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Autore: Ely_11    05/04/2010    3 recensioni
Come si comporterà un Justin Bieber di 16 anni con il suo primo amore che gli chiede aiuto per diventare una famosa cantante? La ragazza (Italiana, ovviamente, con origini Americane) ricambierà il suo amore segreto? Realizzerà il suo sogno? Riuscirà l'amore a trovare la strada per sbocciare anche per loro due? E si sa, quando Amore e Fama si incontrano... P.S: questa è la mia seconda fan fiction, e non ci ho ancora preso bene la mano. Non ammazzatemi subito...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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2 capitolo: Deep

 

 

Ma guarda in che guaio mi sono cacciato! Continuavo a ripetermi questa frase da... Bé, da un po!

La stramba ragazza-ricattatrice sedeva difronte a me su un tavolo della “Max-pizza”, intenta a mangiarsi la sua pizza con aglio, salsiccia, speak, salsa rosa, acciuga e altre sostanze non identificate.

Io la fissavo strabiliato – come diavolo può mangiasi una pizza del genere?- , con il mento appoggiato sulle due pizze impacchettate che stavano sul tavolo. Il calore che esse emanavano si affievoliva sempre più.

<< Scusa, potresti muoverti? Sai, se aspetto ancora un po' rischio di trovarmi la polizia sotto casa>> dissi io nel tentativo di velocizzarla. Tentativo perso in partenza.

Lei mi fulminò con lo sguardo. << Se ci tieni tanto a tornare a casa ti conviene non disturbarmi>> disse prima di tornare sulla sua pizza.

Uffa, aveva il coltello dalla parte del manico!

Con uno sbuffo tornai a guardare in giro, annoiato. Il mio sguardo cadde inevitabilmente sulla ragazza che mi stava difronte. Lì mi accorsi che, in realtà, non l'avevo mai guardata -cosa normale dato che i suoi occhi avevano catturato superbi la mia attenzione. Ora che avevo la possibilità di osservarla tranquillamente notai che era... come dire... carina! Anzi, molto carina.

Aveva un bel viso ovale e abbronzato, con una voglia a forma di saetta vicino all'orecchio. La sua bocca era graziosa e rosea, con un naso ben proporzionato e i capelli corvini le ricadevano a onde gentili sulle spalle e, per finire, aveva un fisico slanciato e sinuoso. Però, la cosa che la rendeva davvero bella erano i suoi occhi (terribilmente profondi) che, alla luce del sole non sembravano più neri, ma azzurri, un po' più scuri del normale. Era incredibile ma ad ogni secondo che passavo a fissarla, ai miei occhi diventava sempre più bella ... << Ehi, che guardi? >> Ero talmente immerso nei miei pensieri che non appena sentì la sua voce sobbalzai. Non mi ero accorto che aveva finito la sua pizza- Ma cosa aveva al posto della bocca quella?- e che aveva notato che la stavo fissando... forse con un po' troppa insistenza.

<< Niente, niente >> dissi nel tentativo di liquidare la faccende. Ma perché con lei tutti i tentativi erano persi in partenza?

<< Non fare lo sciocco. Perché mi stavi fissando? >> Reclamò lei facendo diventare gli occhi due fessure. Piccole, strette, senza via di scampo. Sentì il panico. Cosa sarebbe successo se le avessi detto che mi ero accorto ora di quanto lei fosse bella? Bé, probabilmente avrei detto le mie ultime parole. Dalla faccia si direbbe una tipa manesca...

Optai per una bugia, ma non appena aprì la bocca per far uscire le parole, esse mi morirono in gola, esattamente come mi era successo prima.

Oddio! Cosa mi stava succedendo? E, soprattutto, cosa mi sarebbe successo? Conoscevo la tipa da poco ma sapevo che non si sarebbe fatta scrupoli nell'uccidermi in luogo pubblico. Oppure... chi lo sa, avrebbe potuto benissimo reagire come tutte le altre ragazzine, abbassando la testa e arrossendo, ma... in sole poche ore lei non aveva fatto niente secondo i miei standard! Dovevo mentirgli, ma come fare?

Non rispondere era fuori discussione. Sapevo che mi avrebbe tormentato finché non avessi vuotato il sacco.

Mentre meditavo sul da farsi, incrociai i suoi occhi e lì mi venne il colpo di genio stile lampadina. Il problema erano i suoi occhi, no? Bene, non guardarla e fai finta di avere davanti tua madre. Mi diceva il mio genio della lampadina.

