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Autore: lyrapotter    06/04/2010    6 recensioni
Seconda classificata al contest DON'T OPEN THIS COOKIE! (disastrous day inside) indetto da Kukiness sul forum di EFP
Due donne, madre e figlia, in epoche diverse e per motivi diversi, si ritrovano a leggere una profezia sul Settimanale delle Streghe... In che modo le loro giornate (o addirittura le loro vite) verranno influenzate da esse? Ci sarà sotto qualcosa di concreto o sono solo chiacchiere per i creduloni?
1. Just a schoolwork... La prima persona che vedrai sarà legata a te per la vita (Andromeda/Ted)
2. Just a fall... Guarda per terra (Remus/Dora)
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alastor Moody, Narcissa Malfoy, Sirius Black | Coppie: Remus/Ninfadora, Ted/Andromeda
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, II guerra magica/Libri 5-7
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DISCLAIMER: Harry Potter e tutti i suoi personaggi appartengono a JK Rowling e a chi ne detiene i diritti. I personaggi nuovi invece provengono dalla mia mente malata. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

N.B. le parti in corsivo sono i pensieri dei personaggi.

N.B.(2) Sanguesporco: traduzione letterale del termine inglese Mudblood

Fanfiction partecipante al concorso DON'T OPEN THIS COOKIE! (disastrous day inside) indetto da Kukiness

JUST A PROPHECY

1. JUST A SCHOOLWORK…

Andromeda Black si era svegliata con un fastidioso presentimento quella mattina: qualcosa le diceva che stava per accaderle qualcosa di importante, qualcosa che avrebbe cambiato la sua vita, qualcosa di bello… Il che era abbastanza ridicolo, perché che cosa poteva succederle di così epocale che potesse anche essere bello?

La sua vita era già decisa: quel giugno si sarebbe diplomata e subito dopo avrebbe sposato l’uomo che i suoi genitori avevano ritenuto più adatto a lei, Rabastan Lestrange, il suo attuale cognato nonché una delle persone più detestabili che Andromeda avesse mai conosciuto. Il solo pensiero di passare il resto della sua esistenza al fianco di quell’essere viscido la faceva rabbrividire di disgusto, ma non poteva farci nulla: era la secondogenita di una delle famiglie Purosangue più antiche e rinomate d’Inghilterra, il suo destino era stato stabilito prima ancora che nascesse e nulla avrebbe potuto cambiarlo.

Per questo non riusciva a spiegarsi quell’insana e improvvisa positività: nel suo futuro c’era solo un matrimonio senza amore con un uomo che odiava con tutto il cuore, a cui avrebbe dovuto dare il prima possibile un erede maschio per mantenere vivo il nome di famiglia, cosa c’era di cui rallegrarsi?

Eppure, quella sensazione perdurò anche dopo aver scacciato gli ultimi barlumi di sonno, essersi vestita ed essere salita in Sala Grande per la colazione.

Ci stava rimuginando sopra mentre mangiava il porridge, chiedendosi vagamente se per caso non fosse dovuta a un sogno che aveva fatto quella notte, quando sua sorella minore Narcissa sbucò al suo fianco, si sedette e con faccia abbattuta esordì a mo’ di saluto con queste parole: "Non sa nemmeno che esisto!".

Andromeda corrugò la fronte, perplessa. "Di chi stiamo parlando, scusa?".

"Ma come di chi, Meda?" ribatté la ragazza, guardandola come le avesse appena chiesto se il cielo è giallo. Quando Andromeda scrollò le spalle e continuò a fissarla interrogativa, sbuffò e specificò a denti stretti: "Ma di Lucius, no?".

"Ah, ora ho capito…". Evidentemente era proprio persa quella mattina, visto che avrebbe potuto arrivarci tranquillamente da sola: in fondo, era all’incirca da un anno che Narcissa era cotta di Lucius Malfoy e faceva una testa così a lei e Bellatrix (beh, soprattutto a lei: Bellatrix non aveva proprio la pazienza di stare ad ascoltare le pene d’amore della sorellina) su quanto fosse piccola e insignificante in confronto a lui, quante poche probabilità ci fossero che la notasse e via discorrendo.

