Purtroppo
non conosco i 30stm e non li posseggo, le cose raccontate sono solo
frutto della mia fantasia galoppante... Conosco ma non possiedo le
Echelon citate! ^_^ I Washing Machine e Camilla invece sono mie
creazioni! (infatti sono i più psicolabili...)
Capitolo
molto più lungo dei precedenti! Ve lo dovevo! Con questo si
conclude la Prima parte di questa storia. Ma rimanete collegate! La
storia non finisce qui!!
Vi
ringrazio per le recensioni, e vi prego di continuare a seguirmi e ad
incoraggiarmi!
Vi
prometto mooooolti cambiamenti dal prossimo capitolo...
Ah... dimenticavo... vi ringrazio per aver apprezzato anche “Twenty Centimetres”, storia demenziale che scrivo a 4 mani con la mia Lego giuliechelon90!!
Le risposte sono a fine chappy!
L'hai
davvero scordato.
Il
tuo braccio intrecciato al mio,
un
piacere smisurato.
Dalla
tua mano alla mia.
Dalla
tua bocca alla mia.
Il
male che a vicenda ci siamo fatti
il
tempo lo cancella, lo dimentica il cuore;
ma
le ore felici si fermano per sempre
in
un interminabile splendore.
“Edo!!!”,
Nicole mi corre incontro, superando abilmente l'uomo della sicurezza,
prima che possa dirgli di lasciarle passare.
Mi
salta al collo. Le brillano gli occhi. Evidentemente aspettava con
ansia questa data.
L'uomo
della sicurezza, allarmato, si tranquillizza subito ad un mio cenno.
Le
amiche di Nicole ci raggiungono leggermente in imbarazzo.
“E'
la prima volta che stiamo nel backstage ad un concerto!”,
grida di
gioia Nicole.
“Ah!
Ecco perchè sei così contenta! Ed io che per un
momento
ho pensato fosse per la mia magnifica presenza!”, scherzo.
“Beh...
non montarti la testa 'oh signore di tutte le lavartici'!”,
mi
canzona lei.
Poi
si guarda intorno spaesata, come per cercare qualcuno.
“I
30STM sono ancora in camerino...”, la anticipo.
“No...
veramente non cercavo loro... vorrei conoscere tua sorella...
Camilla... l'altra volta non ci sono riuscita... mi
incuriosisce...”
“Mi
spiace... ma è tornata in Italia in anticipo... per lavoro
sembra...”, abbasso lo sguardo, poco convinto delle mie
parole e mi
passo una mano tra i capelli.
“Oh...
peccato! Non riesco mai a conoscerla...”, dice delusa.
“Com'è
che ti interessa Camilla?”
“Beh...
ne avevamo parlato a lungo quella sera in hotel... è solo
curiosità... e poi... quando l'ho vista... non so... aveva
un'espressione sofferente ma vuota...”, dice fissando un
punto
imprecisato alle mie spalle.
“...Oh...
beh... non c'è che dire... hai proprio l'animo della
scrittrice!”, le sorrido.
“Scemo!
Mi prendi in giro??”, ride.
Intanto
le sue amiche si sono fatte più vicine.
“Ciao
ragazze! Come va??”, chiedo cortese. Non voglio che pensino
che
sono un maleducato, stronzo, che caga solo Nicole.
“Ma
ciao Edo! Tutto bene, anche se avrei voluto farmi tutte le altre date
del tour... maledetto lavoro... Comunque... mi chiedevo... Max
dov'è?”, rimango scioccato dalla domanda di
Monica. Pensavo
che di Max non le importasse un fico secco, invece la vedo cercarlo
alle mie spalle con lo sguardo.
“In
camerino... seconda porta a destra! Vai pure! Ne sarà
contento!”, le sorrido. Monica si congeda alla
velocità
della luce, seguita a ruota dalla terza ragazza, quella più
silenziosa e timida.
Rimango
con Nicole. Dopo un breve silenzio, riprende a parlare.
“Non
mi sembri sicuro...”
“Cosa
intendi??”
“Ogni
volta che dici qualcosa di cui non sei sicuro, o che ti turba, ti
passi una mano tra i capelli...”
“C-cosa?”
Rimango
spiazzato. Quante volte ci siamo visti io e lei? Due? Tre?? Riesce
già a capire così tanto di me?
“Accidenti...
sei un'attenta osservatrice!”
“Lo
so!”
“Non
ti si può nascondere niente eh?!”
“Guai
a provarci!”, sorride, portandosi l'indice alla bocca.
“Già...
e se posso sapere... che cosa, di quello che ho detto, ti ha poco
convinta?”
“Tutto
quello che riguarda Camilla... perchè non è
qui... per
esempio”
Sbuffo
di nuovo sonoramente.
“Più
che altro è una sensazione... il modo in cui se
n'è
andata... di notte! Ha fatto tutto di fretta e quella del lavoro mi
è
sembrata una scusa...”
“Umm...
credi che le sia successo qualcosa... che non ti ha voluto
dire?”
