Questa
storia ha un unico scopo, dire grazie
ad un’amica. Per
Giulia. Un
personaggio,
signore, può sempre domandare a un uomo chi è.
Perché un personaggio ha
veramente una vita sua, segnata di caratteri suoi, per cui è
sempre «qualcuno».
Mentre un uomo – non dico lei, adesso – un uomo
così in genere, può non essere
«nessuno» Abbiamo
scoperto che la scrittura, non è solo
un mezzo di comunicazione, ma anche di unione. Grazie
per il tuo tempo, per le tue parole.
E’ scritta in prima persona, dal mio punto di vista, ma il
lavoro proviene
anche da altre due mani: quella di Abigail (abigailw13).
La storia è totalmente originale e i personaggi sono tutte
persone vere,
inserite nella storia.
Non vogliamo dire altro, leggete e avrete chiara spiegazione del
messaggio e
della vicenda.
Un bacione a tutti!
M. Letizia ed Abigail.
(Luigi
Pirandello – Sei Personaggi In Cerca di Autore)
Profonda.
Sono le sette e cinquanta.
Saliamo sul pullman con gli occhi assonnati, palesati dalle pesanti
occhiaie.
Non abbiamo dormito molto la notte precedente, eravamo troppo cariche,
troppo
felici anche solo per dormire. Guardo Abigail con un sorriso
leggermente
forzato, e lei risponde stringendomi la mano.
E’ la prima volta che viaggiamo da sole, e ciò ha
costato per noi, un’ opera di
convinzione durata circa tre mesi. Ma almeno il risultato è
stato molto, molto
soddisfacente.
Lasciamo le borse ai nostri piedi, e ci sediamo nei comodi sedili
prenotati a
nostro nome nella seconda fila. Prendo il posto vicino il finestrino e
subito,
sbadiglio stanca.
Abigail guarda disgustata i nostri vicini, ed io scoppio a ridere,
passando una
mano tra i capelli.
E’ ancora troppo presto, siamo appena salite!. – mi
dico incrociando le
braccia.
La mia amica sa già a cosa sto pensando, e mi dice
<< Perché no? Sarà un
modo per passare il tempo. >>
Le sorrido compiaciuta e prendo la mia borsa.
Con decisione, prelievo un grosso malloppo di fogli, e inizio a
sfogliarlo.
Sento la carta ruvida che mi scorre tra le mani, fiumi di parole si
proiettano
davanti a me, come fossero delle creature, delle vere storie.
I miei occhi diventano lucidi nonostante il sonno, e so già,
che potrei
scoppiare a piangere.
Abigail mi tira su il capo sorridendo. << Non
ricominciare, per favore,
deve essere un bel viaggio questo . >>
Annuisco con forza, quasi come se dovessi autoconvincermi delle sue
parole.
Lo sapevo che aveva ragione, forse anche troppa.
Partire per Roma era stata la prima cosa sensata che avevamo pensato in
quei
mesi, soprattutto perché dopo, non ci sarebbe stato il tempo
per dire quel grazie
che non eravamo mai state in grado di..
Scrivere.
Perché scrivere e parlare erano le uniche cose che facevamo,
insieme, noi tre.
Grazie a lei avevamo scoperto che la scrittura non era solo un efficace
mezzo
di comunicazione e divulgazione, ma anche e soprattutto uno strumento
per unire
profondamente. E forse, unire e creare un legame a volte ben
più forte rispetto
a quelli degli altri.
Perché il nostro rapporto, era ed è basato sulla
condivisione di una idea,
seguita dall’approvazione e la messa su carta.
Siamo andate avanti così per mesi, mesi che avevano assunto
l’aspetto di anni,
mascherati abilmente dalle ore e dai secondi.
Da quei minuti in cui noi, amavamo tanto condividere una passione, uno
strumento.
Ti scriviamo grazie per aver creduto in noi.
Perché ci sei vicina sempre, ormai.
Abigail sbuffa, guardando annoiata l’orologio posto
di fronte a noi. Sono le
dieci e venti, e noi dovremmo arrivare per l’ora di pranzo.
