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Autore: Power    06/04/2010    1 recensioni
Raccolta di episodi tra la magnifica super coppia Luca & Sara. Un'amore impossibile, un'amore che attira e respinge allo stesso tempo. Un amore non sano. Un amore, per sempre.
Genere: Generale, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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6-ninna nanna marina(prima parte) Cu-cu! Eccomi!
Decido di postare adesso, anche perchè fino a venerdì sarò impegnatissima... allora, tralascio oggi i ringraziamenti, per dirvi ancora una volta (lo so, vi verrò a noia) che se vogliamo la seconda stagione, sul forum della mediaset hanno proposto varie idee, e da domani si inizia a bombardare, anche perchè non sembra solo l'auditel l'unico problema... comunque un piccolo (anzi enorme) ringraziamento volevo farlo a BadWolfTimeLord, che mi recensisce ogni capitolo: grazie mille!!!

Ecco a voi il seguito, inutile esprimervi il mio desiderio che vi piaccia ;-)

6- ninna nanna marina (prima parte)

POV SARA

Spalanco gli occhi. 

Non riesco a crederci. 

Silenziosa, nel mio cuore corre una crepa, che dolorosa e veloce lo manda in frantumi. 

I miei occhi si riempiono di lacrime salate. Mi appannano la vista. 

Un'orribile vista. 

Mi rifiuto di credere possibile una disgrazia del genere. 

Mi ritornarono in mente delle parole, che zia mi aveva detto tempo fa, davanti alla stessa vetrata.


(flashback)

-non trovi carine quelle tutine così piccole? Sono tenerissime!- dico io, estasiata, indicando dei capi esposti. È una giornata di sole e io e zia stiamo facendo shopping. Non che un negozio per bimbi sia la nostra meta... ma passavamo di qui... - possiamo entrare?- chiedo io, con il labbrino.

-ma sei impazzita? - chiede lei divertita e spiazzata.

-e dai! Solo per dare un'occhiata!- insisto. -non sei curiosa?-

-no, per niente! Io metterò piede in un negozio per neonati solo quando sarò ufficialmente incinta! E ora non sono nemmeno sposata! Quindi... non si fa nulla. Non prima di essere incinta! Mai!- dice lei, sottolineando la sua disapprovazione. L'argomento bimbi era sempre delicato da affrontare con lei. Non faccio in tempo a ribattere che lei sta già fuggendo da quella vetrina, camminando velocemente lungo il marciapiede.


Accantono quella scena in un angolino della testa. 

È l'unica cosa plausibile. 

Zia è incinta. 

È incinta di te, Luca.

Il solo pensiero mi fa cedere le gambe.

Devo allontanarmi da qui. 

Non riuscirei a sopportare di vedere ancora Silvia in quel negozio, che esamina le tutine con un sorriso spento. 

Non ce la faccio.

Comincio a correre. Corro concentrando ogni forza ed energia nel farlo. Lascio che le lacrime scendano lungo le guance, per poi lasciarsi, a causa della velocità. Scendono, non si fermano. Non le controllo, ma non voglio nemmeno fermarle.

Sono l'unico legame che mi ricorda quanto ti amo, l'unico legame che ho con il tuo amore per te. 

L'amore e il dolore non hanno confini. Sono in equilibrio, nella stessa quantità. E quando il dolore aumenta e comincia a mangiar via l'amore, intervengono le lacrime, che tracciano un confine, un leggerissimo confine salato, che riporta l'equilibrio. 

Mi ricordano perché ti amo. Quanto ti amo. Mi ricordano che tu ci sei. Che non sei solo un sogno proibito di un'adolescente. Mi ricordano che esisti. Che per me sei tutto. Mi danno delle ragioni in più per amarti.

Ho tante ragioni per lasciar perdere tutto, per dimenticarti, e oggi ne ho una in più. Una che da sola ne vale mille. 

Avrai un figlio.

Non avrei mai creduto di poter maledire una creatura così dolce e indifesa. 

Metterà fine alle mie speranze. Stroncherà i miei sogni come i giardinieri sradicano le erbacce dalle aiuole.

Che vita è una vita senza sogni? Una vita inutile.

E una vita senza te? Invivibile.

Tu sei la mia ragione di vita, e ti ho perso. Per sempre. 

Saremo amici, come lo siamo sempre stati. 

Forse come fratelli. 

O forse tu farai bene la tua parte di zio. 

Fingerò di sorridere felice guardandoti con in braccio il poppante, mentre dolcemente bacerai zia.

