Una sorpresa inaspettata (Ary POV)
Ary POV
Sembrava una mattina come tutte le altre.
Non avrei mai immaginato cosa sarebbe successo di lì a poche ore.
Ero scazzatissima, non avevo voglia di andare a scuola.
Presi il pullman con la mia solita amica fuori di testa e mi diressi verso la scuola. Per fortuna c’era lei che con le sue cagate, mi faceva ridere e mi tirava un po’ su di morale, se no non so cosa avrei fatto.
La vista dei due piccioncini (Mattia e Vero) alla Ila dava ancora fastidio, eccome. Quando passavano cominciava a dire tante di quelle parolacce che non si fermava più.
Ormai la scuola era iniziata, cominciava a fantasticare come al mio solito. Quando mi arrivò un messaggio : A ricreazione andiamo giù. Ho bisogno di una sigaretta se no spacco il culo a qualcuno oggi.
Lei e il suo vizio del cazzo. Va be, sarei andata giù.
Eravamo appena scese.
La Ila si era appena accesa la sigaretta, quando qualcuno le tolse la sigaretta di mano.
-Chi è quello stron…- si girò e si trovò davanti. Simo. Non ci potevo credere.
-Lo stronzo è uno stronzo.- disse lei acida guardandolo. Con lui c’era anche Edo. Che bello che era. Aveva un semplice giubbino nero e dei jeans.
-Ciao Ary- mi salutò lui.
-Ciao.- dissi io timidamente. Notai che tutto il genere femminile della scuola, aveva lo sguardo puntato su quei due semi-dei. Ormai li avrei chiamati così. Mi accorgevo sempre di più della loro bellezza.
-Ciao, anche a te, Ila.- gli disse lui facendogli un sorriso.
-Senti, vedi di… cos’è che hai detto??- disse lei, forse capendo adesso che l’aveva chiamata per nome.
-Ciao anche a te, Ila.-
-Come cazzo fai….- non finì la frase che si girò verso di me - Aryyyyyyyyyyyyyy – mi guardò con lo sguardo più incazzato che le avessi mai visto fare.
-Scusa, ti giuro non volevo. – le dissi io cercando di guardarla per calmarla. Si girò di scatto.
-Simo, dammi quella cazzo di sigaretta.- disse lei guardandolo trucida.
-No. Non te la darò. Mi sa che la spegnerò. – la gente che conosceva la Ila, stava osservando la scena.
-Stai rompendo il….- lasciò la frase a metà. In quel momento negli occhi aveva uno strano luccichio. Aveva in mente qualcosa. Ne ero sicura.
Siccome si era allontanata da Simo, camminò verso di lui guardandolo negli occhi. Lui la guardava.
Lei quando arrivò da lui, gli si piazzò davanti e si avvicinò al suo orecchio.
-Mi daresti la sigaretta, per favore??- gli sussurrò.
-No.- disse lui, ma non era più convinto come prima.
-Dai.- cominciò a baciarlo sulla guancia e poi sul collo. – Per favore.- gli disse vicino alla sua guancia. Gli toccò il braccio, per arrivare alla sigaretta. Lui spostò la mano prima che lei potesse prendere la sigaretta. Lei era leggermente sulle punte. Lui era più alto di lei di almeno 10 cm buoni.
-Dai. Lo so che stai per cedere.- disse lei con la voce ancora più dolce e sensuale. Edo rideva, Simo aveva una faccia da cretino che faceva paura.
-C-con m-me, n-non attacca la te-tecnica de-della ga-gattina.- disse lui con la voce tremante.
-Ah no?? E come mai ti trema la voce??-
-Mi sta andando giù.
-Si, come no. E io ti credo. Benissimo, non vuoi ridarmela con le buone?? Me la riprendo con le cattive.- detto questo, gli assestò una ginocchiata nelle palle.
Edo cominciò a ridere. E anch’io sinceramente non riuscii a trattenermi. La sigaretta cadde a terra.
Lei la raccolse e disse –Grazie Simo.
Edo si stava letteralmente sbogiando.
-Oddio, sei una grande.- disse venendo a darle la mano.
-Cazzo, che bell’amico che sei. Io sono qua con un dolore assurdo e tu ridi, vaffanculo.
Per la prima volta notai Mattia con Veronica, a quanto pare avevano assistito a tutta la scena. Mattia era scioccato, lei non sapeva cosa dire.
Dopo un attimo andò da Simo.
-Simo, stai bene??- disse lei con la sua vocina del cazzo.
-Diciamo di sì. Vedi, Edo, tua sorella è più gentile di te- Edo rideva ancora come un coglione. Aspetta un attimo, tua sorella??
-Tua sorella??- la Ila si girò verso Edo.
-Eh sì. Lei è mia sorella.- disse lui facendo un sorriso. Io e la Ila ci rimanemmo di merda.
-Ci stai prendendo per il culo??- oddio, la Ila mi leggeva nel pensiero, diceva tutto quello che volevo dire io.
-Nono.
-Ah.- dicemmo all’unisono.
-È stata grazie a lei che ti ho trovato.- disse rivolto alla Ila.