Ho ancora tra le mani quei fogli, potranno essere forse mille.
Li accarezzo ancora una volta, come fossero una fotografia di sabbia,
pronta a
sgretolarsi da un momento all’altro.
Quelle parole erano rimaste sempre con noi, a dispetto delle persone,
delle
cose, che ogni giorno, sembravano voler sfuggire in una
realtà migliore dalla
nostra. Abigail ed io ci chiedevamo spesso perché si dovesse
essere così
meschini.
Però avevamo trovato un aiuto, prezioso, in quelle due mani,
ogni giorno
scorrevano veloci sulla tastiera di un computer.
Scriveva velocemente, segnando di volta in volta, ogni piccolo
particolare. Raccoglieva
i nostri pensieri, le nostre idee, i nostri progetti per quelle nuove
vite da
creare. Io ero sicura che c’era qualcosa di speciale in lei,
e ne era sicura
anche Abigail, che aveva già scritto mari di parole insieme
a lei.
Ma insieme, abbiamo creato un mondo che non appartiene alla
realtà, che se ne
discosta in una maniera che fa quasi paura. Avevamo superato la soglia
della
realtà, varcando con maestria ed abilità quella
della finzione.
Ormai, quello che avevamo intorno ci appariva lontano, come un
sassolino
gettato nell’oceano.
Pensieri ed immagini nitide scorrevano veloci nelle nostri menti, e le
nostre
dita erano sempre pronte ad immortalarle.
Era forse tutto studiato, tutto già scritto.
Ed volte mi chiedo se davvero
esista questo tanto supposto destino sul quale
sempre, addossiamo gli
esiti di qualunque situazione.
“Mi è andato male il compito! Era
destino”.
“Mi sono innamorata del ragazzo che aspettavo. Era
destino”.
Allora adesso, sia io, sia Abigail ci ritroviamo a pensare se davvero,
anche questa
volta, c’entra il destino.
<< Secondo te è davvero così?
>> mi chiede, con lo sguardo perso
nel paesaggio esterno.
Scrollo le spalle, sospirando.
Abigail ride, quasi come se sapesse già che esito
avrà questa sua domanda.
<< Non lo so.. >> scuoto il capo
<< Però qualcosa c’è
Abbie,
ne sono sicura. Io non credo nelle strane combinazioni.. Credo che
tutto abbia
un suo perché. Anche questi – prendo in mano i
fogli- anche la nostra amicizia,
allora. >>
Lei annuisce convinta; mi guarda, sorride, poi prende un foglio, e di
scatto,
comincia a scrivere.
La sua penna scorre veloce sul foglio, e la sua mano ondeggia delicata.
Seguo con la coda dell’occhio il fine delle sue parole, ma
lei copre il tutto
con una mano.
<< Ecco. >> mi dice trionfante.
Ti scriviamo grazie, perché non conosciamo un modo migliore
per farlo.
Scruto il foglio con attenzione.
Ogni tanto mi viene da ridere per alcune assurdità che ha
scritto, ma mi rendo
comunque conto che ogni cosa scritta lì, ha un valore,
rappresenta un
passaggio, qualcosa di importante.
Rappresenta la nostra amicizia.
Uno, due e.. Tre.
Per un attimo, avvertiamo entrambe la stessa sensazione: quella di non
essere
all’altezza di questa esperienza, di questa vita, anche.
Ci è stata data una opportunità, una grande
opportunità, e noi adesso, con il
conto di sei ore, siamo salite su un pullman per poterlo testare anche
a lei.
Quando scrivemmo quella storia, non avevamo mai pensato che potesse
essere un
possibile trampolino di lancio, non pensavamo a quella storia come a
qualcosa
che gli altri dovessero conoscere, quella storia, era solo il nostro
modo di
sfogarci, urlare, parlare, sognare, piangere, ridere. Era tutto.
Era il nostro mondo.
Non avremmo mai creduto che una redattrice di una casa
editoriale potesse
leggerla, innamorarsene e decidere di pubblicarla.
Mai.
E forse neanche adesso ci credevamo.