<< Cercavo di immaginarmi quale fosse il tuo nome >> dissi tutto d'un fiato. Devo ammetterlo, non ero stato molto convincente, ma con mio grande stupore la sentì irrigidirsi. Il mio sguardo tornò a lei e notai che si stava guardando intorno... come se stesse cercando un modo di scappare. Mi trattenni nel fare una risata. << Però sarebbe meglio se me lo dicessi tu, non trovi? >> continuai più rilassato. Ero seriamente interessato a conoscere il nome di quella persona che mi aveva colpito – in tutti i modi- così tanto e non capivo tutti questi problemi che mentalmente e sicuramente si stava facendo. Sembrava ancora sperare nella scappatoia. << Prima usciamo, e ti ricordo che devi pagare te >> mi disse velocemente... un po' troppo per passare inosservata. Feci una risatina. << Ti tengo d'occhio >> La avvertii alzandomi. Lei lo aveva già fatto e mi lanciò uno sguardo truce. << Ti aspetto all'uscita >> Se la mia voce era minacciosa, la sua era da vero killer, che però, mi fece solo ridere di più. Andai alla cassa per pagare, lanciando qualche volta uno sguardo verso l'uscita. La ragazza era rimasta lì per tutto il tempo. A quanto pare avevo sgonfiato i suoi piani di fuga come un palloncino. Notai poi il suo sguardo, sembrava preoccupato e mi chiesi se era per via del nome oppure... oddio, non è che mi aveva mentito e in realtà non sapeva dov'era la via Piave? In fondo avevo soddisfatto la sua condizione. Forse era per questo che prima si era irrigidita e aveva cercato di scappare. Il dubbio si insinuò nella mia mente, facendomi diventare in parte ansioso. Ma l'altra parte di me rimaneva tranquilla, completamente fiduciosa di quella ragazza che ancora mi stava aspettando all'uscita. Strano. Non era da me dare fiducia al primo che passa per strada ( per intenderci). Nonostante ciò, rimaneva il mio lato ansioso da gestire. Pagai nervosamente e andai dritto dritto all'uscita. Lei era ancora lì, intenta a mangiucchiarsi un labbro. Non appena la vidi il mio lato ansioso di dissolse come cenere al vento, lasciando spazio solo alla sicurezza che quella ragazza non mi avrebbe mai ingannato. << Sei preoccupata, Deep (letteralmente “profonda”)? >> dissi quel nome senza neanche pensarci su, come se fosse quello vero. Ma …

<< Perché mi hai chiamata così? >> mi disse guardandomi scettica.

Ora che facevo? Sinceramente non sapevo neanch'io la risposta.

<< Bella domanda >> Sussurrai sperando che il discorso fosse chiuso. Ovviamente mi illudevo.

<< Ormai dovresti aver capito che odio che qualcuno mi nasconda le cose. O speri in una morte prematura? >> Mi disse con un largo sorriso. Io la guardai scioccato. Non lo avrebbe fatto sul serio...o si?

Per tutta risposta lei mi rise in faccia. << Davvero pensavi che lo avrei fatto? Che... che... tonto!>> Disse continuando a sbellicarsi. Io voltai lo sguardo, stizzito.

<< Bé, sto iniziando a pensare che oramai tu possa fare tutto quello che ti pare, anche se va contro tutte le leggi >> Borbottai.

<< Io ottengo sempre tutto ciò che voglio >> disse semplicemente, come se fosse la cosa più naturale di tutte. Scossi la testa. Sì, quella era la ragazza più strana che avessi incontrato. La più strana e... affascinante... Ma che diavolo di pensieri ti stanno spuntando in mente Justin Bieber??

<< Comunque, perché mi hai chiamata in quel modo? Deep?>>

Corda. Mi serve un aiuto. Dammi corda.

<< Perché non mi spieghi come tornare a casa mia prima? >> tentavo di prendere tempo, era evidente. Lei mi fissò come se l'avessi insultata. Che avevo detto? << Ciccio, non sono mica nata ieri, sai! Secondo te ora ti do' l'unica mia garante? E chi mi dice che poi non te ne andrai a gambe levate senza darmi una spiegazione? >>

Accidenti, dura fino in fondo! A quanto pare non voleva collaborare.

Molto attentamente cercai la risposta. Bé, il nome “Profonda” penso di averlo utilizzato guardano i suoi occhi, che mi avevano lascito un segno. Ma di certo non avrei potuto dirglielo, avrebbe pensato a qualcosa di equivoco...

<< E' stato il primo nome che mi è venuto in mente >> Le dissi facendo molta attenzione a non fissarla negli occhi. Solitamente non mi era difficile mentire e lo facevo anche discretamente, ma in quei momenti...

