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Autore: Sesshoumaru86_Rosencrantz    01/04/2010    1 recensioni
E' un cross-over fra il manga e un gioco di ruolo on line, Metin2, leggibile anche da chi non conosce il medesimo.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sesshoumaru
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Qualcuno arriva, viene correndo, sento il respiro affannato e i passi veloci ma pesanti, attorno versi di orsi tigri e lupi scalpitanti dalla fame, interrompono il mio pensare, io scendo dal cavallo e li guardo

 

Qualcuno arriva, viene correndo, sento il respiro affannato e i passi veloci ma pesanti, attorno versi di orsi tigri e lupi scalpitanti dalla fame, interrompono il mio pensare, io scendo dal cavallo e li guardo.

 

E’ Lui. Non posso sbagliarmi. Gli occhi, i capelli, ma soprattutto l’atteggiamento. Fiero, nobile, potente. Allora è qui, mi dico, traboccante di felicità. La prima artigliata della tigre fa scorrere il sangue dalla mia spalla. Urlo.

 

Una donna, una sura, si ferma, mi guarda, il branco di animali si tuffa su di lei, io di istinto con un gesto veloce scaglio i miei artigli del braccio sinistro verso gli animali, un solo colpo, il sangue scorre già sulle mie dita e gli animali cadono a terra morti, io li vedo cadere, mi fermo, qualcosa mi spinge a difendere quella donna, ma non capisco cosa sia, è una sura dai capelli sulle spalle, rosa, una come tante qui, di solito non mi intrometto nelle battaglie degli altri, li lascio anche morire, mi sono indifferenti, ma questa volta, qualcosa in quella figura mi è familiare, forse è il richiamo della mia stessa razza, che non mi rende nuovo il percepire della sua, forse aura, particolare.

 

Brandelli di carne e pelliccia ondeggiano davanti ai miei occhi. Non sento più il dolore alla spalla, incantata dalla rapidità e dalla grazia con cui ha sterminato il branco in pochi istanti. Soltanto Sesshoumaru riesce a uccidere con questa eleganza fatale. Vorrei gettarmi tra le sue braccia: ma qualcosa mi trattiene. Sarebbe stato, nel mondo in cui ci siamo conosciuti, un gesto di grande azzardo. Eppure sarei stata disposta a correre il rischio, fino a un momento fa. A trattenermi è un’altra cosa. Vedo i suoi occhi scrutarmi, vedo lo scintillio di curiosità nelle sue pupille. Non mi ha riconosciuta. Per forza, mi dico, ricacciando in gola la delusione: con questi stupidi capelli rosa. Ci sarà tempo, mi dico ancora. Così, sorrido e chino il capo in segno di rispetto. “Grazie”, mormoro.

 

“Anche lei è una sura eppure stava per farsi uccidere in quel modo, Tsk!"
Era li davanti a me i suoi occhi lucidi mi fissavano, quel suo sguardo mi da poco fastidio, mi ha ringraziato di qualcosa fatta di istinto senza neanche volerlo, lei era una come tutte, è vestita come una di loro è identica alle altre sura.
La guardo e per distogliere il suo sguardo dal mio dico: "Tsk! Ma di cosa, queste bestiacce create non so da chi o cosa, sono qui per morire."
Mi giro e vado verso il mio cavallo.

 

E’ inutile questo colpo al cuore. Sesshoumaru si sarebbe comportato così anche con me (davvero? Sei sicura?).  Lo guardo mentre si allontana. Questo non posso permetterlo. Ritrovarsi qui, dopo la morte (la mia? O anche la sua?) e perdersi non è cosa che io possa tollerare. Dunque, devo chiedergli di seguirlo. Poi mi farò riconoscere, quando sarà il momento giusto. Quando sarò diventata più forte, per esempio, e non sarò solo una patetica creatura dai capelli rosa che si fa salvare senza combattere. Faccio una breve corsa, allungo la mano, mi trattengo dal toccarlo solo all’ultimo momento. “Posso seguirti? Non ti darò fastidio, lo prometto. Ti prego”.

 

Adesso questa donna vuole seguirmi ma a me non piace stare con le altre creature.
"Io vado per la mia strada, saresti un peso nelle mie battaglia!"
La guardo con aria severa come se fosse un rimprovero, ma a me non importa nulla di lei, perchè dovevo richiamare il suo comportamento forse era il fatto di dovermi confrontare con un'altra sura che mi fa ricordare come adesso sono debole di fronte a chi ero.
"No, arrangiati!"

 

 

Come potevo immaginare diversamente? Non mi ha detto forse le stesse cose, in quell’altra vita che sta affiorando pian piano alla mia mente come bolle sull’acqua? “Non posso aiutarti”. Era vero allora, è vero adesso. Ma adesso non lo accetto. Io non sono questa creatura piagnucolosa che soccombe senza reagire. Io sono stata una guerriera. Sono stata imbattibile. E tornerò ad esserlo anche qui. Raddrizzo le spalle, alzo il mento, lo guardo, cercando di non restare imprigionata in quegli occhi d’oro. “Puoi rifiutare di rivolgermi la parola. Puoi rifiutare di aiutarmi. Ma non puoi impedirmi di seguirti”. E un poco dell’antico orgoglio rifluisce come una vampata nelle mie nuove vene.

