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Autore: _Bittersweettaste    04/04/2010    4 recensioni
Ci sono cose che nessuno di noi sarà mai in grado di prevedere.
Ci sono eventi che sfuggiranno al nostro controllo, come se il fato avesse già disegnato il cammino delle nostre vite. Basta un solo gesto, per sconvolgere irrimediabilmente il corso del destino, in un attimo ogni cosa può cambiare. In un solo attimo le nostre vite potrebbero sconvolgersi completamente, lasciandoci persi in balia di noi stessi.
Che cosa faresti, se improvvisamente il destino decidesse di cambiare?
Che cosa sarebbe successo, se anche solo un evento del passato non fosse stato lo stesso?
Cosa sarebbe successo, se nel mondo di Goku e dei suoi compagni avesse fatto la sua comparsa un ulteriore Sayan?
Come sarebbero andate le cose, se improvvisamente le carte in tavola avessero contato un nuovo elemento?
WARNING: sebbene ci sia un nuovo personaggio, non è assolutamente una Mary Sue, in quanto ha caratteristiche, abilità e difetti che contribuiscono a renderlo completamente umano
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Goku, Nuovo personaggio, Piccolo
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Forse era notte, forse ancora pomeriggio. Il tempo continuava il suo inesorabile flusso, ma nello spazio più profondo non ci sono né il giorno, né la notte....
Sherin aprì a fatica gli occhi, momentaneamente abbagliata dall'intensa luce dei neon. Aveva tentato più volte di addormentarsi, senza mai riuscirci, ed il suo fisico iniziava a risentire della mancanza di sonno. Si rialzò, ignorando la fitta alla schiena che prontamente l'aveva colpita. Non si era mai abituata ai semplici materassi prodotti dalla Capsule Corporation, sebbene vi avesse dormito per anni.
 Rassegnata, Sherin aveva sfruttato quel poco di abilità magica trasmessole dal defunto padre per far comparire dei futon più soffici, ma tutto ciò che era riuscita a far apparire erano solamente dei materassi sgonfi e malandati...
Vegeta aveva sbuffato, sprezzante come suo solito, e aveva commentato con asprezza:
-Spero solo che il figlio del muso verde sia meglio di quell'incapace di sua madre.
 Diede una rapida occhiata allo schermo digitale del piccolo orologio fissato sulla parete di fronte. Le 18 non erano ancora passate, e ciò significava che sulla terra la notte non era ancora calata.
-Va tutto bene?
Piccolo aveva interrotto la meditazione, e si era seduto accanto a lei. Le accarezzò una guancia, cercando di non mostrarle la sua preoccupazione.
-Tutto ok, muso verde, non devi preoccuparti per me...In fondo, ne abbiamo passate di peggiori. Vedrai che sarà una passeggiata....
Abbozzò un sorriso, ma lo sguardo del compagno non mutò.
-Io non ti capisco, Sherin. Nelle tue condizioni, decidere di affrontare una situazione del genere, è una follia!
-Sono incinta, Piccolo, non in punto di morte. Andrà tutto bene, te lo prometto..
Piccolo inspirò lentamente: l'adorava, senza alcun dubbio, ma Sherin aveva l'innata capacità di farlo letteralmente impazzire, quando s'impuntava su una qualsiasi decisione. Era salita sulla navicella contro la sua volontà, ignorando ogni raccomandazione del dottor Briefs e della moglie, solo per rivedere Namecc.
Ama quel pianeta più di qualsiasi namecciano, sebbene l'abbia visto solo una volta....
“Ti sei dimenticato che posso leggere nel pensiero?”
Piccolo le scoccò uno sguardo irritato, e la Sayan sorrise maliziosamente, scoprendo i canini appuntiti.
-E tu ti sei dimenticata quanto mi infastidisca che qualcuno si intrometta nella mia mente?
-Stai zitto, muso verde, e lasciati stuzzicare.
Si alzò sulle punte dei piedi e sfiorò le labbra di Piccolo con le sue, lasciando che la pungente risposta del compagno venisse soffocata dal suo bacio.  
Yamcha smise di leggere il fumetto che aveva tra le mani, e li guardò baciarsi ancora una volta. Tentando di non fissare troppo lo sguardo su di lei, cercò negli occhi di Sherin lo sguardo che tempo prima aveva ammirato in Bulma, lo sguardo di una donna innamorata. Posò a terra il giornalino, portando una mano alla fronte. Ancora non riusciva ad accettare la realtà, non riusciva a capacitarsi del fatto che Bulma ormai non lo amasse più...Erano passati anni, il piccolo Trunks stava per compiere sette anni ma ancora, dentro di sé, soffriva.
Qualche volta si ritrovava a fantasticare su come la sua vita sarebbe stata in quel momento se lui e Bulma non si fossero lasciati per l'ultima volta. S'immaginava come un padre di famiglia, sposato a Bulma da tanti anni. Si vedeva giocare con un figlio nel giardino della loro casa in periferia, mentre lei annaffiava i fiori dei piccoli cespugli di rose...
Qualcosa bruciò dentro di lui, ed il ragazzo si costrinse a voltare il viso verso l'oblò vicino, fingendosi interessato alle costellazioni ed ai pianeti che man mano si susseguivano...