Paranoie futili, secondo Andromeda: Narcissa era sempre stata bellissima, fin da bambina, con i suoi occhi azzurri e i suoi lunghi capelli biondi che lei le aveva più volte invidiato, e Lucius Malfoy sarebbe stato solo fortunato ad averla al suo fianco. Ma vallo a spiegare a una quindicenne innamorata!

"Che cosa è successo?" domandò, invogliandola con occhiata a raccontare: se non altro, l’avrebbe distratta dai suoi pensieri.

Narcissa scosse la testa con aria affranta. "Non ne voglio parlare…".

Fece per alzarsi, ma Andromeda la trattene per un braccio, la costrinse a risedersi e le mise davanti una ciotola colma porridge. "Eh no, signorina, non te la cavi così facilmente: ora fai colazione e mi racconti per bene".

"Non ho fame…".

"Mangia" le intimò Andromeda in tono duro. "La colazione è il pasto più importante della giornata, Cissy: già sei magra come un Asticello, se smettessi di mangiare, spariresti!".

"Grazie tante, mamma!" la rimbeccò Narcissa con aria contrariata.

"Allora, mi racconti o no cosa è successo con Lucius?" la incalzò la sorella mentre ricominciava a consumare il suo porridge.

Narcissa fece per aprir bocca, ma i gufi scelsero proprio quel momento per recapitare la posta del mattino, creando la consueta baraonda. Quando poi un grosso allocco planò verso di lei per consegnarle la sua copia del Settimanale delle Streghe, le fornì anche un ottima scusa per poter cambiare argomento.

"Qualche gossip interessante?" si informò infatti Andromeda quando la vide cominciare a sfogliare febbrilmente il giornale.

"Non lo so, non ho ancora letto… In realtà, stavo cercando… Ah, ecco!".

Andromeda allungò il collo per vedere quale articolo avesse catturato l’interesse della sorella e storse il naso nel leggere L’Oracolo di Delfi: le mitiche profezie della Maga Circe. "Oh, no, Cissy, non mi dirai che leggi anche tu quella robaccia?".

La rubrica della Maga Circe era stata l’ultima trovata del Settimanale: una specie di oroscopo, solo che invece delle solite predizioni sulla salute, l’amore, il lavoro eccetera, consisteva in una profezia o un consiglio di poche righe, spesso accompagnato da qualche battuta ironica o divertente. Inutile dire che aveva riscosso un enorme successo tra le lettrici, che magnificavano la capacità di Circe di fare predizioni il più delle volte straordinariamente azzeccate.

In tutta franchezza, Andromeda lo trovava uno spreco di pergamena e una trappola per ragazzine superstiziose: non credeva negli oroscopi, nel fato o nei Veggenti, era lei la padrona del suo destino e nessun altro. E a chi le ribatteva che le profezie della maga Circe si avveravano… Beh, lanciando incantesimi a caso, è statisticamente impossibile non colpire il bersaglio presto o tardi!

Narcissa le sorrise con aria un po’ colpevole. "Beh, le mie compagne di dormitorio ne parlano sempre…".

"E se le tue compagne saltassero giù dalla Torre di Astronomia, tu le seguiresti?" la rimbeccò la sorella. "Andiamo, è solo spazzatura per gli ingenui!".

"Oh, su Meda, è solo per ridere un po’: mica lo prendo sul serio!".

"Lo spero bene!".

Narcissa ignorò l’ultimo commentò e riprese a leggere. Sorrise, apparentemente soddisfatta,, fece per chiudere il giornale, ma ridacchiò guardando la sorella, impegnata con la colazione. "Vuoi che ti legga il tuo?".

"No, grazie, ne faccio a meno".

"Dai, Meda, è soltanto un gioco, non fare la noiosa…".

La ragazza sbuffò, scocciata: adesso ragionare con la propria testa era diventato sinonimo di noiosa? "Uff, d’accordo, d’accordo, sentiamo".

