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Autore: Rebel Girl    05/04/2010    8 recensioni
"Forse sono una di quelle persone che incontri per caso, ci scambi qualche parola e poi, quando torni a casa, sorseggiando un calda cioccolata, ti chiedi quale fosse il suo nome." --------------------------------------------- già dal fatto che tu non ti ricordi di me vuol dire che se anche ci fossimo incontrati non è stato importante. Ci si ricorda delle persone che si incontrano anche se avvolte ci si domanda perchè le si hanno incontrate...per esempio io potrei essere una di quelle che è meglio non aver incontrato.. anche tu potresti essere una di quel tipo. Forse è per questo che sei bloccata nella mia memoria...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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cappi

Il cappellaio matto si ricordava che una volta, quando era ancora piccolo e decisamente sano di mente, sua nonna gli raccomandava sempre di non giocare nel giardino di casa. Era un grande giardino, pieno di alberi in fiore e frutti colorati e dall'aspetto molto invitante. L'erba era verde, fresca e soffice sotto ai piedi di chi la calpestava. Era davvero in bel prato, un prato così vasto da stuzzicare la voglia di giocare di un piccolo bambino dai capelli arancioni fosforescenti e dai grandi occhi verdi. Eppure la sua cara nonnina non lo lasciava mai giocare in quel vasto cortile.

“Non ci devi mai andare, piccolino” gli ripeteva la vecchietta “ al centro di quel bel giardino c'è un grande buco, proprio vicino a quell'albero laggiù. Lo vedi? Se ci cadi dentro, verrai sballottato di qua e di là, su e giù, la tua testa andrà sotto e sopra. Ti sentirai come dentro ad un grande tornado e ogni singolo muscolo del tuo corpo sarà indolenzito e proverai un mal di testa che a fatica si può immaginare!”

Ora il cappellaio ne aveva la conferma. La vecchia donna aveva proprio ragione, quel buco al centro del suo giardino non poteva essere descritto con parole migliori. Uno scombussola cervelli, ecco che cos'era. E ora che quelle sensazioni e qui dolori li stava provando proprio sulla sua pelle, l'uomo con i capelli arancioni non poteva far altro che ringraziare la nonna per le parole di avvertimento e maledire la sua follia che lo aveva trascinato dentro a quel pozzo di terra e polvere.

Il cappellaio giaceva sopra a qualcosa di duro e bagnato. Attorno a lui non sentiva alcun rumore, solo il suo respiro affannato e pesante gli giungeva alle orecchie. Cerco di aprire più volte gli occhi, ma le palpebre era troppo pesanti e il suo corpo non seguiva nessun comando impostogli dal cervello. Il cappellaio cerco di muovere le braccia, qual tanto che bastava per issarsi sui gomiti e alzarsi. Una fitta all'addome lo colpì in pieno come una scossa elettrica, costringendolo a rimanere nella posizione originaria. Si fece scappare un gemito di dolore che riuscì ad attutire con un colpo tosse.

“Ok...ok....così decisamente non va....” mormorò, serrando i denti nel sentire la sua povera schiena mandare un leggero “Crack” a ogni suo movimento.

Sospirò appena, cercando di non respirare la polvere del suolo su cui era disteso, cosa che risultava impossibile dato che il suo viso pallido era letteralmente spiaccicato sul freddo pavimento. Tossì nuovamente, cercando di riassumere mentalmente quello che aveva fatto nei secondi precedenti. Buco, volo e caduta. Pavimento, dolore e qualche costola rotta, per non parlare della sua schiena che avrebbe dato le sue dimissioni da un momento all'altro. Il cappellaio si fece scappare una risata, sostituita immediatamente da un “ahi!” decisamente seccato.

“Che importa....basta che il mio cappello sia intatto...” disse il cappellaio, portandosi con fatica una mano sulla testa , felice di sentire il suo morbido e sgualcito cappello....Il cappellaio spalancò gli occhi di scatto, premendosi la mano sporca di terra sui capelli. Capelli, morbidi e decisamente in quantità minore rispetto a quello di cui era abituato. Dove diavolo era finito il suo cappello???? Dove diavolo era l'oggetto che completava la sua testa??

