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Autore: itsbrie    06/04/2010    1 recensioni
Ti scriviamo grazie, perché non conosciamo un modo migliore per farlo.
Scruto il foglio con attenzione. Ogni tanto mi viene da ridere per alcune assurdità che ha scritto, ma mi rendo comunque conto che ogni cosa scritta lì, ha un valore, rappresenta un passaggio, qualcosa di importante. Rappresenta la nostra amicizia. Uno, due e.. Tre. Per un attimo, avvertiamo entrambe la stessa sensazione: quella di non essere all’altezza di questa esperienza, di questa vita, anche. Ci è stata data una opportunità, una grande opportunità, e noi adesso, con il conto di sei ore, siamo salite su un pullman per poterlo testare anche a lei.
Storia scritta a quattro mani da Maria Letizia(catchme__)e Abigail (abigailw13)
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia ha un unico scopo, dire grazie ad un’amica.
E’ scritta in prima persona, dal mio punto di vista, ma il lavoro proviene anche da altre due mani: quella di Abigail (abigailw13).
La storia è totalmente originale e i personaggi sono tutte persone vere, inserite nella storia.
Non vogliamo dire altro, leggete e avrete chiara spiegazione del messaggio e della vicenda.
Un bacione a tutti!
M. Letizia ed Abigail.

Per Giulia.

 

Un personaggio, signore, può sempre domandare a un uomo chi è. Perché un personaggio ha veramente una vita sua, segnata di caratteri suoi, per cui è sempre «qualcuno». Mentre un uomo – non dico lei, adesso – un uomo così in genere, può non essere «nessuno»
(Luigi Pirandello – Sei Personaggi In Cerca di Autore)

 

Abbiamo scoperto che la scrittura, non è solo un mezzo di comunicazione, ma anche di unione.
Profonda.

Sono le sette e cinquanta.
Saliamo sul pullman con gli occhi assonnati, palesati dalle pesanti occhiaie.
Non abbiamo dormito molto la notte precedente, eravamo troppo cariche, troppo felici anche solo per dormire. Guardo Abigail con un sorriso leggermente forzato, e lei risponde stringendomi la mano.
E’ la prima volta che viaggiamo da sole, e ciò ha costato per noi, un’ opera di convinzione durata circa tre mesi. Ma almeno il risultato è stato molto, molto soddisfacente.
Lasciamo le borse ai nostri piedi, e ci sediamo nei comodi sedili prenotati a nostro nome nella seconda fila. Prendo il posto vicino il finestrino e subito, sbadiglio stanca.
Abigail guarda disgustata i nostri vicini, ed io scoppio a ridere, passando una mano tra i capelli.
E’ ancora troppo presto, siamo appena salite!. – mi dico incrociando le braccia.
La mia amica sa già a cosa sto pensando, e mi dice << Perché no? Sarà un modo per passare il tempo. >>
Le sorrido compiaciuta e prendo la mia borsa.
Con decisione, prelievo un grosso malloppo di fogli, e inizio a sfogliarlo.
Sento la carta ruvida che mi scorre tra le mani, fiumi di parole si proiettano davanti a me, come fossero delle creature, delle vere storie.
I miei occhi diventano lucidi nonostante il sonno, e so già, che potrei scoppiare a piangere.
Abigail mi tira su il capo sorridendo. << Non ricominciare, per favore, deve essere un bel viaggio questo . >>
Annuisco con forza, quasi come se dovessi autoconvincermi delle sue parole.
Lo sapevo che aveva ragione, forse anche troppa.
Partire per Roma era stata la prima cosa sensata che avevamo pensato in quei mesi, soprattutto perché dopo, non ci sarebbe stato il tempo per dire quel grazie che non eravamo mai state in grado di..
Scrivere.
Perché scrivere e parlare erano le uniche cose che facevamo, insieme, noi tre.
Grazie a lei avevamo scoperto che la scrittura non era solo un efficace mezzo di comunicazione e divulgazione, ma anche e soprattutto uno strumento per unire profondamente. E forse, unire e creare un legame a volte ben più forte rispetto a quelli degli altri.
Perché il nostro rapporto, era ed è basato sulla condivisione di una idea, seguita dall’approvazione e la messa su carta.
Siamo andate avanti così per mesi, mesi che avevano assunto l’aspetto di anni, mascherati abilmente dalle ore e dai secondi.
Da quei minuti in cui noi, amavamo tanto condividere una passione, uno strumento.

