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Autore: malandrina4ever    02/04/2010    24 recensioni
Sono un cervo. Sono un cervo. Sono un cervo. Sono un cervo...
Sono un coglione.
Sì, decisamente meglio.
Sono un coglione.
Altrimenti non si spiegherebbe il fatto che me ne sto in piedi da quasi mezz'ora al centro di una stanza pressoché vuota, ad occhi chiusi, a ripetermi nella mente che sono un cervo.
Quando è evidente che io non sono un cervo.
Ora come ora sono solo un coglione.
Anche se sono certo che Sirius, al mio posto, apparirebbe ancora più stupido.
Mentre apparirebbe meno stupido ripetere qualcosa come "Sono un leone”.
Sì, sarebbe sicuramente più dignitoso.
Ma purtroppo secondo quello stupidissimo libro io sono un cervo, sono un cervo, sono un cervo...
- James?
- ‘ono un cervo, sono un cervo, sono un ce...
- James.
- Mh?
Apro lentamente gli occhi, ritrovandomi a fissare quelli del mio migliore amico che, comodamente stravaccato su una poltroncina blu, mi osserva criticamente.
- Ci sono miglioramenti?
- Sono un cervo, Sirius?
- No, - risponde lui squadrandomi da capo a piedi.
- Mi sono spuntate delle corna o una coda a ciuffo?
- No.
- Quindi ci sono miglioramenti?
- No.
- Ecco.
*****
James sembra davvero un coglione.
Genere: Azione, Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: I Malandrini
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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CAPITOLO 9.

 



- Per non parlare di quella volta che...

- Appunto Sirius, non parliamone, per favore.

- Che solo perché avevo rovesciato l’acqua, mi ha mandato a letto senza cena! 

Com’è bello avere  degli amici.

Con loro puoi parlare di qualsiasi cosa, essere ascoltato, quando gli chiedi di venire in un posto loro ci vengono.

Sì, dev’essere proprio bello.

Peccato che questa fortuna non sia toccata anche a me.

Io purtroppo ho solo questi tre individui. 

E, non per essere presuntuoso, ma sono anche molto fedele nei loro confronti.

Un amico degno di nota.

Se non lo fossi avrei già ceduto da ore alla tentazione sempre più forte di scattare in piedi, guardando verso il ritratto alle spalle di Sirius, e dire “Salve signora Black, cerca suo figlio?”.

Ma dato che non voglio essere la causa della definitiva morte cerebrale di Sirius Black, mi asterrò dal farlo.

Per ora.

Anche perché sono sempre più convinto che la suddetta morte sia già avvenuta.

 

***

 

- Tu non ti puoi nemmeno immaginare che faccia fa quando mi vede! Neanche fossi un...

- Sirius, Sirius!

Prima che io possa associare le grida esaltate alla figura appena sfrecciata all’interno della Sala Comune, mi ritrovo schiacciato sul divano, oppresso da uno scalpitante James che non ho ancora capito se mi sta abbracciando o se ha appena tentato di uccidermi con un volo d’angelo con atterraggio sul sottoscritto.

- Non indovinerai mai che cos'ho fatto!

-Nemmeno io; saresti così gentile da illuminarci? - chiede tranquillamente Remus, facendo irrigidire James che si volta lentamente verso di lui, continuando a stare seduto sopra di me, vorrei far notare, mentre anche Peter spunta dal buco del ritratto.

- Niente, non ho fatto niente. Perché dovrei aver fatto qualcosa? - replica James voltandosi completamente verso Remus e scendendo, grazie a Godric, dal sottoscritto.

Il sopracciglio di Remus si inarca tanto da sparire sotto i ciuffi biondicci, e il suo sguardo si fa così da Remus che James si corregge subito.

- Voglio dire, ho convinto Peter a mettersi a dieta.

Peter appena giunto fra noi annuisce vistosamente, facendo bella mostra di un gran paio di baffi di cioccolato attorno alla bocca.