<< E quindi tu mi consideri una ragazza profonda, eh? >> Mi chiese palesemente divertita.

Anch'io sorrisi. << Non solo, ma anche arrogante, infantile, ultra testarda, una potenziale pluriomicida...>> Avrei voluto continuare, se non fosse stato che uno dei libri che portava in mano mi arrivò in faccia facendomi quasi cadere, insieme alle due pizze che portavo in mano.

<< Ahi! Ma sei pazza? >> Le dissi pensando già al bernoccolo che mi sarei procurato

<< Può darsi, perché non lo metti tra l'elenco? >>Mi rispose raccogliendo il libro che mi aveva lanciato. << Comunque, non sviare il discorso! Mi stavi per dire come ti chiami >> Le ricordai io.

Lei tornò a mordicchiarsi il labbro, incerta. Io sospirai, esasperato. << E' un nome così terribile? >> Le chiesi curioso. Bé, questo avrebbe spiegato il perché del suo comportamento.

<< No, solo è che... io ho diversi nomi, più precisamente 4 e ogni volta che li dico a qualcuno, quello si mette a ridermi in faccia. E io odio che qualcuno mi rida in faccia. >> Chissà quante altre cose odiava...

<< Ti prometto che non mi metterò a ridere >> Le dissi cercando di essere il più sincero possibile.

Dopo un attimo di indecisione guardò la strada davanti a noi. Eravamo ancora fuori dalla pizzeria. Poi, tutto d'un tratto, lei iniziò a camminare lungo il marciapiede, lasciandomi lì come un baccalà.

Ma che diavolo stava facendo? Mica avevamo un patto? Correndo la raggiunsi e l'afferrai per un braccio, trattenendola. << Ma dove stai andando? E la nostra promessa? >> Le ricordai io. Mica... mica voleva rimangiarsi tutto, no?

Lei mi stava guardando inizialmente confusa, ma poi il suo volto tornò di nuovo calmo.

<< Tranquillo, Bober, ti stavo facendo strada! >> mi spiegò lei.

<< Bieber >> La corressi. Lei alzò lo sguardo al cielo.

<< Comunque, bastava solo che me la indicassi... >> Iniziai io prima di essere interrotto.

<< Ma se prima ti sei perso anche se avevi tutte le indicazioni! Sinceramente non riesco a crederci che tu abbia un così precario senso dell'orientamento >>Mi disse con un mezzo sorriso divertito.

<< Così tu vorresti accompagnarmi fino alla via di casa? >> Le chiesi scettico.

<< L'idea è quella. Stai tranquillo, anch'io devo passare per quella via lì, comunque. >>

<< Okay >> annuii poco convinto. Poi le feci un buffo inchino. << Madame >> la invitai a superarmi. La sentì ridere. Era proprio un bel suono... Piantala, piantala!

<< Comunque, devo farti i miei complimenti, sei proprio una maestra nello sviare i discorsi, specialmente quelli che riguardano il tuo nome >> Le dissi io, nel tentativo di mettere a tacere la mia mente. Lei sembrò ricordarsene all'improvviso. Si irrigidì, ma poi tornò subito a rilassarsi con un sospiro. << Okay, meglio togliersi il peso subito, no? Mi chiamo Anita Chiara Noemi Rosa Gallazzi >> Detto questo iniziò a scrutarmi nel tentativo di cogliere qualche ondata di ilarità. Fu quell'espressione a farmi ridere.

Lei si fermò di botto, come l'altra volta. << Grazie per aver riso nonostante la promessa >> Mi disse acida. Poi si voltò. << A questo punto penso che potresti trovare ugualmente la strada di casa da solo, no? >> Iniziò a camminare nel lato opposto a quello di prima.

Eh, no. Avevo sudato troppo quelle indicazioni per lasciarle sfuggire così, per un equivoco. Dovetti correre per riacchiapparla.

<< No, no, aspetta, è tutto un equivoco. Io non stavo ridendo per i tuoi nomi – sinceramente non ci trovo niente di divertente- ma per la faccia che hai fatto>> Ero tornato del tutto serio e le lancia uno sguardo altrettanto serio, per essere più convincente. Notai che era ancora un po' diffidente, poi il suo volto divenne impassibile mentre mi fissava negli occhi. Che stava facendo? Perché mi fissava in quel modo?

Aspettai qualche secondo ma lei non si riprese. Preoccupato la chiamai. << Deep? Ci sei? >>

Non appena aprì bocca sembrò riprendere vita, mi fissava leggermente confusa. Io ricambiai.