Narcissa le sorrise, raggiante. "Dunque, vediamo un po’… Acquario, acquario… Ah, acquario: La prima persona che vedrai sarà legata a te per la vita… Mmmm, vestiti bene e vedi di non lasciartela scappare! Accidenti, è decisamente più bello del mio!".

"Oh, questa è decisamente la cosa più assurda che abbia mai sentito!" commentò Andromeda, senza nemmeno guardarla, continuando imperterrita a mangiare. Legata per la vita, come no… Lei era già legata per la vita, perciò non c’era la minima possibilità che quella predizione si…

"Ehm, Andromeda?".

La giovane si voltò, irritata con quella voce che aveva interrotto le sue ciniche riflessioni e incontrò lo sguardo di un ragazzo dai capelli chiari e l’aria incerta di chi avrebbe voluto essere in qualunque altro posto. Grazie ai colori della divisa e uno sforzo di memoria, Andromeda riuscì a catalogarlo come un Tassorosso Sanguesporco del suo anno: se non ricordava male, era seduto pochi banchi dietro di lei a Pozioni. Tuttavia, non riusciva proprio a rammentarne il nome o tanto meno a immaginare il motivo per cui fosse venuto a importunarla a quell’ora al suo tavolo, mentre faceva colazione.

"Sì? Che vuoi?" domandò con aria infastidita, scoccandogli un’occhiataccia degna di Bellatrix: di solito non era così sgradevole, nemmeno con i Sanguesporco, ma quella non era la sua giornata.

Il ragazzo, tuttavia, dopo un attimo di indecisione, sembrò riacquistare sicurezza e disse: "Ehm, sono Ted… Ted Tonks" specificò subito davanti allo sguardo vacuo della ragazza.

Andromeda corrugò la fronte, setacciando tra i suoi ricordi per stabilire come e perché quel nome avrebbe dovuto dirle qualcosa, ma ottenne solo il vuoto assoluto: eppure, aveva l’impressione che fosse qualcosa d’importante…

"Dobbiamo fare insieme la ricerca per Lumacorno" le spiegò Ted, che adesso sembrava a sua volta irritato dalla lentezza della ragazza.

"Oh… Aaaaah, sì, la ricerca di Lumacorno sui veleni". Andromeda annuì vigorosamente più volte, mentre tutti i dettagli della lezione di due giorni prima le tornavano alla mente: ora ricordava perfettamente Ted Tonks e anche di essersi arrovellata il cervello per trovare una qualunque scusa per convincere Lumacorno a cambiarle partner.

"Già" commentò Ted asciutto. "Siccome dovremmo finirla per martedì prossimo, credo sia il caso che ci diamo una mossa, no?".

"Cosa? Oh, sì, sì, naturalmente" concordò velocemente la ragazza, ansiosa di porre il più in fretta possibile fine a quella conversazione partita male e continuata perfino peggio. "Facciamo… Questa sera dopo cena, Tonks? In biblioteca?".

"Ok… E vedi di collegare il cervello per allora!".

Detto questo, girò sui tacchi e tornò al suo tavolo senza aggiungere altro. Andromeda rimase un attimo basita a fissare la sua schiena, mentre il suo orgoglio bruciava d’indignazione per quell’ultima frecciatina. "Quel, quel…". Strinse i pugni talmente forte da farsi male, mentre combatteva contro la tentazione di affatturare quel Sanguesporco cafone lì sul momento.

"Certo che ha proprio una bella faccia tosta" osservò Narcissa, che come la sorella trasudava sdegno da tutti i pori. "Un tipo del genere dovrebbe semplicemente baciare la terra su cui cammini e ringraziare la sua buona stella per essere qui…".

"E quella dovrebbe essere la persona a cui mi legherò per il resto della vita?" chiese retoricamente Andromeda, rammentandosi all’improvviso della profezia della Maga Circe: la prima persona che vedrai sarà legata a te per la vita. "Nemmeno tra un milione di anni! Andiamo: il pensiero di dover trascorrere la serata con quello mi ha fatto completamente passare l’appetito!".

Narcissa annuì, seguendola fuori dalla Sala Grande: era opinione comune e non dichiarata di entrambe le ragazze che quella volta la Maga Circe avesse preso un bel granchio!

