Rose osservava il mazzolino
di Frangipani rosa
che le era stato regalato per il giorno del suo diploma, un paio di anni prima,
e che lei si era premurata di conservare con un incantesimo. Non per niente,
glielo aveva regalato una persona che per lei era stata importante sotto molti
punti di vista.
Annusando distrattamente
l’incantevole profumo, si lasciò trascinare dai ricordi fino a
quel giorno.
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-Dio quanto ti invidio!-
-Per quale motivo?-
-Rose, non so se ci hai
fatto caso, ma hai appena concluso la tua carriera scolastica. Quello
dell’altro giorno era il tuo ultimo esame. E nel peggiore dei casi sarai
andata benone!-
-Come nel peggiore dei casi!?!-
-Era per dire che andare
benone è la cosa peggiore che ti possa capitare, scolasticamente
parlando-
-E la migliore?-
-Andare in modo
schifosamente perfetto. Io già lo so, avrò dei voti pessimi!-
-Suvvia Lily, hai ancora
tempo per migliorare la tua situazione. Potresti cominciare a dedicarti di meno
a cercare di attirare l’attenzione di ogni esponente maschile presente
sulla faccia della terra e dedicarti di più allo studio, per esempio!-
-Che simpatica! Non sono
così superficiale come pensi-
-Certo che no!-
-Colgo del sarcasmo…-
-Non per essere cattiva, ma
anche una pozzanghera è più profonda di te. E lo sai. Fatichi a
concentrarti su qualsiasi cosa non rientri nella sfera di te, dei tuoi vestiti,
dei tuoi capelli e del trucco da applicare a seconda dell’occasione-
-Detta così sembra
orribile!-
-Sotto certi punti di vista
lo è! Ora scusami, devo proprio andare!-
-Dal ragazzo misterioso?-
-Smettila Lily, non
c’è nessun ragazzo misterioso!-
-E allora dove vai
così di fretta? Non hai più niente da studiare!-
-Vado a cambiarmi il
vestito, mi hai contagiato. Lo indosso da più di un’ora ormai ed
è assolutamente inaccettabile!-
-Spiritosa!-
Ovviamente era come diceva
Lily, stava andando da una persona. Anche se non era esattamente un ragazzo.
Misterioso però lo era, decisamente.
Di lì a poco
sarebbero arrivati i risultati dei suoi esami e lui era la prima persona a cui
avrebbe voluto comunicare il risultato. E così stava davvero andando a
prepararsi. Aveva appena criticato Lily perché si preoccupava troppo del
suo aspetto, ma in quel momento non era proprio migliore di lei. Ma era
più forte di lei, davanti ai suoi occhi voleva sempre apparire bella,
perfetta. O forse, considerando l’amara verità, era meglio dire
perfettamente in ordine.
Entrando nella sua stanza,
singola in quanto era Caposcuola, trovò ad aspettarla un gufo grigio che
aveva con sé la lettera che attendeva con trepidazione.
Nonostante fosse conscia
delle sue capacità, la aprì con un certo nervosismo,
ma via via che leggeva la tensione lasciava
spazio alla felicità e all’orgoglio! Ovviamente aveva concluso il
suo percorso scolastico in maniera più che eccellente, cosa che le
apriva le porte di qualsiasi indirizzo lavorativo avesse scelto.
Più eccitata che mai
si diede una sistemata veloce e si fermò davanti allo specchio. Aveva un
rapporto decisamente conflittuale con la ragazza riflessa. Aveva il cervello di
sua madre, grazie a Dio, ma purtroppo le somiglianze somatiche erano senza
ombra di dubbio quelle di suo padre. Tranne i capelli ovviamente. Quelli erano
un incrocio orribile, sia per il colore, che non aveva né arte né
parte, sia per la consistenza, che per uno stupido scherzo genetico risultava
essere più ingestibile del cespuglio crespo di sua madre.
Decise saggiamente di
allontanarsi da quell’oggetto malefico che, lo sapeva, aveva la
capacità di rovinarle il buon umore e uscì di corsa.
Pochi minuti dopo era
lì, davanti alla sua porta, con gli occhi scintillanti e le guance rosse
per via della corsa. Fece un respiro profondo e bussò piano.
-Avanti!-
-Ciao! Sono arrivati i
risultati!-
-E non c’è
bisogno che ti chieda come sono andati-
-Ho preso il massimo dei
voti!-
-Non avevo dubbi! Vieni, ho
un regalo per te-
-Per me? Davvero?-
Non se lo aspettava. Non era
mai stato il tipo da regali. Si avvicinò e lui si voltò verso di
lei, tendendole un mazzetto di fiori che non aveva mai visto.
-Sono Frangipani, fiori di
rara bellezza e dal profumo intenso e inebriante. Sono simbolo di purezza ed
armonia, due qualità che mi fanno pensare a te.-
Quello era quanto di
più vicino ad un complimento lei gli avesse mai sentito pronunciare.
-Grazie! Sono bellissimi!-
-Figurati! Sono contento che
ti piacciano!-
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Erano rimasti a
chiacchierare del più e del meno per un po’, ma alla fine lui
l’aveva congedata, augurandole buone vacanze e buona fortuna per il suo
futuro. Un modo carino per farle intendere che da parte sua non c’era
l’intenzione di continuare quell’amicizia. Forse perché
aveva intuito che dietro alla sua spudorata civetteria, mascherata con un tono
scherzoso, si nascondeva una vera e propria adorazione, che andava ben oltre
l’affetto destinato ad un semplice amico.
Non aveva messo in conto il
fatto che lei non era disposta a rinunciare a lui così facilmente.