“Ne
sono quasi certo...”, dico leggermente preoccupato.
“Stai
tranquillo... vedrai che ti spiegherà tutt...”,
Nicole non
fa a tempo a finire la frase, che veniamo letteralmente investiti da
un Jared allucinato, visibilmente agitato. In questi giorni
è
sempre stato strano. Mi sembra che ogni giorno che passa, peggiori
sempre più.
“Scusate!”,
ci interrompe.
Ha
gli occhi fuori dalle orbite.
“Ehi
Jay! Lei è la mia amica Nicole... ti ricordi??”,
chiedo,
cercando di mettere Nicole a proprio agio davanti al suo idolo.
“Oh...
si certo! Ciao! Tutto bene?”, la saluta e le fa la domanda
per pura
formalità.
“Senti
Edo ho bisogno di te un secondo!”, si rivolge a me senza
aspettare
la risposta di Nicole.
“Oh...
Certo... Nicole aspettami pure in camerino insieme ai ragazzi...
è
dove sono entrate le altre... e scusa... faccio subito!”
“Non
ti preoccupare Edo! Capisco benissimo! E... ciao Jay!”, lo
saluta
appena, leggermente imbarazzata, per poi fiondarsi dietro la porta in
cui erano scomparse poco prima le sue amiche.
“Ok...
dimmi tutto Jay!”, dico sbuffando.
“Non
qui... vieni nel mio camerino!”, mi trascina afferrandomi la
spalla.
È
dal camerino che si capisce chi è la star e chi, il gruppo
do
supporto. Jay ha a disposizione, solo per sé, una stanza ben
più grande di quella assegnata a tutti noi Washing Machine.
Non
appena entriamo, Jay chiude la porta alle nostre spalle e vi si
appoggia, respirando profondamente.
“Allora
Jay... cos'è successo?”, chiedo, il suo
comportamento
comincia ad agitarmi.
“Ecco... Edo non è che
per caso... tu hai sentito Camilla di recente?”, mi chiede.
Ora mi
dà le spalle.
Rimango un po' spiazzato alla sua
domanda.
“L'ultima volta è
stata
stamattina... Perchè? L'hai sentita e le è
successo
qualcosa??”, mi agito improvvisamente.
“No... tranquillo... non che io
sappia almeno... anzi ne sai più tu! Non lo mai sentita...
volevo... volevo solo sapere da te... come sta?”, continua a
darmi
le spalle. La sua testa è ricurva in avanti, come se si
stesse
guardando le scarpe.
“Se vuoi saperlo...
perchè
non la chiami? Le farebbe piacere...”
“Lo farei... ma non
posso...”
“Cosa? Ma se stai sempre con
quel diavolo di telefono in mano?? Il suo numero ce l'hai
no?!”
“Si... diciamo che il suo numero
ce l'ho... ma non mi viene consentita la chiamata...”
“Strano... vuoi usare il mio
cellulare?”, mi frugo nella tasca per cercare il mio
scassatissimo,
ma funzionante, telefonino.
“No...”, Jared batte
rabbiosamente il pugno contro la parete.
Il colpo mi fa sussultare. Non
l'ho mai visto così. Non pensavo neanche che fosse in grado
di
avere questi scatti d'ira improvvisa.
“Jared...”, richiamo la
sua
attenzione, lui si volta verso di me. Ha gli occhi vitrei.
“...cosa è successo
tra
te e Camilla?”, finalmente riesco a fare quella domanda che
mi
tortura da troppi giorni. Mi esce dalle labbra come una mosca
intrappolata in un bicchiere. E prima che possa metabolizzare il
fatto di essere riuscito a porgliela, ricevo la mia risposta.
Direttamente e dolorosamente come un pugno nello stomaco.
“L'ho baciata ed ho passato la
notte con lei.”
“...Quindi avete
scopato?!”,
sono un misto tra incredulità e rabbia.
“No... abbiamo solo dormito...
in effetti non posso dire che sia successo poi molto...”.
“Quindi è per causa
tua
che se n'è andata... fuggiva da te!”
“In un certo senso
sì...
ma c'è stat...”, non lo lascio continuare. Lo
afferro per i
bavero della giacca borchiata e in meno di un secondo siamo faccia a
faccia. Occhi negli occhi.
“Cosa le hai fatto??”,
sono
glaciale. La mia voce ferisce come un rasoio.
Dal canto suo, Jared mi affronta.
Non distoglie le sue iridi grigio-azzurre dalle mie, verdi.
“Senza volere l'ho ferita... e
senza volere... l'ho persa... temo...”.
“Spiega!!”, gli ordino.
“Sarò felice di
farlo...
ho bisogno di togliermi questo peso...”.
Spiego
tutto l'accaduto a Edoardo.
Nel farlo, cerco di non guardarlo in faccia. Non risparmio nulla.