Inciampo.

Fine della corsa.

Mi rialzo e controllo le mani, brucianti. Vedo dei graffi e delle piccole sbucciature, decorate con i sassolini dell'asfalto. Bruciano, le sento pulsare. Ma non le noto. 

È come se il mio corpo ignorasse questo inutile dolore, per dedicarsi alla ferita più profonda.

Una ferita che ha squarciato un cuore con inciso il tuo nome, Luca Corsari.

Si sta facendo buio, ma non voglio tornare a casa.

Non voglio aprire la porta e trovare mamma con un sorriso da orecchio a orecchio che mi darà la “splendida” notizia.

No Luca, non voglio sentirla. 

Sarebbe come rendere ufficiale la cosa. So che lo è già, ma adesso, che nessuno ha pronunciato nessuna frase in riguardo, mi sembra solo un brutto sogno. Un incubo da cui mi sveglierò. Un incubo da cui voglio scappare. 

Riprendo a correre. Potrei inciampare ancora, dato che le forze cominciano a stremare. Non mi interessa.

E io che ero così di buon umore... dio Luca!

Perché devi sempre rovinare tutto??? Perché? 

Siamo stati così bene ieri notte. Abbiamo dormito insieme! Come puoi rendermi felice un momento e un momento dopo farmi a pezzi?

Sei stato chiaro due settimane fa. Non so come sia potuto succedere. Come ho potuto scordare di essermi dichiarata. Ero ubriaca, ma qualcosa dovevo ricordare. 

Invece, fino a quando non mi hai detto che era meglio se lasciassi perdere, non ricordavo nulla. 

Ma poi, più ci pensavo, più mi tornavano in mente scene di quella sera.

Di quando arrossivi. Di quando per poco non andavamo a schiantarci sul muricciolo sul lato della strada. 

Ma tu, non hai detto nulla a nessuno. 

Dolcemente mi hai detto che è una storia impossibile. 

Ma sai Luca, non hai accennato al fatto che sei sposato con zia, che non potrai mai amarmi. Mi hai solo detto che non puoi.

Non puoi, non che non vuoi!

E ora! Ora più che mai non potremo. Nessuno dei due.

In queste due settimane mi sentivo coraggiosa, maliziosa. Ti ho corteggiato. Ma per cosa? Per ricevere una pugnalata al cuore?

Ormai è tutto buio. Chissà che ore sono. Non ho nemmeno la forza di guardare le ore. 

Mi guardo intorno. Non so dove sono. Non so neanche come ci sono arrivata qui.

Sento il mare. Le onde che si gettano sulla riva. 

Intravedo un muricciolo. 

Non sono mai stata da queste parti.

Sono ore che corro, mi fermo, mi riposo, e poi corro. 

O meglio. Io non stavo correndo. Stavo scappando. Sono una codarda. Una codarda che ha paura della sua realtà, della sua vita.

Scavalco il muretto in pietra, e mi dirigo verso la riva. Un lampione in lontananza mi fa evitare di inciampare in uno di quei tronchi bianchi che di solito decorano gli spiaggioni. 

Mi siedo a pochi metri dalle piccole onde che spumeggianti si battono contro la sabbia. 

Sono così piccole, eppure si scagliano con tutta la potenza che hanno sulla sabbia. Come me. Come me contro il mio destino. Ma è un nemico imbattibile. Un nemico che non si può abbattere. Le onde cercano di frantumare la sabbia, ma quella è già in frantumi, e non sparisce mai. Ne va via un po', tra le onde, ma ne rimane sempre un'infinità. Sempre.

È vero, l'acqua in anni e anni di duro lavoro, li rimpicciolisce sempre di più, a quei granuletti, fino a farli scomparire.

Ma posso farlo anche io? Con il mio futuro? Senza te, vedo solo cose brutte, nel mio futuro.

Accarezzo la superficie sabbiosa con una mano, al mio fianco. La mia mano si stringe contro quello che sembra un sasso molto levigato.

Lo guardo, e mi accorgo che è una splendida conchiglia.

È perfetta. Nessuna scheggiatura. Perfetta.

È vero, forse il mare non può sconfiggere la sabbia, non può eliminarla.

Ma può dare vita a delle meraviglie.

E con questo pensiero, mi sdraio, usando la borsa come cuscino. E sotto un cielo stellato, mi addormento, cullata dalla ninna nanna marina.

Piaciuto? Spero di si... alla prossima! =)



   
 
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