non prometteva nulla di buono, infatti qualche istante dopo aver parlato Fred assunse

un’espressione vacua, socchiuse gli occhi e fece ondeggiare le mani attorno a una fantomatica sfera di cristallo. – Vedo… vedo… vedo un Ippogrifo a pois entrare nella camera di Percy e fargli a pezzi la sua relazione sui calderoni!  

I fratelli scoppiarono a ridere, escluso Percy, che aveva un’aria di dignitosa disapprovazione dipinta sul volto seminascosto dai grandi occhiali.

- Vediamo cosa dice Cassandra sui nati sotto il segno del leone, Percy!- esclamò Charlie. Scorse in fretta la rubrica per individuare il paragrafo che gli interessava e iniziò a leggere:- “Brutta settimana per i nati in agosto: l’allineamento di Mercurio, Marte e Saturno determinerà una serie di catastrofi per chiunque abbia già compiuto vent’anni. Se invece non li hai ancora compiuti sta’ tranquillo, leoncino: nessuna settimana catastrofica in arrivo, ma il cinque agosto sarà per te una giornata disastrosa, quindi vedi di fare buon viso a cattivo gioco e cerca di resistere!” 

- Devo ammettere che, nonostante gli oroscopi siano delle stupidaggini, non mi dispiacerebbe se questa profezia si avverasse, anche perché oggi è il cinque agosto…- scherzò George, sogghignando malignamente.

Percy non commentò; si limitò a scoccargli un’ennesima occhiataccia e poi, impettito come un galletto, abbandonò la stanza, totalmente ignaro di ciò che lo aspettava…

 

- Ginny, hai visto per caso la mia relazione?- chiese Percy, piuttosto inquieto, entrando senza preavviso nella camera da letto della sorella. Ginny alzò gli occhi dal libro che stava leggendo e scosse la testa.

- Hai già chiesto a Fred e George? Scommetto che sono stati loro a rubartela dalla scrivania, Percy.- replicò Ginny. Detto questo, riabbassò lo sguardo e s’immerse nuovamente nella lettura.

- Sei proprio sicura di non averla vista da qualche parte?- incalzò Percy, sempre più agitato. Aveva appena immaginato Fred e George appiccare fuoco alla sua relazione ridendo a crepapelle, e la sola idea che la sua visione corrispondesse alla realtà bastava a fargli venire i brividi.

Ginny non rispose alla sua seconda domanda, e a Percy non restò altro da fare che uscire dalla stanza della sorella e ispezionare ogni angolo della casa alla ricerca della relazione perduta.

I fratelli stavano giocando a Quidditch in giardino, il padre era al Ministero e la madre si era chiusa in cucina per preparare un complicato piatto straniero che aveva visto su un libro di gastronomia, perciò Percy aveva campo libero per la sua ricerca.     

Per prima cosa tornò nella sua stanza e ne esaminò ogni pertugio, ma tutto quello che riuscì a trovare fu la sua vecchia spilla da Prefetto, una mezza dozzina di bigliettini spiritosi scritti senza ombra di dubbio da Fred e George e un paio di lettere di Penelope Light che aveva smarrito l’estate precedente.

Percy, sull’orlo di una crisi di nervi, scese al pianterreno (notando con piacere che Errol e il barbagianni-postino avevano deciso di andare a svolazzare altrove) e lo rivoltò come un calzino: nessuna traccia della relazione. Con la fronte imperlata di sudore freddo, il ragazzo entrò di soppiatto nelle camere da letto di ciascuno dei suoi fratelli, tranne che in quella dei gemelli: ancora nessuna traccia della relazione.

Cosa avrebbe detto il signor Crouch, che si fidava di lui, se lui non fosse riuscito a ultimare quell’importantissimo documento? Percy vacillò: nella sua mente si alternavano orribili visioni, ognuna delle quali rappresentava una diversa modalità con cui Barty Crouch avrebbe potuto licenziarlo; nella peggiore lui era inginocchiato davanti al suo capo e singhiozzava disperatamente, implorandolo di dargli una seconda possibilità, ma Crouch, impassibile come sempre, scuoteva il capo e ordinava a un gruppo di Dissennatori spuntati dal nulla di rinchiuderlo ad Azkaban sino alla fine dei suoi giorni…

Percy si costrinse a ignorare tutte quelle stupidaggini melodrammatiche e proseguì a perlustrare la casa. Dopo quasi un’ora si arrese e decise di fare qualcosa che non aveva mai avuto il coraggio di fare in tutta la sua vita: entrare nella stanza di Fred e George.