Così era passata l’estate, tre mesi di grande fermento in casa
sua, in quanto tutti volevano farle sapere il loro parere riguardo al lavoro
che avrebbe dovuto scegliere.
Aveva ignorato tutti ed
aveva puntato sicura sul Ministero, sezione Cooperazione Magica Internazionale,
la stessa a cui lui faceva capo.
Come ogni nuova assunta
aveva fatto la sua gavetta e dopo innumerevoli corsi per imparare
un’infinità di lingue diverse, era riuscita ad arrivare in alto.
Ed aveva soddisfatto così i suoi due obbiettivi principali: fare una
carriera brillante e mantenere un rapporto con il ragazzo misterioso, come lo
chiamava Lily.
Così, a due anni di
distanza, si ritrovava con un lavoro importante e una vita sociale desolante.
Si era concentrata sullo studio, poi sulla sua professione, e ora aveva pochi
amici, per lo più suoi cugini, e di un fidanzato
nemmeno l’ombra.
Era uscita con un paio di
ragazzi del suo corso di lingue, ma era sorprendente constatare come ognuno di
loro, dopo una pizza e un cinema, si sentisse in diritto di occupare un posto
nel suo letto. E ovviamente lei rifiutava e così, grazie alla
maturità dei ragazzi con cui era uscita, la voce si era sparsa e lei era
stata additata come una “suora”, così nessuno aveva più voluto uscire con lei.
Non che la cosa le
dispiacesse, infondo era interessata da anni ad una sola persona. Persona che,
lo aveva capito, si era accorta della sua infatuazione e stava ben attenta a
tenerla a distanza, a meno che non fosse strettamente necessario.
Ovviamente lei non aveva
nessuna intenzione di rinunciare. Era testarda e tenace per natura e se si
fissava su qualcosa era abituata a prodigarsi fino a che non la otteneva. Ci
sarebbero voluti ben più di due anni a dissuaderla.
A volte si domandava se la
sua era una semplice presa di posizione o un sentimento vero. Forse si era solo
intestardita perché lui non le lasciava neanche un minimo spiraglio di
speranza e l’aveva presa sul personale. Ma poi si diceva che se fosse
stato così avrebbe continuato a vivere la sua vita in modo normale,
facendo le sue esperienze con i ragazzi della sua età, senza rinunciare
a conquistare lui.
Invece ogni volta che era
uscita con un ragazzo aveva passato gran parte del tempo facendo paragoni e
giungendo alla conclusione che non le interessava, perché non era LUI. E
così si ritrovava a dover ammettere che per lei non era un gioco, ma che
provava qualcosa di vero nei suoi confronti, qualcosa di profondo, qualcosa che
lei in sua presenza esagerava teatralmente, dando l’impressione di uno
scherzo, ma che era tutt’altro.
Con un sospiro mise da parte
i fiori e andò a vestirsi. Doveva andare al Ministero per ricevere una
congregazione di vari Ministri che dovevano incontrarsi con lo zio Harry. Il
suo compito, oltre che tradurre il discorso del Ministro della Magia Harry
Potter, era quello di esporre il programma della riunione ai vari componenti
prima che questa iniziasse.
Rose non era bella nel vero
senso della parola, però aveva qualcosa.
Aveva una vitalità e un entusiasmo che conquistavano le persone che
si trovavano a lavorare con lei, e il suo sguardo era luminoso e intelligente.
Oltretutto era dotata di spirito e acume, due qualità che le fornivano
fascino e la aiutavano a suscitare la simpatia della gente attorno a lei.
Indossò un tailleur
viola, con una gonna più corta del consueto. Ma infondo era una
trasgressione che poteva permettersi perché, almeno le sue gambe, erano
davvero bellissime. Poi acconciò i capelli in uno chignon ordinato, per
quanto i suoi capelli lo consentissero. Aveva imparato ad applicare un trucco
leggero, che però valorizzava i tratti migliori del suo viso e alla fine
il risultato che ottenne era quantomeno soddisfacente. Afferrò la borsa
al volo e con un volteggio si smaterializzò nell’ufficio del suo
capo.
-Sei in ritardo-
-Sono una donna!-
-Lo dici come se questo ti
giustificasse!-
-Infatti è così! Dove sono i miei ospiti?-
-Non sono ancora arrivati-
-E allora! Rilassati capo,
sono in ritardo anche loro!-
-Già, ma avrebbero
potuto essere puntuali! E non chiamarmi capo-
-Non lo sono stati quindi
quando arriveranno mi troveranno pronta ad accoglierli, in tutto il mio
splendore! Rilassati capo… Vuoi che ti dia una mano io?-
Passò una mano sulla
sua spalla, lentamente, guardandolo in modo lascivo. Poi scoppiò a
ridere.
-Rose! Smettila di
scherzare. Non è proprio il momento!-
-“E non è nemmeno il luogo adatto. Siamo
sul posto di lavoro e si deve mantenere un atteggiamento professionale, bla bla bla”. Lo so, mi hai propinato la tua ramanzina un milione di volte!-
-Non abbastanza spesso a
quanto pare! Adesso smettila di giocare e vai all’ingresso. Saranno qui a
momenti!-
-Sei un despota acido. Sai,
ho un paio di idee su come farti tornare il buon umore!-
-Rose!-
-Ho capito, ho capito!
Vado!-
Uscì
dall’ufficio, lasciando il suo capo all’interno, con un espressione a metà tra il corrucciato e il
divertito. Quella ragazza incredibile aveva il potere di farlo sentire bene,
anche se si prodigava per non darlo a vedere. Lei non doveva assolutamente
saperlo!
Vediamo chi indovina chi
è il “ragazzo misterioso”!