Ti scriviamo grazie per aver creduto in noi.
Perché ci sei vicina sempre, ormai.

Abigail sbuffa, guardando annoiata l’orologio posto di fronte a noi. Sono le dieci e venti, e noi dovremmo arrivare per l’ora di pranzo.
Ho ancora tra le mani quei fogli, potranno essere forse mille.
Li accarezzo ancora una volta, come fossero una fotografia di sabbia, pronta a sgretolarsi da un momento all’altro.
Quelle parole erano rimaste sempre con noi, a dispetto delle persone, delle cose, che ogni giorno, sembravano voler sfuggire in una realtà migliore dalla nostra. Abigail ed io ci chiedevamo spesso perché si dovesse essere così meschini.
Però avevamo trovato un aiuto, prezioso, in quelle due mani, ogni giorno scorrevano veloci sulla tastiera di un computer.
Scriveva velocemente, segnando di volta in volta, ogni piccolo particolare. Raccoglieva i nostri pensieri, le nostre idee, i nostri progetti per quelle nuove vite da creare. Io ero sicura che c’era qualcosa di speciale in lei, e ne era sicura anche Abigail, che aveva già scritto mari di parole insieme a lei.
Ma insieme, abbiamo creato un mondo che non appartiene alla realtà, che se ne discosta in una maniera che fa quasi paura. Avevamo superato la soglia della realtà, varcando con maestria ed abilità quella della finzione.
Ormai, quello che avevamo intorno ci appariva lontano, come un sassolino gettato nell’oceano.
Pensieri ed immagini nitide scorrevano veloci nelle nostri menti, e le nostre dita erano sempre pronte ad immortalarle.
Era forse tutto studiato, tutto già scritto.
Ed volte mi chiedo se davvero esista questo tanto supposto destino sul quale sempre, addossiamo gli esiti di qualunque situazione.
“Mi è andato male il compito! Era destino”.
“Mi sono innamorata del ragazzo che aspettavo. Era destino”.
Allora adesso, sia io, sia Abigail ci ritroviamo a pensare se davvero, anche questa volta, c’entra il destino.
<< Secondo te è davvero così? >> mi chiede, con lo sguardo perso nel paesaggio esterno.
Scrollo le spalle, sospirando.
Abigail ride, quasi come se sapesse già che esito avrà questa sua domanda.
<< Non lo so.. >> scuoto il capo << Però qualcosa c’è Abbie, ne sono sicura. Io non credo nelle strane combinazioni.. Credo che tutto abbia un suo perché. Anche questi – prendo in mano i fogli- anche la nostra amicizia, allora. >>
Lei annuisce convinta; mi guarda, sorride, poi prende un foglio, e di scatto, comincia a scrivere.
La sua penna scorre veloce sul foglio, e la sua mano ondeggia delicata.
Seguo con la coda dell’occhio il fine delle sue parole, ma lei copre il tutto con una mano.
<< Ecco. >> mi dice trionfante.


Ti scriviamo grazie, perché non conosciamo un modo migliore per farlo.