Ignorando gli spasmi di dolore che il suo corpo indolenzito gli lanciava, si alzò velocemente in piedi, barcollando appena. Le mani stringevano i capelli, così forte da dare l'impressione di volerseli staccare seduta stante.

“No..no...no...no.....” mormorò il cappellaio, lanciandosi occhiate in giro, cercando disperatamente il suo adorato cimelio. Camminò avanti e indietro, senza mai staccare le mani dalla sua testa. Polvere, polvere, polvere...metri e metri di pavimento vuoto e sporco, ma niente cappello...

Il cappellaio non lanciò a stento un urlo di disperazione. Alzò lo sguardo da terra, osservando l'ambiente in cui si trovava. Sembrava una sala da ballo, vari specchi ricoprivano le pareti della stanza, da una grande finestra entrava la luce copiosa del sole seguita da un vento freddo. Forse era inverno....

Qualcosa di bagnato gli cadde sopra alla testa...freddo e soffice..quasi impercettibile...

Il cappellaio fece qualche passo indietro, leggermente impaurito. Si guardo il palmo della mano...un piccolo fiocco bianco e freddo... Alzò la testa verso il soffitto, velocemente. Un grande buco adornava il soffitto, pezzi di travi e vetro stavano sotto a quel buco....sotto a quel buco ci stava proprio lui...

Gli occhi verdi del ragazzo osservavano leggermente impauriti il cielo..un cielo grigio...un cielo tipicamente invernale...

Osservò il pavimento sporco per poi riconcentrare la sua attenzione sul tetto distrutto e pronto a cedere da un momento all'altro.

“Credo di averlo fatto io....ma tu guarda che pasticcio...” mormorò il cappellaio, lanciando un'occhiata al suo palmo sporco e bagnato.

Poi accadde, il suo sguardo incontrò la figura che si rifletteva all'interno degli specchi.

Era un ragazzo, non troppo alto. Aveva più o meno 26 anni, i capelli erano castano scuro, così luminosi da dare l'impressione di essere stati inverniciati da un pittore esperto e decisamente folle. Non erano molto corti, scompigliati e in disordine. Il suo viso era pallido, troppo bianco per essere associato a quello di un essere umano. Dall'attaccatura dei capelli scendeva copioso un rivolo di sangue, scivolando giù lentamente lungo la guancia diafana, per poi andare a morire sotto al mento. I suoi occhi erano grandi, a taglio netto,contornati da un filo di matita nera e spessa, le iridi era di un verde acceso, così acceso da sembrare pure finti.

Il cappellaio riconosceva solo quegli occhi. Quei due pozzi misteriosi erano l'unica cosa che gli ricordavano vagamente il suo aspetto. Certo, erano molto diversi dai suoi alla forma naturale, ma quella colorazione era identica.

Il cappellaio fece alcuni passi in avanti, alzando lentamente la mano destra, sfiorandosi le guance e la fronte. Osservava stupito il suo riflesso allo specchio..così diverso...così....normale rispetto al suo vero aspetto. Fece scivolare lo sguardo sul corpo. I vestiti che portava, composti da una giacca pesante rossa, un foulard nero con teschi colorati, pantaloni gessati e scarpe arancioni, gli stavano decisamente larghi, così larghi da nascondere il suo fisico. Le maniche della camicia e della giacca gli coprivano le mani.

Il ragazzo toccò con le punte delle dita il freddo specchio, il suo riflesso che lo guardava...lui che guardava il suo riflesso.

“Oh.......ora capisco che cosa intendeva lo Stregatto....” disse il ragazzo, la voce flebile e quasi inudibile.

Rimase in silenzio per alcuni secondi, gli occhi che vagavano lungo il suo corpo, il suo viso e i suoi capelli. Inclinò la testa, inarcando un angolo della bocca.

“Bruttissimo.....si...è decisamente l'aggettivo che mi darei in questo momento...” disse il cappellaio, annuendo con convinzione.

Ad un certo punto la porta si aprì, un vociare concitato e dei gridolini arrivarono alle orecchie del ragazzo.

“E cosi avete mangiato una torta di cioccolato alta tre metri? Wow...sono davvero invidiosa!”

