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Autore: FrogWriter    06/04/2010    3 recensioni
I pensieri di Rosalie davanti i cambiamenti avvenuti nel fratello Edward dopo la nascita della figlia Renesmee. Perché, si sa, quando nasce un figlio qualcosa cambia, anche per un vampiro.
Fanfiction classificatasi seconda al contest "The boring life of a legend" indetto da Speednewmoon
Genere: Triste, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rosalie Hale
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Se c’era una cosa che odiavo dei giorni di sole non era tanto il non poter uscire alla luce del sole perché altrimenti questo ci avrebbe resi luccicanti sotto gli occhi di tutti. Quello che odiavo era ciò che questo fatto comportava: il dover stare chiusi in casa. Quando il sole splendeva alto eravamo obbligati a starcene tra le mura del nostro rifugio, liberi al massimo di poter girovagare nei pressi della foresta che costeggiava la casa.

In realtà prima non mi curavo molto di questa situazione, anzi mi piaceva. Mi sembrava l’occasione giusta per essere me stessa. E per poter passare del tempo con Emmett, io e lui, da soli.

Eppure dopo qualcosa era cambiato. Dopo la nascita di Renesmee, per la precisione. Finché in quella casa lei non era stata presente per me e mio marito era stato facile, nei rari giorni in cui il sole splendeva, star lontani dagli altri. Dopo la nascita della piccola, però, avevamo dovuto fare i conti con qualcosa di nuovo: l’attrazione che la figlia di Edward e Bella riusciva a esercitare su tutti noi. Era come una calamita e sprecare la possibilità di passare del tempo con lei sembrava un errore. Forse perché la sua crescita veloce faceva sì che di giorno in giorno riuscisse a stupirci in qualche modo. Forse, più semplicemente, perché ci poneva in una condizione del tutto nuova per noi, condizione che, soprattutto, sarebbe durata appena qualche anno e mai più tornata.

Infatti, pur essendo per metà umana e per metà vampira, con tutte le conseguenze che questa sua strana natura comportava, Renesmee era pur sempre una bambina. Era divertente giocare con lei; era emozionante la sua reazione davanti a qualche nuova scoperta; era incantevole vederla ridere, giocare, apprendere, crescere.

Per questo motivo era facile, nei giorni assolati, ritrovarci tutti quanti, quasi senza accorgercene, in una delle stanze delle case. E ogni cosa sembrava girare intorno a lei. Mi ero subito abituata a quella situazione così dolce, quasi incantata. Mi piaceva soprattutto stringerla fra le mie braccia, vederla sorridere per me. In quegli attimi sentivo il mio corpo riscaldarsi per un’emozione troppo grande, mai provata.

Poi, però, qualcosa guastava tutto. Spesso bastava poco e ripiombavo in un mondo freddo e apatico.

Quegli strani sbalzi di umore erano interpretati e, soprattutto, giustificati da tutti in un unico modo: il vedere realizzato da Bella ciò che io avevo desiderato per tutta la mia vita umana e che avrei sempre desiderato, invano, per il corso della mia esistenza da vampira. Lei era riuscita ad avere una figlia e aveva ora una famiglia al completo, lei che non aveva mai pensato concretamente a tutto ciò; ed era innegabile che soffrissi per questo. Eppure avevo passato così tanti anni da vampira che ero quasi abituata a quell’idea, tanto che a volte mi sembrava assurdo e fuori luogo tenere in braccio Renesmee. Anche se con fatica avevo imparato a sopportare quel dolore, accontentandomi di poter essere una buona zia per la bambina.

Qualcos’altro però si era insinuato nella mia testa e mi faceva soffrire; qualcosa che non avrei mai immaginato e a cui non riuscivo a rassegnarmi.

Nel vortice delle emozioni e dei sentimenti che Renesmee riusciva a provocare con la sua sola presenza una vittima spiccava su tutti noi: Edward. Lo osservavo attentamente ogni volta che entrava nel raggio di azione della figlia; reazione superflua, semplice retaggio del periodo della gravidanza di Bella, quando il suo desiderio più grande era eliminare il “feto”, come lo chiamava lui.