- Capisco. Ed è per questo che gli hai consigliato di mangiare il budino al cioccolato? - continua Remus, soffermandosi un istante di troppo sulla sostanza scura appiccicata alla faccia di Pete.

- Beh, è una dieta speciale. Basata sul budino. Per, per le guance, sai. Per renderle più rosee. 

È sempre un divertimento osservare James mentre si arrampica rovinosamente sugli specchi, tirando fuori una scusa meno credibile dell’altra.

Peccato che la maggior parte delle volte le sue scuse assurde servono a coprire anche me.

Come in questo caso.

- Le guance. Certo. 

Però devo ammettere che ha un certo coraggio: non è da tutti riuscire a mentire così palesemente e sostenere contemporaneamente lo sguardo sospettoso di Remus.

-Sì, alle ragazze piacciono molto le guance rosee. Molto. Non lo sapevi? Lo sanno tutti. Comunque, Sirius, seguici. Insegneremo anche a te la dieta, le tue guance sono molto pallide, troppo, - esclama velocemente James, agguantandomi per un braccio ed iniziando a trascinarmi di corsa verso la camera.

Prima di essere spinto bruscamente all’interno della stanza faccio giusto in tempo a vedere la figura solitaria di Remus ancora immobile sulla sua poltroncina.

Ed è una fortuna che io non riesca più a vedere la sua faccia.

 

***

 

Dicevo, è proprio bello avere degli amici.

Amici che non sottovalutano la tua intelligenza, che sono dotati di sanità mentale e che non ti confondono con un soprammobile della Sala.

Sarà davvero il caso che me li trovi degli amici così.

 

***

 

Colloportus! Insonorus! - dopo aver bloccato la porta e insonorizzato la stanza, mi volto verso gli altri, euforico.

- Sentite, ragazzi, Sirius, non fare quella faccia! È successa una cosa che tu nemmeno ti puoi immaginare! Stupenda, unica, fantastica! 

Perché non mi guarda estasiato e incuriosito?

Perché non mi chiede cos’è successo?

Perché continua ad avere quella faccia depressa?

-Dai, Sirius! Non vuoi sapere cos’è successo?

- Se non me lo chiedi non te lo dico.

-E va bene, te lo dico lo stesso: sono riuscito a far trasformare Peter!

 

***

 

Ma perché James non mi lascia morire in pace?

Non mi interessa cos’hanno combinato lui e Peter, tanto nulla riuscirà ad allietare nuovamente la mia vita: ho invocato mia madre! Mia madre!

Aspetta. Cos’ha fatto Peter?

- Stai scherzando.

- No, - nega James, sorridendo smagliante.

- Tu, tu sei riuscito a, come?

- E' stato un gioco da ragazzi, per me. Ma tu non te la prendere, mi rendo conto che non tutti possono essere come il sottoscritto.

Mentre James inizia la sua lunga sequela di complimenti verso se stesso e le sue incredibili doti, mi accorgo di star stringendo convulsamente il lenzuolo del mio letto.

E sto anche girando lentamente la testa verso quel maledetto, lurido sorcio che entro pochi secondi io ucciderò nel modo più doloroso possibile.  

Perché mi ha fatto sprecare ore della mia vita, mi ha fatto perdere il mio equilibrio psico-fisico, mi ha fatto disperare al punto tale da reclamare la presenza di mia madre, per poi trasformarsi con James. 

Ora lo ammazzo. 

 

***

 

C’è qualcosa che non va.

Dopo una notizia del genere mi aspettavo che Sirius facesse i salti di gioia, gridasse, saltasse, ci abbracciasse, invece si è voltato a guardarmi con un’occhiata assassina degna di Mocciosus quando vede James.

Solo che Sirius fa molta più paura di Mocciosus.

- Minus. 

Anche perché sono certo che Mocciosus non sappia ringhiare in questo modo.

- Che diavolo vuol dire che ti sei trasformato?

E da questo momento non capisco più nulla.

 

*

 

-Tu!... Hai!... Una!... Minima!... Idea!... Di! Cosa!... Voglia!... Dire!... Avere!... Mia!... Madre!... Come!... Madre?