Scruto il foglio con attenzione.
Ogni tanto mi viene da ridere per alcune assurdità che ha scritto, ma mi rendo comunque conto che ogni cosa scritta lì, ha un valore, rappresenta un passaggio, qualcosa di importante.
Rappresenta la nostra amicizia.
Uno, due e.. Tre.
Per un attimo, avvertiamo entrambe la stessa sensazione: quella di non essere all’altezza di questa esperienza, di questa vita, anche.
Ci è stata data una opportunità, una grande opportunità, e noi adesso, con il conto di sei ore, siamo salite su un pullman per poterlo testare anche a lei.
Quando scrivemmo quella storia, non avevamo mai pensato che potesse essere un possibile trampolino di lancio, non pensavamo a quella storia come a qualcosa che gli altri dovessero conoscere, quella storia, era solo il nostro modo di sfogarci, urlare, parlare, sognare, piangere, ridere. Era tutto.
Era il nostro mondo.
Non avremmo mai creduto che una redattrice di una casa editoriale potesse leggerla, innamorarsene e decidere di pubblicarla.
Mai.
E forse neanche adesso ci credevamo.
Quella che tenevo in mano, era la prima bozza stampata e corretta.
Ancora non le avevamo detto nulla, doveva essere tutta una sorpresa.
Desideravamo tanto poterla vedere sorridere, sorridere di gioia e condividere insieme quel momento, perché dopotutto, quella storia era il frutto di tre teste, sei mani, trenta dita.
Sapevamo che una notizia del genere l’avrebbe di certo sconvolta, magari nemmeno ci avrebbe creduto, magari avrebbe pensato che era uno scherzo.
Ma non c’era niente di più vero quella volta.
Con queste considerazioni, prendo a mia volta la penna, e continuo a scrivere altre cose, di fianco a ciò che Abbie ha già scritto.
Tanto ormai, tutto ci appartiene.
<< Secondo te, perché adesso, ci troviamo qui? >> si vede che questa mattina Abigail è in vena di domande che mi mettono in difficoltà.
Non rispondo subito, preferisco pensare a cosa rispondere per un po’.
Un fiume di ricordi, filtrati attraverso quello schermo, iniziamo a prendere forma viva nei miei occhi, dove ora è riflessa una luce di recente commozione.
<< Sei stata tu a farmela conoscere, a dirmi che noi avevamo tanto in comune. E infatti, è stato così, come tu speravi. Non so perché, ma da subito, io sentivo che ci sarebbe stato qualcosa di profondamente speciale. E infatti, è stato così. >>
<< Ho capito fin dal primo momento che noi eravamo pre-destinate, quasi come quelle sorelle che scoprono di avere poteri magici. Noi abbiamo un potere speciale, quello di riuscire a comunicare emozioni.. O almeno così spero. >>
<< Abbiamo trovato in lei, una complice, una consigliera, abile ascoltatrice e.. Amica. >> concludiamo all’unisono.

Ti scriviamo grazie, perché non saremmo in grado di potertelo dire.
Ti scriviamo grazie perché tu te lo meriti.


Quando Abigail mi disse che si sarebbe trasferita ancora, non so per quanto ho pianto, o sono stata male. Eppure, poi ho riscoperto un valore fondamentale dell’amicizia, qualcosa che è universale e appartiene a tutti.
Di solito dicono che le “amicizie a distanza” non durano, che sono quelle che si sfumano con più facilità, che si dimenticano come nulla fossero.
Invece per noi no.
Perché anche quando si è distanti, c’è un legame inscindibile con chi è dall’altra parte, e si fa di tutto per sentirsi il più vicino possibile.
E a volte, si sentono più vicini gli amici distanti che quelli che ti sono affianco sempre.
E’ qualcosa che non si riesce a spiegare a parole, si esprime solo con i fatti, con il legame, con l’unione che cresce di volta in volta.
Ed allora, anche nel caso di noi tre, è stato così.
Non era la solita amicizia che nasce dalle chat, una di quelle che può lasciare il tempo che trova.
No, era tutto completamente diverso.
Perché questa nostra unione, è nata da una passione, da una vita condivisa, che è la scrittura.
Un mondo in cui noi abbiamo ritrovato e conosciuto noi stesse, scoperto cose sorprendenti, vissuto emozioni strabilianti, estranee a chi ne è fuori.
Abbiamo seguito delle storie con i nostri personaggi, vere creature, ormai diventate parte della nostra quotidianità, dei nostri pensieri, delle nostre ansie, delle nostre preoccupazioni.
Quei volti solo descritti, erano diventati come delle presenze vive vicino a noi.
Protettori, angeli custodi.
Questo erano e sono i nostri personaggi.
E noi abbiamo creduto nei loro sentimenti, nelle loro emozioni, nei loro sguardi, sorrisi, gesti nascosti, lacrime, paure, felicità, serenità.
Nessuna di noi avrebbe mai avuto il coraggio di sostituire quelle creature con qualcos’altro, perché ormai loro erano parte di noi ormai, e non potevamo fare più niente.
Non potevamo evitare che questi, divenissero le nostre vite, il nostro rifugio.
Tenevamo a loro più che a noi stesse.
A volte avevamo paura di far compiere a loro qualcosa di sbagliato, ma poi ci rendevamo conto che essi erano autentici esseri umani, dotati di pregi e difetti, che agiscono nel giusto e nello sbagliato dominati o dall’istinto o dalla razionalità, commettendo molte volte tanti errori.
<< Cosa dobbiamo dire, adesso? >> domando sovrappensiero.
Abigail mi guarda sorridente, radiosa. << Niente, credo che quello che abbiamo scritto, faccia già tutto al posto nostro. >>
<< Quanto hai ragione. >> dico sicura.