Un’ora prima, quando si era intrufolato nelle camere dei suoi familiari, aveva accuratamente evitato quella dei gemelli, temendo ciò che avrebbe trovato all’interno di essa; quello però era il solo luogo della casa dove non aveva ancora guardato, e le probabilità che la relazione sui fondi di calderone si trovasse lì erano altissime, perciò il giovane Weasley si fece coraggio e spalancò con un colpo secco la porta della camera dei suoi principali aguzzini.

Quel che vide lo lasciò senza fiato: il pavimento era invisibile, ricoperto com’era da abiti, libri di scuola, bacchette finte e caramelle dagli strani colori da cui Percy preferì stare alla larga; dal soffitto ciondolano strani oggetti di gomma di cui il ragazzo ignorava la provenienza, e ogni superficie verticale era tappezzata di poster sul Quidditch e fotografie che ritraevano loro due intenti a fare smorfie e boccacce davanti all’obiettivo della macchina fotografica. Be’, se la camera di Percy era sempre perfettamente pulita e in ordine non si poteva dire altrettanto di quella dei gemelli

L’unica cosa che spronò il ragazzo a procedere fu la convinzione che fossero stati George e Fred a fargli quello scherzo di pessimo gusto. Dopotutto, George aveva detto che non gli sarebbe dispiaciuto se la profezia scritta sul Settimanale delle Streghe si fosse avverata.

“Mi vogliono far credere che quella Cassandra abbia azzeccato la previsione”, si disse Percy, rabbuiandosi. “Ma io, a differenza di loro, ho un cervello e so benissimo che quei due adorano escogitare dei modi per infastidirmi. Altro che Cassandra!”

Dopo diversi minuti il ragazzo constatò, deluso, che la relazione non era lì. Con le lacrime agli occhi uscì da lì e si rifugiò nella sua, di stanza, dove trovò Hermes appollaiato sulla scrivania. Aveva una lettera attaccata con un nastrino azzurro alla zampa sinistra, e Percy, scacciando le lacrime che minacciavano di sgorgarli dagli occhi da un momento all’altro, si gettò a capofitto su di essa, avendo riconosciuto subito la firma del mittente (la sua fidanzata Penelope). 

Qualche giorno prima Hermes era partito da casa Weasley per consegnare una romantica lettera per l’ex Prefetto dei Corvonero da parte di Percy, ed evidentemente quella era la risposta della ragazza.

Sentendosi più innamorato che mai, il ragazzo aprì la missiva e iniziò a leggerla:

 

Caro Percy,

non sai quanto vorrei essere accanto a te in questo momento. Vorrei poter condividere con te tutti i pensieri che ultimamente affollano la mia mente, in modo che tu possa aiutarmi a districare il groviglio di stupidaggini che è il mio cervello.

Sono confusa, Percy. Confusa, arrabbiata, triste e, soprattutto, terribilmente stupida. Il Cappello Parlante non avrebbe mai dovuto fare di me una Corvonero: io non sono affatto intelligente, anzi semmai è il contrario; se fossi degna di essere stata ammessa nella Casa della grande Priscilla probabilmente non avrei fatto quel che ho fatto tre giorni fa

È inutile girare intorno alla faccenda senza avere il coraggio di affrontarla, quindi te lo dico chiaro e tondo, Percy, senza ulteriori giri di parole: ho baciato un altro ragazzo.

Tu meriti una ragazza migliore di quella che ti sta scrivendo questa lettera, Percy. Una ragazza che, pur essendo ancora innamorata di te, si è presa una cotta tremenda per un Babbano qualunque conosciuto durante le vacanze estive.

So benissimo che quando leggerai queste righe mi detesterai, ma io spero che tu non voglia rompere la nostra relazione: l’amore che provo nei tuoi confronti è decisamente calato da quando ho baciato quel Babbano, però forse potremmo riuscire a superare questa piccola crisi e a tornare felici e innamorati come prima.

Ti voglio bene,

Penelope

 

Percy rilesse la lettera talmente tante volte che quando la posò in cima a tutte le altre inviategli da Penelope era sicuro di averla imparata a memoria. Con il cuore che aveva notevolmente accelerato la frequenza dei battiti, Percy afferrò il primo foglio di pergamena che gli capitò sottomano e, tremando come una foglia, scrisse una veloce risposta ad alto tasso di romanticismo e drammaticità per la sua Penelope. Non avendo una penna a portata di mano, il ragazzo scrisse la lettera intingendo il proprio dito indice nella boccetta d’inchiostro, ma così facendo urtò con il dito la piccola ampolla ed essa si rovesciò sulla scrivania, spargendo tutto il suo contenuto sulla pergamena e sugli abiti di Percy.