-Scusa?? E perché avresti dovuto cercarmi??- gli rispose lei al quanto confusa, lo ero anche io, non capivo più niente. Lei stava fumando avidamente una sigaretta, che ben presto finì e ne accese un’altra. Sotto lo sguardo contrariato di Simo. Lei lo guardò male come per dire “Non rompermi il cazzo”
-Dovevo cercarti perché…- stava cominciando a spiegare Edo, ma venne fermato da Simo che con fatica si alzò.
-Ehm noi dovremmo andare. Edo, andiamo. – cominciò a spingerlo.
-No, voi due vi fermate e mi spiegate.- gli quasi ordinò la Ila.
-Noi non dobbiamo spiegarti niente.- disse Simo un po’ preoccupato.
-No, infatti. Tu puoi stare anche zitto, che non sarebbe un problema, anzi mi faresti un piacere.- dio, quant’era acida.
-In poche parole, sai sabato che siete andati via, ecco lui…- cominciò a spiegare Edo.
-Ce ne siamo andati anche noi.- disse sorridendo Simo e cercando di portare via l’amico. Era visibilmente imbarazzato.
-È inutile che lo spingi, non andate proprio da nessuna parte.- lei bloccò il braccio di Simo. Lui si girò e la guardò. Si guardarono intensamente. Lui staccò il braccio senza dire niente e le prese la mano. Rimasero così per non so quanto tempo.
-Che cazzo fai??- lei guardò la mano che teneva la sua. Simo appena se ne accorse, tolse immediatamente la mano e un piccolo rossore gli invase le guancie. La campanella suonò.
-Bene, noi andiamo.- disse lui spingendo via l’altro.
-Ciao Ary. Ciao Ila. Spero di rivedervi presto. Ciao sorellina.- urlò Edo quasi al cancello della scuola, trascinato da Simo.
-Ciao Edo, speriamo anche noi di rivederti, ma vieni da solo la prossima volta. Quello stronzo puoi lasciarlo pure a casa.- disse la Ila
-Tranquille, verrò solo.-
Oddio, aveva detto che sarebbe tornato. Sarebbe tornato. Ero felice come una Pasqua. Aveva un sorrisone a 52 denti.
-Si, ha detto che torna. Però adesso saliamo.- mi disse la Ila ad un orecchio. Aveva già capito che mi piaceva. Che donna.
-E tu con Simo? Che cazzo hai fatto? - le chiesi.
-Dovevo riprendermi la sigaretta no? Come pensavi che avrei fatto a riprendermela? Pensavo che tattica “fare la gattina morta” mi avrebbe portato da qualche parte, ci stavo riuscendo, solo che quel ragazzo ha un autocontrollo che è pazzesco, quindi ho dovuto adottare la tattica “ginocchiata nelle palle”. – disse sorridendo.
-Ti piace.- dissi io con un sorriso.
Rise. – Stai scherzando??-
-No, sono serissima. Ti piace.
-No, per niente. Lo odio, è uno stronzo.
-Ti piace.
-Piantala. Ci vediamo dopo.- mi diede un bacio sulla guancia e se ne andò in classe. Le piaceva ne ero convintissima.
Le tre ore successive le passai a ripensare ad Edo, a Simo e alla scena a cui avevo assistito a ricreazione.
Quando uscii dalla mia classe, la Ila era lì che mi aspettava.
-Non sai nemmeno quante domande mi hanno fatto. Chi erano quelli? Come hai fatto a conoscerli? E poi ci si è messa pure la Vero “Come fai a conoscere mio fratello e Simo?”- disse lei leggermente contrariata da questa cosa.
-E tu che le hai detto?
-Ha risposto Mattia al posto mio “Li avrà conosciuti al DLQ” aveva una nota contrariata nella voce. Ma vaffanculo, stai con la tua Veronica di merda. Comunque le ho detto che mi ha offerto da bere e che abbiamo parlato un po’ con tutti e due. Mi ha chiesto se l’ho baciato.
-E tu che le hai risposto?
-Di no, ovviamente. Le ho detto la verità. Mi ha detto “Strano. Di solito lui se le fa tutte quelle con cui parla.” E io le ho detto “Io non sono tutte.” E lei mi fa “infatti nessuna lo avrebbe trattato così come l’hai trattato tu.” Mi sono girati i coglioni e gliele ho dette dietro. Che cazzo vuole? Io tratto le persone come mi pare e piace. E io uno stronzo, lo tratto da stronza. E che cazzo.
-Ma che sfigata del cazzo. E Mattia cosa diceva?
-Niente era zitto. Però mi teneva la parte.
Eravamo arrivate in fermata. Che carino che era stato Mattia, però. Spero che non si stesse accorgendo adesso di quello che aveva tra le mani fino a pochi giorni fa. Da sabato la Ila non sarebbe più stata sua, sarebbe stata di Simo. Tra quei due c’era qualcosa. Era chiaro. Anche se lei non lo ammetteva, gli piaceva, ma la paura di essere presa per il culo c’era ancora e lei non riusciva a lasciarsi andare del tutto. Ma le piaceva, ne ero convinta.
A casa, non riuscii a fare niente: non riuscivo a studiare, non riuscivo a leggere, pensavo solo al fatto che Edo sarebbe tornato a trovarci. Avrei tanto voluto che venisse per vedere me, ma chi voleva vedere questa tappettina? E soprattutto perché lui? Poteva avere tutte le ragazze che voleva, non poteva volere proprio me.
Quella notte feci fatica ad addormentarmi, ma poi mi addormentai.