Anime & Manga > Captain Tsubasa
Segui la storia  |       
Autore: kiku77    01/04/2010    7 recensioni
Al rientro dal Brasile e dopo gli impegni con la nazionale, Tsubasa si concede una settimana alle Hawaii per ultimare la sua preparazione atletica: il suo sogno di andare a giocare in Europa sta per diventare realtà.Cosa succederà a Sanae, invece?
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Tsubasa fu il primo a rientrare negli spogliatoi. Ryo l’aveva guardato per tutto il tempo in cui si era allenato con loro e semplicemente era rimasto senza parole di fronte al modo di giocare del capitano. Aveva ragione Sanae: lui con il pallone sembrava proprio parlarci.

Anche Taro aveva cercato di osservarlo il più possibile e aveva provato a studiare quelli che sembravano i colpi in cui era migliorato di più.

Eppure, appena l’allenatore aveva detto “rientrate”, Tsubasa era stato inaspettatamente veloce a raggiungere la doccia per lavarsi e vestirsi.

Era stato molto felice di essersi potuto allenare con i suoi vecchi compagni: aveva notato dei miglioramenti in ciascuno di loro e questo lo inorgogliva. Sotto il getto caldo dell’acqua aveva riso e scherzato con gli altri, ma il suo corpo e la sua testa erano un fascio di nervi, teso, pronunciato e concentrato su qualcos’altro. Sentiva ancora il profumo dei suoi capelli. Il contatto con la sua pelle era un ricordo stampato non sulla memoria, ma sulle sue mani: era qualcosa di puramente fisico.

In quel momento non riusciva a staccarsi da lei, dall’idea precisa e netta del suo corpo: la linea delle spalle, il costato morbido, il seno accogliente di donna. L’ombelico era un posto segreto e sigillato, dove tutti i suoi pensieri si erano sciolti per diventare una poltiglia umida, informe. Per un attimo non aveva più saputo chi fosse. La notte senza di lei era stata interminabile; il mattino una specie di lenta, lentissima agonia. Più l’ora dell’incontro si era avvicinata, più aveva sentito che vederla era una questione urgente. Era “necessario” di nuovo ritrovarsi di fronte a lei, sopra di lei. Una volta chiusa l’acqua, lasciò che le gocce continuassero a scendere su di lui, scoppiando ai suoi piedi come bolle e il suo fu un pensiero rapido ma nitido: capì che lei era più che importante. Era indispensabile.

 

Sanae non era riuscita a dormire.

Una volta richiusa la porta, era corsa in camera sua e si era stesa sul letto allargando le braccia.

Poi, d’istinto, si era precipitata davanti alla porta dei suoi genitori. Fu forte la tentazione di bussare e farsi abbracciare da suo padre, da sua madre. Voleva parlare con loro e sentire che era stato reale. Ma esitò un attimo perché capì che quella sensazione non poteva essere condivisa con nessuno, nemmeno con loro. Nemmeno con Yukari.

Doveva ingoiare l’aria e cercare di non farsi trascinare dall’euforia. Allora si sedette per terra a vegliare sui suoi nel buio e si rannicchiò su se stessa. Il primo bacio, la prima vera carezza sul suo corpo avevano cancellato in un minuto ogni dubbio, ma anche ogni certezza.

Adesso lui avrebbe scoperto tutti i suoi posti segreti e avrebbe imparato a conoscere tutto di lei; avrebbe chiesto e preso tutto. Lei lo sapeva. Lo capì.

Quando finalmente riuscì a prendere sonno, fu ora di alzarsi: era l’ultimo giorno di lavoro prima delle ferie invernali.

Si vestì e uscì senza farsi vedere: sapeva che i suoi avrebbero colto qualcosa di diverso in lei e al solo pensiero si sentiva morire.

Preferì prendere il primo autobus e aspettare una ventina di minuti davanti al padiglione.

“Sei più che puntuale oggi… brutta nottata?” chiese Namika, accendendosi una sigaretta.

“No… solo tanti… tanti pensieri… ma alcuni sono belli…” rispose Sanae.

“Sei innamorata cotta, eh?”

Sanae arrossì un po’.

“Sì… ma io sono innamorata da una vita… non da oggi…”

“Lo so. Si vede… però non te lo dimenticare mai questo momento… è unico”, le disse ancora, prima di avanzare verso l’entrata.

Sanae le sorrise con tenerezza anche se lei ormai era già avanti e non poteva vederla.

Per tutta la durata del turno, non fece che pensare alla sera prima. A lui, ai suoi baci, al modo in cui l’aveva toccata.

Si muoveva cercando di nascondere il più possibile i suoi pensieri, ma era difficile; persino la signora Yamazaki si era fermata più volte a guardarla perché aveva l’aria strana.

Sanae aveva continuato a stirare e a dare una cadenza ai suoi movimenti, mentre con la testa aveva contato i minuti aspettando il suono della sirena.

 

“Ciao ragazzi, ci vediamo stasera, allora!” disse Tsubasa, correndo a casa.