Sono sicuro che Camilla non sarebbe d'accordo, preferirebbe farlo
lei. Ma il suo silenzio in questi giorni mi sta uccidendo. Non so
cosa devo fare e spero che parlarne a Edoardo, per quanto rischioso
sia, mi aiuti a capire come devo agire. Non riesco a contattare
Camilla in nessun modo, le mail mi tornano indietro, ha cancellato
twitter e il suo operatore telefonico non mi permette di inoltrarle
la chiamata. Posso solo sperare che Edoardo mi aiuti a contattarla.
“Quindi l'hai
ferita...”, alla
fine del mio discorso, le parole di Edoardo mi attraversano la testa
come un martello pneumatico.
“Non sapevo di essermi
sbagliato... non ne avevo idea! Pensavo che fosse lei a ferire me...
è stato un meccanismo di autodifesa!”, mi
giustifico.
Edoardo rimane in silenzio.
Ogni secondo che passa muto, a
guardare il pavimento, accresce la mia ansia.
“Dì qualcosa per
favore!!”, gli chiedo.
“...e cosa dovrei dire? Prego
accomodati... ti sei fatto Camilla alle mie spalle ed io come un
povero ebete non me ne sono accorto??”, le sue parole sono
quasi
divertite. Ironiche. Rimango in silenzio.
“Sai qual'è la cosa
che
mi fa più rabbia??”, continua Edoardo,
“...che nonostante
tutto non riesco ad odiarti... che non riesco a non ammirarti come
artista... che non riesco a immaginarmi mentre ti spacco la
faccia!”
“Edo... mi dispiace... io...
io...volevo dirtelo... ma Camilla era preoccupata per la tua
reazione! Lei... beh... non voleva sabotarti il tour... e poi non
abbiamo fatto sesso... solo sentivamo dell'attrazione
reciproca!”,
mi sento da schifo, eppure mi sono liberato del fardello che mi
portavo fastidiosamente dentro.
“E quindi?”, chiede lui.
“Cosa?”, rispondo.
“Come mai adesso hai deciso di
parlarmene?”
“...Perchè spero che
tu
riesca a spiegarle il malinteso... io non posso contattarla.. ma tu
sì!”. Edoardo mi guarda incredulo.
“Tu vorresti che io facessi
cosa??”, dalla sua domanda capisco di aver perso tempo. Forse
addirittura ho peggiorato le cose.
“Camilla e più che 'la
mia famiglia'... Camilla è parte del mio universo! Camilla
è... è...”, si interrompe sbuffando
rumorosamente.
Poi continua.
“...Sai una cosa? In fondo io ti
ringrazio... Grazie a te ho capito che avevo rinunciato troppo
facilmente... e non sono disposto a farlo! Io voglio lei! Io sono
l'unico che può stare con lei!”, a queste parole
lo guardo
incredulo.
“Non puoi costringerla a stare
con te!”, sibilo.
“Non ho intenzione di farlo!
Sarà lei a scegliere me... Andiamo... In fondo lo sai anche
tu
Jay... tu non hai modo di contattarla! Io sì! L'affetto che
prova per me non si è mai esaurito... quindi sarà
facile per lei, trasformare quell'affetto in qualcosa di
più,
quando le parlerò a cuore aperto!”, ora sorride,
sembra
impazzito.
“Ti sbagli! Per lei sei solo un
fratello! Me l'ha detto lei!”, ribatto. Voglio togliere quel
sorrisetto impertinente dalla sua faccia.
“E come mai siete arrivati a
parlare di me in questi termini?”, chiede.
“Gliel'ho chiesto io!!”
“Già... immaginavo...
Jay... vuoi sapere perchè le hai fatto questa domanda?
Perchè
in fondo tu avevi capito che c'era un legame troppo profondo tra di
noi... un legame che sapevi di non essere in grado di
spezzare!”,
rimango ammutolito. Ha ragione.
“Comunque dato che sono
corretto... non accennerò a questo discorso con lei
telefonicamente... al concerto di Milano, sono sicuro che ci
sarà!
Il primo di noi che riuscirà a vederla e parlarle...
probabilmente vincerà!”
“...Camilla non è un
premio...”, dico rabbioso.
“Ti prego... non fare il
melodrammatico... sappiamo entrambi che lo
diventerà...”,
detto questo Edoardo si congeda, salutandomi con un sorriso, esce dal
camerino.
Io rimango solo con tutti i miei
sbagli.
Milano
- Palasharp 21/03/2010
ore 22.30
Non so
cosa mi abbia spinto ad
uscire di casa per venire qui a quest'ora.
Forse è stata l'incapacità
di rimanere a casa sola.
Forse il rumore dell'acqua che
gocciola dal rubinetto della cucina. Un rumore tanto insignificante e
ritmico che diventa insopportabile.
Forse la lavatrice, che senza
sosta, continua il suo ciclo di lavaggio indisturbata.
Magari il fatto che alla
televisione trasmettono solo “programmi spazzatura”.
O forse, il martellante pensiero
che una piccola folla di persone, si è già
radunata
qui, nel luogo dove domani sera ci sarà il loro concerto.
Persone che li adorano, li seguono. Li ammirano senza conoscerli di
persona. Li amano incondizionatamente.