Chissà se Yamcha non ha mai smesso di amare Bulma...
Non mi disse mai tutta la verità, anche se sapeva di potersi confidare con me. Credo abbia sentito molto la mancanza di un fratello, di una figura amica con la quale potersi confrontare, con la quale riuscire a sfogarsi, e mi elesse suo unico confidente. Ricordo che usavamo trascorrere intere ore a parlare, anche se in verità io mi limitavo ad ascoltare i suoi problemi e le sue preoccupazioni...Povero amico mio, ridotto a confidarsi con un ragazzo molto più giovane, convinto che tutto ciò avrebbe potuto alleviare almeno un po' le sue pene...

-Stiamo per atterrare, allacciate le cinture! Sherin, siediti su quella poltrona a sinistra, la sua cintura è leggermente più larga delle altre!
Bulma afferrò le manopole del volante principale e si preparò a guidare la navicella verso l'area più adatta per l'atterraggio. Sherin si sedette velocemente sul sedile indicatole da Bulma, e protestò debolmente quando Piccolo insistette per allacciarle la cintura sopra il ventre. Il namecciano si sedette accanto a lei, con la scusa che tutti gli altri sedili erano già stati occupati, così da poterla fermare se avesse tentato di lasciare la navicella, rompendo così la promessa fatta prima di partire.
La navicella del dottor Briefs non tradì le loro aspettative: in pochi minuti toccarono il suolo del pianeta, senza quasi provocare il minimo rumore. Il panorama che si offrì ai loro occhi fu uno dei più angoscianti che ebbero mai visto: gli alberi una volta rigogliosi erano stati bruciati e spezzati da una forza sconosciuta, la terra presentava profondi crateri, ma il danno principale non era stato inflitto all'ambiente...
Sherin urlò più forte che poté, portando le mani bianche alla bocca, ed indicò davanti a sé.
Dove tempo prima sorgeva un piccolo villaggio, le fiamme dominavano incontrastate, bruciando tutto ciò che le loro lingue letali toccavano...Le case candide erano crollate, scoperchiate e sventrate senza alcuna pietà, e tutto ciò che restava della pacifica vita che sino a poco tempo prima aveva animato il villaggio era stata spazzata via dal fuoco, la forza più spietata ed incontrollabile creata dalla natura....Alcuni corpi giacevano al suolo, ma erano pochi..terribilmente pochi, e tutto ciò che restava di essi provava su di sé  la vorace fame delle fiamme scarlatte....
-E'...è orribile...
-Sherin, fermati!
Piccolo scattò in avanti, afferrando la maglia della Sayan, scattata in avanti in un impeto dettato dalla disperazione. Un lampo, un movimento fulmineo, e la mano del guerriero fu percorsa dalle unghie di Sherin, graffiandolo. Piccolo lasciò immediatamente la presa e la ragazza, libera dalla sua stretta, corse verso il villaggio, inciampando nei suoi stessi passi. Cadde in ginocchio davanti al fuoco, il viso pallido rigato dalle lacrime. Chiuse gli occhi e volse i palmi delle mani verso il mare, la cui sponda era poco lontana dal villaggio. L'acqua verdastra scorreva tranquilla, illuminata dai caldi raggi del sole che si riflettevano pacifici sulla sua superficie, e ribollì appena quando le mani di Sherin, lentamente, vi si immersero. La ragazza abbassò il viso, toccando la fresca acqua con le labbra sottili, ed iniziò a parlare.