Il cappellaio si voltò di scatto, leggermente sorpreso da quelle voci. Nella stanza entrarono una ragazza giovane, fasciata in un completo da danza classica composto da un body nero e una gonnellina velata rosa. Le gambe erano fasciate in un paio di calze bianche, così aderenti da mettere in risalto il fisico esile e perfetto da ballerina. Aveva i capelli biondi raccolti in una crocchia elegante e ordinata. Ai piedi portava delle graziose scarpette da ballerina rosa. Dietro di lei, in fila ordinata, stavano circa 12 bambine tra i 6 e i 9 anni, vestite più o meno come la ragazza.

La ragazza si fermò all'istante, notando il disordine e i vetri sparsi al centro della stanza.

“Oh mio Dio...ma che cosa è successo?” esclamò la ragazza, la voce cristallina e dolce leggermente velata da un tono preoccupato. Il cappellaio rimaneva in silenzio ad osservarla. A dire la verità la sua volontà era indecisa tra l'idea di scappare alla velocità della luce fuori dalla finestra o quella di cadere in ginocchio in mezzo alla stanza e invocare l'aiuto dello Stregatto.

La biondina alzò lo sguardo dai resti del tetto e lo posò sulla figura che le stava a pochi metri di distanza. Indietreggiò di qualche passo, spingendo le bambine dietro alle sua spalle.

“E lei chi sarebbe??” esclamò la ragazza, le fronte aggrottata in un espressione leggermente stupita e impaurita, anche se i suoi occhi tradivano un sentimento di rabbia repressa verso quel sconosciuto che le aveva letteralmente distrutto il tetto.

Il cappellaio si guardò velocemente attorno, sorpreso dalla domanda della ragazza. Alzò di qualche centimetro la mano destra, puntando in dito indice verso se stesso.

“Cero che lo sto chiedendo a lei? Vede altre persone qui dentro?” rispose spazientita la ragazza, perdendo leggermente la calma.

“Oh....allora lo sta chiedendo a me....” mormorò il ragazzo, abbassando lo sguardo e osservandosi i piedi scalzi. Mise le mani in tasca, rimanendo sorpreso nel sentire che le sue dita avevano incontrato la fredda porcellana che caratterizzava le sue tazze da the. La tirò lentamente fuori dalla tasca della giacca. A quel gesto la ragazza indietreggiò di qualche passo, il viso leggermente preoccupato.

“Che cosa vuole fare?” esclamò la biondina, stringendo la mano ad una bambina.

Il cappellaio osservò la tazza che reggeva tra le mani, scheggiata proprio sul manico. Sorrise appena, alzando lo sguardo e puntandolo su quello della ragazza. Indico l'oggetto che reggeva in mano e disse divertito:

“Avete per caso del the?”




Ed ecco un nuovo capitolo. Ah, spero che vi piaccia. Ho cercato di descrivere il cappellaio come meglio potevo, spero di non avergli fatto perdere il suo fascino!!! ^^ La matita nera sotto agli occhi mi è venuta in mente guardando “Alice” un telefilm americano. Il cappellaio matto aveva proprio la matita sotto gli occhi...ed era davvero........^______________^

Comunque ora passiamo ai ringraziamenti:



DarkStar:: Grazie mille per il commento. Riguardo gli errori di grammatica....scusami davvero tanto, ma avvolte capita che non mi accorga di quello che scrivo. Spero di averne fatti di meno questa volta. Un bacione e spero che ti piaccia anche questo capitolo!! ^^ KISS


Shorten: Beh, che dire? Grazie per la recensione...non darmi troppa fiducia. La tua Sensei può sbagliare molte volte.... Big Bang!!! e dopo questa mi ritiro 0-0


Angel666: Ah..anch'io sono una patita delle storie al contrario!!! Sono contenta che ti sia piaciuta ^^...grazie per aver messo la mia storia nei preferiti. Non ti deluderò!! FIGHTING!!!!! Va beh, lasciamo stare ^^

Tawara: HALOA!!! Auguri anche a te....( pasqua è passata ma non importa... =_____=) sono contenta che la storia ti piaccia!!!! Alla prossima...kissu!!!^^


Deppendent94: HELLO!!! Spero che anche questo cappy ti sia piaciuto!! Il cappellaio....beh...spero di averlo fatto abbastanza affascinante...anche se ho i miei dubbi...BACIONI!!!



Bene, penso che sia ora di ritirarmi!!!

BYE BYE BYE

RABBY






   
 
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