******

Per il resto della giornata, Andromeda fu di umore nero: si sforzava di non pensarci, ma immancabilmente il filo dei suoi pensieri la riconduceva inesorabilmente al suo appuntamento con Ted Tonks. Narcissa aveva osservato, non senza una punta di verità, che, se quella sera l’avesse aspettata il rogo, sarebbe stata più allegra e Andromeda non poteva darle torto: la prospettiva di essere arsa viva era decisamente migliore che passare una lunga, estenuante serata a fare compiti con un personaggio sgradevole come Tonks.

In netto contrasto con il suo stato d’animo, persisteva ancora la sensazione di quella mattina: si sentiva come fosse sul punto di ricevere un regalo desiderato per molto tempo e non riusciva proprio a spiegarsene il motivo. Perciò, aveva semplicemente smesso di farci caso: doveva essere lo stress da studio o una congiunzione astrale negativa o qualcos’altro di simile…

In ogni caso, non si sentiva affatto incline a ricevere regali lungamente attesi quella sera, mentre finiva di cenare con l’aria di una condannata a morte.

Narcissa le rivolse un sorriso che voleva essere incoraggiante, ma che risultò più simile a una smorfia: in fondo, lei non avrebbe voluto essere al posto della sorella nemmeno per tutto l’oro del mondo! "Dai, è soltanto per un compito…" disse, in un labile tentativo di consolarla. "Non potrà essere così terribile…".

"Probabilmente sarà anche peggio" sbuffò Andromeda con voce tetra. "Fai presto a parlare tu…".

"Ehi, non prendertela con me! Non potresti andare da Lumacorno e chiedergli un altro compagno?".

"Ormai è tardi… E in ogni caso, il vecchio Luma non fa mai cambi".

Guardò l’orologio, scoprendo che erano già quasi le otto. "Meglio che vada, prima che Tonks abbia da ridere anche sulla mia puntualità!".

"Ti aspetto in Sala Comune" le sorrise Narcissa, facendole un cenno con la mano mentre si alzava. "Ciao, Meda".

"A dopo".

Andromeda si diresse verso la biblioteca con l’entusiasmo di chi va a farsi cavare un dente. Di tutti gli studenti che c’erano, perché proprio lui?

Quando arrivò a destinazione, Tonks era già lì e stava occupando un tavolo con libri e oggetti vari.

"Ciao" fu il conciso saluto che gli rivolse, avvicinandosi e poggiando la sua borsa su una sedia.

Tonks le rivolse un incerto sorriso. "Ciao… Iniziavo a pensare che non saresti venuta…".

"Ho fatto un po’ tardi a cena…" ribatté Andromeda sulla difensiva. "Problemi, forse?".

Il ragazzo incassò appena la testa nella spalle, scrollando il capo. "No, certo, nessunissimo problema".

"Bene. Che ne dici di saltare i convenevoli e metterci al lavoro? Vorrei finire il prima possibile…".

"Ah, Okay… Mentre ti aspettavo ho cercato qualche libro che poteva esserci utile".

Trascorsero le due ore successive in un silenzio quasi completo, rotto soltanto dallo sfregare delle piume sulla pergamena e lo sfogliare della pagine, parlando il minimo indispensabile, ovvero solo quando trovavano qualche elemento particolarmente significativo.

A essere onesti, Ted in un primo momento fece qualche tentativo di intavolare una conversazione, ma fu sempre prontamente stroncato dalla freddezza di Andromeda, ben determinata a non dargli corda, certa che la cordialità del ragazzo nascondesse qualche doppio fine. Altrimenti, come spiegarsi quel radicale cambio di personalità rispetto al mattino?