A volte, quando i sentimenti prendevano il sopravvento sulla ragione, dalle sue labbra uscivano le inconfondibili cadenze della lingua namecciana. Potevo rimanere ad ascoltarla ore intere, tanto era intensa la forza di quelle parole...Non seppi mai come le imparò, se a pronunciarle fosse lo spirito di suo padre ancora vivo in lei, o se provenissero da una sapienza ancestrale, insita in lei sin dalla nascita...

Sollevata dalla silenziosa forza della sua preghiera, un'onda immensa si sollevò dalle profondità marine, erigendosi in tutta la sua maestosa potenza. Sherin alzò le braccia verso essa, come a volerne toccare la bianca schiuma e questa, come guidata dal suo gesto, si gettò sul villaggio in fiamme, inondandolo con tutta la sua impetuosità. Le fiamme si spensero quasi all'istante, soffocate dall'unica nemica che la natura aveva creato per contrastarle.

La udivo spesso ripetere a sé stessa di lasciar perdere, che il fato non aveva voluto affidarle le capacità magiche possedute dal suo popolo, che il suo destino sarebbe stato rimanere in eterno ciò che era, un essere a metà, né Sayan né Namecciano...Per tutta la sua vita questo fu il suo più grande dolore, il fine ultimo di tutti i suoi estenuanti allentamenti, delle sue intime sofferenze.
Mi piace credere che, prima della fine, mia madre abbia accettato la sua natura  e abbia intrapreso il cammino dell'eternità a testa alta, libera da qualsiasi appartenenza, da qualsiasi catena...

-Cos'è successo?- Gohan distolse a fatica gli occhi dall'immensa onda e rivolse appena quella domanda al maestro, anch'egli immerso nella meraviglia per quel gesto inaspettato -Non ho mai visto Sherin praticare una magia simile...
Piccolo strinse gli occhi, riflettendo. No, nemmeno lui ricordava che una forza simile fosse mai scaturita dalla giovane, nonostante la caratteristica tipica dei Sayan di dare il meglio di sé sotto pressione...
-Penso- cominciò, soppesando le parole -che in Sherin vi siano due nature contrastanti tra di loro, due anime in perenne lotta per la sopravvivenza. Se considerassimo solo il suo aspetto, penseremmo erroneamente che la parte Sayan abbia preso il sopravvento: i tratti del suo viso, il suo corpo...chiunque direbbe che Sherin è quasi completamente Sayan, ma se la conoscessero davvero capirebbero quanto possa soffrire per questo suo esistere a metà, contesa tra due popoli, uno ancora esistente, e l'altro ormai estinto...Per quanto possa cercare di comprenderla, finora non sono mai riuscito a colmare il vuoto che ha dentro di sé, la sofferenza che a periodi emerge dal suo spirito. Ricordi quando si trasformò in Half Sayan?- domandò.
Gohan annuì, ed invitò il maestro a proseguire.
-Quella trasformazione incompleta ci rivelò appieno la sua natura: i suoi occhi non assunsero un colore ceruleo, i capelli diventarono oro solo in alcune ciocche isolate, ma la sua aurea crebbe sino a raggiungere livelli mai compiuti prima. In quel momento la sua anima Sayan prese momentaneamente il sopravvento su quella namecciana, anche se non del tutto. Oggi invece, presa dalla disperazione per aver visto un villaggio del suo pianeta distrutto dalle fiamme, le catene naturale che sino a questo momento hanno intrappolato le sue capacità magiche si sono spezzate, e Sherin ha potuto finalmente liberare la sua magia namecciana.
Entrambi volsero lo sguardo verso la giovane, ancora inginocchiata sulla bianca riva del mare. Richiamate dal suono della sua voce, piccole e lucenti gocce d'acqua si sollevarono dal terreno bruciato come lucciole traslucide, volando leggere verso il mare. Sherin chiuse gli occhi, assaporando il loro fresco tocco, ed allargò le braccia, lasciando che alcune di esse si posassero su di lei, arrestando il loro breve volo sulla sua pelle. Piccolo si inginocchiò accanto a lei e la strinse a sé, affondando il viso nei suoi capelli scuri.
-Alzati...è tutto finito, ora...
I due si alzarono assieme, l'uno nelle braccia dell'altro, mentre il resto del gruppo si avventurava cautamente tra le rovine del villaggio, alla ricerca della Sfera Del Drago.
Gohan entrò nella capanna del Saggio del villaggio, l'unico posto dove la Sfera sarebbe dovuta essere, ma di essa non vi era alcuna traccia.
-Non c'è...- soffiò Vegeta, sferrando un calcio ad un mucchio di pietre annerite -La Sfera del Drago non è più nel villaggio.