Arrivo e chiedo a chi di dovere,
di mettermi in lista. Mi scrivono il numero sul dorso della mano.
Sono il numero 48.
Per questo concerto ho comprato il
biglietto. Non mi va di far sapere che ci sarò, anche se
sono
sicura che Edoardo lo sospetti. Probabilmente sto facendo una
cazzata. Vedere Jared non so come sarà. Soffrirò?
Forse... Ma ho bisogno di vederlo un'ultima volta. Non importa che
lui mi veda. Anzi, è meglio non farsi vedere da lui. Non
sopporterei ancora quel suo sguardo. Quello sguardo sprezzante che mi
ha riservato l'ultima volta che l'ho visto.
L'aria è densa e carica
d'acqua. Ad ogni respiro milioni di goccioline mi entrano nelle
narici, solleticandomele.
Stendo un sacchetto di nylon su di
un muretto, proprio nel parcheggio davanti all'ingresso e mi ci
siedo.
Rimango lì da sola ad
ascoltare la musica dal mio I-Pod. Fumo un paio di sigarette. Poi un
gruppo di ragazze mi si avvicina. Sono Echelon.
“Ciao! Di che Divisione
sei?”,
mi chiede una di loro, ha i capelli scuri con riflessi tra il rosso e
il viola. I suoi occhi brillano ed ispirano tenerezza e simpatia.
“Oh... nessuna Divisione... sono
sola!”, dico con un sorriso imbarazzato.
“Coraggiosa! Sola tutta la notte
ti annoierai! Piacere! Io sono Michela! Noi siamo le Echelon della
Divisione di Venezia!”, avevo riconosciuto la cadenza veneta,
così
diversa da quella milanese.
Rivolgo loro un ampio sorriso.
“Anch'io sono veneta! Ma studio
e lavoro qui!”, ci mettiamo a ridere alludendo a quanto
è
piccolo il mondo.
Poi le altre ragazze si
presentano.
“Giulia! Piacere!”, la
ragazza
mi sorride. Ha dei lineamenti raffinati, delle labbra carnose e
bellissime.
Mi giro poi verso la terza ragazza
per presentarmi. Rimango basita nel guardarla. Anche lei sembra
sorpresa. Ci guardiamo ammutolite per un paio di secondi, poi decido
di rompere il silenzio dicendo esattamente quello che mi sta passando
per la testa.
“Ci somigliamo! Capelli...
altezza...”
“Sì...Magari!!!”,
esclama lei.
“...solo quelli purtroppo! Oltre al fatto che abbiamo lo
stesso
cappotto!”, ride.
Arrossisco al complimento e cerco
di minimizzare.
“Piacere Cristina!”.
“Camilla... Piacere!”
Passo la
serata con le ragazze
della Divisione veneta e friulana. Non riesco a trovare antipatie.
Sono un gruppo di pazzoidi simpaticissime. Era da tanto che non mi
capitava di prendere confidenza così facilmente con delle
persone appena conosciute.
“Ehi Camilla! Vuoi vedere le
foto del concerto di Vienna?!”, mi chiede Giulia.
“Oh... siete state anche a
Vienna??”
“Sì! Sapevi che il
nuovo
gruppo di supporto dei Mars è italiano?!”
“Emm... Ah
sì??”, lo so
eccome, preferisco comunque non farlo sapere. Sono qui in incognito.
“Sì! Devono essere di
Milano... Monica li ha conosciuti insieme a due sue amiche! Sono pure
rimaste a vedere il concerto dal backstage!”
“Davvero?!”, guardo
Monica e
provo un brivido. Lei è la ragazza “con la
bandiera” che
abbiamo visto ad uno dei concerti in giro per l'Europa. Una delle sue
amiche dev'essere la famosa Nicole di Edoardo. Spero solo che non mi
riconoscano.
Mi guardo attorno ma non mi sembra
di riconoscere la ragazza riccia e bionda. D'altronde ci siamo viste
di sfuggita quella volta. Neanche Monica sembra avermi riconosciuta.
Addirittura, a suo tempo, forse non mi ha neanche vista. La sua
attenzione era tutta per Jared, giustamente.
Mi rivolgo a Monica.
“Emm.. Ciao! Mi hanno detto che
tu sei stata al concerto di Vienna! Com'è stato vederlo da
dietro le quinte?”, chiedo curiosa, spero che mi indichi la
“famosa” Nicole.
I suoi occhi si illuminano,
probabilmente eccitata all'idea di potersi sfogare in un lungo e
dettagliato resoconto dell'esperienza.
“Bellissimo! Siamo riuscite ad
andare nel backstage grazie al gruppo spalla italiano, sono dei tipi
simpaticissimi. Poi non ti dico il batterista... mmm... mi ispira un
sacco! Oltretutto credo di non essergli indifferente!!Ti dico... Jay
non era al massimo della forma... era strano... scazzato! Shannon
pure... Poi c'è stato un momento tragico durante il
concerto...”