Non ci si poteva fidare dei Sanguesporco, quante volte glielo avevano ripetuto i suoi genitori? Erano solo parassiti, indegni di praticare la magia, dei Babbani usciti male, una razza da estirpare in pratica: questo le dicevano a casa fin da quando aveva memoria. Andromeda, tuttavia, non nutriva dei pregiudizi così radicati: non frequentava i Nati Babbani, certo, e nemmeno voleva farlo, ma non si sarebbe mai sognata di sterminarli tutti dal primo all’ultimo con le sue mani, come sembrava voler fare alle volte Bellatrix…

Mentre sfogliava il trattato I dieci più potenti veleni mai sintetizzati, si sorprese a fissare di sottecchi il ragazzo seduto al suo fianco: doveva ammettere che, per essere un Sanguesporco, era abbastanza carino, con quell’espressione concentrata e i capelli biondicci che gli ricadevano sulla fronte quando si chinava sui libri. Aveva un’aria quasi… tenera? Sì, tenera. E probabilmente, era pure simpatico, quando non faceva il maleducato come quella mattina! Anche se, a pensarci bene, era pure un po’ colpa sua…

Aspetta un momento! Che accidenti sto pensando? È un Sanguesporco! È feccia, non dovrei nemmeno considerarlo in certi termini… Non devo considerarlo in certo termini! Io ho già un fidanzato: un orrido, viscido fidanzato purosangue, ma pur sempre fidanzato! E non è certo colpa mia: è stato lui a fare il villano…

Ma, ragionandoci a mente fredda, si rendeva conto che Ted aveva avuto i suoi motivi per risentirsi: in fondo, lei per prima era stata maleducata… Per Merlino, non si era nemmeno ricordata il suo nome!

Certo, ma questo non mi autorizza a fare certi pensieri… Sarebbe sconveniente perfino se li facessi su un ragazzo Purosangue, figurati su un Tassorosso con una simile ascendenza! Mia madre mi prenderebbe a schiaffi solo per aver pensato che è carino! Anche se era davvero carino… La prima persona che vedrai sarà legata a te per la vita… E adesso perché le tornava in mente quella stupida predizione? E perché il cuore aveva cominciato a batterle più forte? Da qualche parte dentro di lei, ebbe come l’impressione che qualcuno gridasse: Sorpresa! Ecco il tuo regalo.

"Io devo andare!" si sentì dire, con la voce un po’ troppo alta, che le fece guadagnare un’occhiataccia da Madama Pince.

"Che cosa?". Ted alzò gli occhi verso di lei, stralunato. "Ma manca più di mezz’ora al coprifuoco!".

"Non importa, io devo andare" dichiarò la ragazza, cominciando a raccogliere le sue cose alla rinfusa.

Non sapeva bene cosa le fosse preso, ma doveva allontanarsi da quel ragazzo il prima possibile, ritirarsi al sicuro nella sua Sala Comune e magari farsi una bella doccia gelata per schiarirsi le idee: doveva togliersi quei pensieri profondamente sbagliati dalla testa il prima possibile, prima che la inducessero a fare qualche stupidaggine.

"Scusa, Ted… Cioè, Tonks… Cioè…" si incartò, mettendosi la borsa a tracolla. "Finiremo un’altra sera…".

Dopodichè, alla massima velocità consentitale dal decoro, guadagnò l’uscita e si diresse verso i sotterranei. Non andò molto lontano, comunque, perché qualcuno l’artiglio per la spalla appena girato l’angolo.

"Ehi, ti vuoi fermare un attimo?" la apostrofò Ted, costringendola a voltarsi.

"Che cosa vuoi ancora?". Perfino alle sue stesse orecchie, quella replica suonò estremamente sgarbata e irritante.

"Sapere qual è il tuo problema, Black" dichiarò Ted, incrociando le braccia senza smettere un istante di fissarla. "Hai fatto l’antipatica tutta la sera e ora te ne esci così? Capisco che per una come te non sono il massimo come compagno, ma la cortesia non ha mai ucciso nessuno…".

"Una come me?" ripeté Andromeda, scoccandogli un’occhiataccia.

"Sì… Un’arrogante Serpeverde Purosangue con la puzza sotto il naso" spiegò il ragazzo.

"Ah, è questo che pensi di me? E tu allora sei solo un Tassorosso villano e cafone! Mi hai dato ai nervi fin dal primo momento, sapevo che stasera sarebbe stata un tortura e infatti… Perché non facciamo una bella cosa? Ognuno fa un lavoro e poi consegniamo a Lumacorno il migliore dei due: così non saremmo costretti a vederci di nuovo, io mi risparmierò la pena di passare un’altra orribile serata in tua compagnia e tu non sarai più costretto parlare con la sottoscritta! Allora, che te ne pare?".