L'uomo batté con forza l'enorme pugno sul tavolo circolare, facendo sobbalzare i suoi sottoposti, i quali si affrettarono ad assumere un'espressione contrita.
-Com'è possibile- sibilò -che una delle mie migliori truppe d'attacco sia stata letteralmente rasa al suolo da un gruppo di insulsi namecciani?
Un colonnello più sfacciato degli altri si alzò in piedi, schiarendosi appena la voce.
-Generale, abbiamo appena inviato un'altra unità sul luogo. I ribelli sono stati sterminati.
-Tutto questo non sarebbe dovuto succedere! Non possiamo permetterci di perdere uomini quando occupiamo un pianeta così distante dal nostro quartier generale! Dov'è il caporale Kins?
Un caporale magro e nervoso si alzò a fatica dalla sua sedia, passandosi una mano sulla fronte imperlata di sudore.
-Kins..il caporale Kins è arrivato appena pochi minuti fa...
-Il suo stato? Il suo stato, maledizione!
-Incosciente, generale!
Il generale passò una mano sulla bocca, tentando di reprimere la furia crescente.
-Voi eravate responsabili di quest'ultima azione, il peso gravava interamente sulle vostre spalle, e cosa vengo a sapere?-  il tono della sua voce si alzò improvvisamente -Che coloro che fino ad oggi ritenevo i miei migliori uomini si sono rivelati degli incapaci indegni di rispetto! Siete la vergogna dell'intera Poison Corporation!
Afferrò la pistola, estraendola fulmineo dalla fondina, fissata al lato della cintura di pelle. Un brivido di terrore percorse gli uomini seduti al tavolo circolare, e molti di essi arretrarono impercettibilmente.
-Generale Wood, possiamo spiegarle....
Le parole morirono improvvisamente, spente dal proiettile sparato senza alcun preavviso. Il caporale si accasciò a terra privo di coscienza, premendo le mani sulla ferita sanguinante apertasi sul suo petto.
Wood soffiò appena sulla bocca della pistola, godendo i sussurri e la tensione scatenati dall'improvvisa morte del caporale. Così andava bene, pensò, era così che cani come quelli dovevano essere dominati....
Il brusio venne interrotto dall'arrivo di un messaggero il quale, degnando appena di uno sguardo il cadavere riverso a terra, s'inchinò al cospetto del generale.
-Generale, i nostri ricognitori hanno avvistato individui sospetti a nord, poco lontano dal mare.
-Di chi si tratta? Altri ribelli in cerca di morte certa?
-No signore, sono alieni. Terrestri, a quanto affermano i ricognitori. Una di loro ha soccorso i resti del villaggio bruciato dalle truppe d'assalto, signore. Supponiamo abbiano intenzioni a noi ostili: gli ultimi aggiornamenti ci informano che il gruppo si è unito a dei ribelli particolarmente pericolosi...
Il generale alzò una mano, interrompendo il suo discorso, e si diresse verso una finestra.
-Avete già completato i loro identikit?
-Solo un, signore, quello del namecciano.
-Descrivilo.
Il messaggero rovistò nella tracolla di pelle, passando in rassegna missive e fascicoli, fino a che non prese tra le mani una cartella nera.
-Altezza circa due metri, struttura muscolare notevole, apparentemente disarmato. Si sposta assieme  ad una donna...
-Una donna?
Il generale distolse lo sguardo dal paesaggio, e rivolse tutta la sua attenzione al messaggero, il quale continuò imperterrito il suo rapporto.
-Si, generale. Individuo femminile di altezza considerevole, sui trentacinque anni. Riteniamo sia in qualche modo legata al namecciano, il quale potrebbe essere il padre del figlio che porta in grembo..
Un'ombra si mosse in un angolo. Uno scienziato dai lunghi capelli bianchi, il cui viso portava i segni di una passata bellezza, sorrise, ed i suoi occhi cerulei vennero attraversati da un lampo di cupidigia.
-Interessante...da tempo non ho occasione di studiare ibridi vivi, mio generale...Mi permetta di studiare la donna ed il nascituro, signore...Ho buone ragioni per credere di poter sfruttare l'ibrido a nostro esclusivo vantaggio....
Il generale Wood strinse appena le labbra, ma non lo interruppe, limitandosi ad incrociare le braccia al petto. Mosse lo sguardo lungo la stanza in penombra, lasciando che il silenzio calasse come un velo opprimente. Eccoli tutti lì, uomini pronti a gettarsi a terra, a rotolarsi nel fango pur di compiacerlo, esseri umani che avevano venduto la dignità per il grado militare, abbandonando il ritegno che madre natura aveva loro donato...Disprezzava nel profondo ognuno di quei cani e, se non fossero indispensabili per il successo della missione, non avrebbe esitato ad ucciderli tutti, uno dopo l'altro.
Si sedette sulla sua sedia, rossa come il sangue, e prese tra le mani un fascicolo nero, simile a quello letto dal messaggero pochi minuti prima.
-Preparate le truppe. Ogni ribelle dovrà essere ucciso, ma non i terrestri. Spegnete ogni fuoco di disobbedienza, trucidate ogni sovversivo, ma portatemi i terrestri vivi.