“Cos'è
successo?!”,
chiedo allarmata.
“Beh... hai presente la
maglietta preferita da Jared? Quella con la scritta 'too much
pressure'?”
“Sì...”, la
ricordo
bene quella maglietta, la indossava quella sera.
La sera che abbiamo passato
insieme.
L'ultima sera che abbiamo passato
insieme.
“Beh delle fan-girls viennesi
gliel'hanno letteralmente strappata di dosso!”.
Per un momento ho pensato che
qualcuno si fosse fatto male. Invece è solo sparito il
ricordo
tangibile di quella magica serata nella mia camera.
“Oh... che peccato...”
“Già... puoi
dirlo!”,
rincara lei.
“E... con chi eri dietro alle
quinte?”, spero di vedere Nicole.
“Oh... con due mie amiche che
però non sono qui adesso! Arriveranno domani!”,
non so se
essere delusa o sollevata. Delusa perchè avrei voluto
conoscerla. Sollevata perchè sono sicura che quest'ultima mi
avrebbe riconosciuta. L'ho vista osservarmi da lontano.
La nottata prosegue in
chiacchiere. Non chiudiamo occhio. Solo per una mezz'ora riusciamo a
riposare, sedute nella macchina di Monica.
Chiudo gli occhi mentre, in
sottofondo, la voce di Jared che esce dalle casse dello stereo canta
“Valhalla”.
“You're
the reason I can't control myself
You are the reason I can't
control myself
You're the reason I can't control myself
You
are the reason I can't control myself
I can't control myself...”
Milano - Palasharp 22/03/2010 ore 19.20
Dopo
un'estenuante coda mi ritrovo
all'interno del Palasharp. Tre file di persone mi separano dal
palcoscenico. Le Echelon conosciute la sera prima sono in prima fila.
I loro numeri erano tra i primi. Nel trambusto per l'ingresso al
Palasharp non sono riuscita a vedere se la famosa Nicole è
arrivata. In parte me ne sono anche dimenticata. Presa da questioni
che attualmente mi turbano maggiormente. Come, per esempio, l'idea di
rivedere Jared. Questa volta però come una perfetta
nullità.
Come una presenza in un mare di anime.
Qui in mezzo per lui sarà
impossibile vedermi.
Qui in mezzo sarò solo un
paio di mani alzate tra le tante altre.
Mi guardo attorno. Sono troppo
bassa e non riesco a vedere quanta gente ha riempito il Pala.
Accanto a me c'è una
coppia. Un uomo ed una donna. Lui le cinge la vita amorevolmente, con
fare protettivo. Non mi sfuggono le fedi alle loro dita.
"Posso gridargli che e'
frocio?", le chiede lui scherzosamente.
"Certo! dammi prima le chiavi
della macchina, perchè non mi va di cercarle in mezzo alla
poltiglia in cui ti ridurrò se solo ci provi!", lo
incenerisce lei.
“Dai Lucia! Lo sai che
scherzo... anche se per me... frocio rimane!”, non mi
trattengo e
mi scappa una risata. Si accorgono di me e ridono anche loro di
conseguenza.
“Scusalo... lui è mio
marito ed è solo geloso!”, mi dice.
“Figurati se sono geloso di
quello lì!” ribatte lui.
Lei alza gli occhi al cielo,
invocando qualche santo probabilmente. Poi mi porge la mano e si
presenta.
“Ciao! Io sono Lucia!”
“Camilla!”, le stringo
la mano
e proprio in quel momento, una luce illumina il palco.
I Washing Machine prendono
possesso della scena.
Vederli da questa posizione mi fa
tutto un altro effetto.
Edoardo è bellissimo.
Sensuale. Sento i commenti delle ragazze vicine.
“E questo figo chi
è?”
“E' il gruppo spalla italiano!
Ma non pensavo che il cantante fosse così bello! Fa
concorrenza a Jared e Shannon!”, ridono due ragazze davanti a
me.
“Apperò!”,
Lucia, al
mio fianco, ha gli occhi sgranati.
“Che c'è adesso?? ti
piace anche questo?”, le chiede il marito.
“Beh non è da buttare
via
per niente!”, questa volta è lui a sollevare gli
occhi al
cielo e ad invocare qualche santo.
“Ciao
Milano! Siamo a casa! Noi
siamo i Washing Machine!!”, Edoardo urla al microfono. Un
boato di
approvazione si alza.
La musica comincia. La prima
canzone è “Feels like tonight”.
Tutti cominciano a saltare, ad
agitare il pugno in aria. Le loro canzoni non sono conosciute ma il
pubblico li segue. Edoardo corre da una parte all'altra del palco.
I suoi capelli illuminati dalle
luci colorate si tingono di mille riflessi diversi.
Il suo corpo è aggressivo.
I suoi movimenti sono rapidi e sinuosi, come quelli di un felino.
Max pesta sulla batteria, suda. Il
suo viso cambia espressione in base all'intensità con cui
batte lo strumento.
