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Autore: valfrid the Marauder    03/04/2010    0 recensioni
Racconto di una terra che, esasperata dalle guerre e dai cataclismi, richiede un sacrificio di sangue per tornare a nuova vita
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scogliera vermiglia

 

 

 

Il vento batte furiosamente la scogliera.

E’ una notte di tempesta, ma la cerimonia non può essere rimandata. In nessun caso.

Ecco, sono giunti sul crinale più alto che sporge direttamente a picco sul mare nero, furioso e schiumante. Onde sinuose si insinuano tra gli scogli inerpicandosi su di essi, cercando di coprirli. Scendono in gocce raminghe che vengono subito assimilate dai flutti seguenti.

Sembra che una goccia sia scampata a questa strage e inizia a strisciare solitaria in una zona coperta dello scoglio in cerca di salvezza.

Questa, tuttavia, non sopraggiunge. Viene ridotta in una infinitesimale nebula dal vento impietoso. O luna che stai dietro alle nubi, ferma questo massacro!

Sai bene anche tu che ciò che sta avvenendo sulla  sommità di quella proibita scogliera è necessario per il bene, di tutti.

Per quanto terribile sia il fatto, è il solo che possa fermare tutta questa sofferenza.

Il rito non necessita di alcun altare o templio per essere celebrato.

Ci si siede in semicerchio sulla roccia, tra le guglie rocciose e il maestro si pone al centro.

Si aspetta. I fulmini iniziano a squarciare l’aere oscuro e si abbattono nelle vicinanze dei fedeli.

Hanno dovuto percorrere una lunga strada tra le rocce e gli alberi morti di quella terra sassosa e spietata. I piedi nudi hanno sanguinato a lungo contro le pietre della via, lasciando una scia cremisi come le loro vesti. Sanno che per loro non ci sarà salvezza, ma sarà il bene degli altri a renderli degni di essere ricordati.

Molti di essi hanno camminato ininterrottamente per giorni, verso il macello.

Le loro famiglie non erano d’accordo riguardo la loro scelta, ma non si poteva fare altrimenti. Famiglie piangenti hanno lasciato andare i loro figli, i mariti, i cugini, i fratelli verso una via senza ritorno. Così era destino.

Il loro lento incedere ha fatto chinare di riconoscenza la testa a molti villaggi di quella nera terra.

Dopo essere passati per i resti delle foreste incenerite dai passati e antichi incendi, si era giunti nelle piane allagate dove un tempo sorgevano fiorenti centri abitati, ormai ridotti ad antiche e corrose rovine disabitate. Neanche i pesci  possono vivere in quell’acqua velenosa.

Il loro percorso di sangue si poteva vedere dall’alto in un’elaborata ramificazione che si congiungeva nei pressi del mare. Persino gli animali più feroci rispettavano la solennità di quel momento di silenzio. Questo sacrificio era necessario per il bene di tutte le creature viventi e se ne era a conoscenza.

Nessuna parola era spesa dai padri per spiegare ai figli cosa stessero andando a fare quelle strane persone incappucciate che attraversavano il loro villaggio. Era come una conoscenza innata.

Niente può fermare il destino. Nessuna scorta li seguiva; non ne avevano bisogno. Neanche il più meschino degli esseri, per quanto infame, fermerebbe o rallenterebbe la celebrazione.

Il maestro sacerdote innalza le braccia al cielo. E’ l’inizio.

Dopo un lungo mantra eseguito in coro,  portato dal vento sulla terra e sul mare, si alzano in piedi e si tengono per mano, in silenzio.

Un saetta fiammeggiante e candida che si staglia nel nero della bufera, solleva da terra il sacerdote in centro e le sue vesti iniziano a danzare al vento. Un attimo dopo una folgore quasi impercettibile lo colpisce in pieno petto. Il religioso è felice e sorride. Grazie a loro ci sarà un domani.

In un istante il suo corpo viene smembrato e ridotto in pulviscolo rossastro che si sparge nel vento e si dissolve. Lo stesso accade ad ogni fedele, uno dopo l’altro senza risparmiare alcuno.

L’alba sorge finalmente con tutto il fulgore del sole e nuova vita si spande sulla terra. Gli uccelli cantano e dagli alberi superstiti iniziano a sorgere le gemme di una nuova esistenza. Il vento e la tempesta si sono estinti per lasciare posto alla quiete e al tepore.

Lontano, sul mare sereno, si sentono i marinai cantare di gioia, all’orizzonte, una scogliera rosso sangue.

  
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