Non so perché, ma vedere Sirius, a cavalcioni su Peter, colpirlo con una violenta cuscinata per ogni parola è oltremodo rilassante.

Nonostante gli strilli isterici di Sirius e i versi soffocati di Peter, la scena ha un non so che di rasserenante.  

Forse è per il fatto che entrambi meritano di essere puniti per i loro errori: Sirius per essersi trasformato prima di me e Peter per averci fatto dannare per tutto questo tempo. 

O forse è solo perché sono un gran bastardo, ma il risultato non cambia: non ho nessuna voglia di fermarli.

-E!...Tu!...Mi!...Hai!...Fatto!...Venire!... I!...Complessi!...Per!...Poi!... Trasformarti!...Con!...James?

Però purtroppo non posso lasciarli continuare in eterno: non so quanto altro tempo passerà prima che Remus decida di sfondare la porta o peggio, farsela aprire dalla McGranitt, e noi dobbiamo assolutamente parlare, perciò...

- Levicorpus.

Subito Sirius e Peter si ritrovano appesi per aria a testa in giù, ma questo sembra non demoralizzare il mio migliore amico che continua a colpire di traverso Pete con il cuscino.

- Accio cuscino.

- James!

La faccia scandalizzata e ferita di Sirius mi fa quasi sentire in colpa di averlo privato della sua arma.

Mentre quella stralunata di Peter mi fa quasi sentire in colpa di non averlo fatto prima.

Ma in entrambi i casi, quasi.

- Ragazzi, avrete tutto il tempo di dimostrarvi il vostro reciproco affetto più tardi. Ora dobbiamo parlare di cose importanti, - affermo deciso, mentre loro si prodigano in strane contorsioni del collo per guardarmi in faccia.

- Come il fatto che io ho saltato la cena? - mormora Sirius con voce lamentosa.

- No. Come il fatto che, dopo quasi un anno di tentativi disperati, ce l’abbiamo fatta.

Godric, quanto sono solenne. 

 

***

 

Anche dalla mia tutt’altro che comoda posizione, riesco comunque a vedere la luce esaltata negli occhi di James mentre pronuncia le ultime parole.

E solo in questo momento mi rendo conto che ha ragione: ce l’abbiamo fatta.

Contrariamente a tutte le previsioni, infrangendo una miriade di regole scolastiche e non, ci siamo riusciti.

Siamo diventati Animagus.

E finalmente siamo pronti.

Vedo James godersi a pieno l’atmosfera emozionata che le sue parole hanno creato.

- Il difficile l’abbiamo fatto, però la parte più pericolosa deve ancora venire: non possiamo essere certi di come reagirà il lupo alla nostra presenza, nessun altro ha mai fatto una cosa del genere prima d’ora. Se qualcuno volesse tirarsi indietro, questo è il momento. 

Prima ancora che James finisca di parlare, la mia voce si sovrappone alla sua. 

- Io ci sto. 

 

***

 

Ovviamente Sirius risponde per primo, con tono sicuro e serio, nonostante la posizione alquanto ridicola e tende una mano verso di me, con il palmo rivolto a terra.

- Anch’io, – rispondo a mia volta, posando sicuro la mano sulla sua e voltando poi gli occhi verso Peter, che ricambia un po’ spaventato.

Dopo pochi secondi però risponde anche lui, con un lieve sorriso, aggiungendo la sua mano sulle nostre:

- Beh,non abbiamo fatto tutta questa fatica per niente, no? Ci sto anch’io.

E mentre ci guardiamo negli occhi sorridendo, si crea uno dei rarissimi momenti di serietà che questa camera ha visto nel corso degli anni, anche se questo è ancora più incredibile dato che non c’è nemmeno Remus.

Però i momenti di serietà devono restare momenti appunto, quindi decido di interromperlo e riportare le cose alla normalità.