- Era l’ultima boccetta di inchiostro che avevo!- si disperò il ragazzo. – Devo… devo chiedere a Bill se me ne può prestare una delle sue…   

Senza smettere di pensare al contenuto della missiva di Penelope, egli uscì dalla propria stanza e si diresse verso quella di Bill, ma nella fretta non fece caso a una delle bacchette finte di Fred e George che giaceva nel bel mezzo del corridoio, piccola e apparentemente innocua…

Tutto accadde nell’arco di pochi secondi: il piede sinistro di Percy scivolò sulla bacchetta e il ragazzo perse l’equilibrio e cadde a terra; il tonfo assordante del suo corpo che si abbatteva sul pavimento si propagò per la casa e allarmò sua madre, che gridò e, brandendo la bacchetta magica nella destra e un mestolo sporco di salsa di pomodoro nella sinistra, si Materializzò al piano superiore della Tana per vedere quale fosse la causa di quel rumore.

- Percy!?- esclamò la signora Weasley, vedendo suo figlio disteso sul parquet. 

- Mamma? Sei tu?- esalò il ragazzo. – Non… non ti vedo. Non trovo più i miei occhiali.

Il povero Percy era in condizioni pietose: la camicia era disseminata di numerose, minuscole macchie d’inchiostro che parevano costellazioni (un gruppo di macchioline sul taschino era tale e quale all’Orsa Maggiore), un bernoccolo bluastro gli stava spuntando sulla fronte diafana e dagli occhi semichiusi sgorgavano lacrime di rabbia.

- È tutta colpa di Fred e George, mamma!- sbraitò Percy con stizza. – Hanno lasciato una delle loro porcherie fuori dalla porta della mia stanza apposta per farmi inciampare, ne sono sicuro! Questa me la pagheranno, mamma, lo giuro sulla mia vecchia spilla da Prefetto…  

- Andiamo, caro, non esagerare.- disse sua madre porgendogli le lenti cerchiate di corno. – Fred e George sono un po’ troppo vivaci, è vero, ma…

- Ma niente!- la interruppe il ragazzo. – Mi rovinano la vita solo perché io ho a cuore il futuro di tutta la famiglia e faccio qualcosa per contribuire al benessere di tutti noi, mentre loro hanno venduto l’anima al dio degli scherzi e delle stupidaggini e non riescono a capire che avere un cervello non è affatto una cosa negativa.- Percy si interruppe per riprendere fiato, poi continuò:- Mi hanno rubato la relazione sui calderoni perché vogliono prendermi in giro facendomi credere che una ridicola profezia che mi riguarda sia vera, mamma!

La signora Weasley fece un mesto sorriso e scompigliò dolcemente i capelli rossi del figlio. Era abituata alle continue scaramucce fra i gemelli e Percy e sapeva bene che il figlio esagerava sempre quando raccontava i dispetti fattigli da George e Fred, quindi non aggiunse altro e ridiscese al piano di sotto.

Qualche istante dopo un altro urlo, meno acuto di quello lanciato dalla signora Weasley ma altrettanto poderoso, rischiò di traforare i timpani di Percy. Sembrava la voce di Charlie.

- Scendi giù, Perce!- gridò. – Devi assolutamente leggere questo articolo sulla Gazzetta del Profeta riguardante Barty Crouch!

Sentendo nominare il suo capo, il ragazzo si catapultò al piano inferiore. – Da’ qua!- grugnì, strappando la Gazzetta dalle mani di Charlie. L’articolo, intitolato Il nuovo pupillo di Bartemius Crouch, era accompagnato da una foto del Direttore dell’Ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale che sorrideva educatamente e salutava qualcuno che l’obiettivo non era riuscito a catturare.

L’articolo era piuttosto breve, ma per Percy fu più doloroso di una stilettata al cuore: diceva che il giorno prima il signor Crouch aveva rischiato di essere morso da un Vampiro, ma un giovane mago che si trovava casualmente nei paraggi aveva scorto l’essere e l’aveva Schiantato proprio mentre esso era in procinto di azzannare Crouch. Il capo di Percy, grato allo sconosciuto per avergli salvato la vita, aveva promesso a quest’ultimo che lo avrebbe fatto diventata il suo aiutante.

“Mi dispiace per il mio attuale aiutante, Percival Weasley, ma non posso farci nulla: questo ragazzo ha fatto in modo che io non diventassi il pasto di un Vampiro, e per questo si merita un ringraziamento speciale.