Avevo visto Edward odiare profondamente la creatura che la sua amata portava in grembo e che temeva l’avrebbe uccisa. Avevo percepito la sua preoccupazione ogni singolo istante della gravidanza. Avevo osservato il suo sguardo furioso, desideroso di porre fine al dolore della ragazza amata.

Poi lentamente qualcosa era cambiato. Era riuscito a percepire i suoi pensieri, quando ancora si trovava nella pancia, e si era ammorbidito, cominciando a capire che, forse, non rappresentava il pericolo che lui pensava.

Infine era nata lei, Renesmee Cullen, la sua piccola.

E tutto era cambiato.

Lui era cambiato.

Il fratello cupo, frustrato, perennemente disgustato da se stesso, dalla sua natura, dal suo passato che avevo visto per tanti anni sembrava quasi un fantasma, un lontano ricordo. Accanto a Renesmee i suoi occhi brillavano di una luce diversa, particolare; ogni tanto sembrava che potessero cambiare colore e diventare color cioccolato, come quelli di lei. I suoi gesti, i suoi movimenti, le sue parole, tutto in lui sembrava più gioioso, luminoso. I momenti cupi, i ricordi di un’esistenza ritenuta indegna sembravano svanire davanti un semplice sorriso della piccola.

Edward non era più il vampiro tormentato, che odiava sé stesso con tutte le sue forze, che non riusciva a darsi pace per quella sorte che gli era capitata. Ora Edward era anche disposto a convivere con il rimorso di scelte sbagliate, con una consapevolezza un po’ più serena di ciò che era, perché riusciva a percepire che tutto era diverso: ora sapeva di poter vivere, e non più soltanto esistere, di poter avere una vita assieme a sua moglie e a sua figlia.

Ero felice per lui, immensamente; tra di noi era quello che più a lungo aveva sofferto la solitudine e vederlo completato dall’amore non poteva non farmi piacere.

Eppure non potevo fare a meno di soffrire, dentro di me. Cercavo di nascondere tutto ciò; impedivo a Edward di cogliere, nei miei pensieri, il dolore che provavo quando accarezzavo la mia pancia destinata a restare per sempre piatta, desiderando distruggerla, dilaniarla, purché non mi ricordasse che non sarebbe cresciuta mai come desideravo.

Avevo sempre pensato che per un vampiro non ci fosse alcuna possibilità di riscatto, nessun cambiamento, nessuna speranza di poter provare qualcosa di diverso. Non pensavo che a qualcuno di noi potesse capitare qualcosa di tanto grande da modificarci. Pensavo che un vampiro fosse come un’anima sospesa nel limbo, in una condizione di perenne staticità. E con il tempo, come per ogni cosa che ci riguardasse, avevo imparato a convivere con questa consapevolezza.

Ciò a cui ora assistevo, però, aveva fatto crollare il muro di rassegnazione che avevo eretto per soffrire meno. Ora sapevo che anche ai vampiri, ogni tanto, è concesso di poter vivere una vita più simile a quella degli umani. Era quello che era successo ad Edward, con il matrimonio con Bella e la nascita di Renesmee. E, in fondo, era anche ciò che era successo a Carlisle e ad Esme ogni volta che la nostra famiglia aveva acquisito qualche nuovo componente. I loro occhi esprimevano un sentimento che non a tutti noi era concesso: l’affetto per una famiglia che avevano visto nascere e crescere.

Era qualcosa che a me non sarebbe mai stato concesso. Io non sarei mai stata un po’ più umana, non avrei mai vissuto, ma avrei soltanto condotto passivamente un’esistenza da vampira.

Non sarebbe bastata un’eternità per imparare a convivere con questa consapevolezza.