Nico non perde occasione di
lanciare sguardi languidi in direzione di qualche ragazza della prima
fila e, persino Fede, sembra un'altra persona. Accattivante e sexy,
immerso nel suo alone di mistero.
Eppure Edoardo domina la scena
alla perfezione. Mantiene l'attenzione su sé stesso.
È
un catalizzatore.
Sono l'unica che conosce le loro
canzoni e le canto a squarciagola.
Lucia, accanto a me, mi guarda
sorpresa. Mi si avvicina e mi chiede:
“Ma tu conosci le loro
canzoni?”
“Sì... li seguo da
prima
che diventassero il supporto dei Mars!”, mi sorride e
continua a
scatenarsi, assieme al marito che pare indemoniato da quanto salta.
È completamente diverso un
concerto da questa prospettiva. Non solo devi gestire le tue
sensazioni, ma assimili anche quelle delle persone che ti circondano.
La prova inconfutabile mi viene data quando Edoardo presenta l'ultima
canzone.
“Vorrei dedicare, come
sempre,
questa canzone ad una ragazza che probabilmente è qui in
mezzo... Ma questa volta... voglio farle sapere che io... non mi
arrendo! E voglio combattere! This is War!”, la citazione
dell'album dei Mars, scatena un boato tra la folla. Per quanto mi
riguarda invece, sono tutte le altre parole di Edoardo a far
esplodere qualcosa dentro di me.
E finalmente capisco quella
canzone.
E finalmente non mi viene da
piangere.
Finalmente ascolto e capisco cosa
vuole dirmi Edoardo.
Perchè in fondo mi è
sempre stato vicino senza chiedermi nulla in cambio. Perchè
ha
sempre cercato di fare le cose “per il mio bene”.
Perchè
sono sempre stata solo concentrata su me stessa e sulle mie
sofferenze, senza preoccuparmi delle sue.
Perchè mi sono crogiolata
in quell'egocentrismo che ormai ha radicato nella mia persona
imbruttendola da dentro. Lui, ha potuto vedere tutto l'orrore che mi
caratterizza, senza rimanerne disgustato. Perchè lui, forse,
mi ama come mai nessuno potrebbe fare. Edoardo è la mia
realtà, eppure è stato così difficile
accorgersene.
Il tesoro più prezioso
rimane nascosto, se messo davanti agli occhi di chi non lo cerca.
Mi ammutolisco e mi godo la mia
canzone.
Durante i minuti in cui i Washing
Machine hanno suonato, quel dolore persistente che , in questi
giorni, ho sentito alla bocca dello stomaco si è bloccato.
Forse è questa la medicina. Forse è la cura
all'aver
provato la perfezione per poi perderla troppo in fretta.
I ragazzi lasciano il palco e
penso che, a questo punto posso anche andarmene. Ero venuta per
rivedere Jared. Almeno un'ultima volta. Ma non ne sento più
il
bisogno. Anzi. Ho paura che un solo sguardo verso di lui, possa
annullare la sensazione di benessere che Edoardo è riuscito
a
regalarmi. Rimango indecisa quando la tenda nera cala sul palco.
Tornare indietro e fingere che il
concerto sia finito? No.
Devo sapere cosa provo nel
vederlo. Altrimenti non lo saprò mai.
Un'ultima volta.
I
piedi e le gambe sono doloranti, cerco di sgranchirmele come posso.
L'attesa è snervante. Sento la testa che mi gira come se
fossi
ubriaca. A furia di fissare quella tenda nera imbambolata sto
perdendo la vista.
Improvvisamente le luci
cambiano. Illuminano qualcosa dietro la tenda. Una figura che si
staglia dietro l'asta del microfono. Le spinte della folla sono
tremende mentre si diffondono le note di “Escape”.
Poi la sua voce.
Time to escape
La voce cristallina di
Jared, mi suggerisce cosa devo fare.
The clutches of a name
Diretta nelle mie orecchie.
No this is not a game
(It's just a)
Da lui a me.
I don't believe in faith
Da lui a noi
But the bottom line
It's time to pay
Mio Dio questa tenda nera quando sparisce?
You know
you've got it
This is war
Al coro che intona la battuta
finale di “Escape”,
un'esplosione di luci fa cadere la tenda nera.
Cade a terra come una cascata nera, creando delle
piccole onde regolari.
Dietro la tenda, Jared è in piedi, dietro
l'asta del microfono con un braccio alzato. Indossa degli occhiali da
sole dalla montatura rossa, i capelli non sono in piedi nella ormai
celebre cresta ma spettinati con rigore. Porta un chiodo di pelle
ricoperto di piccole borchie argentate nella fascia centrale, quei
pantaloni neri attillati che sembrano una seconda pelle, sul suo
fisico atletico e asciutto e gli ormai immancabili guanti rossi senza
dita.
La luce bianca, leggermente azzurrata lo illumina
completamente. Troppo perfetto per essere vero. Troppo etereo.
Troppo.
Con Night of the Hunter il pubblico si scalda ancora
di più. Mi sento soffocare. Eppure sono ipnotizzata da lui.