La dichiarazione del signor Crouch, che concludeva il breve articolo, lasciò Percy di sasso; il ragazzo era sicuro che si trattasse di un incubo, dell’incubo più brutto che avesse mai fatto in tutta la sua vita.

“Sto dormendo”, pensò, annaspando. “Sto dormendo… questo è solamente un brutto sogno… fra un po’ mi sveglierò e…”.   

Ma non era un sogno, e Percy non si svegliò; continuò a fissare la Gazzetta del Profeta senza proferire parola, mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime. Solamente pochi minuti prima aveva detto a sua madre che, a differenza di Fred e George, lui aveva a cuore il futuro della famiglia e faceva qualcosa per contribuire al benessere di tutti loro, ma come avrebbe fatto ad aiutare la sua famiglia se ora non aveva più un lavoro?

- Ti senti bene, Percy?- domandò Charlie, posando una mano sulla spalla del fratello.

- Assolutamente sì.- mentì lui. – Non sono mai stato meglio.

E, detto questo, lanciò la Gazzetta sul pavimento e corse in giardino, lontano da tutti, dove nessuno avrebbe potuto udire i suoi singhiozzi.

Quando era stato assunto come aiutante di Crouch, Percy aveva avuto la sensazione di toccare il cielo come un dito: la sua famiglia era sempre stata piuttosto povera, e il suo desiderio più grande era di poterla aiutare dal punto di vista finanziario. La dichiarazione di Barty Crouch lo aveva sconvolto e lo aveva fatto tornare coi piedi per terra: lui era un Weasley, e in quanto tale sarebbe sempre stato l’ultima ruota del carro.

Un Weasley non avrebbe mai potuto essere l’aiutante di un mago del calibro di Bartemius Crouch.

Percy, sfilandosi gli occhiali per asciugarsi gli occhi umidi di lacrime, si chiese se per caso la profezia sul Settimanale delle Streghe (“Il cinque agosto sarà per te una giornata disastrosa, quindi vedi di fare buon viso a cattivo gioco e cerca di resistere!”) fosse vera. Le premesse c’erano tutte: la relazione sulla quale aveva lavorato per settimane era scomparsa.

La sua fidanzata gli aveva scritto che l’amore che provava nei suoi confronti era calato e, quel che era peggio, che si era innamorata di un Babbano.

Era inciampato su una bacchetta magica e cadendo si era procurato un evidentissimo bernoccolo bitorzoluto e violaceo sulla fronte.

Il signor Crouch lo aveva licenziato.

Chissà, forse quella Cassandra aveva ragione. Forse, a differenza della Cooman, lei era davvero una veggente…

L’idea che ci fossero Fred e George dietro a tutta la faccenda iniziava a sembrargli sempre più priva di fondamento: era stata Penelope a scrivergli quella lettera, non i suoi fratelli, e l’articolo sulla Gazzetta del Profeta, ovviamente, non era stato scritto da quei due.

Nutriva ancora qualche dubbio sulla scomparsa della relazione e sulla bacchetta lasciata “casualmente” davanti alla porta della sua camera da letto, ma George e Fred stavano giocando a Quidditch in giardino quando il documento era sparito e lui era inciampato, quindi era alquanto improbabile che la colpa fosse loro.

“Forse se resto qui in giardino per tutto il resto della giornata non mi accadrà più niente”, rifletté Percy, trovando un po’ di conforto in quel pensiero. Nascosto dietro a un folto cespuglio, il ragazzo riusciva a scorgere i suoi fratelli che, seduti per terra, ridevano alle battute dei gemelli. Sembravano allegri e rilassati, l’esatto contrario di lui, che stava piagnucolando di nascosto come una femminuccia.

In quel momento Ginny sbucò dalla porta di casa e si diresse verso i suoi fratelli.

- Dov’è Percy?- chiese, agitando qualcosa che Percy non riuscì a scorgere.

- È venuto in giardino qualche minuto fa; sembrava sconvolto.- rispose prontamente Bill, giocherellando con i lunghi capelli rossi. – Ma non ho idea di dove sia andato.

Accertandosi di non avere gli occhi rossi e umidi, Percy si alzò in piedi e agitò un braccio in direzione di Ginny.

- Sono qui.- borbottò. A giudicare dall’espressione dispiaciuta della sorellina, Percy era sicuro che fosse successo qualcosa di brutto che lo riguardava. Deglutì, si fece forza, scavalcò il cespuglio e raggiunse Ginny, che gli porse le due metà di una bacchetta spezzata. Percy rischiò un attacco cardiaco: legno di quercia, crine di Unicorno, lunga nove pollici e mezzo, flessibile… quella bacchetta era la sua bacchetta.