-Perfetto! Naturalmente questa era solo una formalità, dato che il vero momento per tirarsi indietro sarebbe stato mesi fa, non certo ora e se uno di voi si fosse ritirato dopo un anno di fatica sarebbe stato gettato dalla finestra all’istante. Da notare infatti che la finestra era già aperta. Comunque, ragazzi, ora dobbiamo pensare al piano.

-Il piano?- ripete Sirius perplesso.

-Quale piano?- gli fa eco Peter, altrettanto perplesso.

-Ma il piano, ovviamente!

Un momento.

Loro non sanno ancora del piano!

-Allora ragazzi, il piano è molto semplice: tra...

-James?

-Mh?

-Prima di spiegarcelo, potresti tirarci giù?


 ***


-Allora ragazzi, voi vi rendete perfettamente conto del fatto che noi non possiamo andare da Remus e dirgli “Remus, ringrazia Merlino di avere degli amici così eccezionali, fantastici, unici ed insostituibili da aver fatto una cosa così grande e quasi impossibile per te: diventare Animagus", no? 

- No?

Ok, dalla risposta di Sirius, di nuovo in posizione eretta, mi pare ovvio che non se ne rendono perfettamente conto.

-No. Perché se lo facessimo dovremmo anche dirgli perché lo abbiamo fatto.

Posso vedere chiaramente gli ingranaggi del cervello di Sirius lavorare freneticamente, mentre mi guarda concentrato, cercando di capire dove sia il problema.

Quando dopo un po’ apre la bocca, per un attimo credo davvero che abbia capito.

-E quindi?

Ed ovviamente me ne pento all’istante.

Azzardo anche una veloce occhiata a Peter, nell’assurda speranza che almeno lui abbia capito, ma ovviamente riporto subito lo sguardo su Sirius.

Sul male minore.

- Quindi, immagenatevi la scena: noi, davanti a Remus, che gli abbiamo appena detto “Lo abbiamo fatto per aiutarti: il nostro piano è quello di farti compagnia durante le notti di luna piena in modo da evitare che tu ti ferisca da solo. Ovviamente confidiamo che le nostre supposizioni senza alcun fondamento siano esatte e che tu non ci sbrani”. Ecco, avete immaginato la scena? Ora provate a immaginare la faccia di Remus. Vi sembra contento?

- Non esattamente.

- E credete che la sua risposta sarà qualcosa di più simile a “Fantastico ragazzi! Allora ci vediamo stasera e nel caso non dovessi rivedervi anche domani mattina vivi, dirò io alla McGranitt perché non siete a lezione, non vi preoccupate” oppure qualcosa di più simile a “Ma siete impazziti?! Non vi permetterò di rischiare la vita per me! Non sapete come reagirà il lupo, potrei uccidervi!”

-Direi qualcosa più simile alla seconda, con magari anche l’aggiunta di qualche “Io sono un mostro”, “non merito questo”, “nessuno deve fare nulla per me” e le solite paranoie da Remus – risponde Sirius, con un lampo di comprensione nello sguardo.

- Esatto. 

Lascio passare qualche secondo, godendomi le loro espressioni illuminate dalla mia sconfinata genialità.

Ah, che bei momenti quelli in cui affermo la mia netta superiorità sui miei migliori amici.

-James?

-Mh?

-Un piano non può essere formato solo dalla constatazione che non possiamo fare qualcosa, lo sai vero? Dovrebbe prevedere anche, che so, il fare qualcos’altro. 

-Lo so, Sirius – rispondo indispettito –Se mi lasci il tempo ora te lo dico.

Trovo assolutamente immotivato il fatto che lui alzi gli occhi al cielo.

Sono io quello che sta facendo tutto il lavoro qui!

-Allora: noi non possiamo dire a Remus quello che vogliamo fare senza che lui tenti in tutti i modi di fermarci. E dopo un anno di esercitazioni più o meno riuscite è ovvio che noi non abbiamo nessuna intenzione di rinunciare, giusto?

-Chiaro.

-Sicuro.

-Appunto. Quindi...

- Quindi? James? Quindi? 

-Quindi non glielo diciamo.

- E come faremmo a non dirglielo?

