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Autore: NeverThink    06/04/2010    4 recensioni
La sua vita era un susseguirsi di uomini.
La sua vita era un susseguirsi di lingerie di seta, fantasioso e sottile pizzo. Calde stanze dai drappi rossi.
Cècile era la cortigiana più bella di Parigi, desiderata dagli uomini più potenti della grande città.
Soddisfava i più intimi e perversi desideri di uomini dai costi abiti e pelle rugosa. Soddisfava i più intimi e perversi desideri di giovani amanti in cerca solo di un po’ di compagnia.
«La vita è così ingiusta. La mia sola esistenza è un male per te.»
«Ehi. La tua sola esistenza è per me fonte di infinta letizia. Cècile, se tu esisti ho motivo di esistere anch’io. Non importa se non potrò sfiorarti. Rinnegami il tuo amore ed allora io cesserò di vivere.»
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The greatest thing you'll ever learn
is just to love
and be loved in return.

 

 

Quando il sole riscaldò il viso di Cècile, la ragazza sbatté piano le palpebre, prima di aprirle e rendersi conto di Hugo non c’era.
Si mise a sedere, il corpo nudo coperto da un lenzuolo di seta azzurra. Guardò oltre la finestra, il sole, timido, illuminava la stanza rossa, quel luogo di passioni, impregnato ancora dell’odore di Hugo. Si prese il viso tra le mani e pianse.
Pianse perché quella era la fine di tutto.


Si dice che la speranza è l’ultima a morire, e forse è vero. Hugo attendeva quel treno che lo avrebbe portato via, via da Parigi e da ciò che gli dava la forza per continuare a vivere. Ma, fino a che, lui avrebbe saputo che lei l’amava, fino a che lei sarebbe vissuta donandogli, anche segretamente il suo cuore, avrebbe potuto guardare avanti e condurre una vita a metà, perché senza lei non poteva essere… vera vita. Doveva provarci, perché glielo aveva promesso.
L’amore ti rende ceco e ti sconvolge, ti cambia, ed  il povero Hugo lo sapeva bene.
Osservava i ricchi uomini attendere, guardare di tanto in tanto l’orologio da taschino e sbuffare.
Hugo li guardava con sguardo vacuo e ricolmo di sofferenza, struggendosi in un dolore che lo lacerava dall’interno, quasi impedendogli di respirare.
Chinò il capo, concentrandosi su un punto indefinito dei vecchi mattoncini. Poi alzò lo sguardo quando, con la coda dell’occhio notò una nuova figura. Ma non era lei.
Quante volte aveva guardato in quella direzione? Quante volte aveva sperato che la sua figura snella gli si stagliasse davanti come l’oceano? Molte, forse troppe.
Un dolore quasi palpabile, visibile, il suo. Quasi potesse avvertirlo come dolore fisico. Non gl’importava di cosa sarebbe stato di lui, un giorno. Non avrebbe mai più visto Cècile.
Ma, la vita, si sa è sempre imprevedibile e dispettosa. Ci lascia credere che non vi sia rimedio al dolore, alla perdita di una parte di te stesso… del tuo cuore. Si burla di noi e, quando lo capiamo, non possiamo che ridere della sua malignità che, in quell’istante, appare bontà.
Hugo alzò per l’ennesima volta lo sguardo e, mentre lo riabbassava, qualcosa catturò la sua attenzione.
Una donna, accanto al muro, reggeva una valigia. Un cappotto ed un capello nero le coprivano gran parte del corpo, lasciando scoperta solo la pelle diafana delle gote. Due occhi smeraldo lo guardavano dietro spessi veli di lacrime.
Hugo sgranò gli occhi e corse verso lei. L’abbracciò, la strinse a lui come mai aveva fatto, con una tale intensità che Cècile ebbe l’impressione che le sue mani le sfiorassero le ossa e che i loro animi sanguinanti si ricongiungessero in cerca di conforto. Ed il dolore, sparì.
«Cècile.» gemette Hugo affondando il viso nei suoi capelli color della pece.
«Mon amour.» soffiò lei carezzandogli la nuca. «Te l’ho riportato.» mormorò con voce rotta e trepidante.
Hugo si allontanò appena per poterla guardare in volto e le baciò ripetutamente le labbra, mentre l’uno ingabbiava in viso dell’altro con le mani.
«Cosa?» mormorò infine Hugo senza fiato, poggiando la sua fronte su quella della sua amata.
«Il tuo cuore. Perché il sole non deve perire.»
Lacrime di felicità bagnavano i visi dei due giovani che avevano avuto il coraggio di dire no, di seguire il canto celato del loro cuore. Che avevano avuto il coraggio di… vivere. Si amavano e l’avrebbero fatto sino all’ultimo loro respiro. Quando la vita ti offre un’occasione… non bisogna gettarla viva, ma seguirla, abbracciarla per realizzare ciò che il tuo animo desidera.
Si guardarono negli occhi e capirono. Capirono che, nonostante tutto, quella era la scelta giusta, folle, o errata, o pericolosa che fosse.
«Je t’aime.» mormorò Cècile sfiorandogli il viso con le mani.
«Je t’aime, mon seul amour.» sussurrò Hugo prima di baciarla… ancora.

 

 

The end.

 

*

E grazie a voi che avete recensito lo scorso capitolo.
Grazie KeLsey, sei sempre così carina e gentile… che a volte nemmeno lo merito. Ti voglio bene.
Grazie Nessie93, le tue recensioni sempre così capillari che non possono non farmi piacere. Ti voglio bene.
Grazie a Piccola Ketty, che, in silenzio, mi sta regalando tanti sorrisi, per svariate cose. Ti voglio bene.

E grazie a coloro che hanno inserito la storia fra i preferito e chi fra i seguiti. Grazie ragazze, davvero.

Un bacio, vostra Panda.

 

 

   
 
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