“Aspetta! Ma dove vai con tutta questa fretta?” chiese Ryo ingenuamente.

“Lascialo, Ryo” gli disse Taro, con un’espressione molto malinconica in volto.

“Forse deve vedere qualcuno…” aggiunse.

Ryo si mise a ridere e come sempre cominciò a fare battute anche se si era subito reso conto che Taro non aveva per niente voglia di scherzare.

“Dì, ma che hai fatto?” chiese allora.

Taro si sforzò di sorridere.

“Niente, niente… “

“Avanti… Taro, con me non funziona… dimmi! Ti farà bene parlare!”

Taro non riusciva neanche a guardarlo: eccolo lì, Ryo; sempre di buon umore, sempre pronto a farsi in quattro per un amico, ad ascoltare. Era talmente buono che se solo pensava razionalmente a quello che lui e Yukari gli avevano fatto, non riusciva a trovare un aggettivo abbastanza terribile per definirsi.

“Ma… sto pensando di andare a giocare in Europa anch’io, dopo il diploma. Ci penso da un po’.”

“E’ una cosa stupenda! Perché mai fai quella faccia! Io al tuo posto sarei contentissimo!” esclamò Ryo, dandogli una pacca sulla spalla.

“Ovviamente, mi mancheresti un sacco, ma… tu sei un grande! Ti meriti di avere il meglio! E sei troppo forte per giocare in Giappone!” aggiunse.

Taro lo guardò e gli veniva quasi da vomitare.

Continuarono a camminare e lasciò che Ryo parlasse ancora, rispondendo a monosillabi, recitando penosamente la sua parte.

A casa, sprofondò sul letto trattenendo il respiro.

 

Tsubasa raggiunse la fermata al giardino dei peschi e aspettò, immerso nel freddo pungente, che l’autobus arrivasse.

Il cuore pulsava rapido e gli venne spontaneo toccarsi la gola per contare i battiti.

Sanae fu tra gli ultimi a scendere. Aveva appuntamento con Tsubasa e doveva correre a casa a cambiarsi. Voleva mettersi la sua bella gonna nera con le calze scure e la camicia rosa sotto al cardigan che le aveva prestato Yukari.

Appena poggiò i piedi per terra cominciò a camminare presa dall’infinita quantità di gesti che doveva fare, ma dopo neanche qualche metro, si sentì afferrare una mano.

La presa fu forte e  per un pelo non perse l’equilibrio.

Si girò per gioco forza del movimento e si ritrovò di fronte a lui.

Sorrise stupita.

“… ma non dovevi aspettarmi a casa tua?”

Lui rispose stringendola a sé e cercando subito la sua bocca per baciarla, lì, a pochi passi dalla fermata, mentre donne con la spesa e uomini in cappotto passavano incuranti e sospesi nelle loro vite.

Il bacio fu lungo e profondo e quando Sanae aprì gli occhi si accorse che questa volta lui li aveva spalancati. La fissava e intanto la baciava tenendola per i fianchi come se avesse il terrore che potesse andare via.

Ma lei non se ne sarebbe andata per nessuna ragione al mondo; ormai non avrebbe neanche potuto pensare di fare un passo senza di lui.

“Perchè tieni gli occhi aperti?” chiese perplessa.

Lui si mise a ridere.

“Vuoi sapere sempre tutto eh?”

“… beh… ieri sera tenevi gli occhi chiusi… ora  aperti… voglio sapere perché…”

“Un giorno forse te lo dico…” disse prendendole la mano e trascinandola verso il marciapiede per raggiungere casa Ozora.

Arrivati, Tsubasa si accorse che i suoi non c’erano e ne fu felice. Salirono in camera sua e togliendole il giubbotto con un po’ di fretta, ricominciò a baciarla facendola indietreggiare verso il letto. Sanae intanto, con la coda dell’occhio, osservava la stanza che non era cambiata per niente in tutto quel tempo.

Il suo sguardo fu quasi subito catturato da una manciata di fogli sulla scrivania. Fece pressione con i polsi sul petto di Tsubasa per staccarsi un attimo da lui.

“Cosa sono quelli?” chiese, mentre lui continuamente cercava la sua bocca e aveva cominciato a frugare anche sotto la maglia.

“E’ il mio biglietto elettronico per Barcellona…”

Sanae di nuovo si staccò.

“E quando parti?” chiese.

“Il primo gennaio… non pensarci adesso…” sussurrò lui spingendola delicatamente sul materasso.

Sanae s’irrigidì di colpo, si dimenò e lui si ritrovò sul letto da solo mentre lei andava verso i fogli per guardare meglio.

“Sono pochi giorni… pensavo saresti rimasto di più.”

Tsubasa chiuse un secondo gli occhi e poi li riaprì.

“Anche a me piacerebbe trattenermi di più, ma dobbiamo riprendere gli allenamenti. Non ci pensare… tanto non possiamo farci niente…” disse Tsubasa quasi rassegnato.

“Che vuoi dire?”