Vorrei guardare anche Shannon, Tomo e Tim. Ma è impossibile
per me distogliere lo sguardo da lui. Voglio imprimermi, nella
memoria, i suoi lineamenti il più possibile. Voglio
catturare
una millesima parte della sua essenza e portarmela a casa. Come
monito.
L'apice viene raggiunto quando sale sulla ringhiera.
Le mani che si sporgono per toccarlo non si contano. Sembrano dei
dannati nella fossa che si dimenano, cercando di raggiungere l'angelo
che li riscalda con la sua luce. Rispetto a lui siamo grotteschi.
Anche se sono immersa in quel mare di corpi, odori e
rumori. Solo il fatto di vederlo, mi riporta alla memoria il ricordo
del suo profumo. Lo sento nell'aria. Non ho dubbi. Profuma di bucato.
Lo vedo elargire un sorriso alle ragazze della prima
fila. Quei sorrisi non mi appartengono più. Questo pensiero
ha
già strappato, in parte, la mia anima.
Non sono infelice ma non riesco a sorridere. Conosco
le canzoni ma non riesco a cantare. Lui è lì.
È
reale, io lo so bene. È un umano. Ma appartiene
completamente
ad un altro mondo.
Ho dovuto vederlo da qui, in mezzo al pubblico, per
rendermene conto.
Come ho potuto anche solo pensare che da me volesse
altro? È un attore. Le belle parole le sa usare se vuole. Ed
io mi sono lasciata manipolare spesso e volentieri, nei giorni
passati con loro.
La sua espressione di quell'ultima sera in albergo
ormai è indelebile. Mi fa ancora soffrire.
Arretro. Avanzare verso il palco è
impossibile, ma sprofondare verso l'ultima fila, lasciandosi
inglobare dai corpi di migliaia di sconosciuti, è
estremamente
facile.
Il concerto è finito.
All'interno del Palasharp è rimasto solo un
terzo della gente che c'era prima. Io mi sento stremata.
Mentre parlo con le Echelon conosciute la sera prima,
ci accorgiamo di un gruppetto di ragazze che circonda qualcuno. Sono
agitate ed armate di macchina fotografica. Scorgo i Washing Machine
ed Edoardo. Mi avvicino.
Non appena Edoardo mi vede si fa strada in mezzo al
gruppo che lo circonda. Mi prende per un braccio e mi trascina dietro
una porta in cui un cartello recita “Ingresso riservato solo
al
personale addetto ai lavori”. Mentre sparisco con lui, mi
accorgo
delle facce basite delle ragazze che erano in mia compagnia.
Al di là della porta, la stanza è buia.
Edoardo mi sbatte al muro, appoggia i gomiti ai lati della mia testa.
“Questa volta io non
rinuncio!”, mi bacia. Un
bacio che non lascia scampo. Che mi toglie il respiro.
Poi...il vuoto.
“Shan io devo
andare!!!”, urlo a mio fratello.
“Sei impazzito?? c'è
ancora troppa gente là
fuori! Ti ammazzeranno e non riuscirai a trovarla!”
“Ma Edoardo è
già lì!”
“Jay... tu non puoi... fattene
una ragione! Loro
ancora non sono abbastanza famosi da rischiare la vita!”,
Shan
cerca di farmi ragionare.
“Maledizione!!!”,
sbatto il pugno contro la porta
del camerino.
“Senti Jay... tra poco andremo
sul retro... magari
lei sarà lì...”, cerca di consolarmi,
inutilmente,
mio fratello.
“Probabilmente sarà
troppo tardi...”, mi
lascio cadere sul divanetto. Mi tengo la faccia tra le mani. Mio
fratello si siede accanto a me e mi poggia un braccio sulle spalle.
“Vedrai... non tutti i mali
vengono per
nuocere...”, decisamente poco consolatorio.
“Ehi Shan! Abbiamo trovato
Camilla!”, la voce di
Max da dietro la porta del camerino mi fa salire il sangue alla
testa. Mi alzo di scatto, procurandomi un giramento, ed esco dalla
porta.
La saliva mi si azzera e vengo investito da un
pesante senso di nausea.
Camilla viene avanti accompagnata da Edoardo. Lui le
tiene la mano ed appena mi vede, le scocca un bacio tra i capelli,
rivolgendomi uno dei suoi più spietati sorrisi di vittoria.
“Ciao Jay! Ho trovato
Camilla!”, lei non mi
guarda. O meglio, guarda nella mia direzione ma sembra non vedermi.
Poi Edoardo continua.
“...e sai Jay c'è una
novità!
Vogliamo provare a stare di nuovo insieme! Non sei felice per
noi?!”,
lei arrossisce appena ed accenna un sorriso.
“E' vero?”, chiedo
rivolto a lei.
“Sì...”, mi
risponde in un soffio.
“Bene! Ora propongo di andare a
festeggiare!”,
dice Edoardo, cingendole le spalle ed allontanandola da me.