Andromeda tacque, ansimando leggermente, fissandolo con cipiglio sicuro, come a sfidarlo a contraddirla: come aveva fatto anche solo per un istante a pensare che fosse carino? Doveva aver mangiato qualcosa di avariato: le stava andando in fumo il cervello!

Poi Ted fece una cosa che la colse totalmente alla sprovvista: si fece avanti con espressione risoluta e la baciò sulla bocca. Presa in contropiede, la ragazza impiegò diversi secondi prima di formulare la risposta più adeguata: con un scatto rabbioso, lo spintonò via, mollandogli un sonoro schiaffo sulla guancia. "Ma sei completamente impazzito?" strillò con voce acuta.

Ted le rivolse un sorriso vacuo, portandosi una mano al viso. "Ne è proprio valsa la pena…".

Andromeda lo fulminò con lo sguardo, pronta a dargli un altro ceffone, ma Ted stavolta era preparato e la bloccò afferrandola per il polso.

"Tu sei… sei…". Andromeda si spremette le meningi in cerca di un insulto adeguato, ma non le venne in mente nulla: si sentiva le gambe molli e la testa meravigliosamente annebbiata. Aveva fatto bene a respingerlo, non ne dubitava, ma perché allora moriva dalla voglia che lo rifacesse? "Perché l’hai fatto?" domandò con un filo di voce, assordata dai battiti del suo stesso cuore.

Ted le lasciò il polso, sorridendo. "Perché erano un paio d’anni che morivo dalla voglia di farlo… Tu mi piaci, Andromeda".

La ragazza si sentì avvampare e dovette appoggiarsi alla parete per non rischiare di cadere: le sue ginocchia minacciavano seriamente di cedere davanti a quella dichiarazione, che ne era certa, non era una presa in giro. Nessuno poteva scherzare con quell’espressione solenne. "Che cosa? Che cosa hai detto?".

"Che tu mi piaci" ripeté Ted con aria risoluta. "E pure tanto, potrei aggiungere!".

"Ma, ma… Non ero solo un’arrogante Serpeverde Purosangue con la puzza sotto il naso?".

"Adoro le arroganti Serpeverde Purosangue con la puzza sotto il naso" disse il ragazzo, ridacchiando. "Soprattutto quella che ho davanti".

"Ma io… tu… noi…". Andromeda non riusciva a pensare: aveva la sensazione che le voci di tutti suoi antenati le stessero strillando a gran voce di liquidare quel ragazzo con un’aspra risata di scherno, scappare il più lontano possibile e farsi un lungo bagno ristoratore per scordarsi di quella conversazione. Ma il suo cuore doveva avere ben altri progetti: in particolare sembrava bersi ogni singola parola di Ted come se fosse stata ambrosia divina. E il suo corpo agiva di conseguenza. "Non possiamo" si costrinse a dire. "È impossibile: siamo troppo diversi, troppo incompatibili, troppo tutto! La mia famiglia…".

"Lascia perdere la tua famiglia: TU che cosa vuoi?".

"Cosa voglio io?" ripeté la ragazza, senza sapere cosa dire. Rimase a osservare senza parole quel ragazzo che per lei era quasi un estraneo: era forse la prima volta dacché aveva memoria che qualcuno si poneva il problema di informarsi sui suoi desideri. Non era stata educata per quello: lei era destinata a sposare un nobile Purosangue e dargli tanti bei bimbi Purosangue che avrebbe condannato allo stesso destino, intrappolata in una sorta di eterno circolo vizioso, i suoi desideri non avevano e non dovevano avere la minima importanza.

L’aveva sempre saputo e non si era mai nemmeno posta il problema di chiedersi seriamente cosa desiderasse per sé stessa: a che scopo farsi del male sognando un futuro irrealizzabile?

E ora quel ragazzo le stava offrendo tutto ciò che aveva sempre respinto e a cui aveva rinunciato: speranza, felicità, amore… Ma a quel prezzo?