Quella che tenevo in mano, era la prima bozza stampata e corretta.
Ancora non le avevamo detto nulla, doveva essere tutta una sorpresa.
Desideravamo tanto poterla vedere sorridere, sorridere di gioia e
condividere
insieme quel momento, perché dopotutto, quella
storia era il frutto di
tre teste, sei mani, trenta dita.
Sapevamo che una notizia del genere l’avrebbe di certo
sconvolta, magari
nemmeno ci avrebbe creduto, magari avrebbe pensato che era uno scherzo.
Ma non c’era niente di più vero quella volta.
Con queste considerazioni, prendo a mia volta la penna, e continuo a
scrivere
altre cose, di fianco a ciò che Abbie ha già
scritto.
Tanto ormai, tutto ci appartiene.
<< Secondo te, perché adesso, ci troviamo qui?
>> si vede che
questa mattina Abigail è in vena di domande che mi mettono
in difficoltà.
Non rispondo subito, preferisco pensare a cosa rispondere per un
po’.
Un fiume di ricordi, filtrati attraverso quello schermo, iniziamo a
prendere
forma viva nei miei occhi, dove ora è riflessa una luce di
recente commozione.
<< Sei stata tu a farmela conoscere, a dirmi che noi
avevamo tanto in
comune. E infatti, è stato così, come tu speravi.
Non so perché, ma da subito,
io sentivo che ci sarebbe stato qualcosa di profondamente speciale. E
infatti, è stato così. >>
<< Ho capito fin dal primo momento che noi eravamo
pre-destinate, quasi
come quelle sorelle che scoprono di avere poteri magici. Noi abbiamo un
potere
speciale, quello di riuscire a comunicare emozioni.. O almeno
così spero.
>>
<< Abbiamo trovato in lei, una complice, una consigliera,
abile
ascoltatrice e.. Amica. >> concludiamo
all’unisono.
Ti scriviamo grazie, perché non saremmo in grado di
potertelo dire.
Ti scriviamo grazie perché tu te lo meriti.
Quando Abigail mi disse che si sarebbe trasferita ancora, non so per
quanto ho
pianto, o sono stata male. Eppure, poi ho riscoperto un valore
fondamentale
dell’amicizia, qualcosa che è universale e
appartiene a tutti.
Di solito dicono che le “amicizie a distanza” non
durano, che sono quelle che
si sfumano con più facilità, che si dimenticano
come nulla fossero.
Invece per noi no.
Perché anche quando si è distanti,
c’è un legame inscindibile con chi è
dall’altra parte, e si fa di tutto per sentirsi il
più vicino possibile.
E a volte, si sentono più vicini gli amici distanti che
quelli che ti sono
affianco sempre.
E’ qualcosa che non si riesce a spiegare a parole, si esprime
solo con i fatti,
con il legame, con l’unione che cresce di volta in volta.
Ed allora, anche nel caso di noi tre, è stato
così.
Non era la solita amicizia che nasce dalle chat, una di quelle che può
lasciare il tempo che trova.
No, era tutto completamente diverso.
Perché questa nostra unione, è nata da una
passione, da una vita condivisa, che
è la scrittura.
Un mondo in cui noi abbiamo ritrovato e conosciuto noi stesse, scoperto
cose
sorprendenti, vissuto emozioni strabilianti, estranee a chi ne
è fuori.
Abbiamo seguito delle storie con i nostri personaggi, vere creature,
ormai
diventate parte della nostra quotidianità, dei nostri
pensieri, delle nostre
ansie, delle nostre preoccupazioni.
Quei volti solo descritti, erano diventati come delle presenze vive
vicino a
noi.
Protettori, angeli custodi.
Questo erano e sono i nostri personaggi.
E noi abbiamo creduto nei loro sentimenti, nelle loro emozioni, nei
loro
sguardi, sorrisi, gesti nascosti, lacrime, paure, felicità,
serenità.
Nessuna di noi avrebbe mai avuto il coraggio di sostituire quelle
creature con
qualcos’altro, perché ormai loro erano parte di
noi ormai, e non potevamo fare
più niente.