Io le prendo il polso. Edoardo mi fulmina, mentre lei
ne sembra sorpresa.
“Dobbiamo parlare
Camilla!”, le dico.
Edoardo cerca di trascinarla via senza darmene la
possibilità, ma lei lo tranquillizza posandogli una mano sul
petto.
“Lascia Edo... intanto raggiungi
gli altri... io
arrivo subito!”, gli scocca un bacio veloce sulle labbra e
lui si
allontana, non senza avermi scoccato l'ennesima occhiata di
avvertimento.
La invito ad entrare in camerino, ma lei rifiuta.
Così rimaniamo sulla porta. In mezzo al via vai dei vari
tecnici.
“C'è stato un
malinteso... quella sera...”,
lei mi interrompe alzando una mano.
“Non ha importanza Jay... Edo mi
ha già
spiegato ogni cosa!”
“Ma ti ha spiegato la sua
versione! Edo ha fatto il
suo gioco!”, lei rimane un attimo in silenzio. Poi affronta
il mio
sguardo. Affonda i suoi occhi verdi nei miei.
“Non avremmo avuto comunque
futuro insieme...
Sarebbe stata una pessima storia d'amore...”, mi sorride.
Accarezza
il mio viso e mi bacia la guancia.
“Ciao Jay...”, si
allontana.
Quel “Ciao” suonava come un addio.
Nel prossimo capitolo di Washing
Machine ------>
5 anni dopo.
Ok Ok...
ve lo aspettavate?
No?? Prima che mi ammazziate vi ricordo che la storia non finisce
qui...
Bene! Ora passiamo all'angolino del comarò!!!
Giuliechelon90: Lego del mio cuore!! Sono felice che ti piaccia questa storia! E ti ringrazio anche qui per essere la pazza pervertita che sei! Senza il tuo “ormone” 20 centimetres sarebbe ancora in fase larvale!! Ti adoro!!
Aglaja/Claudia: Stellina mia! Grazie per i complimenti nel vecchio capitolo. Nell'incipit, con l'arrivo a Milano, mi sono basata sulle mie sensazioni, che provo ogni volta che vengo a Milano. Città che amo proprio perchè caotica. Grazie per essere sempre critica in maniera costruttiva!! Spero che questo capitolo non sia esageratamente stucchevole.
Luxu2/Lucia: Lucia!!! hahaha! È stato divertente immaginare te e tuo marito al concerto! (tra l'altro lui dev'essere una sagoma da quanto è simpatico!) Guarda che all'HJF sei mia eh!? Mi raccomando!!! Piuttosto a Milano, mentre ero in coda, ho visto una coppia di sposini... ma non ero sicura fossi tu... io indossavo un trashissimo gilet fuxia ed una camicia a quadretti bianchi e blu elettrico... magari abbigliata così mi hai vista! XD
SimplyLily/Anna: Ecco un'altra che attendo all'HJF!!! Ci divertiremo un saccoooo!!! Spero ti piaccia anche questo capitolo lungo! E poi, dopo aver letto quello che scrivi tu... cavoli... SEI BRAVISSIMA!!! Al prossimo concorso di FF sui 30stm devi partecipare! Quindi scrivi che sono curiosa!!!
talita: emmm... io forse ero uno degli avvoltoi! Hihihi! Dovevo dargli il regalino della mia Divisione! Ma ho compiuto la mia prima missione con successo! Pensa che ho dovuto ripetergli 3 volte che era per loro!! e l'ho guardato dritto dritto negli occhi! :Q_______ che bel micione!
Princes/Monica: Ci sono 2 “Monica” in questa FF. Tu naturalmente sei “quella con la bandiera” che se la fa con Max! L'altra è davvero la moglie di Ale, che tra l'altro esiste ed è realmente il direttore creativo di uno studio di design di Milano! Ed è pure un gran figone! Grazie fagiana mia!! *__* quanti complimenti! Ma dal prossimo capitolo si cambia musica! Sono eccitata! ^__^ chissà se vi piaceranno gli sviluppi!
Blue_moon/Nicole: Sono felice che ti piaccia il mio Shannon. Io me lo immagino così... dev'essere tanto caro... specialmente per sopportare quel maniaco perfezionista del fratello! :P e poi e una figura che mi ispira protezione... Allora... Il tuo ruolo principale comincerà presto cara... quindi preparati! Dal prossimo capitolo.......... eh... basta mica posso dirti altro! :P
Rodney/Simona:
Oh cavolo, oh cavolo! Ebbene sì! Ho sorretto quel ben di
Dio!
Ma era troppo grande per metterselo in tasca e scappare... in
più
mi avrebbe inseguita l'intero Pala!! hahahah! Ora... riguardo questo
capitolo... non uccidermi! La storia deve andare avanti e le sorprese
non sono finite! Spero di stupirti con effetti speciali se non l'ho
già fatto in questo “fine prima parte”!
Alla
prossima e mi raccomando! Fammi sapere che ne pensi!
BACI
A TUTTE!!!
nel prossimo si vede Camilla........