Ti scriviamo grazie, perché altrimenti non sapremmo come fare per farti arrivare la nostra voce. E noi vogliamo farti sapere che ci siamo.
E ci saremo sempre.


Il pullman si arresta improvvisamente.
Intorno a noi, già la gente si affretta a recuperare le proprie cose e scendere di corsa.
Abigail ed io ci guardiamo emozionate.
Che cosa succederà una volta giù?
Che cosa?
Tanto vale scoprirlo.
Uniamo le nostre mani, e sentiamo i nostri cuori battere forti e veloci nel petto, come fossero inarrestabili.
Prendiamo dagli scomparti laterali le nostre valigie, e poi usciamo dalla zone delle entrate per dirigerci verso l’uscita.
Poi, una testolina bionda, un sorriso brillante, ci attende seduta ad una panchina.
Non c’è bisogno di stropicciarsi gli occhi, non è un sogno, non è finzione.
E’ la realtà.
Lei si alza, e corre verso di noi.
E’ inutile, l’emozione è troppa per tutte, tanto che respiriamo a fondo, prima di abbracciarci forte, tutte e tre.
Insieme, come sempre.
<< Giulia. >> diciamo sommessamente Abigail ed io.
Lei ci sorride, felice. << Finalmente siete arrivate. >> dice con voce tremante, quasi come se avesse paura.
Eravamo nella storia, nella nostra storia, ancora insieme, pronte a chissà quali avventure, quali amori, quali disfatti, quali delusioni.
Noi c’eravamo, e ci saremmo state sempre.
Prontissime ancora una volta per sentire quel brivido lungo la schiena.
Le porgo titubante i fogli rilegati.
Lei li osserva con le lacrime agli occhi e morde il labbro inferiore.
Forse non ci crede.
Non risponde nulla, ci abbraccia di nuovo.
Anche noi restiamo in silenzio, per l’emozione, per tutto.
Non è vero che non esistono le amicizie a distanza. Non è vero che non si può volere bene in questo modo. Non è vero che è tutto finto in questi casi.
E’ vero che la scrittura unisce, crea amicizie.
E’ vero che restare in silenzio in questi momenti è come urlare al mondo “Sì! Sono felice”.
E’ vero che non è facile dire “ti voglio bene, grazie di tutto”.
Ma noi te lo abbiamo scritto.
Ed ora, la fotografia di sei mani unite è vivida nelle nostre menti.
Sei mani, trenta dita intrecciate.
Ora.
Sempre.

 

Grazie per il tuo tempo, per le tue parole.
Grazie per essere stata sempre con noi.
Grazie per aver creduto nel nostro sogno.
Grazie per aver ascoltato i nostri deliri, le nostre pazzie, le nostre storie.
Grazie per aver scritto con noi di un sogno che non svanisce neppure con il passare del tempo.
Grazie per esserti legata a noi subito, senza neanche tante parole, ma in timido silenzio.
Grazie per essere sempre come sei, perché noi lo apprezziamo tanto.
Grazie per averci dimostrato tante cose in così poco tempo.
Grazie perché adesso sappiamo di poter contare su di te e sulla tua costante presenza.
Grazie semplicemente per essere diventata una amica, insostituibile.
E ti scriviamo:
Grazie! Ti vogliamo bene!

   
 
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