Solo allora sembrò accorgersi di quello che era successo. << Scusa, è che... ecco … mi ero persa nei pensieri >> La sua voce era strana, come se tentasse di liquidare così la faccenda. Fui d'accordo.

<< Comunque, mi perdoni? >> dissi sfoggiando le mie occhiate da cucciolo bastonato. Lei scoppiò a ridere. << D'accordo, se sei sincero. Ma scusa, ora che sai il mio nome, perché mi hai chiamata di nuovo Deep? >> Mi chiese non appena smise di ridere. Io ci meditai su. << Bé, posso chiamarti così? Mi viene più naturale >>Le chiesi ed era la verità. << Andata. Sai è strano questo nome, perciò mi piace. >> mi rassicurò lei. Non avevo ancora notato che avevamo ripreso a camminare nella parte giusta... penso. << Scusa, sai dove stiamo andando? >> .

Lei mi scrutò offesa. << Ehi, dammi un po' di fiducia, so esattamente dove stiamo andando e non manca molto >>. Già, non mancavo molto a che ci separassimo, forse per sempre. Rabbrividii. Non sapevo spiegarmelo ma con Deep non riuscivo a trattarla come un'estranea, anzi sembrava quasi una... amica... o una cosa del genere. Tentai di ingoiare questi pensieri, tanto non ci potevo fare nulla. Certo, lei era simpatica e mi piaceva stare in sua compagnia, però l'avevo conosciuta solo da poche ore...

<< Posso farti una domanda? >> le chiesi per distrarmi dai miei pensieri. Anche lei sembrava immersa nei suoi, tanto che la vidi sobbalzare e poi annuire.

<< Ecco, volevo chiederti se eri italiana >> continuai io. Vidi la sua faccia e capii che l'avevo presa in contropiede. << Sì... perché? >> mi chiese lentamente. Forse aveva capito dove volevo andare a parare.

<< Bé, mi sembra strano che un'italiana di 14 o 15... >> << 16 >> mi corresse lei fingendosi offesa.

Feci un sorriso. << 16, perdonami. Comunque trovo strano lo stesso che una ragazzina di 16 anni sappia così bene la lingua Inglese. Mi chiedevo come facessi a conoscere la mia lingua così bene >> finii infine. Voltai lo sguardo verso di lei e mi sorpresi. Aveva lo sguardo triste, spento, vuoto. Non l'avevo mai vista così, sembrava quasi morta e capì che quello era un tasto dolente per lei. Ma che scemo che sono! Mi dicevo. Mi sentivo responsabile per il dolore che le stavo procurando, anche se ovviamente non potevo saperlo. Non feci in tempo a chiudere il discorso che mi intercettò. << Scusa ma non ne voglio parlare. Ti basti sapere che per un po' di tempo sono andata a vivere in America abbastanza per imparare per bene quella lingua, poi sono tornata qui in Italia >> Anche la sua voce era spenta. Mi maledissi mentalmente per aver tirato in ballo quella storia. Non sapevo cosa dire per confortarla, anche perché non sapevo cosa la rendesse così triste, perciò rimasi in silenzio, mentre lei si crogiolava nei suoi pensieri bui. Non so esattamente quanto tempo passò – poco, immagino -, sta di fatto che Deep si fermò d'improvviso. Io la guardavo confuso. << Tonto, siamo arrivati.>> Mi annunciò lei con una voce da funerale. Questo mi fece trasalire. Non c'era più traccia della ragazza arrogante e sicura di prima e la cosa mi turbava, anche perché io l'avrei vista per l'ultima volta con quell'espressione così triste... per colpa mia!

Lei proseguì, arrivando all'angolo, ma io la fermai prima che scomparisse così. No, il nostro incontro non sarebbe finito in questo modo.

<< Aspetta, ti rivedrò? >> Le domandai tutto d'un fiato. Lei si fermò ma non si voltò nemmeno.

<< Chi può dirlo, in fondo il mondo è piccolo, no? >> mi disse ancora triste poi scomparve aggirando l'angolo.

Se ne era andata. Se ne era andata l'ultimo ricordo che avevo di quella ragazza-truffatrice era il suo sguardo spento. No, non poteva finire così, non lo avrei permesso.

Sulla mia fama e sul mio onore promisi che l'avrei rivista e l'avrei fatta di nuovo sorridere.

 

 

Grazie a tutte le visite, sono aperta a tutte le critiche costruttive, basta che... recensionate!

P.S: Auguri di buona pasqua a tutti/e, anche se in ritardo!

   
 
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