- Non l’ho rotta io.- disse Ginny. – Te lo giuro, Percy, non sono stata io. L’ho trovata fra i cuscini del divano del soggiorno e l’ho raccolta per fartela vedere…

Percy guardava la propria bacchetta con gli occhi fuori dalle orbite. Non ci voleva credere. Ci mancava solo questa, dopo tutto quello che era accaduto quel giorno…

Le lacrime gli riaffiorarono agli occhi.

- Ehm… Percy?- fece Bill, fissandolo con aria di commiserazione.

- Sì?

- Mi dispiace per la bacchetta. E mi dispiace anche per… be’… l’articolo che ti ha mostrato Charlie. So che per te deve essere stato un duro colpo, tenevi così tanto a quel lavoro…

- Non importa.- tagliò corto Percy. Le lacrime iniziarono a sgorgargli dagli occhi e gli appannarono gli occhiali, ma lui non se ne curò. – Davvero, Bill… non importa. Ora come ora, non mi importa di nulla.

E, sotto gli sguardi attoniti dei fratelli, si rifugiò nuovamente dietro il cespuglio di prima.

 

A cena Percy non fiatò, se non per frasi del tipo “Passami il sale” o “No, mamma, non voglio il bis, sono sazio”. Anche a pranzo si era comportato nello stesso modo, perciò nessuno dei suoi familiari si stupì vedendolo agire in quel modo. Escluso il signor Weasley, che era tornato dal lavoro nel tardo pomeriggio.

- Si può sapere cos’hai, figliolo?- domandò il signor Weasley al figlio mentre si serviva di una porzione di bistecca. – È successo qualcosa? Qualcuno ti ha dato fastidio?- nel pronunciare le ultime parole il suo sguardo saettò verso Fred e George.

Percy non reagì.

- Andiamo, sai che a tuo padre puoi dire tutto, no?- fece il signor Weasley, dando un pizzicotto sulla guancia del figlio. – Tanto per cominciare, perché non mi dici come ti sei procurato quel bernoccolo?

George non riuscì a trattenersi. – Quel coso è fantastico, non trovate? Non avevo mai visto un bernoccolo così grosso e storto, sembra una melanzana avvizzita, giusto Fred?

Prima che Fred potesse aprir bocca la signora Weasley fulminò entrambi i gemelli con uno sguardo che diceva chiaramente “Non è il momento di dire queste stupidaggini”.

- Percy ha avuto una pessima giornata ed è distrutto, ecco perché ha poca voglia di parlare.-  s’intromise Charlie. - Non puoi neanche immaginare ciò che gli è capitato, papà!

Percy annuì, sconfortato. – La relazione sui fondi di calderone è scomparsa, anche se ormai non mi serve più, dato che sono stato licenziato. A Penelope piace un altro. Sono scivolato e mi sono procurato questo bernoccolo. Ginny ha trovato la mia bacchetta rotta in due pezzi, e quel che è peggio Olivander è in vacanza e dovrò aspettare qualche giorno prima di procurarmene una nuova.

- Sei… sei stato l-licenziato?- balbettò il signor Weasley. – Oh, Percy, mi dispiace. Mi dispiace tantissimo, so quanto tenevi al tuo lavoro. Mi dispiace anche per Penelope, non riesco a capire come mai si sia innamorata di un tizio qualsiasi quando può avere un ragazzo fantastico come te.

- “Fantastico” è una parola grossa, papà.- sussurrò Fred così a bassa voce che fu udito solamente da Percy, da George e dalla signora Weasley, che gli rivolse una seconda occhiataccia ammonitrice.

Percy sospirò di disappunto e tornò a centellinare con la sua bistecca, sperando che suo padre non gli facesse altre domande.

Dopo qualche minuto Bill sbatté con forza la forchetta sul proprio piatto; i genitori e i fratelli si voltarono verso di lui e Bill, dopo una fugace occhiata all’indirizzo di Charlie, mormorò:- Adesso basta. Percy, c’è qualcosa che Charlie e io ti dobbiamo confessare…

Il colorito di Charlie e Bill era, se possibile, ancor più scarlatto dei loro capelli. Dopo pochi secondi di incertezza, durante i quali l’intera famiglia Weasley capì che Bill sarebbe stato più che lieto di far continuare il discorso a suo fratello, Charlie si inumidì le labbra e iniziò a raccontare:- Questa mattina io e Bill siamo stati presi in giro da tutti gli altri perché abbiamo confessato che siamo dei fanatici dell’oroscopo. Percy ha detto che era meravigliato dal fatto che due persone della nostra età dessero importanza a queste cose… la sua aria di superiorità ci ha irritato a tal punto che abbiamo fatto in modo che una profezia che lo riguardava si avverasse.