“Beh… non possiamo cambiare le cose… almeno fino a quando non ti diplomi…” rispose lui allungandosi per afferrarla e farla sedere sul letto.

Lei si lasciò prendere e si sdraiò.

Il capitano la osservava e nel suo sguardo scorreva un’espressione intensa di chi vuole dire molto di più di ciò che ha appena fatto uscire dalla gola.

Sanae gli accarezzò il volto.

“E dopo, Tsubasa?” si chiese tra sé e sé, senza fargli capire che stava pensando alle sue parole.

Le venne in mente la conversazione con suo padre e l’ipotesi di andare a studiare a Barcellona; certo, avrebbe dovuto chiedere a Tsubasa di mantenerla e già questo le sembrava impossibile.

Ma con quella frase forse anche il capitano si apriva all’ipotesi di andare a vivere con lei dopo il diploma.

Non aveva voglia di approfondire. Era stanca e si sentiva la testa un po’ sporca.

Tsubasa aveva ricominciato a toccarla, a baciarla ed era come se il tempo si stesse fermando.

Lui staccò le sue labbra per un istante così da poterla fissare e allora lei, che era mezza nuda ormai, ne approfittò per prendergli una mano e chiuderla a pugno, lasciando dritto l’indice.

Lo prese e se lo portò verso l’ombelico tracciando una linea sotto la vita, sfiorando la chiusura dei jeans e il bordo dello slip.

“Che fai?” chiese Tsubasa, divertito.

“Segno il confine…” disse lei: “ non puoi oltrepassare questa linea… siamo intesi?”

Lui la fissò intensamente.

“Perché? Cosa c’è oltre?” chiese, con una punta di ironia.

“C’è il deserto…“ disse lei, cercando la sua bocca.

___

Ciao! Grazie a tutte le persone che continuano a leggere questa ff, a coloro che l’hanno messa tra le preferite, seguite, da ricordare.

Grazie di cuore a chi lascia una rece!

Hikarisan: grazie per aver recensito!Come puoi vedere, Tsubasa si comporta in modo molto istintivo con Sanae, un po’ perché credo che i due si vogliano molto e un po’ perché ho sempre in testa questa idea che attraverso i gesti si riescano a completare e riescano a comunicare meglio. Però, almeno un “ti amo” lui glielo potrebbe anche dire…

Miki87: grazie per la rece! Volevo che tutte le tensioni si sciogliessero in questa fase della storia e che non ci fosse bisogno di usare troppo il dialogo, soprattutto nel cap precedente. C’è stato così un bel momento intenso, ma “sereno”, anche se ancora ci sono molte cose da chiarire fra i due. E adesso?...

DolceBarbara: grazie per la tua rece! Sanae è una che ha le idee chiare. E’ innamorata di lui da sempre, ma sa anche che il momento di transizione che sta per vivere ( diventare una donna in tutti i sensi) è unico e non vuole, non può avere fretta. Anche se spero si capisca che anche lei lo desidera tanto quanto Tsubasa!

Hitomichan: grazie per le tue riflessioni… sei in totale sintonia con ciò che volevo trasmettere nel cap. Sono anche felice che un po’ ti venisse da ridere, perché in fondo c’è imbarazzo ed è un momento felice. Sulla questione degli occhi aperti, beh… ritorna anche qui, solo che stavolta è lui e non lei. I ruoli si invertono…il gioco dei contrasti, ricordi? E mentre di lei sappiamo tutto perché il narratore sonda il suo tempo interiore, Tsubasa se la cava con una semplice frase:” forse un giorno te lo dico”…!

Tsubasanae80: grazie per il tuo commento!Sanae adesso si mette a tracciare anche i confini: hai visto cosa ci combina il capitano?  

Giusyna: grazie per commentare sempre in questo modo, nel tuo modo… è come se quasi creassi un alone, una sorta di postfazione al capitolo… che bello! Sono molto felice che ti abbia colpito quella frase di lui alla fine. Ho sempre un po’ di difficoltà a far parlare Tsubasa, perché per me è uno che in amore dice poco; poche parole ma in quel poco concentra tutto il suo sentire…

Elisadi80: grazie per la tua rece… sono felice che attraverso il cap tu abbia potuto rivivere un momento “tuo”; ho cercato di descrivere il primo bacio sperando proprio che il lettore potesse avere modo di “immedesimarsi” in determinate sensazioni... sensazioni semplici, ma credo, indimenticabili, nella singola storia di ognuno di noi.

Marychan82: non c’è molto da dire. Nemmeno da scrivere: a parte GRAZIE. Ho sempre quella sensazione che tu sia in “anticipo” sulla ff, su ciò che succederà: sono arrivata al momento più difficile, perché devo prendere delle decisioni ( narrative) e devo scrivere di Yukari; ed è così che la sento, esattamente come dici tu: come una che cresce piena di strappi e lacerazioni dentro… perché lei, facendo del male a Ryo e a Taro, in realtà è come se stesse provando ad “uccidere” se stessa… Grazie ancora.

A presto 

 

 

   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Captain Tsubasa / Vai alla pagina dell'autore: kiku77