 

"Fai come vuoi, ma la prossima volta ti lascerò morire, se interferirai!", le dico e monto in sella al mio cavallo. "Adesso devi correre!" Sorrido sadicamente.

 

Correre? Un tempo volavo, io. Un tempo, appunto. Mentre il cavallo di Sesshoumaru si allontana, sollevando polvere, ordino alle mie gambe di muoversi più in fretta che possono. Il vento, dolcemente, scosta la sabbia dal mio viso. Ho ancora un alleato, penso. E corro.

 

 

"Corri, cavallino, corri veloce, Seminala!"
Spero di sparire tra la polvere, spero che quella donna non vedrà traccia di me e la smetterà di seguirmi. Il cavallo corre veloce, mi porta con sè, io in groppa a lui in piedi guardo avanti, sono vicino la città, devo prendere delle medicine per curare le ferite, quando ce ne sarà bisogno.
Il mio cavallo urta qualcosa, io cado a terra, due uomini stanno qui, li vedo, non mi sembra che hanno buone intenzioni, mi rialzo.
Uno di loro ha una coda alta, molto buffa, accanto a lui un cavallo militare, possiede un'armatura grigia scintillante e un grande spadone, è La lama di ferro rosso, l'arma più potente che possedevano gli uomini guerrieri.
"Maledetto!" penso "vuole fare il furbo su di me!"
L'arma, scintilla anch'essa deve essere al massimo della sua forza.
"Vigliacco!" gli dico.
"Zitto nabbo!" Sta preparando un suo colpo con un gesto colora quell'arnese di verdeazzurro e si prepara a colpirmi. Io sono consapevole, non posso farcela qui, non in questo mondo, il mio livello è  sotto il suo e io non ho con me armature che possano proteggermi.
"Sei un vigliacco, se sapessi chi sono io ti farei fuori con un colpo!" ringhio di rabbia ma so che non posso farcela, accanto a lui un ninja dai capelli corti e neri ridacchia, un suo amico anche lui come lui è uno di quelli che qui chiamavano crudeli, perchè uccidono gli altri senza motivo, solo per il piacere di uccidere.
Un tempo anch'io, ma non cadevo così in basso c'era sempre un motivo dietro, uccidevo le mie prede e uccidevo per sopravvivere e accrescere la mia forza, questo anche qui, ma non possiedo la forza di allora, almeno muoio con dignità, mi preparo a combatterlo.
Il guerriero scaglia un vortice fatto con la sua arma verso di me, non mi prende, io riesco a bruciarlo, ma non è abbastanza.
"Fortunato il nabbo!" dice l'amico.
"No per poco!" risponde lui.

Almeno, forse è meglio, facciamola finita, chissà morendo dopo tornerò ad essere di nuovo me, di nuovo Sesshoumaru-sama.
Un altro colpo questa volta tre consecutivi, io lancio a terra un botto di fuoco ma non ce la faccio, cado ma con le mie ultime forze mi rialzo.
Il ninja mi colpisce alle spalle, ricado, questa volta mi si annebbia la vista, mi stordisco e non vedo più nulla tranne l'alone nero che mi copre gli occhi.

In due contro uno, di livello inferiore, quei vigliacchi adesso si preparano ad andare e spargere altro sangue forse in città, io sono li a terra non posso ancora alzarmi, il sangue, lo sento scendere sulla fronte fino a bagnare la polvere, sulla quale io giaccio, il mio cavallo vicino a me aspetta che mi rialzi ma io non trovo la forza.
Se mi rialzo, ci sarà un giorno che ballerò sopra le loro teste mozzate, ci sarà un giorno che coprirò di ridicolo loro, i vigliacchi, sono qui adesso, dimentico chi ero fino a quando non riporterò su il mio nome e lo farò conoscere anche qui, così tutti o mi rispetteranno o moriranno.

 

 

Sono senza fiato. Quanto è arrivato lontano quel demone? Sono umiliata e furiosa, per la prima volta avrei voglia di ribellarmi e urlargli che non è giusto trattarmi in questo modo. Lo farò, anzi. Fra un istante. Dopo quegli alberi.

Ma quando il bosco si apre nella radura davanti alla città, lo vedo.

E’ a terra, bocconi. Il bel viso severo reclinato di fianco, uno squarcio sulla fronte che lascia colare sangue. I suoi capelli, penso. Sono tutti imbrattati. Ha gli occhi chiusi. Per un momento il mio cuore si ferma, ma poi vedo che il torace si alza e si abbassa lievemente. E’ vivo. Ferito, ma vivo. Il sollievo è così dolce che mi si piegano le ginocchia. Vorrei andare da lui, accarezzarlo, curarlo.

So che non devo.

So che in questo momento mi odierebbe, se lo facessi. E’ umiliato più di quanto lo fossi io poco fa. Ma non deve. Lui è più forte di questa feccia. Appena lo scoprirà, raderà al suolo questo mondo solo flettendo la mano.

Così, mi avvicino al cavallo, immobile nella sera fresca. Da una sacca che pende dalla sella prendo una coperta leggera, la stendo su Sesshoumaru, senza parlare.

Poi, mi siedo fra gli alberi, aspettando, e lasciando che il vento asciughi le mie lacrime.

 

  
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