Percy era paonazzo. – Come avete osato?- tuonò, sbattendo il pugno sul tavolo. – Mi sono pianto addosso per tutto il giorno… per niente?

- Andiamo, Perce, è solamente uno scherzo.- tentò di giustificarsi Bill. – Fred e George te ne fanno in continuazione!

- Io e George abbiamo talento per gli scherzi, voi no.- fece notare Fred. – Vi siete imbrogliati con le vostre stesse mani, facendo credere a Percy che la profezia fosse vera, perché se lo fosse stata anche Ginny avrebbe avuto una giornata disastrosa: anche lei è del leone e ha meno di vent’anni.

Charlie e Bill arrossirono ancor di più.

- La relazione sui calderoni è sotto un’asse mobile della mia stanza, te la restituirò dopo cena.- disse Charlie. – La lettera di Penelope è finta, la sua calligrafia è molto facile da imitare e io, modestamente, me la cavo in questo genere di cose. La bacchetta fuori dalla tua stanza l’ho messa io, e la tua bacchetta, invece, è perfettamente integra: ho Trasfigurato un rotolo di Magiscotch nella tua bacchetta e poi l’ho spezzata, Ginny l’ha trovata ed è corsa subito a mostrartela. Anche per quanto riguarda l’articolo sulla Gazzetta del Profeta ho fatto ricorso alla Trasfigurazione: la foto del signor Crouch è vera, ma era accompagnata da tutt’altro articolo, che io ho totalmente modificato. E ci sono riuscito bene, non trovi?

- Io sono stato la mente, Charlie il braccio.- aggiunse Bill. – Dovete ammettere che, anche se forse non siamo all’altezza di George e Fred, ce la siamo cavata bene per essere dei principianti degli scherzi, vero?

Per un attimo nessuno fiatò, poi la signora Weasley esplose.

- Mi meraviglio di voi!- gridò, facendo sobbalzare l’intera famiglia. – Percy era sconvolto… vi siete comportati in maniera orribile nei confronti di vostro fratello!

Percy scosse la testa, indignato. – Anch’io sono profondamente deluso dal vostro comportamento. Barty Crouch odia questo genere di scherzi idioti, sapete? Io gli piaccio tanto proprio perché sono un ragazzo maturo e con la testa sulle spalle, a differenza di voi.

- Percy è tornato a essere il solito noioso, scorbutico Percy.- borbottò Fred, storcendo il naso. – Ad essere sincero preferivo la versione piagnucolosa e taciturna… se Charlie e Bill si fossero tenuti il loro segreto un po’ più a lungo il mondo sarebbe diventato un luogo migliore, almeno per qualche ora.

 

 

 

 

Fanfiction terza classificata (con mio sommo stupore xD) al contest “DON'T OPEN THIS COOKIE! (disastrous day inside)” di Kukiness

 

TERZO POSTO – Galeotta fu la profezia e chi la scrisse, di clacly

Punti totalizzati
– 47/50

Trama: originalità e struttura – 5/5
Stile narrativo – 9/10

Sfruttamento del tema proposto – 5/5

Caratterizzazione dei personaggi – 10/10

Grammatica e sintassi – 9/10

Giudizio personale – 9/10


Trama: originalità e struttura

Charlie e Bill sembrano avere il pallino per l'oroscopo pubblicato sul Settimanale della Strega, cosa che scatena l'ilarità degli altri cinque fratelli Weasley. A Percy passa presto la voglia di ridere – ammesso che l'abbia mai avuta – quando, proprio come aveva predetto  Cassandra Vablatsky, comincia per lui una giornata disastrosa...


Questo racconto mi è piaciuto un sacco!

Prima di tutto, la scelta dei protagonisti. Mai e poi mai mi sarei aspettata una fanfiction con Percy Weasley come protagonista. Insomma! Percy! Andiamo! E invece eccolo lì, e per giunta caratterizzato e gestito in maniera davvero eccezionale. La trama di Galeotta fu la profezia è davvero originale e divertente: la trama si sviluppa in maniera frizzante, con un ritmo brioso che aumenta i giri man mano che la disperazione di Percy cresce e la sfortuna si abbatte su di lui in ogni modo possibile e immaginabile. Le situazioni sono tragicomiche, ben strutturate, sempre esagerate ma che non scadono mai nel parodico e nell'assurdo tanto per fare.