- Beh, prima lo facciamo e poi glielo diciamo. A quel punto sapremo con assoluta certezza che la nostra idea funziona.

- Intendi, perchè saremo ancora vivi e il lupo non ci avrà sbranato?

- Beh sì, quella sarà una buona prova da portare a favore della nostra tesi. L'essere vivi e non a pezzi sul pavimento della Stamberga Strillante, dico. 

- E se invece ci sbagliamo...

- Beh, in quel caso non dovremo preoccuparci di dire nulla a Remus.

Un silenzio teso segue le mie parole.

- E' completamente folle, - dice Sirius. - Facciamolo!



*****




- Che fate qui? Che diavolo ci fate qui? Via! Dovete andarvene! Siete impazziti? Correte, ora!

Non c'è tempo.

Il mio corpo è scosso dai tremiti ed io fatico ad articolare le parole. 

Il sudore mi copre ogni centimetro di pelle bruciante, i miei arti tremano, la vista mi si annebbia e non c'è più tempo.

Sto per trasformarmi.

E loro lo sanno, ma non gli importa.

Continuano a starsene lì, fermi in piedi davanti a me, gli occhi tesi e attenti ad ogni mio gesto, l'aria impotente di chi percepisce ogni nota di sofferenza nella mia voce senza poterci fare nulla. E non hanno intenzione di andarsene.

James è a pochi metri da me e mi guarda sicuro, le mani strette a pugno e il respiro affannato per la paura che non intacca la scintilla decisa e vagamente eccitata negli occhi nocciola. Il rischio è sempre il pepe per James. 

Il lupo scalpita dentro di me, impaziente di vincere la battaglia che vince sempre alla fine, proprio ogni singolo mese, ma io serro i denti, aggrappandomi a me, alla mia umanità. Gli sto dando più filo da torcere del solito, perchè loro sono qui, di fronte a me, i miei amici. 

E non posso fargli del male, non a loro. 

Gli occhi grigi di Sirius percorrono il mio corpo, vigili, registrandone ogni cambiamento, fissandosi sulla peluria che cresce folta e sulle ossa che bucano la pelle, gli artigli che si allungano. La sua mascella è rigida, ma lui non fa un passo indietro.

Ed io non riesco più ad impedire ai miei occhi di guardarla.

Spunta nella notte dalla finestrella alle spalle di Peter, che trema leggermente alle spalle degli altri, ma non accenna a indietreggiare. E poi svanisce dalla mia mente, perchè lei è qui, la luna è qui.

Ed è tardi ormai, questione di secondi. 

E loro sono ancora qui.

Ti prego no, non loro, non loro. 

Non posso fargli del male.

Non a loro. 

Sono i miei amici. 

Non gli farò del male.

- Non ti preoccupare, Remus.

La voce ovattata di James arriva da lontano e i miei occhi non lo sfiorano neppure, incollati da una maledizione all'enorme sfera argentata che sussurra melodiosa il mio nome, invitandomi come una madre ad arrendermi.

Smetti di combattere, Remus, lascia il posto a lui. 

Il lupo.

E la luce perlacea.

È così bella.  Così maledettamente bella. 

- Te lo avevamo promesso, no, Remus? Che avremmo trovato il modo di non lasciarti solo nemmeno in queste notti. 

La amo alla pazzia, eppure la odio, con tutte le mie forze. La amo e la odio e mi distrugge.

 - E i Malandrini mantengono sempre le promesse.

Così dannatamente bella.

Le mie grida mi graffiano la gola, mentre artigli non miei, ma così fottutamente miei in realtà, mi raspano la pelle del petto, facendola a brandelli. 

Ed eccolo, l'odore del sangue.

Il lupo sta avendo il sopravvento. 

E non c'è più nulla a parte l'odore del sangue.

Il sangue e la luna e le mie grida a lei.

Il sangue e la luna e i miei ululati a lei. 

I miei amici scivolano lontano e tutto quello che resta sono luna e sangue nelle tenebre.

Il lupo ha vinto ancora una volta.


 

 

 

 

 

   
 
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