 

***

Sono di nuovo qui, stavolta con una delle rare cose che sono riuscita a scrivere in questo periodo di ispirazione zero. Pur non essedondone soddisfatta, questa fanfiction si è classificata, con mia grandissima sorpresa, seconda al contest "The Boring Life of a Legend" indetto da speednewmoon. Ringrazio infinitamente speednewmoon per il giudizio *__*

2° Classificata: “ Quello che vorrei è ciò che tu hai”, di FrogWriter;

Grammatica e sintassi: 9 ;

Una buona storia anche questa. Non ho trovato grossi errori di grammatica, per quanto riguarda le concordanze dei tempi verbali e l’ortografia non ci ho messo penna. Ci sono alcune imprecisioni sulla punteggiatura (esempio: “ora sapeva di poter vivere, e non più soltanto esistere”, dove non c’è bisogno della virgola prima della e), ma per il resto il testo è corretto e scorrevole dal punto di vista grammaticale. Per quanto riguarda la sintassi, i periodi scorrono lineari fra loro,anche se ci sono alcune ripetizioni ed espressioni che io personalmente avrei sostituito con altri termini simili (es: “ un sentimento che non a tutti noi era concesso:… “ seguito subito dopo dalla frase “Era qualcosa che a me non sarebbe mai stato concesso.” )

Lessico e stile: 7 ;

Hai uno stile molto semplice, adatto per rappresentare i sentimenti dei personaggi che descrivi. Riesce a colpire proprio per la sua assenza di fronzoli inutili ed è un punto a tuo favore se abbinato alla narrazione di un personaggio introverso come Rosalie,ne valorizza l’ IC. Peccato che ci sono dei periodi in cui ti perdi un po’, parlando sempre del medesimo argomento e non arrivando al punto. Le ripetizioni e la propensione, almeno nella prima parte più descrittiva, ai periodi lunghi, creano in alcuni casi un po’ di confusione. Un esempio è il periodo iniziale: “ Se c’era una cosa che odiavo dei giorni di sole non era tanto il non poter uscire alla luce del sole perché altrimenti questo ci avrebbe resi luccicanti sotto gli occhi di tutti. “ Non c’è una pausa e si arriva al punto quasi senza fiato. In più si sente, quando si va a leggere, una sorta di incongruenza fra le parole utilizzate. Invece, nella seconda parte della storia sino alla conclusione,ci sono espressioni che hai utilizzato che mi sono piaciute tanto. Un esempio, “…a percepire che tutto era diverso: ora sapeva di poter vivere, e non più soltanto esistere”.

Originalità: 7 ;

Rosalie è un personaggio pieno di sfaccettature e non è sempre facile costruire una storia su di lei senza cadere nel banale. Eppure tu sei riuscita a creare una storia originale, non solo perché hai affrontato la tematica del cambiamento attraverso la nascita di Nessie, ma perché hai descritto i sentimenti di Rosalie mentre si ferma ad osservare non Bella, ma Edward. È la prima fan fiction che leggo da questo punto di vista e mi ha molto sorpreso come sei riuscita ad incastrare i tuoi personaggi coppia con la tematica del contest. In effetti, quando pensiamo al personaggio di Rosalie in generale, ci viene sempre in mente come l’invidia unita al dolore sia un tratto distintivo del suo carattere. Già in Twilight, per poi arrivare alla sua confessione in Eclipse, si vede come Rose sia gelosa di Bella a causa della sua natura umana. Le è stato strappato il futuro proprio quando la sua vita era nel momento più propizio e felice ed è stata trasformata in un qualcosa che non riuscirà mai ad accettare a pieno. È logico trovare contrapposta a Rosalie la figura di Bella che invece ha coronato tutti i propri sogni senza sottostare a grandi rinunce. Però non avevo mai letto di come Rosalie potesse sentirsi vedendo il fratello di una vita cambiare da un momento all’altro per una cosa che la stessa Rose desidererebbe con tutta se stessa, ma che non potrà mai avere. Molto tenera poi lei che, in uno sprazzo di affetto, augura al fratello ogni felicità. Mi ha fatto tenerezza anche perché di Rosalie si dice sempre che ha un caratteraccio mentre qui, amara e affranta,è dolcissima. In definitiva? Brava!:)

IC: 7 ;

Un buon IC, davvero. Si riesce a percepire molto bene l’amarezza di Rosalie, la sua continua lotta interiore nel mettere a tacere il dolore e l’orgoglio. Mi è piaciuto in particolare Edward, per una volta lontano dalle proprie visioni pessimistiche del mondo e concentrato sulla gioia di essere padre.

Gradimento personale: 4
Tot: 34 su 45

 

 

 

   
 
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