Non potevamo evitare che questi, divenissero le nostre vite, il nostro
rifugio.
Tenevamo a loro più che a noi stesse.
A volte avevamo paura di far compiere a loro qualcosa di sbagliato, ma
poi ci
rendevamo conto che essi erano autentici esseri
umani, dotati di pregi e
difetti, che agiscono nel giusto e nello sbagliato dominati o
dall’istinto o
dalla razionalità, commettendo molte volte tanti errori.
<< Cosa dobbiamo dire, adesso? >> domando
sovrappensiero.
Abigail mi guarda sorridente, radiosa. << Niente, credo
che quello che
abbiamo scritto, faccia già tutto al posto nostro.
>>
<< Quanto hai ragione. >> dico sicura.
Ti scriviamo grazie, perché altrimenti non sapremmo
come fare per farti
arrivare la nostra voce. E noi vogliamo farti sapere che ci siamo.
E ci saremo sempre.
Il pullman si arresta improvvisamente.
Intorno a noi, già la gente si affretta a recuperare le
proprie cose e scendere
di corsa.
Abigail ed io ci guardiamo emozionate.
Che cosa succederà una volta giù?
Che cosa?
Tanto vale scoprirlo.
Uniamo le nostre mani, e sentiamo i nostri cuori battere forti e veloci
nel
petto, come fossero inarrestabili.
Prendiamo dagli scomparti laterali le nostre valigie, e poi usciamo
dalla zone
delle entrate per dirigerci verso l’uscita.
Poi, una testolina bionda, un sorriso brillante, ci attende seduta ad
una
panchina.
Non c’è bisogno di stropicciarsi gli occhi, non
è un sogno, non è finzione.
E’ la realtà.
Lei si alza, e corre verso di noi.
E’ inutile, l’emozione è troppa per
tutte, tanto che respiriamo a fondo, prima
di abbracciarci forte, tutte e tre.
Insieme, come sempre.
<< Giulia. >> diciamo
sommessamente Abigail ed io.
Lei ci sorride, felice. << Finalmente siete arrivate.
>> dice con
voce tremante, quasi come se avesse paura.
Eravamo nella storia, nella nostra storia, ancora
insieme, pronte a
chissà quali avventure, quali amori, quali disfatti, quali
delusioni.
Noi c’eravamo, e ci saremmo state sempre.
Prontissime ancora una volta per sentire quel brivido lungo la schiena.
Le porgo titubante i fogli rilegati.
Lei li osserva con le lacrime agli occhi e morde il labbro inferiore.
Forse non ci crede.
Non risponde nulla, ci abbraccia di nuovo.
Anche noi restiamo in silenzio, per l’emozione, per tutto.
Non è vero che non esistono le amicizie a distanza. Non
è vero che non si può
volere bene in questo modo. Non è vero che è
tutto finto in questi casi.
E’ vero che la scrittura unisce, crea amicizie.
E’ vero che restare in silenzio in questi momenti
è come urlare al mondo “Sì!
Sono felice”.
E’ vero che non è facile dire “ti voglio
bene, grazie di tutto”.
Ma noi te lo abbiamo scritto.
Ed ora, la fotografia di sei mani unite è vivida nelle
nostre menti.
Sei mani, trenta dita intrecciate.
Ora.
Sempre.
Grazie per essere stata sempre con noi.
Grazie per aver creduto nel nostro sogno.
Grazie per aver ascoltato i nostri deliri, le nostre pazzie, le nostre
storie.
Grazie per aver scritto con noi di un sogno che non svanisce neppure
con il
passare del tempo.
Grazie per esserti legata a noi subito, senza neanche tante parole, ma
in
timido silenzio.
Grazie per essere sempre come sei, perché noi lo apprezziamo
tanto.
Grazie per averci dimostrato tante cose in così poco tempo.
Grazie perché adesso sappiamo di poter contare su di te e
sulla tua costante
presenza.
Grazie semplicemente per essere diventata una amica, insostituibile.
E ti scriviamo:
Grazie! Ti vogliamo bene!