Dopo una pausa in bagno per ripulirsi - casta, veloce e barcollante - era finito sul balcone con un mocio vileda. E con lui.
Lui che lungi dall' incazzarsi si era seduto vicino a Stefano.
Lui che gli aveva continuato a sorridere, guardandolo negli occhi.
Lui, con cui erano finiti a parlare di stelle cercandole oltre lo smog di Torino.
Lui-Tommaso.
Si erano baciati all' alba, mentre sotto cominciavano a passare i pullman e i pochi sopravvissuti alla festa dormivano sui divani come un' armata in disfatta.
E poi era dovuto correre via, mezzo nudo e glitterato com' era arrivato


Eppure, dopo ore insieme, la mattina dopo Stefano non si ricordava niente di quello che Tommaso aveva detto di sè. Se studiasse, se lavorasse o cosa diamine.
Barcollò in cucina, accolto dal sorriso smagliante di Emma che brandiva un Cinquecereali con aria vittoriosa.
"Allorallora? Quando vi risentite ? "
Il numero. Cazzo.
Il Cinquecereali partì, preciso come uno shuriken, diretto in mezzo agli occhi di Stefano che lo prese in pieno senza scostarsi. Se lo meritava TUTTO.
"Lascia fare ad Emma tua, che conosce TUTTO Palazzo Nuovo *, scemotto!"
Sperando che le sue doti investigative fossero pari alla sua mira con le merendine.


"Fallimento anche con Davide" sbuffò la coinquilina, mollando la borsa sul tavolo.
Erano passati dieci giorni, e nessuno sembrava avere idea di chi fosse Tommaso. Nessuno lo conosceva, non era compagno di corso di nessuno...e nessuno lo aveva mai visto, nè prima nè dopo.
"Pensano tutti che fosse venuto con noi, tipo..."
Stefano alzò gli occhi dal Manuale di Sociologia Generale con un gemito sconfortato, per puntarli al soffitto.
"Tipico.Trovo l' uomo della mia vita e va a finire che me lo sono immaginato."
"Allora io mi sono immaginata voi due che limonavate."
Era poco, ma era QUALCOSA.



* N.d.A. Uno dei poli universitari di Torino, primariamente di lettere, filosofia e affini.