"Andromeda? Ti sei incantata?".

La ragazza si riscosse bruscamente, rendendosi conto di essersi persa nel filo dei suoi pensieri, senza per altro concludere nulla. "Ted, io ho un fidanzato…".

"Un fidanzato che i tuoi genitori hanno scelto per te? È quella la vita che vuoi, Andromeda?". Ted la guardava sinceramente perplesso, come se non potesse credere che qualcuno potesse fare volontariamente quella scelta.

Andromeda scosse il capo. "Tu non capisci: non ho altra scelta. Se non sposassi Rabastan per te, i miei genitori mi diserederebbero…".

Ted la guardò come a dire che in fondo non sarebbe stata una gran perdita, tanto che lei si sentì in dovere di spiegare: "Voglio bene alla mia famiglia: non riesco a immaginare la mia vita senza le mie sorelle, i miei cugini… Non credo che tra noi potrebbe funzionare, mi dispiace".

Il ragazzo annuì con aria vacua. "Se è questo che vuoi…".

"Sì, è questo" confermò Andromeda, pur non sentendosi affatto sicura delle sue parole. "Scusa, è meglio che vada…"

Fece per avviarsi, ma la voce di Ted la raggiunse comunque: "Promettimi che ci penserai…".

Non si fermò: non era certa di cosa sarebbe accaduto se l’avesse fatto. Perciò, proseguì dritta per la sua strada, con la testa completamente in subbuglio.

Al sicuro nella sua Sala Comune si diede della stupida: aveva quasi mandato al diavolo tutto quanto per cosa? Un Sanguesporco dagli occhi languidi? Doveva proprio essere uscita di senno!

Narcissa si era assopita su una delle poltrone vicino al fuoco: Andromeda sorrise intenerita, Evocando una coperta per evitare che la sorellina prendesse freddo.

L’occhio le cadde sulla rivista che la ragazza stava usando a mo’ di cuscino: il Settimanale Delle Streghe. La profezia della Maga Circe: la prima persona che vedrai sarà legata a te per la vita…

Un chiaro riferimento a Ted, che le aveva appena proposto di mettersi con lui… Sciocchezze: solo perché l’ha detto un’astratta entità cartacea, non significa che sia vero!

Doveva solo andare a letto, togliersi Ted Tonks dalla testa e dimenticarsi tutta quella sporca faccenda. Ti farai solo del male, si disse con fare ragionevole. Pochi mesi di felicità, al massimo… E se qualcuno in famiglia lo scoprisse… Il gioco non vale la candela!

Erano argomentazioni ragionevoli, che una persona di buon senso come lei si era sempre considerata non avrebbe e esitato a seguire… E allora perché continuava a tornarle in mente il viso fiducioso di Ted, la sua domanda (tu che cosa vuoi?), i suoi occhi luminosi di vita… Cos’altro diceva la Maga Circe? Vedi di non lasciartela scappare

Andromeda scacciò quei pensieri e quelle immagini, svegliò Narcissa e andarono nei rispettivi dormitori: non poteva farlo, punto e basta. Troppo gente ne avrebbe sofferto. Doveva dimenticare Ted e la Maga Circe e andare avanti: sarebbe stato meglio per tutti.

Ma mentre si infilava nel sul letto, incosciamente aveva già deciso: forse sarebbe stato solo per poco, ma almeno una volta nella vita voleva provare cosa significava la felicità. E quella era una cosa che forse solo un tassorosso villano e cafone poteva darle.

Lyrapotter’s corner

Prima di tutto mi sento in dovere di ringraziare, Kukiness, il cui concorso mi ha ispirato questa doppia raccolta e che mi ha premiato (con mia somma sorpresa) al secondo posto: inutile dire che mi sono involata nei cieli più alti dalla gioia e sarà dura persuadermi a scendere.

E adesso, passiamo alla prova più dura, ovvero il giudizio del pubblico, perciò a voi l’ardua sentenza!

Nel prossimo ultimo capitolo, che posterò prossimamente, aggiungerò in coda anche il giudizio di Kukiness.

See you soon!

   
 
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