Putti e fantasmi per un omicidio

Prologo

Era una notte buia e tempestosa, la pioggia cadeva così fitta che non si riusciva a vedere a un palmo dal naso; i licantropi ululavano alla luna... No, un attimo, fermate tutto! Com'è possibile che i licantropi ululino alla luna se sta piovendo? Riavvolgiamo tutto e ricominciamo.

A Hogwarts si respira ormai aria di primavera: gli uccellini cinguettano tranquilli, stando bene attenti a non avvicinarsi al Platano Picchiatore; la vecchia piovra nuota felice tra le acque piatte del lago, l’erba è sfiorata dolcemente da un venticello leggero e i gufi sono stanchi di portare lettere profumate da una parte all’altra del castello, dove gli studenti sono ancora immersi nell’aria romantica che si respira da qualche settimana. Tutto è nella pace, nonostante gli avvenimenti successi solo sette giorni fa…

***

L’alba stava dando luce a un nuovo giorno e qualche raggio del sole appena nato illuminava pian piano tutto l’ufficio. Al di là della porta vicino al trespolo di Fanny, la fenice, c’era la stanza del Preside della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, lui dormiva sereno come non gli succedeva da tempo. In fondo era stato piuttosto occupato e avrebbe tanto voluto farsi una vacanza, ma i suoi doveri gli impedivano di allontanarsi dal castello per periodi troppo lunghi. La sera prima aveva bevuto una tisana preparatagli apposta dagli Elfi Domestici della cucina. Non aveva avuto cuore di disturbare Madama Chips per una semplice camomilla, così si era rivolto a coloro che preparavano deliziosi manicaretti ogni giorno, informandosi anche sugli ultimi pettegolezzi della sua scuola. Dopotutto gli Elfi erano quelli che sapevano meglio degli studenti ciò che accadeva, avendo la possibilità di riordinare le stanze e trovando oggetti, lettere, indizi che lasciavano davvero poco spazio all’immaginazione.
Quel giorno non voleva proprio svegliarsi dai bellissimi sogni che stava facendo, ma qualcuno aveva iniziato a battergli sulla spalla con insistenza, scandendo il suo nome: «Albus, per favore, svegliati. È importante».
«Oh, andiamo, cosa ci può essere di più importante della spiaggia dorata sulla quale mi trovo?» chiese ancora immerso nel mondo dei sogni: evidentemente Morfeo non voleva lasciarlo andare senza lottare un po’.
«Albus Percival Wulfric Brian Silente, adesso ti alzi e mi segui nella Foresta Proibita. Subito!» mai richiamo fu più efficace: Silente, al sentire il suo nome completo, si alzò di scatto a sedere come se il letto fosse diventato bollente, gli occhi spalancati fissi sulla persona che aveva cercato in tutti i modi di svegliarlo.
«Oh, andiamo, Minerva,» disse una volta focalizzata la Vicepreside. «cosa vuoi che sia successo?»
«È successo che Hagrid, quando ha portato Thor a fare la sua passeggiata mattutina, ha trovato il cadavere di qualcuno. Mi sembra quanto mai opportuno che tu, Preside di questa scuola, faccia un salto nella Foresta per vedere… il corpo», concluse secca, meravigliandosi di se stessa per non essere scoppiata a ridere mentre parlava a Silente. Infatti questo indossava una camicia da notte piuttosto vistosa color viola prugna metallizzato e in testa portava un allegro berretto giallo con tanto di pon pon arancione che penzolava davanti al suo naso sottile. Di certo avrebbe fatto morire dalle risate anche Lord Voldemort, quasi pace all’anima sua.
«Va bene, Minerva, andrò a dare un’occhiata», disse infilandosi gli occhiali. «Si sa di chi sia il corpo?»
«Ehm… veramente…», se la professoressa McGranitt tentennava non era un buon segno. «No, mi dispiace, ma è orrendamente sfigurato e Hagrid non l’ha riconosciuto», rispose mentre lasciava passare il professore, il quale si era alzato dal letto e stava ammirando il proprio guardaroba.
Dopo aver scelto la veste più adeguata a quell'occasione e aver ponderato sulle parole della professoressa di Trasfigurazione, la guardò attentamente negli occhi: «Minerva, dobbiamo fare in modo che gli studenti non sappiano quanto è successo. Renderemo la cosa ufficiale solo quando avremo concluso le indagini».
«Albus, lo sai che non è facile, qui le notizie viaggiano come se fossero dei promemoria interuffici del Ministero», ammise un po’ scettica la Vicepreside, girandosi per lasciare la dovuta privacy al suo superiore, mentre lui si cambiava d’abito.
«Per questo confido in te, so quanto sei brava a tenere nascoste le cose», disse sfiorandole leggermente la spalla come a dirle che era pronto e lei poteva rigirarsi a guardarlo.
La professoressa McGranitt arrossì un po’ sulle guance: «So tenere nascoste le cose, certo, ma un cadavere nella Foresta Proibita non è cosa da poco».
«Oh, sono sicuro che riuscirai a mantenere la cosa… privata. Io vado da Hagrid a prendere atto dell’accaduto; penso sia il caso che tu vada a fare colazione, così da non far insospettire di qualcosa gli studenti», sorrise uscendo dall’ufficio, diretto alla Foresta Proibita e senza dare tempo di replicare alla professoressa.
La Vicepreside non poté far altro che osservare la sua sagoma sparire lungo il corridoio, per poi uscire anch’essa e andare in Sala Grande per la colazione come ordinatole: quella sarebbe stata una lunga giornata.