Il nostro conto alla rovescia era ormai iniziato. In qualche modo, io e te , sapevamo ciò che stava per accadere, ciò che la follia umana stava per fare. Mancava così poco, amico mio, così poco...Se tutto ciò non fosse successo, saremmo stati ugualmente legati dal filo scarlatto del destino, che ciecamente unisce le anime delle persone in un legame che va oltre la vita stessa? Io credo di si, amico mio, lo credo con tutta me stessa. Non ho certezze, in vita mia non ne ho mai avute... questa è l'unica che il mio cuore e la mia mente abbiano accettato, e per questo la alimento con tutta la mia speranza, perché è ciò che ci rende così unici.
Costruimmo assieme questo legame, legame che la pazzia umana aveva tentato di sciogliere e che il destino stesso aveva ricostruito con la forza del tempo, intraprendendo il cammino che in cielo, anni prima, avevamo scelto assieme.

Due anime legate per sempre, ecco ciò che siamo, amica mia, due vite indissolubilmente unite.
All'inizio tu non l'accettasti, ricordi? Negasti quella verità con l'impetuosità che avevo imparato ad amare, la negasti ciecamente, appellandoti ai deboli ricordi che altri avevano costruito nella tua mente. Ti vidi piangere amaramente, battere i pugni a terra, rinnegare colui che ti aveva allevata e giurare eterno odio al genere umano, responsabile della tua sofferenza. Quel giorno giurasti. Giurasti di combattere in eterno ogni ingiustizia, di portare il fardello dei delitti compiuti in nome di una terribile bugia, di una spietata utopia. Era la tua croce, e amaramente capii che avresti sempre rifiutato ogni aiuto, in nome della tua stessa anima...



 
Eccoci infine al 13 capitolo...non riesco a dirvi quanto sono contenta di essere arrivata a questo punto! Cosa posso dire?
Questi giorni sono stati davvero pesanti....false amicizie, amici che rimangono ma che in realtà non sono mai davvero presenti, pranzi pesanti, visite ai parenti, compiti assurdi....Datemi un biglietto per Tokyo o per Parigi, please! Odio la mia città!!

Aloysia Piton: ciao, cara!!Eccomi qua, con il mio aggiornamento in terrificante ritardo, come al solito... Tante grazie, ogni tuo commento è uno dei motivi per andare avanti!

lirinuccia: tu! Perché non continui la tua fanfic? Sto morendo dalla curiosità, e la mia curiosità può essere devastante. Spero tanto che il mio capitolo ti piaccia, stai diventando una fan degna di attenzione XD

akuma: che fine hai fatto? :( mi manchi tanto, cara, lo sai! Ricorda che ti voglio bene, e che sei la mia sempai numero 1 !
   
 
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