Le disgrazie di Percy sono una vera e propria escalation di divertimento e il lettore riesce persino a immedesimarsi in un personaggio che, nel libro, viene sempre accantonato come "quello antipatico". È questa la cosa che più mi è piaciuta del racconto di clacly: sono riuscita a immedesimarmi in Percy! Attenzione: non serve "tifare per", "essere d'accordo con" per immedesimarsi con un personaggio, eh! È la sottile differenza tra personaggio cattivo e cattivo personaggio. Percy è un personaggio "cattivo": è un so-tutto-io petulante, noioso, precisino, sempre pronto a fare la spia, e gnè gnè gnè. Un cattivo personaggio invece è un personaggio mal caratterizzato, strutturato male, che l'autore vorrebbe far risultare simpatico ma non ci riesce; una Mary-Sue, ad esempio, è un cattivo personaggio: e può avere le tette più belle del mondo, aver avuto il passato più tragico della galassia, ma io non mi immedesimerò mai in lei.

In Percy sì. Nel Percy di clacly decisamente sì.

Le situazioni esilaranti, i dialoghi divertenti, le reazioni realistiche e l'atmosfera frizzante sono gli ingredienti di qualità che, mescolati insieme, danno vita ad un raccontino proprio delizioso. Complimenti!

Stile narrativo

Unico appunto:

i sinonimi del nome proprio. Abitudine profondamente sbagliata ma diffusissima negli autori di fanfiction è l'utilizzo sconsiderato che si fa dei sinonimi per evitare di ripetere nello stesso paragrafo il nome proprio di un personaggio. In Galeotta fu la profezia non è un errore molto diffuso, ma c'è – come quando i Weasley vengono appellati come “rossi”, o “l'ultimo maschio di casa Weasley” per connotare Ron eccetera eccetera – e sono piccoli sassolini nelle scarpe durante una bella passeggiata. Questa abitudine è sbagliata e penalizza moltissimo lo stile di un racconto. Non bisogna aver paura di ripetere il nome proprio di un personaggio. È ovvio comunque che non è necessario farlo fino alla nausea. Per spiegarmi meglio, userò un esempio:

 

[1] Erica prese una pagnotta. Erica la tagliò e la farcì con formaggio, prosciutto cotto e cetriolini sottaceto.
«Ne vuoi metà?» chiese Erica rivolta a Carlo, porgendogli il panino.

Carlo guardò Erica schifato. «Ma ci sono i cetriolini!» protestò Carlo. «Io sono allergico ai cetrioli.»

 

Ecco. In paragrafi del genere è oggettivamente brutto ripetere tante volte il nome di una persona. Attenzione però! Non è brutto perché si ripete tante volte lo stesso nome! Infatti suonerebbe altrettanto male se scrivessi così:

 

[2] Erica prese una pagnotta. La ragazza la tagliò e la farcì con formaggio, prosciutto e cetriolini sottaceto.
«Ne vuoi metà?» chiese la moretta rivolta a Carlo, porgendogli il panino.

Il ragazzo guardò la fidanzata schifato. «Ma ci sono i cetriolini!» protestò il ricciolino. «Io sono allergico ai cetrioli.»

 

Quindi, sia l'esempio [1] che l'esempio [2] suonano molto fastidiosi. Il problema non è che abbia ripetuto tante volte Erica e Carlo, come nell'esempio [1], o abbia usato tremila sinonimi, come nell'esempio [2]. Il problema è che creo in entrambi gli esempi un testo infarcito di termini INUTILI, che guastano la fluidità del mio racconto. In certi contesti, infatti, si può dare per scontato chi sta parlando o chi sta compiendo un'azione. Si può e si deve, perché alleggerisce moltissimo la lettura, favorendo il ritmo.

[3] Erica prese una pagnotta e la tagliò a metà. La farcì con formaggio, prosciutto cotto e cetriolini sottaceto.
«Ne vuoi metà?» chiese
rivolta a Carlo, porgendogli il panino.

Lui la guardò schifato. «Ma ci sono i cetriolini! Io sono allergico ai cetrioli.»

 

Ecco che la lettura diventa improvvisamente più scorrevole! L'unico punto ostico potrebbe essere la parte del “Lui la guardò schifato”. Lì bisogna stare attenti perché si stanno usando DUE personaggi, che interagiscono tra loro, e perciò, per quanto ad sensum è più probabile che sia Carlo a guardare Erica, è meglio specificare chi sta guardo chi/cosa.

Riassumendo: l'esempio [1] e [2] creano lo stesso problema, perché danno un effetto di ridondanza e di noia. Il lettore dopo un po' si scoccia e pensa “ma sì, ho capito che Erica che sta facendo il panino, basta!” L'esempio [2] però crea un ulteriore disagio, perché è anche confusionario! Erica e Carlo sono caratterizzati rispettivamente da quattro e tre nomi diversi! Finché nella scena ci sono solo due personaggi l'effetto è solo vagamente disturbante, ma la descrizione è ancora comprensibile; quando i personaggi diventano più di due, allora sì che diventa un gran casino!


Per il resto, trovo che lo stile sia ottimo. Frizzante, allegro, mai ridondante. A volte il lessico di Percy mi sembrava troppo forbito, ma poi ho pensato che, appunto, si tratta di Percy e che quindi si tratta di  una scelta di caratterizzazione. Il ritmo è gradevolissimo e scoppiettante, le disgrazie di Percy sono descritte in maniera vivace e, soprattutto, vivida, e ci sono pochi periodi che, sintatticamente, mi sono suonati un po' forzati. Quindi un voto ottimo.

Sfruttamento del tema proposto

Il tema proposto è stato sfruttato brillantemente. Si parte da un'idea classica – l'oroscopo sul giornale – per giungere invece, alla  fine, a uno scherzo architettato nei minimi particolari da due insospettabili! Direi che bisogna assolutamente premiare l'originalità di clacly e il modo in cui è riuscita a sviluppare un intreccio insolito ai danni del povero Percy.

La giornata di Percy è condizionata dalla profezia in maniera davvero singolare, perché sono Charlie e Bill che vogliono che lo sia: ecco che quindi ha inizio una serie di guai a non finire, che porteranno il poveretto ad una vera e propria crisi di nervi. Carinissimo.

Caratterizzazione dei personaggi


Ottima. Soprattutto attraverso dialoghi brillanti, i personaggi del racconto sono stati tutti caratterizzati a puntino, Ginny compresa, anche se dice meno battute rispetto agli altri. Quando ad esempio va a consegnare la bacchetta rotta di Percy, con quel "non sono stata io, eh" mette le mani avanti proprio da sorella minore, sissì. E così Fred e George, con i loro scherzi rivoluzionari da far  invidia a Zonko – a detta loro – Bill e Charlie, con questo loro singolare pallino, ma soprattuto Percy, che fino alla fine ho semplicemente adorato.

L'unico appunto è forse la reazione di Molly quando Percy cade e piagnucola che è tutta colpa di Fred e George. È vero, Percy spesso esagera, ma secondo me Molly è propensa a dargli retta: insomma, stiamo parlando di Fred e George ;-)

Ah, no, un'altra cosa. Percy secondo me ci andrebbe sì, in camera dei gemelli, ma proprio subito: penso sarebbe la prima cosa che farebbe. Lui lo sa che sono stati loro e non vedrebbe l'ora di avere le prove per dimostrarlo a tutti e per farli sgridare da Molly!

Grammatica e sintassi

A parte qualche svista ("se Charlie avesse rivelato di avere tendenze “dell’altra sponda”, per dirla con George," - Per dirla COME George o per dirla ALLA George) non ci sono macro-errori né di sintassi né di grammatica. Consiglio una rilettura veloce, giusto per sistemare qualche sinonimo ridondante – come ho segnalato nella sezione "stile narrativo" – e giusto una o due sviste, ma per il resto devo fare i miei complimenti: si vede che è un testo curato.

Giudizio personale

Sono rimasta estremamente soddisfatta da questa fanfiction. Mi sono divertita un sacco nel leggerla – e l'ho letta tre volte, divertendomi sempre. Devo fare i miei complimenti in particolare per i dialoghi, che ho trovato davvero ben fatti e molto naturali, mai forzati per far rientrare la caratterizzazione in quella della Rowling, un po' sopra le righe (come Fred e George).

MI è piaciuto moltissimo anche il modo di gestire il personaggio di Percy. La scelta è senza dubbio originale ma era anche rischiosa, perché poteva suonare un po' come "ho scelto un personaggio antipatico e l'ho preso a mazzate". Invece il risultato, come ho detto, è davvero sorprendente. Il lettore empatizza con Percy e segue volentieri le vicende fino alla fine, curiosissimo di scoprire se si tratti davvero di uno scherzaccio dei gemelli oppure no.

Quindi, in sintesi, sono proprio contenta di averla letta e faccio i miei complimenti a clacly, che ha davvero un ottimo senso dell'umorismo.

 

 

 

 

   
 
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